Ma chi è Alfredo Cospito e vale la pena mobilitarsi per lui e a sostegno della sua battaglia politica contro il 41Bis?  Se lo sciopero della fame, che è azione politica individuale, lo facesse Matteo Messina Denaro o qualche altro boss mafioso sottoposto al regime di carcere duro, gli studenti de La Sapienza si mobiliterebbero ugualmente per abolire il 41 Bis?
Alfredo Cospito (Pescara, 14 luglio 1967) è un militante anarco-insurrezionalista condannato per atti di terrorismo: a 10 anni e 8 mesi nel 2014, per aver “gambizzato” Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare, indicato e colpito con una tecnica usata a suo tempo dalle Br, come uno dei massimi responsabili del “disastro nucleare che verrà”… E successivamente ha ricevuto un’altra condanna a 20 anni, per un attentato alla Caserma dei carabinieri di Fossano (Cn) del 2006: due ordigni a basso potenziale fatti esplodere uno dopo l’altro che non causarono vittime, ma secondo la Cassazione il reato non sarebbe quello di tentata strage, ma quello più grave di strage politica «allo scopo di attentare alla sicurezza dello stato», che è un delitto di pericolo e non di danno ed è punito con l’ergastolo senza alcuna gradazione di pena e rientra tra i reati ostativi.
La sentenza della Corte d’Appello, è ora in fase di revisione. E Cospito potrebbe prendere, appunto, l’ergastolo ostativo, cioè senza alcuna possibilità di usufruire di benefici come permessi, lavoro all’esterno del carcere ecc.. Questo perché, secondo la Cassazione quelle bombe furono piazzate la prima per attirare i militari sul posto e la seconda per farli saltare in aria…
Alfredo Cospito era stato condannato a 1 anno e 9 mesi di reclusione militare anche nel 1991, per “diserzione” e graziato dall’allora presidente della Repubblica Cossiga.Dal maggio 2022 è sottoposto al regime di carcere duro, previsto dal 41 Bis, nel carcere di Sassari. In precedenza era a Ferrara. Da ottobre 2022 è in sciopero della fame per chiedere l’abolizione del 41 Bis. Ha perso 45 chili. Dal 30 gennaio è stato trasferito al Carcere di Opera, Milano, perché più attrezzato a intervenire dal punto di vista sanitario nel caso in cui le condizioni del detenuto dovessero aggravarsi…Il regime di 41Bis è stato deciso in seguito ad alcuni messaggi che lo stesso Cospito, da detenuto, ha inviato a destinatari esterni al sistema carcerario e poi pubblicati e diffusi su siti o riviste online, come la rivista anarchica “Vetriolo”. Messaggi in cui Cospito “rivendica l’azione diretta quale prassi che, precedendo la teoria, implica uno scontro armi in pugno con il sistema” e nei quali “si critica in modo deciso il rifiuto di colpire le persone da parte di un certo insurrezionalismo anarchico e anche l’atteggiamento di coloro che si affidano esclusivamente al sabotaggio e all’azione distruttiva”. All’epoca Cospito era detenuto a Ferrara e, a questo proposito, il direttore del carcere specificò, nel maggio del 2020, che non era stato autorizzato a rilasciare interviste. Insomma la magistratura ritiene Cospito un assertore della lotta armata contro lo Stato e dunque un terrorista. Non solo presunto, visti i precedenti e le condanne. Addirittura critico e sferzante contro i gruppi anarchici “troppo morbidi”. Dunque un istigatore alla violenza politica.Gli anarchici, oltre al libertarismo e al rifiuto di ogni costrizione statuale, una certa vena ad usare “la bomba proletaria” per farsi giustizia da soli l’hanno sempre avuta. Ma i tempi degli attentatori solitari e romantici sono lontani. Gli anarchici di fine ‘800 attentavano direttamente a re e tiranni. Come i mazziniani da cui presero le mosse. Gaetano Bresci uccise il Re Umberto I, Sante Caserio assassinò il presidente della Repubblica Francese Sadi Carnot… Il famoso “macchinista ferroviere” della Locomotiva di Guccini voleva far saltare in aria un “treno pieno di signori”, lo scrittore Luciano Bianciardi alla metà degli anni ’50 si trasferì a Milano per far saltare il “Torracchione”. ovvero il palazzo della Montecatini, per vendicare  la morte di 43 minatori a Ribolla nel grossetano (cosa che non fece, però)…Ma nelle elucubrazioni “insurrezionaliste” di Alfredo Cospito c’è più odore di eversione che di romantica lotta politica. Il richiamo allo “scontro armi in pugno con il sistema” richiama sinistramente  certi “proclami” delle Brigate Rosse e della galassia terroristica degli anni ’70 e ’80.Chi ha una cultura di sinistra ha certamente anche una certa simpatia di fondo per i mazziniani alla Felice Orsini, Carlo Camillo Di Rudio o Carlo Pisacane, per gli anarchici della prima ora come Caserio o Gaetano Bresci che sacrificarono la loro vita per dare un segnale al mondo, contro la tirannia. Chi non ha cantato La Locomotiva e chi non ha maledetto i poliziotti che erano dentro la Questura di Milano quella sera che l’anarchico Pinelli volò dalla finestra? Diciamo che fanno simpatia, anche se sono poco condivisibili, pure le azioni dimostrative di certe frange anarchiche che imbrattano monumenti e palazzi del potere (con vernice lavabile…).Non può fare simpatia però uno come Alfredo Cospito che non ha esitato a sparare a una persona, vantandosene, a tentare di ucciderne altre con due bombe e che invita all’azione armata contro lo Stato. Cospito non è una vittima del sistema e del potere. Non è Julian Assange, che è in galera per un reato di opinione e anche lui versa in condizioni precarie. E’ un esaltato che ha compiuto atti di terrorismo. come li facevano i brigatisti, che proprio per quelle azioni sconsiderate e terribili, passarono da una possibile simpatia iniziale al più totale e deciso disprezzo. La rivoluzione proletaria non può passare dall’uccisione di magistrati, giornalisti, professori universitari e perfino sindacalisti…

Se un detenuto, anche in regime di carcere duro, sta male, lo Stato che lo ha in custodia, deve cercare di tutelarne la salute, su questo non ci piove (e troppe volte ciò non è accaduto: si pensi a Stefano Cucchi, ad Aldo Bianzino…), e non deve essere “spietato” nell’applicare l’ordinamento, ma d’altro canto non può abbassare la guardia né verso i criminali mafiosi, né verso i terroristi.

Del resto, lo sciopero della fame che Alfredo Cospito conduce da più di 100 giorni, è vero che può avere, a breve, conseguenze disastrose e irreparabili, ma è vero anche che è azione volontaria individuale. E’ lui che rifiuta il cibo, non lo Stato che non glielo dà. Qualcuno chiede che lo Stato intervenga, ma come? con un trattamento sanitario obbligatorio? Forzando il detenuto Cospito a mangiare? La può fare una cosa del genere lo Stato?

Abolire il 41 bis può essere una scelta. Le leggi di emergenza non sono mai una cosa di cui andare fieri, si portano dietro, sempre, altre connessioni. Altri aspetti. Ma deve essere chiaro che se il 41 bis viene abolito, viene abolito anche per i mafiosi colpevoli di stragi e innumerevoli reati e che dalle celle spesso continuano a comandare i loro traffici.

La battaglia estrema di Cospito contro il carcere duro potrebbe avvantaggiare anche altri più pericolosi di lui.

Forse gli studenti de La Sapienza, i giovani dei centri sociali che manifestano solidarizzando con lui, non sono tutti potenziali terroristi dinamitardi, ma forse stanno prendendo un abbaglio.

Anche Bobby Sands, attivista e deputato nordirlandese, dell’Ira, nel 1981 fece uno sciopero della fame in carcere per protestare contro il regime carcerario disumano cui lui e altri nordirlandesi erano sottoposti dalla polizia britannica. Morì dopo 66 giorni di digiuno. Dopo di lui, altri 9 detenuti-attivisti fecero la stessa fine tra tra maggio e agosto del 1981. Gran parte dei repubblicani irlandesi e dei simpatizzanti dell’IRA guardarono a Bobby Sands e agli altri nove come a dei martiri che resistettero all’intransigenza del governo britannico e l’azione estrema di quei giovani nazionalisti irlandesi fece riflettere anche l’opinione pubblica che disapprovava i metodi dell’Ira. Lì, nell’Irlanda del Nord del 1981 c’era una questione nazionale aperta, un conflitto sociale-politico-religioso in atto, si sparava per le strade). Nove anni prima c’era stata la strage di Derry, la famosa Sunday Bloody Sunday con la polizia britannica che sparò sulla folla uccidendo 14 persone disarmate.

Dicevamo che Alfredo Cospito non è Sante Caserio e nemmeno Julian Assange. E’ uno che ha coraggio, certamente, perché lo sciopero della fame può portarlo alla morte. Però, non è neanche Bobby Sands. Poi se in qualche modo lo Stato riesce a non farlo morire, meglio per tutti.

m.l.

 

Nella foto: Alfredo Cospito, prima dello sciopero della fame (Ansa).