CHIUSI SCALO: I TIR IN ENTRATA E USCITA DALLA LODOVICHI SPA, SITUAZIONE INSOSTENIBILE
CHIUSI – Ne avevamo già scritto due anni fa, esattamente nel settembre 2021. In quell’articolo davamo conto di una lettera inviata dagli abitanti della zona Mar Nero di Chiusi Scalo ai tre candidato a sindaco. Si era vicini alle elezioni comunali che poi hanno visto vincere Gianluca Sonnini. Parliamo del problema degli 80 camion al giorno che arrivano o ripartono dalla Lodovichi Spa, la fabbrica delle traversine ferroviarie, situata in fondo a via Manzoni. Ottanta Tir che passano in via Manzoni e in via Cassia Aurelia creando non pochi problemi a chi abita in quel quartiere e alla circolazione stradale: rumore, inquinamento, vibrazioni che fanno tremare i palazzi, che già tremano al passaggio dei treni, pericolo costante per chi transita a piedi, in bici o in motorino…
Quella del 2021 non era la prima “petizione” volta a sollevare la questione, ce ne erano state altre in passato. Sono passati altri due anni e il porblema è ancora lì, senza che sia stata trovata o cercata una soluzione. Certo, finché l’azienda Lodovichi sarà ubicata lì dove si trova e l’unico accesso è da via Cassia Aurelia e Via Manzoni la soluzione è difficile trovarla. L’unico intervento sul tema fu la compartecipazione della ditta al rifacimento del manto stradale, imposto dalla giunta Bettollini. Poi niente altro.
La Lodovinchi Spa è stata oggetto di proteste anche per un’altra questione: l’uso, per il bagno delle traversine in legno, di sostanze cancerogene (l’olio di creosoto) con sonseguenti esalazioni non solo maleodoranti e fastidiose, ma anche nocive. Cosa certificata da tre sentenze dei tribunali di Roma e di Perugia nel 1990 e nel 1994, dopo tre processi intentati dall’azienda contro i giornali che avevano sollevato la questione: prima l’Unità, poi Primapagina, usciti sempre assolti e con encomio dei giudici per aver portato all’attenzione un problema di salute pubblica. Da allora comunque quel problema lì sembra risolto, la Lodovichi non usa più il creosoto, utilizzato dal 1965 ai primi anni ’90, con le conseguenze che possiamo immaginare, ma altre sostanze non cancerogene. La produzione delle traversine in legno è anche fortemente diminuta, quasi azzerata a vantaggio di quelle in cemento.
Il problema dell’afflusso e deflusso degli autotreni carichi di traversine (quelli in uscita), di cemento, ferro, macchinari (quelli i entrata) invece è ancora sul tappeto. Capita spesso che i camion trovino difficoltà essi stessi nel transito a causa di auto posteggiate male e rimangano praticamente intrappolati, sia lungo via Cassia Aurelia, sia in via Manzoni e in particolare all’incrocio del vecchio passaggio a livello. E’ successo anche stamattina, 28 novembre, con un Tir rimasto più di 10 minuti fermo davanti alla chiesa e alla rotatoria bloccando completamente il traffico, in attesa che due furgoni facessero carico e scarico davanti a due negozi. Motori accesi, ossido di carbonio nell’aria, impossibilità di circolare, bestemmie e imprecazioni, clacson.
Situazioni del genere sono frequenti, capitano anche più volte al giorno. I camionisti dei Tir, i conducenti dei furgoni delle consegne sono lavoratori, sono costretti a correre, a fermarsi dove possono. Senza di loro, senza quelle soste un po’ così, i negozi sarebbero vuoti. Qualche mese fa su queste stesse colonne abbiamo sollevato lo stesso problema per Montepulciano, dove la mattina lungo il corso è una processione ininterrotta di furgoni, camioncini, taxi e pulmini. Succede ovunque. Solo che a Chiusi Scalo ci sono di mezxo gli autotreni.
Insomma, il tema dei Tir della Lodovichi Spa in qualche modo dovrà essere affrontato. Se anche fossero 20 al giorno e non 80, sarebbero comunque troppi, dato che si parla di strade in pieno centro abitato.
Così scrivevamo nel settembre del 2021: “Certo, la questione è seria e non riguarda solo i residenti e i commercianti delle strade interessate. Via Manzoni è anche la strada di accesso al Sentiero della Bonifica per ciclisti e amanti del trekking, in via Redi (traversa di via Manzoni) c’è il centro medico, frequentatissimo da tutti gli abitanti dello Scalo; all’inizio di via Manzoni c’è un bar frequentato da giovani e giovanissimi; in via Cassia Aurelia c’è il Commissariato di Ps, c’è la chiesa, ci sono ristoranti e pizzerie, un paio di banche e negozi vari. Ottanta autotreni al giorno sono un problema che non può essere minimizzato. Una soluzione che preveda un accesso alla fabbrica e anche un’uscita che non passino per l’abitato è ormai irrinviabile. Che non sia semplice, essendoci la ferrovia nel mezzo, lo sappiamo, ma ormai, con le tecnologie del 2021, si fanno cose molto più complicate”.
Ora siamo nel 2023. La situazione se mai è peggiorata, non migliorata. Soprattutto per i cittadini. Il Comitato che si batte per la difesa e la valorizzazione della stazione ferroviaria ha rilanciato anche l’idea del Centro Intermodale Merci, rimasto incompiuto e quella del collegamento stradale veloce con Perugia. Un accesso diretto dalla ferrovia con apposito binario o un accesso stradale alternativo alla Lodovichi dal lato Umbria, potrebbero risolvere il nodo. Con l’azienda che dovrebbe fare ovviamente la sua parte. Fare finta di niente e lasciare che tutto rimanga com’è adesso è la peggiore delle soluzioni. E il fatto che la Lodovichi sia un’azienda importante, una delle poche rimaste, che occupi decine di lavoratori e siua dunque un valore della città, non può rappresentare un alibi, o peggio ancora un ricatto, verso il Comune e la cittadinanza. L’azienda, i lavoratori e i posti di lavoro vanno tutelati e difesi, ma ciò non può avvenire a scapito della salute, della sicurezza di tutti. E non è neanche giusto che i cittadini se la prendano con i camionisti.
m.l.
Il problema dei TIR,che tutto il giorno attraversano il paese, non è di poco conto. Una strada alternativa va studiata.
Però, ringraziamo IDDIO che ancora ci sono aziende ,come la Lodovichi S.p.A.,che danno lavoro a tanti giovani !
Quindi, occhio alle petizioni o alle ritorsioni. Aziende grosse come queste,ci mettono poco a chiudere e mandare tutti a quel paese !
Troviamo alternative ma, senza usare prepotenze! Cerchiamo una via per togliere i TIR dal centro del paese !
Le poche aziende,serie,rimaste,vanno incoraggiate non combattute.
Le poche aziende,serie,rimaste,vanno incoraggiate non combattute. C’è scritto anche nell’articolo. Ma la soluzione va trovata e l’azienda deve fare la sua parte senza sventolare il ricatto dei posti di lavoro.
Più facile a dirsi che a farsi. Per evitare che i mezzi pesanti passino sul cavalcavia ed entrino nell’ abitato dello Scalo, servirebbe, lato Pò Bandino, un vero e proprio pezzo di strada con tanto di sottopasso della ferrovia.
È scritto anche nell’articolo che la soluzione non è facile. Ma nell’era dei ponti sullo Stretto e delle stazioni volanti, una bretellina stradale di mezzo km con cavalcavia per saltare la ferrovia non è un’opera improba. A volerla fare.
La soluzione non è facile. È pur vero che, la Regione a guida PD, la provincia, o quel che rimane,a guida PD, il comune N.P. ,come al solito,non dovrebbe essere difficile prendere un univoca decisione !
Oppure si aspetta che,regione,provincia e comune cambino colore, per poi, dare la colpa agli ultimi arrivati ?
A voler fare, tutto si fa. Si tratta, come in tutte le circostanze che riguardano soggetti privati ma con risvolti di interesse pubblico, di trovare un accordo per farsi carico dei costi.
Quando fu realizzato il cavalcaferrovia (1986) e anche successivamente, quando fu realizzata la variante alla 146 per evitare po’ Bandino, si parlò della necessità di un accesso alla Lodovichi, che evitasse l’abitato di Chiusi Scalo. O dello spostamento dell’azienda. Il problema era già evidente. Oggi è addirittura peggiorato. Dovrebbe essere una priorità. Forse un accesso ferroviario (che c’era e c’è ancora) e il centro intermodale merci, anche quello con accesso ferroviario potrebbero risolvere il problema. Quando fu ipotizzato e progettato il Centro merci c’era anche questa ipotesi sul tappeto.
Esattamente, era allora che c’era la possibilità di inquadrare il problema in un contesto più ampio. Grave errore non averlo affrontato (e risolto). Adesso il solo sistema possibile è una deviazione dalla bretella di Pò Bandino a una distanza sufficiente per assicurare le giuste pendenze per un sovra (o sotto) passaggio della ferrovia. Si parla di milioni di euro, diversi.
Come abitante della zona Mar Nero ritengo sia doveroso intervenire sulla mole di traffico pesante e non che Chiusi Scalo durante il giorno sostiene, soprattutto Via Cassia Aurelia dove inquinamento acustico e dell’aria si sommano al non rispetto dei limiti di velocità dei veicoli che l’attraversano senza che vi siano controlli da parte delle forze dell’ordine.
Vorrei portare in evidenza anche i forti odori, sempre provenienti dalla ditta Lodovichi, che solitamente permangono nella zona Mar Nero, creando comunque disagio.
Colgo negli abitanti interpellati sull’argomento una certa rassegnazione ma questo non significa che vi sia anche in chi deve tutelare l’ordine e la salute.