LA VENERE IN JEANS… MA “ITALIA, OPEN TO MERAVIGLIA”, DI PRECISO, CHE LINGUA E’?

sabato 22nd, aprile 2023 / 10:15
LA VENERE IN JEANS… MA “ITALIA, OPEN TO MERAVIGLIA”, DI PRECISO, CHE LINGUA E’?
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Usare un’opera d’arte, peraltro famosissima, per promuovere l’immagine dell’Italia non è una cattiva idea. Le opere d’arte sono di per sé strumenti formidabili di promozione… Per attrarre gente (i pellegrini) alla fine del ‘400, la Chiesa di Perugia, che aveva fato rubare una reliquia a Chiusi, commissionò un dipinto al meglio maestro d’Italia per celebrare la presenza di quella reliquia nella cattedrale perugina e Il Perugino l’opera la fece. Un’altra fu commissionata, poco dopo, al suo allievo migliore, già più bravo di lui, Raffaello… Sempre per lo stesso motivo.  Anche allora funzionava così.

La Venere di Sandro Botticelli sono più di 500 anni che fa promozione all’Italia. E usare la Venere  per uno spot nel 2023 ci può anche stare. E’ averle messo addosso un completino di jeans, un pao di shorts da Upim e una magliettina alla marinara che un po’ stona.

Perché è vero che la Venere sta bene anche in jeans, e con quei capelli al vento sembra una ragazzina di Tik Tok, modernissima, ma così come la dipinse il grande artista fiorentino, completamente nuda, con i soli capelli (e la mano) a coprirle le vergogne sta meglio, molto meglio. La ragazza non ha bisogno del vestitino. E come sfondo non ha bisogno del Colosseo. Va bene quello che dipinse Botticelli.

Ora, di certo, i grafici e creativi ingaggiati dal Governo, la Venere l’hanno vestita alla Chiara Ferragni, non perché la ritenessero troppo discinta e dunque sfacciata e impresentabile, ma forse – e qui casca l’asino – perché ritengono il modello Ferragni (e non il modello Botticelli) quello più “attrattivo” oggi.  Sembra una cazzata, invece il problema è serio.

E che sia serio lo sottolinea un altro dettaglio di quello spot che circola su tutte le tv: “Italia open to meraviglia” si legge sulla t-shirt bianca della Venere-influencer, sotto la camicia di jeans. Ma, di preciso, “Open to meraviglia”, che lingua è? Sembra lo slang di Bruccolino…  quello dei film sugli italo-americani, quasi sempre mafiosi… Un po’ english e un po’ calabro-lucano… Oh, oh, oh, you mixed up Siciliano/Hello, che si dice, you getta happy in the pizza/When you mambo italianoroba alla Dean Martin, che in realtà si chiamava Dino Martino Crocetti e la sua famiglia veniva da Montesilvano. Forse lui in casa parlava un po’ così…

E poi, il ministro alla cultura Sangiuliano e i suoi colleghi di governo, compresa la ministra balneare Santanché che ha tenuto a battesimo lo spot con la Venere, non erano quelli della crociata contro i termini stranieri e per l’uso della lingua italiana, almeno nella comunicazione istituzionale? “Open to meraviglia”. Italianismo del terzo millennio applicato ad un’opera che tutto il mondo conosce da 500 anni…

C’è poco da stupirsi, però. Sono gli stessi che nei giorni scorsi si sono lanciati in un’altra crociata, quella contro la “sostituzione etnica” (tema caro a Giorgia Meloni, da molto prima che diventasse presidente del Consiglio). Se la cosa non evocasse una guerra all’immigrazione e, diciamolo, un pochino anche le leggi razziali del ’38, verrebbe da farci una risata e dire a Meloni e a suo cognato Lollobrigida: ” No, ragazzi, almeno l’Etna lasciatelo dov’è!”.

m.l.

 

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