C’ERA UNA VOLTA UN PAESE DI MEZZO, NELLE TERRE DI MEZZO, CHE AVEVA IL PROBLEMA DI SMALTIRE LA MERDA…

C’ERA UNA VOLTA UN PAESE DI  MEZZO, NELLE TERRE DI MEZZO, CHE AVEVA IL PROBLEMA DI SMALTIRE LA MERDA…
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In un paese di mezzo, nelle terre di mezzo venne un giorno un potente ambasciatore il quale si presentò al Capitano del Popolo locale e gli offrì i suoi servigi, e offrì anche una discreta somma di denaro per acquistare un terreno che era ai margini del paese di mezzo. Al confine con altri paesi vicini al paese di mezzo. Disse che gli sarebbe servito per impiantare una postazione che avrebbe risolto un sacco di problemi al paese di mezzo e ad altri paesi. Presentò delle carte e un’idea a suo dire fortemente innovativa. Una cosa che nessuno aveva mai visto prima e mai sperimentato, ma che – a suo dire – era capace di trasformare la merda se non in oro, almeno in qualcosa che si poteva vendere, facendo pure dei soldi dalla vendita della merda e risolvendo una volta per tutte il problema di come smaltire la merda.

Il Capitano del Popolo locale fece presente che il Paese di Mezzo aveva già una “postazione” che trattava la merda, quella del paese di mezzo e anche di altri paesi e che se mai il problema era di smaltire ciò che rimaneva dal processo di trattamento effettuato. Loro, nel Paese di Mezzo quel che rimaneva lo spargevano nei campi. L’ambasciatore disse che proprio quello era lo scopo, più tardi avrebbero detto il “core business” del suo progetto. Il Capitan del Popolo locale che che veniva dal popolo e era un tipo deciso, ma fondamentalmente illuminato e attento alle idee progressive, gli disse che per acquistare quel terreno avrebbe dovuto partecipare ad un bando. Perché altri cavalieri e ambasciatori avrebbero potuto avere da ridire. Quindi fece un bando. L’ambasciatore partecipò, presentando una sua offerta e si aggiudicò il terreno.

Il Capitano del Popolo locale però gli disse che ciò non era sufficiente per poter impiantare la sua postazione innovativa. E che per farlo avrebbe dovuto attendere il parere dei saggi del villaggio, previsto dalla legge del Paese di Mezzo e anche il parere della Contea, perché nella Contea nessun paese, nemmeno quello di mezzo, poteva fare di testa sua e decidere cose di questo genere… Quindi invitò l’ambasciatore a mandare le carte alla Contea. E ad attendere il parere della Contea e dei Saggi.

E infatti, dopo aver ricevuto le carte e fatte le prime valutazioni la Contea, per non scontentare nessuno e capire meglio cosa contenessero quelle carte, indisse una consultazione dei saggi e del popolo. Perché anche la Contea era illuminata e attenta alle idee progressive. Ed era anche “illuminista” cioè laica e non confessionale o fideistica nell’approccio alle questioni. Diciamo che cercava di stare al passo coi tempi. Ma i tempi non erano propizi alle idee progressive e illuministiche. Al contrario tirava ovunque, anche nelle terre di mezzo e nel Paese di Mezzo un vento di restaurazione e di conservazione… La gente, impoverita da una crisi lunghissima, delusa da un potere spesso disattento e non sempre specchiato, ogni volta che sentiva parlare di “novità, innovazione, opportunità”, drizzava le orecchie e cominciava a temere fregature colossali. Come spesso era avvenuto, peraltro…

In questo caso, la gente del Paese di Mezzo cominciò a pensare che quell’ambasciatore, venuto all’improvviso a prospettare una soluzione per lo smaltimento di ciò che resta dal trattamento della merda, in realtà volesse scaricare tonnellate di merda nel Paese di Mezzo. Merda per il 90 per cento altrui… E questo scatenò congetture e proteste di ogni tipo, nacquero comitati civici che fecero raccolte di firme e assemblee dapprima clandestine o quasi poi sempre più palesi, in aperta contestazione rispetto al Capitano del Popolo locale, che era sì illuminato e di idee progressive, ma restava pur sempre il simbolo e incarnazione del potere costituito. Ovviamente ci fu chi soffiava sul fuoco e fomentava la protesta, per rovesciare il Capitano del Popolo e la sua repubblica… E anche chi in buona fede aveva solo paura di una invasione della merda.

Il Capitano del Popolo, di fronte alla folla inferocita del Paese di Mezzo e anche ad altri signorotti e Capitani del popolo dei castelli limitrofi, preoccupati non tanto delle conseguenze dell’attività della postazione proposta dall’ambasciatore arrivato da chissà dove, quanto piuttosto dalla possibilità di trovarsi contromano rispetto al popolo vociante, e quindi alla possibilità di perdere consenso, che cosa fece? Prima cercò di tenere la situazione sotto controllo, dicendo che niente era deciso e che le carte erano in mano alla Contea… poi si affidò alla commissione dei Saggi, affinché chiarisse gli aspetti controversi e dubbi, accusò i detrattori e contestatori di diffondere ad arte delle “fake news” (anche nel Medioevo e nei 4-5 secoli seguenti ne sono girate tante: si pensi alla verginità della madonna, per esempio..), ma in definitiva si tenne sulle sue, dicendo che l’idea dell’ambasciatore sarebbe stata realizzata e messa in pratica, nel Paese di Mezzo, solo se  rispondente ai requisiti richiesti dalle norme del Paese di Mezzo e della Contea delle Terre di Mezzo. E che non avrebbe dovuto esserci dubbio alcuno sul progetto, così come sul fatto che la materia prima fosse comunque il prodotto di un trattamento della merda e non altro.

Fece anche un appello ai suoi cittadini, ormai non li chiamava più sudditi nemmeno lui, affinché valutassero i pro e i contro, ma senza avere paura dei fantasmi come nel Medioevo, quando le streghe erano considerate streghe solo perché dicevano cose diverse dagli altri e non erano “allineate” al pensiero dominante. E venivano bruciate sul rogo. Ma l’appello non fu molto ascoltato. Nemmeno dall’entourage del governo della repubblica del Paese di Mezzo.

Come finì la storia? Nel paese di mezzo finì che il Capitano del Popolo locale rimase solo. E la politica decise di non governare. Disse di NO alla proposta dell’ambasciatore venuto da lontano, senza verificarla, senza valutare niente altro che il vantaggio o lo svantaggio del vento a favore…

Così nel Paese di Mezzo, in mezzo alle terre di mezzo, fu evitato il rischio possibile che quella postazione proposta dall’ambasciatore venuto da lontano creasse nuove pestilenze, ma si continuò a trattare e smaltire la merda come si faceva prima. La propria e quella degli altri, che affluiva nel paese di mezzo con appositi carri, da decenni. E nessuno disse una parola su altre “postazioni” che notoriamente nel tempo avevano creato situazioni di rischio e esalazioni mefitiche. Quelle c’erano già, erano lì da decine di anni, ma il problema era evitare che ne arrivasse un’altra, il pregresso è antico, è roba vecchia. “La gente del Paese di Mezzo guarda avanti mica indietro!” disse qualcuno tra i più accesi contestatori. Il problema per molti non erano i fumi e i liquami che da decenni ammorbavano aria, terra e acqua, ma la possibilità che a quelli potessero aggiungersene altri. A quelli pregressi avevano fatto l’abitudine. Non ci facevano più caso. Era il surplus a venire che creava apprensione e paura. E’ sempre il nuovo che fa paura, non il vecchio. Il vecchio al massimo si dichiara obsoleto, ma che resti pure dove sta..

Tra gli oppositori e i dignitari di corte e l’entourage del Capitano del Popolo,  indipendentemente delle posizioni diverse, passò universalmente la linea che non è mai buona cosa mettersi contro il sentire del popolo. Ché si fa in un attimo a passare da cavaliere senza macchia e senza paura, a cavalieri inesistenti o visconti dimezzati…

C’era un capitano di ventura del nord, che aveva costruito una fortuna e un esercito cospicuo sulla base di un tale atteggiamento e all’epoca era sulla bocca di tutti, osannato dalle folle e dagli araldi… Le gente non voleva i barbari vestiti in modo strano nei propri paesi, e lui chiuse i porti ed eresse muri ai confini per far contenta la gente… Parlava come parlava la gente, mangiava ciò che mangiava la gente, ruttava in pubblico come il peggiore e più ubriaco dei popolani.

Il Paese di Mezzo che non aveva mai amato i capitani di ventura ed era governato da decenni da Capitani del Popolo repubblicani, non assolutisti, cominciò anch’esso a vacillare… Come tutte le terre di mezzo, dove molti castelli erano ormai caduti nelle mani di arruffapopolo improvvisati, revanscisti, conservatori e ala fine anche un po’ razzisti…

Certo nel Paese di Mezzo qualcuno avrà pensato che quell’ambasciatore fosse un truffaldino, o comunque un affarista che aveva scelto di presentarsi al paese di  mezzo dopo che altri paesi e castelli avevano rifiutato i suoi servizi, e anche che quell’ambasciatore avesse interessi propri, che mirasse a fare del paese di mezzo una sua “colonia” o un cavallo di troia per insinuarsi nel sistema basato sulla lega dei dei Capitani del Popolo locali,  considerandoli, i capitani del popolo locali, permeabili e inclini ad accettare certe logiche, perché non potevano farne a meno o perché questo era nell’interesse della Contea… E del potere costituito.

Ma nel paese di mezzo la gente, il popolo, su questa vicenda si schierò a prescindere, senza fare troppi calcoli, a pelle, più per paura che per ragionamento. Come del resto aveva fatto per secoli. Il popolo ama e osanna i Masaniello e le rivolte, non i rivoluzionari e le rivoluzioni. Da sempre.

La politica si adeguò. E fece altrettanto. E tutti vissero felici e contenti.

Le vecchie postazioni pericolose continuarono a diffondere le loro emissioni mefitiche, la merda continuò ad affluire a fiumi, il nichel della falda rimase dov’era, ma il Paese di Mezzo, in mezzo alle terre di mezzo, festeggiò la vittoria sull’ambasciatore ricacciato indietro con tarallucci e vino a volontà.

Tutti misero lenzuoli bianchi alle finestre…

Il Capitano del Popolo locale disse che, valutato il tutto, aveva deciso per il NO, perché non si governa contro il  popolo…

Poi però lasciò lo scettro a un suo delfino e si ritirò in buon ordine dedicandosi all’approfondimento del pensiero progressivo, illuminato e illuminista, sperando che gli tornasse utile in futuro. Non era vecchio, confidava di avere altre chances.  In tempi migliori.

Qualcuno lo consolò… “Non ti abbacchiare, l’Italia è viva!”. “Non diciamo cazzate!” rispose lui, tuffandosi sul pensiero di Rousseau. E chiamando i suoi a raccolta:  “Bisogna sempre stare dalla parte del popolo, ma non fare la figura dei coglioni! quindi…
Aux armes, citoyens! Formez vos bataillons! Marchons! Marchons! ”

Non si era tuffato solo sui testi di Rousseau, ma anche sulla Marsigliese… Inno rivoluzionario per eccellenza. “I francesi sono tutto meno che simpatici, ma le rivoluzioni le sanno fare, meglio di noi” disse il Capitano del Popolo arringando i suoi.

Questo raccontano le cronache dell’epoca. Non si sa come in effetti andò a finire. Non si sa se quella “postazione” fu poi mai realizzata. Si narra di una grande sollevazione popolare sul momento, ma sul dopo si hanno poche e frammentarie notizie.

Il Capitano del Popolo però, non si ritirò, riformò un esercito, galvanizzò le truppe e  vendette cara la pelle,nella difesa del suo Paese di Mezzo, rimasto uno dei pochi baluardi di una repubblica gloriosa e orgogliosa, ma accerchiata, assediata e sferzata da venti gelidi e contrari. Si combatté a lungo:  guerra vera, guerriglia e guerra di posizione, con comandanti e armati che passavano da uno schieramento all’altro, capitani che cambiavano insegne e passavano al miglior offerente, popolani che avevano osannato l’uno e ora osannavano l’altro… Erano altri tempi.

m.l.

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