LO “SPOSALIZIO” DEL PERUGINO E IL SANTO ANELLO, CHIUSI SI INSERISCA NELLE CELEBRAZIONI PER IL V CENTENARIO DEL GRANDE PITTORE
CHIUSI – Venerdì scorso, su queste colonne ci siamo soffermati sulla grande mostra per il cinquecentenario della morte del Perugino alla galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia che è stata inaugurata il 4 marzo e durerà fino all’11 giugno e in quell’articolo si menzionava il dipinto più importante della mostra, “Lo sposalizio della vergine”, riportato a casa, sia pure per soli tre mesi, da Caen in Francia, dove fu trasferito più di 200 anni fa da Napoleone e si faceva cenno al furto sacrilego compiuto da un frate infedele nel 1473 a Chiusi, che ha in qualche modo a che fare con quel dipinto. Il furto del sacro anello della vergine trafugato da Chiusi e “venduto” alla Chiesa di Perugia, che tutt’ora lo custodisce gelosamente sotto chiave. Anzi sotto 14 chiavi.
A seguito del ragionamento fatto nel pezzo citato, me ne viene spontaneo un altro. “Lo sposalizio della vergine” del Perugino è il dipinto più rilevante della mostra di Perugia? Sì. E’ il più rilevante in assoluto (con l’Adorazione dei Magi a Città della Pieve) dell’intera produzione dell’artista? Probabilmente sì. Il Perugino lo dipinse per la Cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, proprio per celebrare nella maniera più clamorosa e visibile e quindi al massimo livello la presenza di quella reliquia a Perugia? Sì
Quella presenza però era ed è tutt’ora dovuta, come accennato in apertura, ad un furto sacrilego compiuto da un frate infedele e traditore nel convento di San Francesco a Chiusi, proprio per vendere l’anello alla chiesa di Perugia che con tutta probabilità il furto glielo aveva commissionato. Le reliquie all’epoca erano oggetto di venerazione ed erano anche il motore di flussi continui di pellegrini. La Chiesa di Perugia volle assicurarsi quell’anello proprio per avere un “attrattore per il turismo religioso”, si direbbe oggi, quindi per lucrare sui pellegrinaggi. Fatto sta che quell’anello prima di arrivare a Perugia era custodito a Chiusi. L’oggetto centrale dello “Sposalizio della vergine” del Perugino, l’anello che san Giuseppe sta per mettere al dito della Vergine Maria, solo 30 anni prima che il pittore pievese mettesse mano al quadro era a Chiusi. Quindi in qualche modo Chiusi con quell’opera c’entra e non poco.
E al di là della diatriba sulla restituzione o quantomeno su un “prestito temporaneo” (come ha fatto il Museo di Caen con lo “Sposalizio” consentendone l’esposizione a Perugia per 3 mesi), un prestito magari annuale dal giorno di Pentecoste al 4 luglio, giorno dopo la festa patronale di Santa Mustiola, a Chiusi, come è stato richiesto qualche anno fa, la cittadina toscana ha di sicuro un motivo per inserirsi nelle celebrazioni per il quinto centenario della morte del “divin pittore”. Che tra l’altro era nato a soli 8 km da Chiusi, a Città della Pieve, che dal punto di vista ecclesiastico, fino al 1600 era sotto la Diocesi chiusina…
In che modo potrebbe inserirsi Chiusi nelle celebrazioni?
Ovvio che non ci sono i tempi per chiedere che dopo Perugia, lo “Sposalizio della Vergine” venga esposto anche solo per pochi giorni a Chiusi. Sarebbe bello, ma bisognava se mai pensarci prima. Il sindaco, l’assessore alla cultura, la Fondazione Orizzonti possono escogitare qualcosa, lascio a loro la palla per decidere cosa.
Ma io, nei panni di chi regge il Comune di Chiusi e sovrintende alle iniziative culturali, un pensierino ad una iniziativa su questo argomento, da qui alla fine del 2023, cioè da qui alla fine delle celebrazioni peruginesche ce lo farei. Perché se il Perugino ha dipinto lo “Sposalizio”, lo ha fatto perché quell’anello, definito “santo” fu trafugato a Chiusi e portato a Perugia.
In questo frangente non si tratta d riaprire la diatriba su dove debba stare l’anello, ma di sottolineare la connessione di quell’oggetto sacro e in definitiva di Chiusi con il dipinto del Perugino. E offrire ai visitatori delle mostre e delle iniziative sul Perugino una curiosità e un motivo per fare una puntata anche a Chiusi.
Ci possono essere molti modi per parlarne. Ci sono esperti e critici d’arte che potrebbero farlo meravigliosamente. Ci sono pubblicazioni specifiche anche sul Santo Anello (una è del chiusino Stefano Bistarini), altre sul confronto tra lo Sposalizio del Perugino e quello contemporaneo del suo allievo migliore, Raffaello. Si possono allestire reading o happening teatrali, conferenze di taglio divulgativo…
Tra l’altro il Perugino ha operato anche in Toscana. A Siena, per esempio, nella Chiesa di Sant’Agostino si trova la Pala Chigi, dipinto olio su tavola (come lo Sposalizio), anche questo di grandi dimensioni: 4 metri, per quasi 3 (289 cm per la precisione). L’opera raffigura la Crocifissione con una parte superiore “celeste” con il Cristo sulla croce tra angeli simmetrici e una inferiore “terrena” con i dolenti e alcuni santi, nel classico paesaggio dolce con alberelli fronzuti, tipico dei dipinti del Perugino, che qui utilizzò anche “cartoni” di repertorio (era un furbacchione) già utilizzati per figure di altre opere, ma anche la “punta d’argento” per incidere la tavola e ottenere un disegno più preciso e di altissima qualità. Il rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari è uno storico dell’arte. Il Comune di Chiusi potrebbe chiedere proprio a Montanari un intervento sul tema…
Una cosa è certa, con una “Chiusi connection” come la storia dell’anello e il legame di essa con lo “Sposalizio” del Perugino, Chiusi non può rimanere a guardare le celebrazioni per il quinto centenario della morte dell’artista da lontano. La mostra di Perugia resterà aperta fino all’11 giugno, quella di Città della Pieve comincerà a luglio per finire a settembre. Ci sono dei mesi per allestire almeno un evento…
Sindaco e assessore, pensateci…
m.l.
Hai ragione,ma
è tempo perso
Domenica scorsa il Corriere della Sera, nell’inserto La Lettura ha proposto un articolo di due pagine sul famoso dipinto del Perugino, titolo “il signore dell’anello”. In due pagine nemmeno un cenno a Chiusi e al furto, che fu l’antefatto di quell’opera. Senza il furto, cioè se l’anello fosse rimasto a Chiusi, non sarebbe esistita la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, e il Perugino non avrebbe avuto la committenza dalla chiesa perugina. Così come non l’ avrebbe avuta Raffaello per la chiesa di Città di Castello.. Alla fine l’arrivo, anche se truffaldino, della reliquia a Perugia ha sortito un effetto straordinario: le due opere di Perugino e Raffaello che altrimenti non esisterebbero. Ma Chiusi in tutto ciò non può essere ignorata. Come ha fatto il Corrierone…
Credo però che non ci sia da stupirsi proprio di nulla perchè in tutte le vicende storiche specialmente quelle che si riferiscono all’appropriazione di opere d’arte la casualità nel tempo giuoca un ruolo preponderante. Ed in tale ”preponderanza” si possono annoverare una gran parte di opere d’arte ed anche di scoperte che sono avvenute casualmente soprattutto per quanto riguarda la loro destinazione nel tempo da parte di chi poi le ha amministrate.Se pensiamo a quante opere d’arte e reperti storici siano nei musei dell’occidente e quanti nei siano nei luoghi d’origine dei reperti (forse Egitto escluso ma poi poi sarebbe una questione da esaminare questa) vedremmo che nei luoghi d’origine ci sia rimasto ben poco e quello che è rimasto sicuramente è ancora da scoprire, tranne chiaramente il ”forziere mare” che cela a tutti ciò che contiene.Ed appunto ci sarebbe anche da valutare quale fine avessero fatto se tali oggetti e reperti fossero rimasti in loco.In questo il tanto disprezzato imperialismo degli ultimi secoli da parte occidentale mi sento di sottoscriverlo a favore come fatto positivo pur non essendo stta questa la sua finalità bensì una causa indiretta per quanto riguarda tale problema: diversamente questi reperti oggi sarebbero tutti in case ed in mano private e non nei musei pubblici fruibili da tutti. Si ricordi il saccheggio recente del Museo di Bagdad-uno dei più incredibili al mondo- dovuto alla guerra in Irak, si rcordi in altre zone del mondo il saccheggio di Angkor i cui reperti si sono salvati e conservati al Museo Guimet a Parigi, così come la rapina fatta dall’esercito napoleonico in Egitto ed i relativi pezzi esposti oggi al Louvre, la sottrazione delle migliori antichità di tutta la Cina fatta nella sua fuga da Chang Kai Shek e portati al Museo di Taipei a Taiwan, così come le cessioni di beni incredibili avvenute per dono ai Musei Vaticani ed ivi conservati.Ci si potrebbero scrivere storie infinite sulla storia di reperti che non sono stati più reclamati dai paesi d’origine poichè facenti parte dei bottini di guerra sottratti ai paesi in cui gli eserciti agli ordini degli stati maggori si appropriavano di dipinti, arredi, suppellettili, ori e ceramiche e di tutto di più. La predazione quindi- possiamo pur dirlo- ha contraddistinto la storia ma purtroppo anche se indirettamente ha consentito che nel tempo fossero le materie sottratte salvaguardate all’interno delle nazioni predatrici,dobbiamo osservare che tutta la storia umana gronda di sopraffazioni e di attività predatorie di ogni tipo. Ecco perchè talvolta occorre far chiarezza su certi aspetti e non doversi arrovellare se quel bene sia appartenuto all’una od all’altra nazione,all’uno od all’altro luogo.Sono beni dell’umanità e segnano la civiltà umana e quindi appartengono a tutti e pensare che se fossero invece rimasti nei luoghi d’origine oggi avrebbero consentito la possibilità di fare soldi, perchè è di questo che parliamo”il fare soldi” soprattutto come pratica invalsa dal pensare alla produzione del turismo locale,che spesso anche privilegia i soliti noti, le solite catene alimentari, alberghi,commercio, e che spesso non si espande come moltiplicatore alla popolazione e quindi a me sembra che questo possa appartenere ad una visione ristretta della realtà e delle possibilità.Ma è il frutto di una umanità ancora imperfetta e sottosviluppata e quando si pensa che Fedor Dostoevskij disse la celebre frase : ”la bellezza salverà il mondo” oggi guardandosi intorno scorgiamo che l’uomo e la società che ha esso stesso creato, della bellezza se ne fotte perchè è prevalente il segno animalesco dell’accaparramento e di essere più potente oggi meno di quello che dovrà essere domani…e davanti a tutto questo mi ritorna in mente Il Principe Antonio De Curtis in arte Totò, quando declamava una delle sue più belle creature titolata ”La livella”.
Qui non c’entra niente il possesso delle opere d’arte o a chi spetti custodirle, c’entra un fatto storicamente acccertato (un furto) senza il quale una grandiosa opera d’arte, anzi due – una del perugino e una di Raffaello – non avrebbero potuto essere neanche pensate, né commissionate, quindi neanche dipinte. E c’entra la disattenzione o ignoranza di chi parla delle suddette opere, senza citare il fatto storico in questione. C’enra il diritto-dovere di una città (Chiusi), la parte lesa nel caso del furto, di far valere quel fatto, per entrare di diritto nelle celebrazioni per il v centenario della morte dell’artista. Questo è il punto su cui l’articolo si focalizza. Poi in altra sede si può anche discutere se sia ancora opportuno che lo “sposalizio” del Perugino sia custodito a Caen, quello di Raffaello a Milano, se il Sant’anello debba stare a Perugia o a Chiusi, ma in altra sede.
Appunto ! Ho detto solamente che talvolta, per non dire quasi sempre, la conseguenza dei furti è quella che abbia fatto si che in certe epoche le opere od i pezzi preziosi trafugati si siano mantenuti nel tempo nelle sedi assegnate proprio perchè indirettamente siano stati trafugati. Senza quel furto non ci sarebbe stata probabilmente la commissione di quelle opere al Perugino od a Raffaello Sanzio e l’hai detto pure tu e questo mi sembra palese ! Volevo mettere l’accento che spesso tutto il male non viene per nuocere.Si pensa davvero che senza Napoleone o Belzoni, quelle opere egizie per esempio potessero essersi mantenute nei luoghi d’origine fino ad oggi ? Certo, chi le condusse fino in occidente non le condusse per volontà divina o per beneficenza ma lo fece affinchè la propria nazione ne potesse fruire e così è stato per tutte le opere nella storia per la semplice ragione che lo sviluppo culturale ed anche mentale dei popoli non è stato tutto uguale all’interno del consesso umano..Mi sembra che avvitandosi intorno a questo tipo di discussioni che in fondo oggi come oggi rispecchiano un campanilismo culturale di natura anche un po’ squalliduccia fatta spesso per apparire i difensori del proprio campanile e poi verificare che per giunta che l’anello al 99 percento possa essere roba falsa,si ricalchi le orme di Renato Fucini quando compose ”La Fatta” e cioè la discussione infinita dei cacciatori che trovano in terra una cacca e da qui disquisiscono ore e giornate intere sul nome dell’animale al quale quella defecazione avrebbe potuto appartenere e che l’aveva dispersa al suolo ma che dopo mille arrovellamenti scoprono che ”la fatta” era di pollo.E lo dico guardando negli occhi tutti che ben sapendo che verrebbe da ridere al solo pensare che quell’anello possa essere della Vergine Maria pensare ai flussi turistici che potrebbero avvicendarsi a Chiusi sapendo che quell’oggetto al 99% possa essere un falso. Impieghiamoli meglio i nostri soldi invece che spenderli per i campi sportivi oppure per i concerti rock perchè se ancora c’è qualcuno che come è stato detto che ”anche quest’anno l’ingresso è a ufo” e cioè non costi nulla, è bene che faccia colazione al mattino non col vino ma con il caffè e latte,perchè quei soldi che costa quella manifestazione li paga la gente di Chiusi , quindi non è a ufo ma a ufega( alias ad ufo una bella s….) detto alla chiusina e mi scuso per la volgarità,sempre poi ammesso che il concerto rock sia un opera d’arte,ma io questo non sono all’altezza di giudicarlo, ma come dice il proverbio ”il dubbio è bene averlo”.