ALLUVIONI, QUANDO LA PREVENZIONE SI FA DA’ RISULTATI. IL CASO CHIUSI

martedì 07th, novembre 2023 / 11:35
ALLUVIONI, QUANDO LA PREVENZIONE SI FA DA’ RISULTATI. IL CASO CHIUSI
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CHIUSI – Nelle zone alluvionate dell’area metropolitana fiorentina (Campi Bisenzio, Prato, Pistoia) e nel pisano (Pontedera) si contano i danni. Si parla di un miliardo di euro. Il Presidente della Regione Giani è stato nominato commissario al’emergenza. La gente è lì a spalare via il fango da appartamenti, cantine, negozi, laboratori e capannoni. Quella di Prato è una delle zone più produttive della Toscana e molte imprese sono finite  sott’acqua, con danni agli edifici e ai macchinari e sono state costrette a fermare l’attività. 

Ha fatto il giro del web la foto del capitano della Fiorentina Cristiano Biraghi che con stivali, guanti e felpa infangata, ha dato anche lui una mano. Non è in posa Biraghi, la foto non è un selfie, forse gli è stata scattata pure a sua insaputa. Un gesto semplice nel giorno di riposo, dopo la partita dominata, ma persa contro la Juventus. Un gesto che vale un gol su punizione, uno di quelli che ogni tanto il Bira tira fuori dal cilindro. Firenze e la Toscana sono anche questo. Successe così nel ’66 – sempre all’inizio di novembre – con gli angeli del fango che arrivarono da tutto il mondo per salvare le opere d’arte ed è succeso anche in questi giorni. Il problema è che dopo quasi 60 anni siamo ancora a dover spalare il fango dopo un’alluvione.

Eppure la prevenzione quando viene fatta, funziona e dà risultati. Prendiamo Chiusi. In passato Chiusi Scalo è finita tante volte sott’acqua. E nel fango: nel 1936, nel 1961, nel 2006 le alluvioni più clamorose e devastanti. Ma allagamenti e danni ci sono stati anche nel 2009, nel 2012. Bastava un po’ di pioggia più forte del normale e succedeva il finimondo. Coi tombini che scoppiavano, i torrenti e canali pieni fino all’orlo che rompevano gli argini, scantinati, negozi, botteghe artigiane, garage inondati. Attività ferme per settimane, strade interrotte, trasporti in tilt, alberi caduti.  Non c’è scappato mai il morto, per fortuna, ma i danni per per tante famiglie e per la collettività sono stati ingenti.

Da quando però sono stati fatti dei lavori sulla rete fognaria (via Mazzini e via Manzoni) e sono stati realizzati dei piccoli invasi a monte dell’abitato, sia sul lato della zona Porto-Le Biffe, sia sul lato della vecchia Fornace, vedi la cosiddetta “diga sul Montelunghino“, inaugurata tre anni fa (dicembre 2020), non è successo più niente.

Quegli invasi hanno consentito e consentono infatti di fermare le acque piovane che prima scendevano rovinosamente a valle verso Chiusi Scalo evitando la piena di fossi e canali come il Montelungo (che attraversa l’abitato e due strade importanti come via Oslavia e via Cassia Aurelia) e la Chianetta, che raccoglie buona parte delle acque di defluso dallo Scalo, ma quando è in piena non le riceve e le rimanda indietro. Opere non costosissime, certamente fuori dai riflettori, ma alla fine utilissime e decisive. Stesso discorso può essere fatto per l’invaso sul Gragnano realizzato sempre negli ultimi 10 anni per mettere in sicurezza la frazione di Montallese e la sr 326 e per la vasca di decantazione realizzata in Umbria sul Torrente Tresa, in località Le Coste, opera da 5 milioni di euro che salvaguarda da un lato la frazione pievese di Moiano, dall’altro lato Chiusi Scalo e la ferrovia Roma-Firenze.

Più recentemente la regione Toscana ha speso 600 mila euro per rafforzare gli argini del torrente Montelungo messi a dura prova dalle nutrie le cui gallerie in caso di piena si riempiono d’acqua rendendo gli argini stessi una gruviera friabile e a rischio di rottura. Su quegli argini corre il Sentiero della Bonifica, per capire di cosa parliamo.

Invasi, vasche di decantazione e di espansione, manutenzione dei canali e corsi d’acqua, rifacimento periodico e adeguamento delle reti fognarie, questo serve per evitare le alluvioni – oltre naturalmente a non costruire denro le casse di espansione – e quando queste cose si fanno le alluvioni vengono evitate. L’equazione è semplice. A conti fatti costa anche meno che riparare i danni a posteriori. Una volta tanto diamo atto agli amministratori che quelle opere le hanno volute e le hanno realizzate.

m.l.

 

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