PROTESTE NO VAX E “DITTATURA SANITARIA”: MA DI COSA STIAMO PARLANDO?

martedì 19th, ottobre 2021 / 15:09
PROTESTE NO VAX E “DITTATURA SANITARIA”: MA DI COSA STIAMO PARLANDO?
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Parliamoci chiaro, anche se io sono vaccinato e il vaccino l’ho fatto convinto, anche se io il green pass ce l’ho e non mi costa nessuna fatica esibirlo laddove è richiesto, anche se non condivido niente delle proteste di piazza no green pass, lo sgombero forzoso operato dalla polizia al Molo 4 del Porto di Trieste non mi è piaciuto. Credo che sia stato legittimo e doveroso, perché i manifestanti erano stati avvertiti,  almeno 3 volte, e avrebbero dunque dovuto allontanarsi da soli… Ma non mi è piaciuto lo stesso, perché non mi piace mai la Polizia che carica le persone in piazza.
E’ sempre una cosa che mi ricorda tempi andati e altre storie.
Detto questo, però mi pare fuori luogo e del tutto fuorviante sentir parlare anche persone avvedute di “dittatura sanitaria” e di “Stato di polizia che impone i vaccini”, di “democrazia ferita” e “sospesa” come a Genova per il G9 del 2001…   Non è vero, non è così. Primo perché nessuno ha imposto il vaccino, non c’è nessun obbligo. Però, per una questione di salute pubblica e di sicurezza chi non vuole vaccinarsi deve garantire ugualmente di non essere un pericolo ambulante per gli altri, in primis i colleghi di lavoro. La garanzia si chiama tampone e va fatto ogni 48 o 72 ore a seconda del tipo. E se scegli di non vaccinarti, non puoi pretendere che il resto del mondo paghi quella tua scelta individuale, sia rischiando il contagio, sia pagandoti il tampone in farmacia, attraverso un intervento dello Stato. Quello sarebbe un favore non dovuto, non un fatto democratico.
Ma, al di là di questo aspetto, non secondario, ce n’è un altro che mi lascia ancora più perplesso. Ed è che a protestare e a gridare allo scandalo, alla sospensione della democrazia, per lo sgombero di Trieste, è gente a cui non è mai fregato una beata mazza degli sgomberi forzosi che sono avvenuti tante volte e avvengono quasi giornalmente da altre parti: davanti alle fabbriche, nei cortei e sit-in di protesta per questioni ambientali, nelle case popolari occupate… Quante volte sono stati “sgomberati” a manganellate i manifestanti NO Tav, per esempio?
Ha ragione chi ha scritto in questi giorni che molti di quelli che oggi si scandalizzano per lo sgombero, degli sgomberi precedenti non si erano mai accorti, non li hanno mai ritenuti degni di notizia, né tantomeno di indignazione, perché riguardavano altri… Altri mondi.
Qualcuno che oggi scende in piazza contro il green pass al grido di “libertà-libertà”, prima in piazza non ci era mai sceso… non aveva mai solidarizzato con gli operai di Terni manganellati dalla Polizia, né coi No Tav della Val di Susa, o i No Dal Molin, con i comitati del no alle centrali geotermiche o le terre dei fuochi. Anzi, finché a protestare erano gli operai o i No Tav quelli che protestano contro il green pass stavano in gran parte coi Poliziotti… perché  “è una vergogna che si voglia fermare il progresso”. Oggi l’operaio vuole il figlio dottore, non c’è più morale, contessa… cantava Paolo Pietrangeli nel ’68… Oggi c’è gente che si schiera coi portuali, ma solo quelli di Trieste, perché sono contro la dittatura del green pass… di quelli di Livorno, che invece sono a favore non frega un cazzo a nessuno.
Anche a livello locale (a Chiusi per essere più precisi) molti scoprirono che esisteva la politica, la partecipazione, la lotta,  solo due anni fa, quando si creò un movimento “No carbonizzatore”… Prima i più non avevano alzato un dito, detto una parola, espresso un timore su niente, né sulle aziende insalubri esistenti, né sulle esalazioni maleodoranti e pericolose di alcune attività industriali, né sui presunti interramenti illegali di rifiuti, su altri casi di inquinamento manifesti…  Neanche quando tali casi sono finiti sulla stampa e pure in tribunale.
Persone che siccome avevano scoperto la politica, pensavano che fosse automatico che la protesta di allora si trasformasse in voti alle elezioni. Ovviamente – siccome la politica esisteva anche prima, anche se loro non se ne erano accorti – alle elezioni è andata diversamente. E i voti non sono arrivati. Un po’ la stessa cosa che è successa alle amministrative a Salvini e alla Meloni che hanno soffiato sul fuoco delle proteste no green pass e hanno raccolto un pugno di mosche… Mezze morte peraltro. Hanno provato pure a nascondere o minimizzare le infiltrazioni e l’uso della protesta no green pass da parte dei neofascisti, hanno provato a mettere sullo stesso piano certe rivendicazioni sociali e antagoniste con lo squadrismo violento e fuori legge dell’estrema destra (vedi assalto alla Cgil a Roma)
Su come ha vinto il centro sinistra quasi ovunque, si può discutere (e si dovrebbe discutere), senza trionfalismi perché sono fuori luogo, così come si dovrebbe discutere sulla dissoluzione ingloriosa di certi partiti o movimenti e dell’astensionismo ormai a livelli record (più del 50%) con città grandi, medie  e piccole in cui va a votare solo chi abita nei quartieri bene, mentre le periferie disertano le urne.
Tutto questo però non cambia la sostanza del ragionamento sulle proteste no vax… Che non sono una rivendicazione di libertà.
Copio e incollo un post dell’amica Lucia Annunziata:  “In tutta Italia si registrano lunghissime file per i tamponi, farmacie al collasso, medici “tamponatori” (sic) impegnati in interminabili sessioni di lavoro passate ad infilare bastoncini in migliaia di nasi o gole, laboratori clinici che sfornano esiti a ritmi estenuanti.
Un lavorio incessante, un dispendio di denaro (pubblico o privato conta fino a un certo punto,) fine a se stesso, soldi buttati via senza costrutto, solo per usufruire di un lasciapassare che dura una manciata di ore, trascorse le quali tutto è da rifare. Uno sforzo collettivo tanto grande volto a costruire nulla. Un supplizio di Sisifo per sottoporsi al quale una minoranza (per fortuna) di italiani è disposta a spendere almeno 200 euro al mese.
Tutto per non fare due punture. Gratis. Io davvero non ci posso credere”. Ecco, preciso, Nemmeno io.
Marco Lorenzoni 
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