Alfredo Cospito era stato condannato a 1 anno e 9 mesi di reclusione militare anche nel 1991, per “diserzione” e graziato dall’allora presidente della Repubblica Cossiga.Dal maggio 2022 è sottoposto al regime di carcere duro, previsto dal 41 Bis, nel carcere di Sassari. In precedenza era a Ferrara. Da ottobre 2022 è in sciopero della fame per chiedere l’abolizione del 41 Bis. Ha perso 45 chili. Dal 30 gennaio è stato trasferito al Carcere di Opera, Milano, perché più attrezzato a intervenire dal punto di vista sanitario nel caso in cui le condizioni del detenuto dovessero aggravarsi…Il regime di 41Bis è stato deciso in seguito ad alcuni messaggi che lo stesso Cospito, da detenuto, ha inviato a destinatari esterni al sistema carcerario e poi pubblicati e diffusi su siti o riviste online, come la rivista anarchica “Vetriolo”. Messaggi in cui Cospito “rivendica l’azione diretta quale prassi che, precedendo la teoria, implica uno scontro armi in pugno con il sistema” e nei quali “si critica in modo deciso il rifiuto di colpire le persone da parte di un certo insurrezionalismo anarchico e anche l’atteggiamento di coloro che si affidano esclusivamente al sabotaggio e all’azione distruttiva”. All’epoca Cospito era detenuto a Ferrara e, a questo proposito, il direttore del carcere specificò, nel maggio del 2020, che non era stato autorizzato a rilasciare interviste. Insomma la magistratura ritiene Cospito un assertore della lotta armata contro lo Stato e dunque un terrorista. Non solo presunto, visti i precedenti e le condanne. Addirittura critico e sferzante contro i gruppi anarchici “troppo morbidi”. Dunque un istigatore alla violenza politica.Gli anarchici, oltre al libertarismo e al rifiuto di ogni costrizione statuale, una certa vena ad usare “la bomba proletaria” per farsi giustizia da soli l’hanno sempre avuta. Ma i tempi degli attentatori solitari e romantici sono lontani. Gli anarchici di fine ‘800 attentavano direttamente a re e tiranni. Come i mazziniani da cui presero le mosse. Gaetano Bresci uccise il Re Umberto I, Sante Caserio assassinò il presidente della Repubblica Francese Sadi Carnot… Il famoso “macchinista ferroviere” della Locomotiva di Guccini voleva far saltare in aria un “treno pieno di signori”, lo scrittore Luciano Bianciardi alla metà degli anni ’50 si trasferì a Milano per far saltare il “Torracchione”. ovvero il palazzo della Montecatini, per vendicare la morte di 43 minatori a Ribolla nel grossetano (cosa che non fece, però)…Ma nelle elucubrazioni “insurrezionaliste” di Alfredo Cospito c’è più odore di eversione che di romantica lotta politica. Il richiamo allo “scontro armi in pugno con il sistema” richiama sinistramente certi “proclami” delle Brigate Rosse e della galassia terroristica degli anni ’70 e ’80.Chi ha una cultura di sinistra ha certamente anche una certa simpatia di fondo per i mazziniani alla Felice Orsini, Carlo Camillo Di Rudio o Carlo Pisacane, per gli anarchici della prima ora come Caserio o Gaetano Bresci che sacrificarono la loro vita per dare un segnale al mondo, contro la tirannia. Chi non ha cantato La Locomotiva e chi non ha maledetto i poliziotti che erano dentro la Questura di Milano quella sera che l’anarchico Pinelli volò dalla finestra? Diciamo che fanno simpatia, anche se sono poco condivisibili, pure le azioni dimostrative di certe frange anarchiche che imbrattano monumenti e palazzi del potere (con vernice lavabile…).Non può fare simpatia però uno come Alfredo Cospito che non ha esitato a sparare a una persona, vantandosene, a tentare di ucciderne altre con due bombe e che invita all’azione armata contro lo Stato. Cospito non è una vittima del sistema e del potere. Non è Julian Assange, che è in galera per un reato di opinione e anche lui versa in condizioni precarie. E’ un esaltato che ha compiuto atti di terrorismo. come li facevano i brigatisti, che proprio per quelle azioni sconsiderate e terribili, passarono da una possibile simpatia iniziale al più totale e deciso disprezzo. La rivoluzione proletaria non può passare dall’uccisione di magistrati, giornalisti, professori universitari e perfino sindacalisti…
Se un detenuto, anche in regime di carcere duro, sta male, lo Stato che lo ha in custodia, deve cercare di tutelarne la salute, su questo non ci piove (e troppe volte ciò non è accaduto: si pensi a Stefano Cucchi, ad Aldo Bianzino…), e non deve essere “spietato” nell’applicare l’ordinamento, ma d’altro canto non può abbassare la guardia né verso i criminali mafiosi, né verso i terroristi.
Del resto, lo sciopero della fame che Alfredo Cospito conduce da più di 100 giorni, è vero che può avere, a breve, conseguenze disastrose e irreparabili, ma è vero anche che è azione volontaria individuale. E’ lui che rifiuta il cibo, non lo Stato che non glielo dà. Qualcuno chiede che lo Stato intervenga, ma come? con un trattamento sanitario obbligatorio? Forzando il detenuto Cospito a mangiare? La può fare una cosa del genere lo Stato?
Abolire il 41 bis può essere una scelta. Le leggi di emergenza non sono mai una cosa di cui andare fieri, si portano dietro, sempre, altre connessioni. Altri aspetti. Ma deve essere chiaro che se il 41 bis viene abolito, viene abolito anche per i mafiosi colpevoli di stragi e innumerevoli reati e che dalle celle spesso continuano a comandare i loro traffici.
La battaglia estrema di Cospito contro il carcere duro potrebbe avvantaggiare anche altri più pericolosi di lui.
Forse gli studenti de La Sapienza, i giovani dei centri sociali che manifestano solidarizzando con lui, non sono tutti potenziali terroristi dinamitardi, ma forse stanno prendendo un abbaglio.
Anche Bobby Sands, attivista e deputato nordirlandese, dell’Ira, nel 1981 fece uno sciopero della fame in carcere per protestare contro il regime carcerario disumano cui lui e altri nordirlandesi erano sottoposti dalla polizia britannica. Morì dopo 66 giorni di digiuno. Dopo di lui, altri 9 detenuti-attivisti fecero la stessa fine tra tra maggio e agosto del 1981. Gran parte dei repubblicani irlandesi e dei simpatizzanti dell’IRA guardarono a Bobby Sands e agli altri nove come a dei martiri che resistettero all’intransigenza del governo britannico e l’azione estrema di quei giovani nazionalisti irlandesi fece riflettere anche l’opinione pubblica che disapprovava i metodi dell’Ira. Lì, nell’Irlanda del Nord del 1981 c’era una questione nazionale aperta, un conflitto sociale-politico-religioso in atto, si sparava per le strade). Nove anni prima c’era stata la strage di Derry, la famosa Sunday Bloody Sunday con la polizia britannica che sparò sulla folla uccidendo 14 persone disarmate.
Dicevamo che Alfredo Cospito non è Sante Caserio e nemmeno Julian Assange. E’ uno che ha coraggio, certamente, perché lo sciopero della fame può portarlo alla morte. Però, non è neanche Bobby Sands. Poi se in qualche modo lo Stato riesce a non farlo morire, meglio per tutti.
m.l.
Nella foto: Alfredo Cospito, prima dello sciopero della fame (Ansa).
Personalmente non condivido il princpio anarchico proprio in virtù delle modalità di lotta che teorizza verso lo Stato come forma sociale, associativa, politca e di costrizione vissuta dagli anarchici come ”forma di una macchina violenta” alla quale occorrerebbe rispondere con altrettanta violenza esplicita. Lo dico -al fine che si sappia bene fino in fondo sdoprattutto rivolto a coloro che immaginano che i principi anarchici non tanto nella fase teorica ma soprattutto in quella della lotta pratica-nulla hanno a che vedere con quelli della ”Teoria Comunista” e dico questo perchè una grossa fetta di ”pensatori dell’ultima ora” ritiene dopo una propaganda di almeno 100 anni fatta dalle forze che hanno dominato politicamente gli Stati dei nostri governi occidentali hanno fatto credere alle masse che Anarchia e Comunismo siano l’uno la diretta conseguenza dell’altro ovvero anche che abbiano fatto parte del compimento programmato sia teorico chè pratico dell’abbattimento dello Stato vissuto quest’ultimo come entità schiavista e costrittiva.Che vi sia latente, profondamente comprensiva e fuorviante nel nostro modo di pensare tale idea non è un segreto per nessuno, ma spesso nessuno che l’abbia criticata ha affermato che la questione che si pone nella storia moderna sia un altra e che quest’altra-Il Comunismo-possa essere nella sua fase costruttva ed applicativa anche la maggior parte delle volte un acerrimo nemico dell’Anarchia.Ed infatti così è stato sia nella realtà sia nella teoria. Nella storia delle rivoluzioni alle quali hanno partecipato fattivamente anche intere schiere di anarchici convinti del proprio ruolo innovatore e risolutore delle situazioni, abbiamo avuto mille esempi.Basti pensare alla Spagna Repubblicana ed alla lotta in seno alle Brigate Internazionali contro il fascismo franchista ed a quanto produsse ed aiutò la lotta e l’abnegazione degli anarchici spagnoli in tale lotta contro le falangi di Josè Antonio Primo de Rivera ma che poi nulla ebbero a che produrre contro la forza preponderante della Germania nazista e dell’italia fascista che fornirono a Franco Armi, carri armati ed Aerei. il contrasto con l’organizzazione comunista si fece feroce al punto che le due strade si divisero proprio perchè la teora comunista dello Stato sarebbe stata-secondo il principio anarchico-non altro chè la continuazione dell’oppressione di classe la cui eliminazione era teorizzata anche secondo i principi del comunismo.L’analisi storica ed epistemologica ormai dopo decenni e decenni ha scavato un solco profondo fra queste due posizioni, osservando anche il grande patrimonio comune che c’è stato fra movimento anarchico e comunista, spesso in moltissime circostanze.L’amicizia ed il riconoscimento fra Dolores Ibarruri (la Pasionaria,da me personalmente conosciuta e fotografata a Roma ) ed uno come Durruti segna pricipi di aderenza momentanea ma anche scostamenti fortissimi non solo sulla teorizzazione ma anche nella pratica delle vie da seguire per arrivare alla ” teorizzata società socialista” come base di partenza dalla quale si potevano intravedere i barlumi di un comunismo tutto teorizzato come pulsione liberatoria della scomparsa della teoria asservitrice degli individui alla divisione del lavoro, dopo che questo non sia divenuto soltanto ” mezzo di vita” ma anche il ”primo bisogno della vita”. Quella frase finale di Marx:”…ad ognuno secondo le sue capacità ad ognuno secondo i suoi bisogni” sarebbe stato il raggiungimento teorico di uno scopo comune.E’ nelle modalità dei mezzi impiegati per il raggiungimento di un fine ultimo comune che però viene fuori la diversità ed in questo caso la diversità era e continua a permanere ancor oggi ed espone la critica sia storica che filosofica ad interpretazioni diverse e profondamente contrastanti soprattutto sulla teoria della liberazione dei bisogni umani.Lo stesso Lenin che scrisse ”L’estremismo, malattia infantile del Comunismo” teorizzò un progressivo avvicinamento all’uso dei sistemi giuridico-amministrativi della ” società borghese” per poi avere maggiori facoltà e possibilità di cambiare quest’ultima e quell’opera è una costruzione teorica fondamentale-almeno per quanto mi riguarda-mentre-a mio modesto avviso e giudizio- l’estirpazione della cultura della ”società borghese” non si fa violentemente e cercandone l’estirpazione violenta ma avviene con una lotta continua e progressiva e soprattutto parando i colpi delle classi che della ”società borghese” se ne servono consapevolmente od inconsapevolmente per ostacolare ed indirizzare quella stessa che gli anarchici descrivono come ”oppressione di classe” spesso nelle societàdi ogni nazione oggi combattuta per il pèossesso del denaro come mezzo0 per assurgere a posizioni di privilegio sociale, politico e consumistico. Se guardassimo alla storia-soprattutto a quella moderna dopo la prima guerra mondiale per arrivare a quella attuale- le discrasie e le contraddizioni del mondo ”del socialismo in un paese solo” esistono e mettono a confronto il problema delle libertà individuali con quelle collettive, ma il problema che al confronto ne viene fuori è quello di un cane che si morde la coda nel senso che la libertà individuale deve esistere, pena diversamente una società autocratica e compressiva, ma tale libertà individuale non deve produrre secondo il mio avviso una società fatta di capitalismo monopolistico od ancor peggio che rimetta il potere economico e quindi politico a gruppi di persone come avviene oggi nel nostro mondo occidentale dove si costituiscono ”obbedienze” ai principi di quel capitalismo chiamato appunto monopolistico ben analizzato nel tempo attuale da pensatori come Sweezy-Magdoff,Galbraight e soprattutto Hobsbawn.Non mi permetto di entrare nella critica delle vicissitudini di vita di Cospito e nel giudizio dei reati che ha commesso perchè non sono un giudice e non conosco i percorsi mentali di una persona che possa arrivare a compiere atti del genere che ha commesso e per i quali è stato condannato, ma credo che anche la coerenza del suo pensiero (e c’è da dargliene atto della sua convinzione se è arrivato al punto di lasciarsi morire) possa rappresentare anche un granello che aggiunto a quello delle visioni di altri, possa confermare che la visione di una implementazione progressiva della visione di ogn’uno possa costituire uno scalino che consenta alla cultura di avere una visione più completa delle problematiche di questa società per farla cambiare, e per fare questo non credo debbano essere tenute presenti tutte le baggianate che si sentono nel complesso mediatico riguardo al problema Cospido.E questa socetà così come la vediamo e la sentiamo noi deve necessariamente cambiare e non restringersi.La connessione delle motivazioni relative al 41 Bis che si possano saldare con quanto sperato dalla mafia per l’eliminazone del 41 Bis come viene detto non c’entrano nulla con le decisioni di un quasi morente che credo con la stessa mafia non abbia mai avuto nulla a che vedere nella propria vita.Si veda bene per tutto questo dilemma che la maggior preoccupazione dello Stato in questa fase è quella che non possa assolutamente divenire un martire nel caso muoia.Ed è il tentativo di uno stato debole di dover apparire forte.E questo pensiero da parte dello Stato è già identificatore secondo me del timore che appunto tale
” Stato” degli scheletri nell’armadio culturalmente e filosoficamente parlando li abbia riguardo al potere politico che rappresenta.Perchè alla fine è di questo che si parla ed è di questo là dove si debba andare a parare cercando di risolvere i problemi, che poi sono quelli di tutti i cittadini, proprio perchè uno stato che sia veramente ed intrinsecamente forte per l’interesse della società che amministra queste paure non le deve avere ed invece sembra che così non sia. Ma personalmente sono sempre dell’avviso che il danno maggiore venga prodotto dall’uso del complesso mediatico quando maneggia certi argomenti poichè non stimola la gente a pensare l’essenza dei problemi.Ma questo onestamente credo che succeda anche nei luoghi e nelle nazioni del mondo che noi reputiamo essere anche più civili della nostra.Anche lì’ esiste oggi la tendenza alla diminuzione della concezione culturale del peso della ”società” nei confronti di quella del ” singolo” che poi alla fine si raggiunge quella in vigore nella società americana dell’upperclass e della lower class.