CHIUSI, PASSO CONCRETO PER INTEGRAZIONE E FORMAZIONE DEI MIGRANTI. SARANNO LORO A SALVARE LE IMPRESE EDILI A CORTO DI MANODOPERA. MA DI PASSI NE SERVONO ALTRI…

martedì 05th, dicembre 2023 / 20:46
CHIUSI, PASSO CONCRETO PER INTEGRAZIONE E FORMAZIONE DEI MIGRANTI. SARANNO LORO A SALVARE LE IMPRESE EDILI A CORTO DI MANODOPERA. MA DI PASSI NE SERVONO ALTRI…
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CHIUSI – Questa mattina è stato presentato alla stampa, l’accordo di collaborazione tra Comune di Chiusi Ance Siena, Misericordia di Chiusi e Scuola Edile con il quale è stato attivato un corso di formazione professionalizzante come operatore edile, a cui stanno partecipando alcuni richiedenti asilo ospiti in alcuni centri d accoglienza sia di Chiusi e della zona.  Corso che si terrà, anche nella parte pratica, nel complesso denominato Molino Astrone sequestrato nel 2010 ad un un ex senatore del Polo delle Libertà, già sindaco di Afragola, finito sotto inchiesta per traffici illeciti con la criminalità organizzata e nel 2018 assegnato al Comune di Chiusi. Nome dell’ex senatore Vincenzo Nespoli.  Più recentemente il sindaco Sonnini, dando seguito all’acquisizione avvenuta sotto l’amministrazione Bettollini, ha assegnato l’immobile all’Associazione onlus “Durante e dopo di noi” che si occupa di assistenza e supporto a ragazzi disabili e alle loro famiglie.
La struttura che è rimasta per 13 anni inutilizzata ed era invasa dai rovi e anche danneggiata da atti vandalici e di sciacallaggio (molti sportelloni delle finestre sono stati forati dai picchi, che a giudicare dai buchi devono essere tanti) è stata già in parte ripulita e riadattata, ma ha bisogno di ulteriori opere. I giovani migranti-richiedenti asili faranno formazione per diventare operai edili, proprio lì, sul campo insomma.
iniziativa dunque dai molteplici significati politici, sociali e culturali: c’è dentro una risposta alle esigenze di una associazione volontaristica essenziale per molte famiglie e per ragazze e ragazzi problematici; c’è dentro l’accoglienza e l’integrazione dei giovani stranieri con la possibilità di poterli inserire nel mondo del lavoro; c’è dentro il riutilizzo di un complesso sequestrato alla malavita e riportatro nelle disponibilità della comunità. Questo è ciò che hanno sottolineato il sindaco Sonnini, il presidente della Misericordia (l’ente che gestisce il centro di accoglienza di Chiusi scalo) Roberto Fè, la presidente dell’Associazione Durante e dopo di noi, Cristina Lorenzoni, la quale ha anche ricordato come il sodalizio sia diventato un punto di riferimento praticamente per tutti i comuni della Valdichiana e anche qualcuno della vicina Umbria, perché consente di dare un minimo di respiro e di supporto anche materiale, alle famiglie che hanno un ragazzo o una ragazza disabile a casa.
Il presidente dell’Associazione Costruttori di Confindustria Giannetto Marchettini e il direttore della Scuoole edile Stefano Cerretani, oltre alla soddisfazione per partecipare attivamente ad una iniziativa meritoria e “socialmente utile”  hanno anche posto l’accento, molto pragmaticamente, su un altro aspetto, non secondario: quello di reperire e formare manodopera per il settore edile. Che è un settore, da questo punto di vista, già in sofferenza. Marchettini ha infatti sottolineato il fatto che oggi i lavoratori del settore sono al 70% italiani e per il 30% stranieri, ma se si prende a riferimento la fascia di età più giovane, tra i 18 e i 30 anni, le percentuali si capovolgono. Questo significa che fra 10 anni la manodopera italiana nei cantieri edili sarà praticamente azzerata. Ecco quindi che permettere ai giovani migrati-richiedenti asilo di fare formazione, quindi di imparare il mestiere e poi d lavorare è essenziale per la stessa sopravvivenza del settore. E questo è bene che si sappia e che lo sappiano anche coloro (non sono pochi) che mugugnano quando vedono i ragazzi arrivati da lontano per le strade delle nostre città e dei nostri paesi.
Ovviamente la formazione parte prima di tutto dall’insegnamento della lingua italiana, essenziale non slo per i rapporti e per l’integrazione con i lavoratori autoctoni, ma anche per la sicurezza stessa (cartelli, istruzioni, direttive sono per lo più in italiano e debbono essere compresi, così come le indicazioni, i consigli le consegne dei capicantiere e dei datori di lavoro). A questo proposito il sindacalista Simone Mannucci della Fillea Cgil ha però messo – giustamente – i piedi nel piatto, ricordando e segnalando soprattutto agli amministratori, che i giovani migranti/richiedenti asilo, una volta ottenuto un impiego e un certo reddito, debbono lasciare i centri di accoglienza e, uscitio di lì, fanno molta fatica a trovare casa. Perché molti proprietari di immobili a loro non li affittano. Alcuni di questi giovani sono costretti addirittura a rinunciare al lavoro perché non avrebbero dove abitare. Difficile, in queste condizioni anche far venire la famiglia e ricongiungersi con i propri cari.
Quindi insieme alle lodevoli iniziative per l’integrazione, per la formazione professionale, e l’inserimento nel mondo lavorativo –  ha ribadito Mannucci – servono anche iniziative e politiche abitative concrete. E immediate. 
Forse – questo lo aggiungiamo noi – un “patto” tra Amministrazioni locali e proprietari, per rimettere in circolo le tante abitazioni vuote, sfitte, inutilizzate, anche per gli stranieri potrebbe essere ua soluzione. A Chiusi una cosa del genere fu fatta nell’immediato dopoguerra quando la città, liberata, ma in ginocchio, si ritrovò con il 90% delle abitazioni e dei locali commerciali distrutti o lesionati. Oggi, le case non sono lesionate, sono semplicemente vuote. E d’altra parte, quello del progressivo spopolamento, dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico è un problema anche a Chiusi e nei paesi limitrofi, nessuno escluso.
I ragazzi venuti da lontano hanno già salvato le scuole primarie e medie, senza di loro qualche plesso avrebbe sicuramente chiuso i battenti, ora o saranno loro a salvare le imprese edili (e non solo quelle) o tra qualche anno molte dovranno chiudere per mancanza di addetti. Il succo del discorso è semplice: noi diamo una mano a loro e loro danno una mano a noi. Insieme si vive meglio. E si imparano molte più cose. Anche coi ragazzi e le ragazze disabili è la stesa cosa: strutture come quella che si sta allestendo  anche con molto lavoro volontario, al Molino dell’Astrone, il lavoro dell’Associazione Durante e dopo di Noi, servono ad aiutare loro, ma loro insegnano molte cose a tutti…
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