DOPO FABRO, ANCHE IN VALNESTORE RIESPLODE LA QUESTIONE CENERI. TROPPI TUMORI NELLA ZONA…

mercoledì 30th, marzo 2016 / 16:02
DOPO FABRO, ANCHE IN VALNESTORE RIESPLODE LA QUESTIONE CENERI. TROPPI TUMORI NELLA ZONA…
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PANICALE -Qualche mese fa la questione è riesplosa a Fabro, che fu l’epicentro del problema. Adesso riemerge anche in Valnestore. Che cosa arrivò, insieme alle famigerate ceneri della centrale a carbone di La Spezia, disseminate in tutto il territorio per fare strade, campi sportivi, aree artigianali?

Come è noto e come i lettori di primapagina sanno bene, dal 1986 al 1993 circa il flusso fu ininterrotto e fruttò alle amministrazioni locali e ad alcune imprese di trasporto e movimento terra, decine di miliardi di vecchie lire. Solo al comune di Fabro l’Enel pagò oltre 45 miliardi di lire per lo smaltimento delle ceneri.

Ma un bel fiume di soldi arrivò pure a Panicale dove sulle ceneri furono realizzare aree produttive e la zona sportiva di Tavernelle, a Piegaro, a Città della Pieve (soprattutto in questo caso nella frazione di Ponticelli, ma anche nel centro storico, dove il secondo campo sportivo è detto comunemente “campo nero”, proprio perché costruito su uno strato di cenere scura). Un fiume di ceneri e un fiume di soldi che finì anche nelle casse di partiti politici che si adoperarono direttamente per convincere i Comuni ad approfittare dell’occasione. La ditta che operava nella zona di Fabro aveva sede negli stessi locali della Direzione Nazionale del Psi a Roma. Ma questo è un altro aspetto.

Quello che adesso sta tornando all’attenzione è il probabile “disastro ambientale”, con conseguenze gravi anche sulla salute dei cittadini. Da anni si parla di tasso elevato di tumori e altre malattie, sia nella zona di Fondovalle (Ponticelli-Fabro), sia in Valnestore. Anzi nella zona di Pietrafitta, il flusso di ceneri dalla centrale Enel di La Spezia degli anni ’80-90, potrebbe essersi sommato all’uso delle ceneri di risulta delle locale centrale, sempre di proprietà Enel, prima a lignite, poi a carbone, infine a metano… Secondo alcune testimonianze, le ceneri della centrale di Pietrafitta e poi quelle provenienti da La Spezia sarebbero state usate per coprire e interrare anche rifiuti raccolti dai camion della Nettezza Urbana dei Comuni e forse anche rifiuti di altra natura. Alcuni saggi nei terreni hanno registrato la presenza sotto più di un metro di terra di sacchetti di plastica e oggetti vari dopo più di 30 anni…

Le “ceneri” erano considerate dei semplici inerti, anche se il trasporto e la posa in opera come rilevato stradale o per colmare depressioni o realizzare aree da edificare doveva avvenire secondo precise modalità e prescrizioni. Il problema è se  sotto alle ceneri è stata sotterrata qualche altra cosa e che cosa.

Alcune aziende locali di trasporti fecero affari d’oro all’epoca delle commesse Enel, si ingrandirono, aumentarono il parco automezzi. Una di queste era la Dolciami Autotrasporti, finita male negli ultimi 10 anni. Uno dei titolari, Massimo Dolciami che fu anche dirigente politico prima per la Dc poi per la Margherita oltre che dirigente sportivo, fu trovato morto, carbonizzato nella sua auto, una mattina di febbraio del 2012… Suicidio dovuto alla crisi? Può darsi. Ma è normale che qualche dubbio su quel traffico di ceneri riaffiori…

Recentemente sono stati presentati esposti alla magistratura che riaprono l’affaire -ceneri.

Il sindaco di Piegaro Ferricelli dice di aver avviato una inchiesta interna per verificare tutte le autorizzazioni relative allo smaltimento dei rifiuti e delle ceneri della centrale dagli anni ’50 ad oggi. Non solo ma Ferricelli ha voluto anche un report sui casi di tumore. E il dato emerso, relativamente al decennio 2001-2010, vede Piegaro ai primi posti in Umbria, dietro solo a Città di Castello, ma davanti a realtà decisamente più grandi come Perugia, Terni o Foligno. E anche sopra alla media regionale. Questo sia per gli abitanti maschi che per le femmine.

Vero che la zona di Piegaro-Pietrafitta-Panicale è (o è stata) una zona industriale consistente e vede la presenza della centrale Enel, ma la centrale dal 2004 è alimentata a metano, quindi dovrebbe inquinare molto meno di prima.  Non vi è certezza, naturalmente, su un nesso tra la centrale, le ceneri e il tasso elevato di tumori e malattie gravi nel territorio. Ma la gente, giustamente, comincia a porsi delle domande.

Quando cominciammo a porle noi, le domande, 30 anni fa, fummo accusati di fare allarmismo, di essere i soliti “ambientalisti della domenica” che dicono no a tutto e vogliono fermare lo sviluppo, mentre le amministrazioni e le aziende portavano soldi, lavoro e benessere. Insomma ci accusarono di essere dei gufi. Non bastò nemmeno portare la vicenda in Parlamento…

Ma i gufi, si sa, sono animali che hanno la vista lunga. E adesso, dopo 30 anni, qualcosa riaffiora. Quantomeno il dubbio…

M.L.

NELLA FOTO: La centrale Enel di Pietrafitta.

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