PONTI CROLLATI O MALMESSI: LA SPLENDIDA VALDORCIA A RISCHIO ISOLAMENTO
SAN QUIRICO D’ORCIA – Costruire ponti, non muri, dicono instacabili il Papa e i pacifisti riferendosi al dramma dei migranti e delle guerre di religione sempre più sanguinose. Ma i ponti, una volta costruiti vanno anche mantenuti in efficienza. Se no crollano. E in questo caso parliamo dei ponti veri, quelli in pietra e in muratura o in cemento armato, non di quelli “metaforici” o ideali. Parliamo dei ponti che servono per attraversare fiumi e canali, per scavalcare ferrovie e strade, per unire territori senza fare giri immensi. Nella splendida, iconica e fotografatissima Val d’Orcia, set naturale per film, fiction e spot pubblicitari e anche Patrimonio dell’Umanità secondo l’Unesco, di ponti ce ne sono parecchi. Alcuni antichi, altri meno. Molti, quasi tutti, però o crollati o in stato di pessima salute. E c’è chi lancia l’allarme e un appello accorato a mettervi mano, altrimenti la bella Val d’Orcia rimarrà una zona iconica e celebrata, ma isolata dal resto del mondo. “Irraggiungibile, invsitabile”. Questo si legge sulla pagina facebooc “C’era … il ponte dell’Orcia” che accende i riflettori su alcune situazioni incresciose.
La prima è quella del Ponte a nove luci sull’Orcia, appunto, crollato il 28 novembre 2012 e rimasto lì, con le pietre nel greto del fiume come dopo una piena devastante, un bombardamento aereo o una invasione dei Longobardi. Strada chiusa da 11 anni. E’ quella che collega la Cassia a Pienza.
Non molto distante dal Ponte a Nove Luci, che non c’è più, il gruppo Fb segnala quello vicino a San Quirico d’Orcia, che è in rifacimento da anni: vi è stato posto un semaforo per regolare il traffico: “carreggiata ristretta, semaforo ormai fisso, con annessa scarpata che frana sopra per cui a San Quirico adesso c’è una specie di circonvallazione a senso unico che aggira i disastri”. L’elenco prosegue con “il semaforo e restringimento della carreggiata del ponte che collega Pienza e Monticchiello, sempre proveniente dalla Cassia, poco dopo il Castello di Spedaletto”. Con il ponte di Bagno Vignoni “che non è stato ristretto per semplice impossibilità (è già stretto…), ma le crepe nella struttura sono molto poco rassicuranti”…
La pagina Fb “C’era… il ponte dell’Orcia” segnala che ci sono “mille ponticelli su torrenti ed affluenti vari, tutti conciati malissimo, e proprio uno di questi, tra Bagno Vignoni e San Quirico, questa settimana dopo anni di incuria ha ceduto. Risultato: via Cassia chiusa per un mese (se va bene) con conseguenti deviazioni folli che aggiungono decine di chilometri per raggiungere Siena e le altre cittadine (salvo utilizzare percorsi alternativi su strade sterrate decisamente inadatte al traffico di massa di una statale, ma che l’Anas suggerisce di utilizzare)”. Come se non bastasse, è di ieri la notizia della chiusura della galleria “Le Chiavi” che sempre sulla via Cassia collega la Val d’Orcia con l’alto viterbese, tagliando fuori anche Radicofani e l’Amiata.
Ovviamente tutto ciò comporta disagi non solo per i tanti turisti che vogliono godersi i panorami mozzafiato della Val d’Orcia, ma anche per i cittadini del posto, per gli agricoltori costretti a fare km per raggiungere località che prima raggiungevano in pochi minuti. Certo il carico veicolare dovuto al boom turistico della zona probabilmente è troppo per strade e ponti, tutte infrastrutture pensate e costruite per una mole di traffico molto inferiore. Il problema sussiste, non vi è dubbio. Sulla pagina fb citata si legge ancora: “Tutti vogliono la Val d’Orcia, ma se nessuno si decide a fare qualcosa non la potrà più vedere nessuno, e rimarremo qui noi, sperduti, come una tribù dell’Amazzonia, a capirci tra di noi e pensare a com’era bella Siena e… ti ricordi quanta gente che veniva…”.
La Regione Toscana ha una situazione del genere in una delle aree più note e “ricercate”, meta di migliaia di turisti italiani e stranieri. Un’area che è così perché è rimasta pressoché incontaminata, ma che non può rimanere anche isolata, chiusa come fosse una riserva indiana. In un quadro del genere, con in più l’alluvione che ha devastato l’area metropolitana di Firenze, Giani & C. pensano alla stazione in linea per l’alta velocità? Una stazione da farsi – secondo loro – in mezzo al nulla, allontanando anche il treno dalla già “percossa e attonita” Val d’Orcia. Sarebbe meglio e certamente più opportuno che in Regione pensassero a rimettere in piedi i ponti crollati o pronti a crollare. Altro che stazioni volanti nel deserto!
m.l.
Purtroppo questo è dovuto allo sbaglio di aver tolto le provincie !
Le province conoscevano il territorio !
I consiglieri sapevano i problemi,uno ad uno, perché vivevano giornalmente le problematiche dietro casa !
Questo è il risultato ! Gente dietro ad una scrivania con il solo scopo di tenersi ben stretto il lauto stipendio ! Il resto è noia !
Giani arriva a disastro avvenuto ! Un presidente della provincia lo individuava prima ,stando e vivendo sul territorio !