“L’ABBAIARE DELLA NATO” E L’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA… E IL PAPA MISE ALL’ANGOLO I GUERRAIOLI

martedì 03rd, maggio 2022 / 20:13
“L’ABBAIARE DELLA NATO” E L’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA… E IL PAPA MISE ALL’ANGOLO I GUERRAIOLI
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«Forse l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. «Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì». Questa riflessione sulle radici della guerra in corso in Ucraina non l’ha fatta il ministro degli esteri russo Lavrov a Rete 4 nella famigerata intervista che Enrico Letta ha definito “un’onta insopportabile”. A parlare di “abbaiare della Nato” che in qualche modo se non ha provocato la guerra l’ha facilitata è Papa Francesco. E non in un fuori onda rubato da qualche cronista scaltro. Il Pontefice si è espresso così in una intervista al Corriere della Sera. Che già è insolita di per sé. Con quelle argomentazioni è una bomba che scompagina i giochi e fa piazza pulita in un nanosecondo di gran parte della retorica dei “guerraioli” e della “santità” degli armi inviate o da inviare alla resistenza ucraina. E certo il Papa non può essere iscritto d’ufficio al partito dei filo Putin come è successo al professor Orsini, a Toni Capuozzo, all’Anpi e a quei pacifisti a senso unico che si ostinano a marciare da Perugia ad Assisi. Il papa è pur sempre il papa.  Il Pontefice si mostra dubbioso anche sulla fornitura di armi all’Ucraina.  La sua linea è sempre stata quella del rifiuto della corsa agli armamenti, il no all’escalation nella produzione di armi che prima o poi qualcuno decide di mettere alla prova sul campo, provocando morte e sofferenza. «Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini . La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto. Così avvenne nella guerra civile spagnola prima del secondo conflitto mondiale. Il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano. Due o tre anni fa a Genova è arrivata una nave carica di armi che dovevano essere trasferite su un grande cargo per trasportarle nello Yemen. I lavoratori del porto non hanno voluto farlo. Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così». Il messaggio è forte e chiaro. E non finisce qui.

A chi gli chiede il gesto simbolico di una visita in Ucraina risponde così: «A Kiev per ora non vado. Ho inviato il cardinale Michael Czerny, (prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo umano integrale) e il cardinale Konrad Krajewski, (elemosiniere del Papa) che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».

Ecco, noi pur partendo da convinzioni laiche, siamo d’accordo con il Papa sul fatto che Putin dovrebbe aprire qualche spiraglio, ma anche su ciò che egli dice sulle responsabilità della Nato, sull’invio di armi, sull’atteggiamento della Nato, sull’invio delle armi e sul fatto che le guerre servono anche per venderle, provarle sul terreno e smaltirle…

Chi dice che non si può essere equidistanti tra l’aggressore e l’aggredito, che gli ucraini hanno il diritto di difendersi e il mondo libero ha il dovere di aiutare chi si difende da una aggressione militare imperialista, anche se l’aggredito non è un fior fiore di stato democratico, se ha un esercito pieno di nazisti, dice una verità e una cosa giusta. Ma la verità va sempre detta fino in fondo e chi vuole mandare nuove armi, sempre più potenti e non solo di difesa alla resistenza ucraina deve anche dire, con chiarezza che ciò significa non solo aiutare gli ucraini, ma avere un altro obiettivo, quello di inchiodare la Russia ad una guerra lunga e sanguinosa che la dissangui e la indebolisca come potenza militare, politica ed economica e la metta all’angolo. Deve dire che inviare nuove armi, anche di attacco, vuol dire essere in guerra. E l’Italia, ancora non è in guerra con nessuno, la costituzione vieta, anzi ripudia il ricorso alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, e non consente il sostegno militare per attaccare altri paesi. Non solo ma l’Italia è una repubblica parlamentare e decisioni di questa portata non possono essere prese per decreto, senza un pronunciamento del parlamento, che tenga conto, ovviamente anche dell’opinione dei cittadini.

Ha ragione da vendere papa Bergoglio quando afferma che la guerra va fermata. “Tanta brutalità come si fa a non fermarla?”

m.l.

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