AUMENTO SPESE MILITARI, NEL PD C’E’ CHI DICE NO. E SONO NOMI “PESANTI”
FIRENZE – C’è qualcuno/Che non sa/Più cos’è un uomo/C’è qualcuno/Che non ha/Rispetto per nessuno/C’è chi dice no/C’è chi dice no… ve la ricordate a canzone di Vasco Rossi? Beh, anche nel Pd – strano a dirsi – c’è chi dice no. NO all’aumento delle spese militari. E non si tratta di qualche sparuto militante, di qualche circolo rimasto ancorato alla tradizione pacifista del vecchio Pci, ma anche di tanti cattolici. A dire no è un drappello di esponenti non proprio di secondo piano: una ex presidente del partito ed ex ministro, tre ex presidenti di regione, studiosi e dirigenti di lunga data. Per lo più toscani. Parliamo di Rosy Bindi, Enrico Rossi, Claudio Martini, Vannino Chiti e poi Walter Tocci già vicesindaco nella Giunta Rutelli a Roma, Marco Filippeschi, ex sindaco di Pisa e deputato, Paolo Corsini, ex sindaco di Brescia… che hanno sottoscritto e inviato alla stampa un appello che è un bel siluro sparato sulla linea del Governo Draghi e su quella dello stesso Pd: “L’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil chiesto dalla Nato, votato pressoché all’unanimità dal Parlamento, confermato dal governo Draghi anche se confusamente spalmato in anni, è non soltanto eticamente inaccettabile, ma politicamente sbagliato. L’obiettivo è realizzare forze militari europee, non incrementare spese nazionali, come in Italia o in Germania. L’Unione europea deve assumere la responsabilità sulla difesa, la sicurezza e la politica estera”, scrivono i Dem citati. Per i quali “la realizzazione di un esercito europeo richiederà tagli e razionalizzazioni in alcuni settori, incrementi in altri: non un generico aumento e spreco di risorse. L’Italia con la finanziaria del 2022 ha già aumentato gli stanziamenti nella difesa di circa il 20% rispetto al 2019, del 75% nelle infrastrutture militari. Le risorse per le forze armate sono quest’anno complessivamente 25 miliardi di euro: portarle oggi al 2% del Pil significherebbe un incremento di 13 miliardi”.
L’appello si conclude così: “L’aumento delle spese militari – si osserva ancora – non ha niente a che vedere con il diritto dell’Ucraina di difendersi dall’aggressione della Russia né con il nostro dovere di sostenerla: il collegamento strumentale che viene fatto per meglio far accettare la scelta di una crescita dei fondi per gli armamenti rischia anzi di determinare un indebolimento del sostegno popolare alla causa dell’Ucraina”. “Si cambino le scelte sull’aumento delle spese militari, niente è ancora irreversibile, e si approvi il Trattato di proibizione delle armi nucleari”.
Il ragionamento è chiaro e non può essere frainteso o interpretato. Ed è totalmente in collisione son la linea ufficiale del partito di Enrico Letta, toscano ed eletto in Toscana pure lui. Tre sere fa a Chiusi, il Pd ha riunito l’assemblea degli iscritti, con in collegamento on line, la deputata Susanna Cenni, il segretario provinciale Andrea Valenti e altri esponenti nazionali. Iniziative simili sono state fatte e si stanno facendo anche altrove. L’impressione che si ricava però, dalla visione del video messo in rete dal Pd, più che folate di dissenso ad emergere sembra essere la preoccupazione di far passare la linea ufficiale. L’appello di Rosy Bindi, Rossi, Chiti, Martini ecc. scompagina i giochi, apre una falla dirompente nel fronte interno, perché si parla di esponenti e dirigenti noti, apprezzati, stimati. E perché sostanzialmente riprende – da sinistra – il ragionamento di Papa Francesco, che ha definito l’aumento delle spese militari “una follia”… Se, nel Pd si saldano le sensibilità cattoliche vicine al pensiero del Papa, come può essere la posizione di Rosy Bindi, e la cultura pacifista, ma allo stesso tempo pragmatica, di figure come Rossi Martini e Chiti, per la leadership attuale del partito non sarà una passeggiata. Lo abbiamo già scritto qualche giorno fa e adesso a maggior ragione lo ribadiamo e riformuliamo la domanda: gli amici e compagni del Pd del territorio, che conosciamo come persone sinceramente democratiche, pacifiste, non guerrafondaie, come Andrea Micheletti, Simone Agostinelli, Daniela Masci, Enzo Gaudiano, Claudio Del Re, Simona Cardaioli, Marcello Fallarino, Marco Cannoni, Alessandro Mencuccini, Giancarlo Pagliai, Sirio Bussolotti, i sindaci del territorio come Gianluca Sonnini, Matteo Burico, Giacomo Grazi, Agnese Carletti, Francesco Landi, Michele Angiolini da che parte stanno? Con una avvertenza: qui non si tratta sostenere una posizione del Pd rispetto a posizioni altrui, ma di scegliere una posizione all’interno del Pd…
m.l.