IL RAGAZZO PESTATO A FIRENZE, I FASCISTI E LE RETICENZE DEL MINISTRO E DI GIORGIA MELONI. FINALMENTE PAROLE CHIARE DAL PD
UNA DURA PRESA DI POSIZIONE DEL SEGRETARIO SENESE ANDREA VALENTI CHE SOTTOSCRIVIAMO IN PIENO
Chi legge abitualmente primapagina lo sa, chi dà un’occhiata ai nostri articoli ogni tanto se ne sarà comunque accorto. Questo giornale pur essendo da sempre schierato a sinistra non ama il Pd e spesso ne critica le posizioni, gli scivoloni e le omissioni.
Sulla vicenda del ragazzo pestato da un manipoli di fascistelli davanti ad un liceo di Firenze e a ciò che ne è seguito (la lettera appassionata della preside sui rischi di un nuovo fascismo, che poi è uguale a quello vecchio, la replica del Ministro Valditara che ha definito improprio l’intervento della dirigente scolastica, quando di improprio c’è solo la sua reticenza la sua minimizzazione dell’accaduto, il silenzio del primo ministro Giorgia Meloni, forse perché i fascistelli di cui sopra fanno parte ella sua squadra giovanile), ciò che ha scritto il segretario senese del Pd Andrea Valenti ci sembra non solo convincente e appropriato, ma anche esaustivo. C’è poco da aggiungere. Su molte questioni no, ma in questo caso siamo d’accordo con Valenti e condividiamo la posizione che ha espresso. Che è questa:
Viviamo in un paese dove dei fascisti, a Firenze, città medaglia d’oro della Resistenza, picchiano uno studente a terra fuori da un liceo.
Per fortuna viviamo anche in un paese dove la Dirigente Scolastica scrive una lettera alle sue studentesse e ai suoi studenti, parlando dell’ accaduto, e ricordando che il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti, citando Antonio Gramsci, che del fascismo è stato vittima.
La stessa direttrice scolastica ci invita giustamente a non illuderci che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene, cento anni fa. Ma non è andata così.
Purtroppo viviamo anche in un paese dove un ministro della Repubblica, che ha giurato sulla Costituzione antifascista, invece di condannare quanto è avvenuto e sposare la posizione della Dirigente Scolastica Annalisa Savino, ne prende le distanze e minaccia provvedimenti (salvo poi smentirli, pavido come quei fascistelli che hanno picchiato in tre o quattro uno studente a terra).
Viviamo anche in un paese dove la Presidente del Consiglio non ha ad oggi trovato un minuto per condannare quanto accaduto. Chissà perchè. Allora a me non sta più bene dire che no, tranquilli, è tutto a posto, non dobbiamo parlare di fascismo, ci mancherebbe altro.
Perchè le cose vanno chiamate con il loro nome. Un’aggressione fascista è un’aggressione fascista, un ministro e una Presidente del Consiglio che non la condannano tradiscono la Costituzione sulla quale hanno giurato. E sono conniventi.
Su questo non esiste buonismo, politically correct o altro.
Su questo dobbiamo solo rispondere colpo su colpo e difendere i nostri valori.
Usa parole chiare e inequivocabili Andrea Valenti. Stavolta non si trincera dietro al solito “ma anche”. Prende nettamente le distanze anche dai dirigenti del suo partito che solo pochi giorni fa hanno definito Giorgia Meloni “una capace, che sta facendo meglio di quanto ci si potesse aspettare” (lo hanno detto Enrico Letta e Stefano Bonaccini, il segretario nazionale uscente e il primo dei “papabili” per la successione, con le primarie di domani). Il segretario senese del Pd torna a parlare come il segretario di un partito di sinistra. Il più importante, l’unico che pur con tanti difetti tiene ed è minimamente organizzato.
Valenti interviene su una questione dirimente, che non è un “paravento” per non palare d’altro (i rigurgiti di fascismo), ma un valore non negoziabile, non discutibile. Lo fa chiamando le cose con il loro nome, come sempre si dovrebbe fare.
Secondo noi un ministro all’Istruzione che se la prende non chi pesta un ragazzo, compiendo un’azione squadristica, ma con la preside che scrive ai suoi studenti per metterli in guardia dai rischi di fascismo e su quelli dell’indifferenza, cosa che peraltro rientra nelle sue prerogative di docente e dirigente di una scuola, non è adeguato al ruolo che ricopre e dovrebbe essere mandato a casa. E così una premier che sarà pure “una capace”, ma su questa vicenda e sulla guerra in Ucraina si sta dimostrando anche piccola piccola.
Se il Pd e i suoi dirigenti ricominceranno a chiamare le cose con il loro nome, a prendere di petto le questioni senza aver paura di scomodare qualcuno, se terranno la barra dritta sui valori della sinistra e su quelli che sono alla base della nostra Costituzione, forse una speranza di risalire la china e di tornare a crescere e anche a vincere le elezioni ce l’hanno. Se pensano di risolvere tutto solo cambiando il segretario con le primarie si sbagliano di grosso. Il segnale lanciato da Andrea Valenti però va nella prima direzione. E’ un buon segnale.
Marco Lorenzoni
Che possa essere un buon segnale lo spero anch’io ma allo stesso tempo dico che come lo spero sono anche molto scettico che lo possa essere.E questo per un motivo che è essenziale e che guarda in faccia la realtà perchè se siamo arrivati a questi punti con i rapporti col neofascismo che pure esiste in forme diverse,una parte della responsabilità è di chi ha governato fino ad oggi questa questione e se l’è messa dietro le spalle per diversi motivi, soprattutto di natura culturale ed anche politica, perchè pervaso da una cultura del’immobilismo, perchè si pensa che tanto le questioni o le risolva il tempo da solo oppure scompaiano come forma di flusso naturale destinate alla ” pubelle dell’histoire”, insomma qualcosa di simile al liberismo dei fisiocritici: laissez faire, laissez passer, le monde va de lui meme”. Attenzione, che nella mia specie di analisi- se pur grossolana- io credo che non siano più questi i tempi di quando si prendevano a mazzate e pistolettate i Sanbabilini con quelli del Leoncavallo, ma oggi siamo su tale tema in un periodo di totale scollamento culturale e disinteresse della politca da parte delle grandi masse dei giovani e viceversa.La gente giovane si gira dall’altra parte schifata e considera l’appartenenza politca un ”distintivo” fornito da un matrimonio dove dentro ci zuppano livello economico, livello socio-culturale, carratterialità e reazione alle notizie del contrasto globale, assalto di chi non ha e non possegga a coloro che invece per censo o condizioni di vita delle famiglie hanno e che posseggono. Da parte della cultura occidentale sia a destra chè al centro chè a sinistra si evita la spiegazione razionale dei fatti e degli avvenimenti ma nel contempo ci si carica dentro in silenzio, poi nell’occasione si dà adito allo sfogo che esce fuori con protervia e con mirato senso di dover annientare l’altro.In tutto questo la cosa che però prevale è il rifiuto della razionalità, perchè il mondo dintorno a noi diventa una pompa aspirante- premente che funziona solo con la violenza, con la derisione oppure con il fare di tutta un erba un fascio ed assegnare tale assieme a livelli non più comunicanti fra loro se non con la ricerca pervicace dell’irrazionalità, quasi a dover punre il mondo che ci conduce a reagire in tal modo ed a provare piacere. Ora direte cosa c’entri tutto questo con le botte fuori da un liceo? C’entra eccome invece perchè è in diretta connessione con i principi e le intenzioni di quanto è avvenuto ! Perchè i binari sui quali scorre l’odio politico è una specie di traguardo finale sul quale sfogare le repressioni ed ansie sia personali chè socio-politiche quale cosa migliore sfogarle su qualcuno che invece la pensi al contraio di noi ? ….perchè evidentemente se il mondo va male ed impedisce di fruire di spazi e di possibilità e riempie il mondo dalle disperazioni di altri mondi che magari cercano il nostro la colpa di tutto questo sia inevitabilmente della battaglia delle idee.Chi ha accettato questa visione che viene da sempre ad opporsi con quella liberal di uso comune che vive fra il qualunquismo e la particolarità personale delle relazioni, forma due mondi diversi destinati per forza di cose a scontrarsi. Due mondi dove l’uno è prodotto dall’altro che lo comprime è quanto secondo me è mancato ad una analisi che il PD dalla sua costituzione non ha mai nè fatto nè prodotto a livello di ricerca e di confronto col resto delle cose, perchè fondamentalmente la sua cultura non è quella influenzata da concetti di modernità magari quella gramsciana dove un mlitante od un simpatizzante del PD si possano chiedere le ragioni comportamentali che vedono svolgersi davanti a loro ma è un tentativo di rimuovere la richiesta di tale questione che alla fine gli risulta insopportabile o frutto solamente di fasi che partono dal rapporto individuale fatto da personalismi o da comportamenti di diseducazione familiare.Le sorgenti del neofascismo queste sono ma anche quelle accopagnate da un rifiuto di guardare le situazioni anche con gli occhi degli altri.In pratica la sottocultura portata dall’ignoranza e dal rifiuto dell’emancipazione come sentiero da percorrere nella vita. Tutta questa pasta culturale è stata perlopiù fornita dal mondo mediatico dove è esistto ed esiste attualmente la direzione di un comportamento preciso che corrisponde a quello della giustezza della macchina per far soldi e che ognuno a seconda delle proprie capacità e dei propri bisogni si debba confrontare con una macchina programmata in tal modo perchè da che l’uomo esiste è il mondo che funziona così. Ecco, cosa ha prodotto oltre i discorsi la politica del partito Democraticfo su questo piano dell’affrontare tale problema che è causa della nostra invoiuzione ed è causa automatica dell’involuzione della sinistra e della scomparsa dei valori ma anche dei valori in senso generale ! E’ stato il credere e lo continua ad essere che il mondo con il quale ci siamo relazionati fin’oradebba per forza funzionare in tal modo, sia modificabile ed adattabile alle esigenze della gestione progressista delle diversità, non capendo che invece stiamo relazionando con un modello che influenza e che comprime e che respinge qualsiasi istanza di cambiamento delle classi e della loro possile e sperata mobilità sociale che poi è la molla che porta a progresso ed alla difesa consapevole della dignità.Un modello estremizzato su questo piano sono gli Stati Uniti d’America dove all’interno sono amministrate e prodotte ricchezze produttve straordnarie per qualità e quantità perchè il modello di sviluppo assunto è quello sostanzialmente dell’equlibrio Post-Keynesiano, dove entrano in giuoco per ogni livello di sviluppo diversità adattabili alle realtà che via via si vanno creando.Un mondo che come un vulcano produce dalle sue fucine uno sviluppo tecnologico che possa durarte all’infinito se non viene disturbato da altri fattori.Un mondo perlopiù ad uso individuale tramite un elemento comune : il denaro ! Peccato che sia la filosofia, chè l’economia, chè l’impulso alla creazione di nuova tecnologia faccia a cazzotti con la limitatezza di risorse sia quantitative sia temporali che impediscono a quanto viene prodotto di formare un centro direzionale di amministrazione democratica delle diversità che diventano pura illusione( quel mondo americano conta più di 60 milioni di poveri oggi e sono in crescita continua…) E’ l’illusione del mercato infinito, dello sviluppo infinito se pur col sinusoide in certi momenti in espansione ed in recessione ma quando arriva la recessione non tutti sono portati a comprendere come funzioni e non tutti sono propensi ad adeguarsi ma lo spazio manca e l’umanità e le sue attvità sia culturali chè industrali produttive si comprimono e producono la deflagrazione della violenza che quasi sempre è frutto sociale e non individuale, poichè lo spazio non basta per tutto e per tutti. Su questo tema il PD è stato e per sua natura continua ad essere latitante ma lo è proprio perchè nella sua creazione ha prevalso l’idea che sarebbe bastata la visione progressista comunista e catto-comunista unita a quella cattolica dell’amministrazione dell’economia con concetti di riformismo e non di attività riformatrice, ormai secondo loro delegata al passato e non più presentabile.Oggi questo modello è in totale recessione ma perchè i suoi padri intenti a guardarsi l’ombelico ed a generare voti e consenso per la propria creatura hanno totalmente tralasciato la visione culturale che un siffatto sistema avrebbe prodotto. E difatti il risultato eccolo di fronte agli occhi di tutti ed è quello che la sinistra è diventata sedicente sinistra, che la sinistra è diventata uguale se non peggiore di tutti gli altri, spesso odiata anche da coloro che avrebbero avuto più bisogno che la sinistra fosse stata più vera e che si fosse battuta per migliorare il livello dei ceti sociali più bassi, ed è stata anche quella parte politica che ha fruito spesso anche della disonestà umana quando ha gestito il potere sia direttamente chè indirettamente. Ha prodotto insomma lo scollamento ed il rifiuto e la scomparsa della sua base che credeva a certi principi ed a certi valori che chi oggi ha un età come la mia ha vissuto e si ricorda . E’ il discorso anche che ho già fatto in altri interventi citando le parole di Massimo Fini sulla Democrazia come ”involucro leggittimante” del sistema dove noi occidentali ed italiani viviamo.Abbiamo perso una o due generazioni che non hanno più prodotto nè ideali nè cultura, e quando non produci più cultura sei fottuto e non arrivi neppure ad avere armi culturali per trattare come si devrebbe un Ministro dell’Istruzione che con la sicumera della sua risposta si permette anche politicamente di non tener presente e di non far cenno alla Costituzione parlando dell’educazione antifascista che la scuola debba fornire alle giovani generazioni. Ma questa è una azione che assomiglia alla logica militare dove vince la forza invece che la ragione e che venga e fatta quando si pensa che chi stia di fronte a noi abbia le armi spuntate ed è vero che lo sono-perchè se le si hano e producono solo silenzio serviranno a poco- per rispondere e quindi per spostare l’opinione pubblica, ed allora invece di biasimare la violenza si dice che questa sia avvenuta fuori della scuola e si scrive alla Preside dicendo che la sua lettera sia inopportuna e si fa palesare anche la possibilità di un trasfermento (così dicono i giornali). La destra ha sempre fatto il proprio giuoco, non ha mai in nessuna occasione mollato di ribadire quali siano propri interessi.E’ la sinistra che non è divenuta più sinistra che ha abbandonato che nella visione politica vi siano degli interessi e le generazioni più giovani sono cresciute senza questa visione che è quella che ha mosso il mondo. Se tali interessi non sono più parte sensibile di una sinistra, vuol dire che questa non è sinistra ed è stata fottuta proprio da coloro che hanno avuto interesse a far pensare che gli ” interessi ” non faccano parte della lotta politca e delle idee e che anche una sua rifondazione su altre basi non sia possibile col materiale umano di quel magazzino ormai alluvionato perchè l’acqua è stata portata da quella cannella che scientemente è stata aperta ed è da quella che l’acqua inquinata ha sgorgato. Oggi credo che la sola cosa da fare sia quella di attendere che arrivino i pompieri e con la pompa portino via quell’acqua che ha fatto marcire le mura dell’edifcio e che nel contempo si organizzi il restauro di quel magazzino a comincare dalle sue mura umide ed ammuffite da parte dell’uso di un altra macchina di cui il nome non è molto importante che venga detto adesso ma che nella sostanza spanda calore a chi di calore e di giustizia ha sempre avuto bisogno , perchè quell’acqua che proditoriamente e sconsideratamente ha fatto si che la giustizia in quel magazzino sia stata una pia illusione. Posto chiaramente che le colpe e gli errori non stiano mai da una parte sola, ma se non si riflette su ciò che ho voluto dire in questo intervento si vive anche invano anche e soprattutto se ci si dichari di sinistra.
1 dicembre 1922, Mussolini da poco nominato capo del governo, parla a Torino. Una platea di facinorosi picchiatori e teppisti ad ascoltarlo. Parole chiare pronuncia nei confronti dei lavoratori: “Gli operai hanno creduto di doversi e potersi rendere estranei alla vita nazionale … Se vi saranno minoranze ribelli e faziose che cercheranno di opporsi, esse saranno inesorabilmente colpite”. Parla ricoprendo appunto la carica di Presidente del Consiglio, ma ancora non ha dismesso i panni del capobanda. Di lì a pochi giorni esattamente la sera del 17 dicembre, fa mettere in pratica ai suoi manigoldi, i suoi propositi. Un giovane militante comunista, Francesco Prato, bigliettaio tranviario, ha staccato e si sta recando dalla sua fidanzata. Tre fascisti lo attendono per strada e gli sparano, ferendolo a una gamba. IL giovane è armato, risponde al fuoco,e uccide due assalitori, il terzo riesce a fuggire e ad avvisare altri fascisti. Da lì inizierà una caccia all’uomo, ma si capisce bene subito, che l’intento è quello di reprimere la resistenza operaia di quella città. Segue inchiesta e arresti di alcuni fascisti.
Il 22 dicembre Mussolini vara un decreto di amnistia per i reati politici, purché commessi “per un fine, sia pure indirettamente, nazionale”. Ovviamente restano punibili i crimini commessi “Da sovversivi diretti ad abbattere l’ordine costituito, gli organi statali e le norme fondamentali della convivenza sociale”. Tradotto: i reati commessi dai fascisti non si perseguono; quelli commessi dagli antifascisti sì. Il Re firma senza battere ciglio.
Ho voluto raccontare uno dei tanti atti commessi dal criminale Mussolini, perché quello che il Ministro della Pubblica Istruzione ha detto, stando alle agenzie di stampa, assomiglia molto ad un atto intimidatorio nei confronti della dirigente scolastica. Proprio come quelli messi in pratica dal Duce. Sì quella affermazione del Ministro: “non accada mai più, altrimenti passeremo a prendere provvedimenti ….”, sa tanto di intimidazione e di minaccia. E’ questo è tanto grave, soprattutto se si mette in relazione appunto alla lettera, alla presa di posizione della dirigente scolastica, che non ha fatto altro che adempiere al suo dovere: ricordare i valori antifascisti propri del Dettato Costituzionale. Si la Professoressa a ragione quando scrive, che è stata l’indifferenza della gente di quel tempo, la maggior alleata di Mussolini nella costruzione del suo sanguinario regime. Ai pestaggi ad opera dei delinquenti fascisti, che avvenivano anche in pieno giorno, nelle pubbliche piazze italiane, seguiva solitamente tanta omertà e silenzio. Valeva il motto “Fatti i fatti tuoi”. Ma quella strada ci portò dritti alla guerra e alla distruzione dell’Italia.
Casaioli Renato