UMBRIA, LOMBARDIA, QATARGATE, SANITA’ DISASTRATA: SE LA SINISTRA PENSA ALLA VOLPE A GUARDIA DEL POLLAIO

mercoledì 21st, dicembre 2022 / 18:02
UMBRIA, LOMBARDIA, QATARGATE, SANITA’ DISASTRATA: SE LA SINISTRA PENSA ALLA VOLPE A GUARDIA DEL POLLAIO
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In Umbria nel 2019 c’è stato il “ribaltone” alla guida della Regione. La destra conquistò anche il cuore verde d’Italia, e ciò avvenne sull’onda di uno scandalo sui concorsi nella sanità che decapitò giunta regionale e vertici del Pd… A distanza di tre anni, con in mezzo la gestione della pandemia, la Regione Umbria  a guida leghista, con un assessore alla sanità chiamato dal Veneto di Zaia a “risanare” la situazione, sta per dichiarare fallimento: 200 milioni di “buco” nel bilancio della sanità. Una voragine e una situazione di ospedali e poliambulatori territoriali addirittura peggiorata. Una debacle su tutta la linea. Il cambio della guardia, come su queste colonne abbiamo scritto tante volte, non solo non ha portato giovamento, ma ha acuito le difficoltà dei cittadini nell’accesso a servizi essenziali, privilegiando sempre più la sanità privata rispetto a quella pubblica, martoriata, impoverita, smantellata sia nelle grandi strutture che nei territori…

Quindi il vento di destra che ha soffiato forte in Umbria dal 2019 in poi non è stato un vento buono. Tutt’altro. E se ne stanno accorgendo anche coloro che – non senza ragioni – avevano sperato nell’effetto positivo dell’alternanza e in un “manico” non più legato ad antiche e consolidate conventicole… La destra in Umbria si è dimostrata per quello che è e alla fine ha fatto solo il suo mestiere. Magari non benissimo, visto che i conti non tornano e mancano 200 milioni di euro, che non sono noccioline.

Ma la sinistra? In Umbria si è vista e sentita poco. D’altra parte tra scandali, mutazione genetica e democristianizzazione prima latente, poi sempre più conclamata, del Pd, c’era da aspettarselo.  Adesso balbetta e cerca un nuovo inizio con il congresso del partito principale (sempre il Pd), ma anche lì non tira un vento buono. Una bonaccia umida e mefitica, che avvolge tutti i giochi, per lo più, però giochi per la gestione di quel poco che è rimasto, niente di più. La nebbia fredda che in queste giornate si alza la mattina dal Trasimeno è oro e luce a confronto…

Il problema, però non è solo in Umbria. In Lombardia, per esempio, dove si voterà a febbraio per la Regione, Pierfrancesco Majorino, il candidato del Pd, che è uno giovane e più a sinistra di altri, cosa ha fatto? ha annunciato la candidatura, nella lista civica che lo appoggerà come lista del presidente, di Fabrizio Pregliasco, uno dei medici che per mesi hanno imperversato in Tv durante la pandemia di Covid, che è il Direttore Sanitario del “Galeazzi” di Milano, ospedale di proprietà del più potente gruppo privato lombardo: il gruppo San Donato, con un passato come leader nazionale nel cosiddetto “terzo settore”, il “privato sociale”, cui la sanità pubblica negli ultimi 30 anni ha affidato servizi in surroga e che ha palesato non raramente ampie zone di opacità…  Insomma un esponente, certo competente e “forgiato” della sanità privata, che in caso di vittoria del centro sinistra alle regionali diventerebbe l’assessore alla sanità…  Ecco, Majorino, che è più di sinistra di altri, metterebbe insomma la volpe a guardia del pollaio, come si dice da queste parti…

Se il problema in Lombardia, come in Umbria e come dappertutto, è ridare fiato e risorse alla sanità pubblica, alla sanità territoriale, invertendo la tendenza ormai quarantennale, alla deriva privatistica, tu che sei più di sinistra di altri, metti in cima alla piramide un esponente del Galeazzi-San Donato? Cioè la volpe a guardia del pollaio? Grazie Pierffrancesco, abbiamo capito. Il messaggio è chiaro.

Tra l’altro Fabrizio Pregliasco, appena indicato come possibile candidato, la prima cosa che ha detto in una conferenza stampa è che “la sanità Lombarda è andata bene durante la pandemia”. Sì, ha detto così. Un colpo di spugna sui record di mortalità nel mondo della Lombardia. Sempre sul podio a volte seconda a volte terza a volte prima. Ricordate le bare di Bergamo portate via dai camion dell’esercito e le morti nelle case di riposo? Per Pregliasco è stata una buona gestione. Meno male. E se fosse stata cattiva cosa sarebbe successo?

La scelta di Majorino, che è più di sinistra di altri, ci dice che il Pd in Lombardia, ma anche altrove, questo è. Che oltre qualche dichiarazione di principio ad uso di telecamera, non può andare. Che la sanità pubblica deve rimanere asservita alla sanità privata. Ed è esattamente la stessa cosa che dicono e perseguono scientificamente i leghisti che guidano l’Umbria e che ora litigano con quelli di Fratelli d’Italia, ma non per invertire la tendenza, solo per riequilibrare gli assetti e le poltrone.

Nel Pd, da mesi, c’è gente, in buona fede, che parla di “fase costituente”, di congresso aperto, ma questa “fase” nessuno l’ha vista. Nè al centro, né in periferia. Al massimo si vede qualche uscita pubblica dei candidati alla segreteria: Bonaccini ed Elly Schlein, che sono due facce della stessa medaglia, e fino a due mesi fa anche della stessa giunta regionale, quella dell’Emilia Romagna, uno il presidente e l’altra la vice. Un giochetto all’americana che non appassiona nessuno e che sta facendo scivolare il Pd sotto al 15% nei sondaggi a livello nazionale.

Ma se il Pd questo è ed è un disastro, peraltro aggravato dagli scandali, prima il caso dei familiari del neo deputato Sumahoro, poi i soldi del Qatar e del Marocco a deputati e portaborse del Parlamento Europeo, per avere “buoni uffici” e la chiusura di un occhio o tutti e due sulla mancanza di diritti umani, sulle morti bianche (circa 6.000) per costruire gli stadi dei Mondiali di calcio ecc., a sinistra del Pd non si sta molto meglio: il caso Sumahoro e il coinvolgimento dell’ex deputato europeo Panzeri chiamano in causa Sinistra Italiana e Leu, ma non è solo questo il punto: l’esperienza di Unione Popolare, il rassemblement messo in campo da De Magistris, Rifondazione e Potere al Popolo, non solo ha fatto flop alle elezioni, ma si è dissolta come neve al sole subito dopo, né più, né meno di quanto accadde con Ingroia nel 2013 ed è tutto dire.

UP che poteva essere un tentativo di rimettere insieme dei cocci e allo stesso tempo un soggetto politico che potesse interloquire con il Pd e con il M5S, mettendo sul tappeto istanze di sinistra, si è incartata come i vecchi gruppetti extraparlamentari, in una faida tra ectoplasmi, con i capataz, De Magistris in testa, che si sono “estraniati dalla lotta” prima di tutti, senza più neanche nominare la formazione che si era presentata alle Politiche… Ennesima debacle anche di immagine. Ennesima dimostrazione di inconsistenza politico-culturale (altro che l’egemonia di cui parlava Gramsci e che il Pci aveva ai tempi di Berlinguer), ennesima figura di merda. Diciamola tutta.

E in un quadro così non stupisce più di tanto il silenzio tombale, l’assenza di qualsiasi presa di posizione o scatto di orgoglio, nei circoli del Pd o nelle altre formazioni a sinistra del Pd nei territori. Neanche in un territorio come quello a cavallo tra Umbria e Toscana, dove pure il Pd e la sinistra, al di là delle elezioni vinte o perse in regione o in qualche comune, sono ancora, in certa misura “senso comune”. Nessuno che abbia detto una parola sul Qatargate, né su altro… Nessuno che dica che un congresso nel silenzio e nell’indiufferenza generale il Pd non lo può fare e che se a sinistra continua questo andazzo, Giorgia Meloni governerà 30 anni, come Andreotti…

Non è un bel Natale quello che si profila… Può diventare una festa solo per le volpi.

m.l.

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