LA “SCAMPANELLATA” ALLA PRIMA DELLA SCALA E IL PRESEPE FATTO SULLE MACERIE

sabato 09th, dicembre 2023 / 10:48
LA “SCAMPANELLATA” ALLA PRIMA DELLA SCALA E IL PRESEPE FATTO SULLE MACERIE
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Alla Prima del Don Carlo al Teatro alla Scala di Milano, tradizionale appuntamento del 7 dicembre, Sant’Ambrogio, uno spettatore, dal loggione, ala fine dell’esecuzione dell’inno di Mameli, ha gridato “Viva l’Italia antifascista”. Disappunto in platea e nei palchi Vip dove c’erano tra gli altri La Russa e Salvini visibilmente infastiditi. Il disturbatore, che ha rinverdito (è il caso di dirlo) una tradizione lontana, quella dei loggionsti che gridavano “Viva Verdi” per dire Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia, per sbeffeggiare i governanti (gli occupanti austriaci) è stato sbito individuato e identificato da agenti della Digos, come avesse compiuto un atto di violenza, di vilipendio, un reato. Si chiama Marco Vizzardelli e nella realtà ha fatto solo una cosa che i loggionisti hanno sempre fatto, per di più gridando una frase che in Italia dovrebbe essere son solo una ovvietà, ma un motto di tutti perché che l’Italia sia una repubblica antifascista sta scritto nella Costituzione che nella XII disposizione transitoria e finale vieta la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista. Norma che pur essendo inserita tra le disposizioni transitorie e finali, ha carattere permanente e valore giuridico pari a quello delle altre norme della Costituzione.

Anche La Russa e Salvini – il primo fascista non pentito e l’altro organizzatore qualche giorno fa di un raduno dei sovranisti europei, che qualcuno, anche tra autorevoli professori universitari (Parsi della Cattolica di Milano, per esempio) ha definito “la feccia della destra europea” – hanno giurato sulla Costituzione rispettivamente come Presidente del Senato e come Ministro.  Gridare “Viva l’Italia antifascista” è come gridare “Viva la Repubblica Italiana”, “Viva il 25 aprile” ed è come esporre la bandiera della pace, visto che Costituzione all’art. 11 recita che “L’Italia ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali”…

A La Russa e Salvini e ad altri loro colleghi di maggioranza e di governo magari ‘sta cosa non va giù, molti di loro non hanno ancora digerito né il 25 Aprile del ’45, né la Costituzione. La stessa premier Giorgia Meloni, come La Russa, è espressione di un partito che ha tutt’ora la fiamma del Msi nel simbolo e il Msi era l’unico partito rimasto fuori dall’arco costituzionale, perché erede post bellico dell’ideologia fascista.

Il grido dal loggione di Marco Vizzardelli ricorda un po’ il Savonarola del film con Benigni e Troisi: “Ricordati che devi morire!” Ricordiamocelo che l’Italia è una Repubblica antifascista. Io sto dalla parte di Vizzardelli. Dovremmo gridarlo tutti Viva l’Italia antifascista, più spesso. Come esercizio di memoria. Perché, si sa, con il tempo, la memoria fa brutti scherzi. Se la Digos ci verrà a chiedere i documenti, glieli faremo vedere. I miei sono in regola.

Credo che quest’Italia anestetizzata da una informazione a senso unico e al cloroformio, che non si indigna per le guerre e i massacri di civili prima in Ucraina e adesso in Palestina, che scende in piazza contro i femminicidi, ma lo fa solo se un caso assume una potenza mediatica più forte di altri, altrimenti resta comodomente sdraiata sul divano, ecco quest’Italia coi post fascisti al governo, che non perdono occasione per dimostrare coi fatti (e qualche misfatto) che loro son lì per prendersi la rivincita sul 25 Aprile del ’45 e sugli 80 anni che ne sono seguiti, su tutto ciò che è stata la Repubblica democratica e antifascista, ha bisogno di gesti anche isolati come quello del grido alla Scala di Maco Vizzardelli, di qualche “scampanellata” che risvegli le coscienze assopite… Facciamola qualche scampanellata.

Si avvicina il Natale. Nelle case e nelle piazze si allestiscono luminarie, alberi e presepi. Ci si costruiscono intorno eventi che richiamano migliaia di visitatori. Anche nel nostro territorio, qui, a cavallo tra Umbria e Toscana. A Castiglione del Lago a vedere l’albero sull’acqua più grande del mondo e il percorso con mostra sui presepi inaugurato ieri c’era davvero una fola oceanica. Sarteano è in questo periodo il “Paese dei presepi”. A Città della Pieve ne fanno uno storico, monumentale nelle cantine del Terziere Castello, ad Abbadia di Montepulciano ne hanno realizzato uno molto grande, curatissimo… Se il presepe è simbolo esso stesso di speranza, credo che sarebbe il caso, quest’anno, visto ciò che sta succedendo nei pressi di Betlemme e di Nazareth in terra Santa, che il presepe si facesse con le macerie prodotte dai bombardamenti, con i corpi straziati dalle bombe e dagli attacchi terroristici, con i cani, le pecore, gli asinelli anch’essi spaesati e impauriti tra polvere, fumo e calcinacci, automezzi rovesciati e in fiamme, case bruciate e ridotte a scheetri spettrali…

Perché questo è lo scenario a Gaza e in Cisgiordania a due passi da Betlemme, da Nazareth, dai luoghi in cui nacque e poi visse e predicò Gesù, che nacque lì, in quella mangiatoia perché sua madre e suo padre (quello ufficiale, falegname) erano due palestinesi in fuga, due profughi ricercati dall’esercito occupante romano. Insomma, io il presepe lo farei così e lo farei volentieri, anche in piazza, pur non essendo credente. Certi simboli, soprattutto in certi momenti valgono per tutti.

Per la cronaca un presepe con le macerie lo hanno fatto proprio a Betlemme. E’ quello che vedete nella foto accanto.

Marco Lorenzoni

 

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