LO “SPOSALIZIO” DEL PERUGINO E IL SANTO ANELLO, CHIUSI SI INSERISCA NELLE CELEBRAZIONI PER IL V CENTENARIO DEL GRANDE PITTORE

martedì 14th, marzo 2023 / 10:41
LO “SPOSALIZIO” DEL PERUGINO E IL SANTO ANELLO, CHIUSI SI INSERISCA NELLE CELEBRAZIONI PER IL V CENTENARIO DEL GRANDE PITTORE
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CHIUSI – Venerdì scorso, su queste colonne ci siamo soffermati sulla grande mostra per il cinquecentenario della morte del Perugino alla galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia che è stata inaugurata il 4 marzo e durerà fino all’11 giugno e in quell’articolo si menzionava il dipinto più importante della mostra, “Lo sposalizio della vergine”, riportato a casa, sia pure per soli tre mesi, da Caen in Francia, dove fu trasferito più di 200 anni fa da Napoleone e si faceva cenno al furto sacrilego compiuto da un frate infedele nel 1473  a Chiusi, che ha in qualche modo a che fare con quel dipinto. Il furto del sacro anello della vergine trafugato da Chiusi e “venduto” alla Chiesa di Perugia, che tutt’ora lo custodisce gelosamente sotto chiave. Anzi sotto 14 chiavi.

A seguito del ragionamento fatto nel pezzo citato, me ne viene spontaneo un altro. “Lo sposalizio della vergine” del Perugino è il dipinto più rilevante della mostra di Perugia? Sì. E’ il più rilevante in assoluto (con l’Adorazione dei Magi a Città della Pieve) dell’intera produzione dell’artista? Probabilmente sì. Il Perugino lo dipinse per la Cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, proprio per celebrare nella maniera più clamorosa e visibile e quindi al massimo livello la presenza di quella reliquia a Perugia? Sì

Quella presenza però era ed è tutt’ora dovuta, come accennato in apertura, ad un furto sacrilego compiuto da un frate infedele e traditore nel convento di San Francesco a Chiusi, proprio per vendere l’anello alla chiesa di Perugia che con tutta probabilità il furto glielo aveva commissionato. Le reliquie all’epoca erano oggetto di venerazione ed erano anche il motore di flussi continui di pellegrini. La Chiesa di Perugia volle assicurarsi quell’anello proprio per avere un “attrattore  per il turismo religioso”, si direbbe oggi, quindi per lucrare sui pellegrinaggi. Fatto sta che quell’anello prima di arrivare a Perugia era custodito a Chiusi. L’oggetto centrale dello “Sposalizio della vergine” del Perugino, l’anello che san Giuseppe sta per mettere al dito della Vergine Maria, solo 30 anni prima che il pittore pievese mettesse mano al quadro era a Chiusi. Quindi in qualche modo Chiusi con quell’opera c’entra e non poco.

E al di là della diatriba sulla restituzione o quantomeno su un “prestito temporaneo” (come ha fatto il Museo di Caen con lo “Sposalizio” consentendone l’esposizione a Perugia per 3 mesi), un prestito magari annuale dal giorno di Pentecoste al 4 luglio, giorno dopo la festa patronale di Santa Mustiola, a Chiusi, come è stato richiesto qualche anno fa, la cittadina toscana ha di sicuro un motivo per inserirsi nelle celebrazioni per il quinto centenario della morte del “divin pittore”. Che tra l’altro era nato a soli 8 km da Chiusi, a Città della Pieve, che dal punto di vista ecclesiastico, fino al 1600 era sotto la Diocesi chiusina…

In che modo potrebbe inserirsi Chiusi nelle celebrazioni?

Ovvio che non ci sono i tempi per chiedere che dopo Perugia, lo “Sposalizio della Vergine” venga esposto anche solo per pochi giorni a Chiusi. Sarebbe bello, ma bisognava se mai pensarci prima. Il sindaco, l’assessore alla cultura, la Fondazione Orizzonti possono escogitare qualcosa, lascio a loro la palla per decidere cosa.

Ma io, nei panni di chi regge il Comune di Chiusi e sovrintende alle iniziative culturali, un pensierino ad una iniziativa su questo argomento, da qui alla fine del 2023, cioè da qui alla fine delle celebrazioni peruginesche ce lo farei. Perché se il Perugino ha dipinto lo “Sposalizio”, lo ha fatto perché quell’anello, definito “santo” fu trafugato a Chiusi e portato a Perugia.

In questo frangente non si tratta d riaprire la diatriba su dove debba stare l’anello, ma di sottolineare la connessione di quell’oggetto sacro e in definitiva di Chiusi con il dipinto del Perugino. E offrire ai visitatori delle mostre e delle iniziative sul Perugino una curiosità e un motivo per fare una puntata anche a Chiusi.

Ci possono essere molti modi per parlarne. Ci sono esperti e critici d’arte che potrebbero farlo meravigliosamente. Ci sono pubblicazioni specifiche anche sul Santo Anello (una è del chiusino  Stefano Bistarini), altre sul confronto tra lo Sposalizio del Perugino e quello contemporaneo del suo allievo migliore, Raffaello. Si possono allestire reading o happening teatrali, conferenze di taglio divulgativo…

Tra l’altro il Perugino ha operato anche in Toscana. A Siena, per esempio, nella Chiesa di Sant’Agostino si trova la Pala Chigi, dipinto olio su tavola (come lo Sposalizio), anche questo di grandi dimensioni: 4 metri, per quasi 3 (289 cm per la precisione). L’opera raffigura la Crocifissione con una parte superiore “celeste” con il Cristo sulla croce tra angeli simmetrici e una inferiore “terrena” con i dolenti e alcuni santi, nel classico paesaggio dolce con alberelli fronzuti, tipico dei dipinti del Perugino, che qui utilizzò anche “cartoni” di repertorio (era un furbacchione) già utilizzati per figure di altre opere, ma anche la “punta d’argento” per incidere la tavola e ottenere un disegno più preciso e di altissima qualità. Il rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari è uno storico dell’arte. Il Comune di Chiusi potrebbe chiedere proprio a Montanari un intervento sul tema…

Una cosa è certa, con una “Chiusi connection” come la storia dell’anello e il legame di essa con lo “Sposalizio” del Perugino, Chiusi non può rimanere a guardare le celebrazioni per il quinto centenario della morte dell’artista da lontano. La mostra di Perugia resterà aperta fino all’11 giugno, quella di Città della Pieve comincerà a luglio per finire a settembre. Ci sono dei mesi per allestire almeno un evento…

Sindaco e assessore, pensateci…

m.l.

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