SANITOPOLI UMBRA, LA GOVERNATRICE MARINI SI E’ DIMESSA. EMERGONO NUOVI INQUIETANTI SCENARI

mercoledì 17th, aprile 2019 / 15:22
in Cronaca
SANITOPOLI UMBRA, LA GOVERNATRICE MARINI SI E’ DIMESSA. EMERGONO NUOVI INQUIETANTI SCENARI
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PERUGIA:  Il commissario del Pd umbro Walter Verini ieri prima ha parlato a lungo con Zingaretti, poi, tornato a Perugia si è chiuso in una stanza con la governatrice Catiuscia Marini finita nelle maglie dell’inchiesta sui concorsi truccati. E al termine del colloquio, la Marini ha presentato le proprie dimissioni. Un atto dovuto, ha detto qualcuno. Il minimo che potesse fare, ha chiosato qualcun altro. Lei ha detto di essersi dimessa per sé, “per potersi difendere meglio, non per un partito malato di giustizialismo”. E qui ha detto una cazzata grossa come un palazzo di 30 piani. Era meglio se diceva “mi dimetto per rispetto degli umbri, di una sanità che resta tra le migliori d’Italia e degli elettori che hanno votato il Pd nel 2015″…
Lasciamo perdere. La politica ormai, per molti è una questione personale.  Ma l’importante è il risultato. E il risultato sono le dimissioni. Che adesso dovranno essere discusse e ratificate dal Consiglio Regionale. Dopo di che la “reggenza” verrà affidata al vice presidente Paparelli, fino al voto anticipato. La proceduta prevede tre mesi, ma si cadrebbe in piena estate, quindi si arriverà all’autunno: ottobre o novembre.
Le dimissioni di Catiuscia Marini chiudono un’epoca. Chiudono una storia. Calano il sipario su un ceto politico (dire su una classe dirigente potrebbe non essere appropriato) che pensava di essere intoccabile ed eterno, attaccato ai suoi orticelli come il più conservatore degli ortolani. Come quei contadini che con il cappello in mano davanti al padrone e al fattore cercavano di lucrare qualcosa, senza mai mettersi contro, senza mai alzare la testa e la voce, giustificando così anche i soprusi nei confronti del resto del contado.
Il ceto politico travolto dalla “sanitopoli umbra” ha venduto l’anima al diavolo e l’Umbria rossa al miglior offerente. Questo è ciò che emerge. Ed emerge, dall’inchiesta, che tutto era finalizzato alla coltivazione degli orticelli. Al mantenimento di un potere personale. Favori in cambio di consenso e di altri favori. Ma emerge anche che il ceto politico truffaldino o complice dei truffaldini non era il vertice della “cupola”, ma solo un ingranaggio del sistema. Un ingranaggio funzionale, ma subalterno. E questo forse è l’aspetto peggiore e più inquietante. Non solo truffaldini, ma veri e propri coglioni funzionali ad altri “poteri”.
La testata on line Linkiesta.it apre infatti altri scenari , che vanno oltre l’ambito politico. Così scrive L’inkiesta.it:

“Al centro di una rete che avrebbe legami inquietanti anche con la massoneria e la curia perugina, ci sarebbe la gestione del reparto di gastroenterologia. Basta leggere una delle tante intercettazioni agli atti. Mentre è al telefono, il direttore generale dell’azienda ospedaliera Emilio Duca (oggi ai domiciliari), dice: «La gastro (ovvero “gastroenterologia”, ndr) va chiusa (omissis) vanno rinchiusi tutti in galera (omissis), non riesco a togliermi le sollecitazioni dei massimi vertici di questa regione a tutti livelli… ecclesiastici (omissis), ecumenici, politici, tecnici… tra la massoneria, la Curia e la giunta (omissis) non mi danno tregua. E la Calabria unita». Tutti quegli omissis – si vocifera nei corridoi della procura di Perugia – farebbero pensare che l’inchiesta è destinata ad allargarsi su altri tavoli, visti anche i riferimenti proprio a massoneria, curia e «Calabria unita»(organizzazione legata alla ‘Ndrangheta, ndr).

A sollevare dubbi sulla gestione del reparto di Gastroenterologia erano stati, nel 2018, anche i consiglieri regionali 5 Stelle Liberati e Carbonari, per i quali «la Struttura complessa di gastroenterologia è stata sottratta all’Università e affidata in modo totalmente privo di trasparenza a un dirigente medico la cui modalità di nomina causano grave danno d’immagine al sistema sanitario regionale e dell’Università».

Ma non è finita qui. Secondo Linkiesta, la vicenda delle procedure concorsuali sul reparto di gastroenterologia sarebbe stata stralciata e avrebbe dato luogo a nuove indagini, tuttora in corso. “Questo risvolto, peraltro, non sorprenderebbe, considerando che dopo gli atti consiliari, Liberati e Carbonari hanno presentato anche un esposto in procura, proprio sulla scia delle denunce raccolte e delle risposte fornite da giunta regionale e azienda ospedaliera. E all’esposto di allora, oggi se ne sarebbero aggiunti altri. Anche da chi avrebbe potuto aspirare alla carica di dirigente della struttura complessa. “Mentre in Calabria ci sono i clan, in Umbria c’è allo stesso modo un meccanismo chiuso e autoreferenziale: entra soltanto chi è parte del sistema”,  scriveva Liberati. Uno di degli “esclusi”  sarebbe il professor Stefano Fiorucci, estromesso dalla gastroenterologia per via di pesanti dissidi con Antonio Morelli, il direttore del reparto prima che andasse in pensione sei anni fa.  Fiorucci dal 2013 è rimasto assegnato, nonostante non sia un chirurgo, ad una Struttura complessa di chirurgia generale e per di più di urgenza dell’ospedale di Perugia.

“Il dubbio a questo punto – scrive Linkiesta.it – è forte: quanto ha inciso quella rete tra massoneria, curia e giunta di cui parla Duca sul reparto di gastroenterologia perugino?  Che l’Umbria e in particolar modo Perugia abbiano forti legami con la massoneria, è fuor di dubbio. Perugia è una delle città più massoniche del mondo. E non si può escludere che il legame con “Calabria Unita” per esempio sia passato attraverso canali massonici… Sopra la testa di Catiuscia Marini, Bocci e compagnia cantante. Che però non si sono neanche minimamente preoccupati.

La Curia, dal canto suo, ha sempre avuto voce in capitolo, ma la “gestione” del Cardinal Bassetti, fedelissimo di Papa Francesco e presidente della Cei, sembrava finora estranea a certi giochi. Bassetti è sempre apparso più attento ad altre questioni, compreso il disagio sociale, i problemi del lavoro, rispetto alle camarille per i primariati e gli incarichi apicali nella sanità. Forse, impegnato com’è sulla grandi questioni nazionali e internazionali, ha un po’ trascurato Perugia, l’Umbria e il suo gregge, fidandosi dei propri sottoposti. Forse fidandosi un po’ troppo.

La Lega spera si mettere le mani sull’Umbria. E stavolta, con questo scandalo, ci può riuscire. Come può mettere la mani su alcuni comuni, magari per interposta persona (come a Città della Pieve con la lista Fausto Risini, appoggiata ufficialmente dal Carroccio), Ma c’è chi ricorda che la Lega è il partito dei 40 milioni di euro spariti,  è il partito che governava la Lombardia con Formigoni, è il partito di Cota e di Galan finiti anche loro sotto inchiesta il primo qualche anno fa in Piemonte, il secondo recentemente, in Veneto. Nessuno è senza peccato. Il cambio della guardia potrebbe essere del tutto ininfluente sotto il profilo dei metodi di gestione…

E a chi si domanda da dove e come può ripartire il Pd, la risposta che ci viene spontanea è una sola: quell’intervista di Berlinguer sulla questione morale del 1981… Ecco, l’unica strada è ripartire da lì. Senza tergiversare, senza minimizzare, senza dare la colpa ad altri. Per guardare avanti, non indietro.

m.l.

 

 

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