LA GUERRA DI PUTIN E’ UNA GUERRA ANTICA, COME GLI ASSEDI DEL ‘500

martedì 05th, aprile 2022 / 09:33
LA GUERRA DI PUTIN E’ UNA GUERRA ANTICA, COME GLI ASSEDI DEL ‘500
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La strage di civili a Bucha, nei pressi di Kiev (300 morti ha detto il premier ucraino Zelensky), le fosse comuni, la violenza gratuita dell’uccisione con un colpo in testa di persone legate e ammanettate o freddate dai cecchini mentre pedalavano in bicicletta, i cani che rovistano tra i cadaveri per le strade sono immagini terribili. Immagini che ci ricordano che la guerra è una montagna di merda, peggio della mafia. Che quella che si sta combattendo in Ucraina è una guerra vera, non solo una guerra mediatica, anche se i media stanno recitando una parte importante del copione. Le immagini, i filmati, i reportage giornalistici, anche quelli meno embedded, che arrivano dall’Ucraina ci raccontano che quella in corso nel cuore dell’Europa è anche una guerra antica, quasi primitiva. Non sappiamo se Putin avesse in mente una “guerra lampo” di pochi giorni e non gli è riuscita o se invece quello che sta succedendo era nei suoi piani. Quello che è certo è che ciò che sta avvenendo adesso in Ucraina ha molte analogie con guerre del passato, recente e remoto. La guerra scatenata da Putin è una guerra di logoramento. E’ un assedio, come quello di Serajevo di fine anni ’90. Come quelli che facevano i Lanzichenecchi nel ‘500…

Anche allora sia gli assedianti che gli assediati si servivano di mercenari e reparti speciali, alcuni messi in piedi reclutando i civili (la meglio gioventù, spesso la peggio: carcerati, ladri, assassini). In tutti gli assedi il primo obiettivo dell’eseecito assediante è quello di fiaccare la resistenza degli assediati, facendo mancare loro gli approvvigionamenti. Uccidere i civili, anche con stragi gratuite, è sempre stato un modo per intimidire la popolazione e indurla alla resa, quanto meno per renderla più debole e meno coesa con la resistenza combattente…

Lo fecero i nazisti nel ’44, gli americani in Viet Nam (My Lai, aprile 1968). E’ stato fatto sistematicamente nella guerra dei Balcani, da una parte e dall’altra. Poi in Iraq, in Afghanistan, in Siria, nel conflitto perenne tra Israele e i palestinesi… Non esistono guerre senza crimini di guerra. Non se ne è mai vista una, nonostante le convenzioni e i trattati internazionali.

C’è poi la questione delle “False flag”, ovvero delle operazioni compiute sotto falsa bandiera, fatte apposta da una parte per far crescere la reazione e l’odio verso la parte avversa. O magari anche per indurre altri ad intervenire. In guerra, in tutte le guerre, il rispetto delle regole è molto aleatorio, la propaganda è un’arma efficace quanto la contraerea o i mezzi blindati e nessuno vi rinuncia. In guerra chi ci rimette di più, da sempre, sono i civili inermi, presi in mezzo e spesso usati come scudi umani. La presenza di civili in una città assediata, per esempio, può indurre gli assedianti ad andarci più piano, a non scatenare attacchi frontali e questo dà agli assediati qualche chances in più di organizzarsi e resistere più a lungo… E’ sempre successo così, dall’assedio di Troia in poi…

Giusto, giustissimo, sacrosanto indignarsi di fronte alle immagini di Bucha, giusto invocare tribunali per punire i crimini contro l’umanità, ma purtroppo non siamo di fronte ad una novità. Siamo di fronte alle atrocità della guerra, di tutte le guerre. Sappiamo delle atrocità commesse dal battaglione ucraino Azov nel Dobass dal 2014 in poi, per esempio, e se i Russi avessero fatto un’operazione speciale, mirata, per mettere in condizione di non nuocere il battaglione Azoz, pochi avrebbero avuto da ridire. Radere al suolo Mariupol è un’altra storia. E anche lì sono morti senza dubbio civili, anche civili che non erano ostili ai russi. Le bombe e i missili, anche i più intelligenti, non fanno troppe distinzioni quando esplodono.

In guerra si muore e si muore in tanti modi: combattendo, oppure per il colpo di un cecchino, per il crollo di un edificio bombardato, per una scheggia, per una cannonata che colpisce l’auto su cui stai cercando di allontanarti… In guerra si muore anche per fuoco amico. Nel ’43-44, a Chiusi per esempio, molti dei 100 morti civili durante la guerra per la liberazione della città morirono a causa dei bombardamenti e mitragliamenti alleati, non solo per rappresaglia o violenza gratuita degli occupanti nazisti. A Belgrado nel ’99 successe lo stesso con le bombe della Nato, ad Aleppo nel 2012 con i bombardamenti russi…

Insomma tutto questo per dire che la guerra di Putin in Ucraina è un film già visto che ha tutta l’aria di durare ancora per molto: 1) perché la resistenza degli ucraini sta rendendo la vita difficile all’esercito russo; 2) perché l’esercito russo sembra molto meno tecnologico e meno potente di quanto si potesse immaginare; 3) perché  i “blitz krieg” le guerre lampo durano poco, mentre le guerre d’assedio e di logoramento possono durare mesi, addirittura anni; 4) perché in troppi soffiano sul fuoco e sembrano voler cercare a tutti i costi il casus belli, per scatenare qualcosa di ancora peggiore, facendo leva anche sulla tv del dolore e sulla propaganda bellicista, coctail avariato e pericolosissimo.

Ci si può indignare per i crimini di guerra, è giusto farlo, ma stupirsi no. Stupirsi significa avere memoria corta.

In questo quadro, una notizia data ieri sera da un corrispondente della trasmissione di Barbara Palombelli (Rete 4) da un campo profughi in Polonia: “il campo è vuoto, ci sono solo i volontari, non i profughi. Questi ultimi, quasi tutte donne e bambini, sono tornati e stanno tornando indietro in Ucraina… “. Non è chiaro il perché, cioè se i profughi stiano rientrando nel loro Paese per aiutare la resistenza, per controllare ciò che resta della loro casa o perché hanno la sensazione e forse qualche notizia circa un cambio di scenario imminente. Ci auguriamo sia la terza, la risposta giusta…

m.l.

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