MOIANO, AZIENDA SOTTO SEQUESTRO PER SVERSAMENTI E IRREGOLARITA’ AMBIENTALI
CITTA’ DELLA PIEVE – “Una discarica abusiva di 9 mila metri quadrati è stata scoperta in una zona periferica di Città della Pieve dalla guardia di finanza, grazie alla collaborazione fra i militari del comando provinciale di Perugia e quelli della sezione aerea di Pratica di Mare. Denunciato un imprenditore”. La notizia l’ha data ieri l’agenzia Ansa. E sempre ieri 22 aprile l’ha rilanciata pure il Tg3 regionale umbro della Rai.
Detta così la notizia prefigura un grave attentato all’ambiente: 9.000 mq sono un’area grande quanto due campi di calcio o quasi. Poi quelle infiltrazioni nel terreno…
Solo che non si tratta di una discarica a cielo aperto. Come si legge tra le righe (ma solo tra le righe della nota Ansa) e come abbiamo poi verificato. Il “deposito” in questione è quello di una nota azienda di recupero nei pressi di Moiano. Azienda regolarmente autorizzata a svolgere quel tipo di attività, che però – evidentemente – ha commesso delle infrazioni derogando alle norme in materia e utilizzando anche un’area al di fiori del perimetro aziendale, per di più in terreno pubblico, precisamente del Comune. I reati ambientali contestati dovranno essere accertati, ma secondo l’Ansa, che cita come fonte la Guardia di Finanza, le evidenze sarebbero palesi (sversamenti di olio e altri liquidi, mancanza di protezioni e cassoni posizionati fuori dell’area autorizzata), però appare piuttosto improprio parlare di “discarica abusiva di 9.000 mq”. Più precisamente si tratterebbe di deposito e smaltimento irregolare di materiali, anche potenzialmente pericolosi. Il che non è roba da poco la situazione dovrà essere verificata con massima attenzione.
Il sindaco Risini, interpellato in proposito, nella mattinata di oggi, 23 aprile ha confermato luogo e azienda, affermando però di non aver ancora ricevuto alcuna notifica ufficiale da parte della Gdf e di non aver pertanto disposto, al momento, alcun provvedimento. Provvedimento che potrebbe arrivare dopo la notifica degli atti da parte delle Fiamme Gialle.
Da appurare anche da quanto tempo quei sette cassoni per raccolta materiali di recupero erano posizionati fuori dell’azienda e su terreno comunale. E come mai nessuno lo abbia fatto notare? Ci voleva che arrivasse la Guardia di Finanza con un velivolo attrezzato per foto aeree per accorgersene?
Le imprese che operano nel campo del recupero di veicoli, materiali ferrosi, parti meccaniche e di ricambio, fanno un lavoro utile e necessario. Buona parte dei materiali viene anche riciclata o riutilizzata, e questa è cosa buona e giusta. Si tratta però di attività che devono essere fatte bene, con tutte le attenzioni del caso e nel rispetto delle norme ambientali e di sicurezza, per la tutela di chi ci lavora e per il territorio.
Se ciò non avviene si va incontro a situazioni non solo di irregolarità, ma anche di rischio. E chi ci rimette sono le maestranze costrette a stare a casa se l’azienda viene posta sotto sequestro e l’ambiente (e la salute di tutti) se le infiltrazioni o lo spolvero finiscono nel terreno, nelle falde acquifere, nell’aria…
La vigilanza in fatto di aziende insalubri non è mai troppa. E oltre alla Polizia Municipale e ai Carabinieri Forestali corpi preposti allo scopo, anche i cittadini dovrebbero fare la loro parte quando vedono situazioni sospette. Sembra più facile accorgersi di un copertone o un lavandino in un bosco (cosa deprecabile ovviamente) che di situazioni decisamente più gravi. Per fortuna ogni tanto arrivano i nostri addirittura dal cielo con le truppe aviotrasportate…
M.L