CHIUSI – Ieri, in un
articolo su una passeggiata tra gli ulivi si faceva cenno ai
lavori in corso presso la “Tomba del Colle”, una delle tombe etrusche dipinte più belle e più note a livello nazionale, non solo tra quelle di Chiusi. Tomba famosa anche per la splendida porta a due ante in pietra che con quel cigolìo dà proprio l’impressione di entrare in un’altra dimensione… Si tratta di lavori per la messa in sicurezza del sito, appaltati dalla Soprintendenza, con la formula della “somma urgenza” forse dopo qualche segno di cedimento. O per il problema annoso delle radici degli alberi che possono compromettere la struttura.
Al momento la tomba è chiusa al pubblico, di nuovo. Era stata riaperta qualche anno fa, nel 2015, dopo un periodo lunghissimo (una trentina d’anni) di stop alle visite, per non pregiudicare le pitture che ornano le pareti e raffigurano un fregio continuo con una processione di danzatrici con crotali, atleti, pugili, lottatori, una corsa con bighe e una scena di banchetto. I lavori, iniziati – secondo il cartello di cantiere, il 13 agosto, dovrebbero terminare il 12 novembre, importo 45.000 auro.
Situazioni di questo genere ci ricordano due cose: 1) che il territorio chiusino è costellato di siti archeologici rilevanti e basta fare due passi in città o nelle campagne per rendersene conto; 2) che tali siti sono delicati, alcuni hanno quasi 3.000 anni e dunque hanno anche un equilibro instabile, bisognoso di cure continue affinché non salti e di conseguenza il patrimonio si perda inesorabilmente per sempre.
Parlando di Chiusi il primo pensiero va alle tombe etrusche, naturalmente. Perché Chiusi è famosa soprattutto per essere stata la patria di Porsenna, una antica lucumonia, la più importante dell’Etruria interna e della Dodecapoli, tanto da arrivare a minacciare la potenza nascente di Roma. Ma… passeggiando per la città e le campagne si incontrano facilmente anche altre cose, altre vestigia. Non meno rilevanti, anzi addirittura più rilevati delle tombe etrusche, perché meno “inflazionate”, più originali. Di tombe e necropoli etrusche se ne trovano molte anche a Tarquinia, Orvieto, Cortona, Volterra, Vulci, Populonia, di tombe ne sono state trovate di straordinarie anche nei dintorni di Sarteano, Chianciano, Città della Pieve…
Non è usuale invece, imbattersi, camminando anche all’interno di un centro abitato moderno come quello di Chiusi Scalo, in una Catacomba paleocristiana. Una cosa del genere può capitare solo a Chiusi o a Roma. O in pochissimi altri posti. A Ravenna, zona di Classe, ad Aosta e a sud di Roma a Napoli, Canosa, Siracusa e Palermo…
Naturalmente ai tempi dei primi cristiani, Chiusi Scalo non esisteva. Dove ora sorge l’abitato, allora c’era un fiume navigabile che costituiva una delle vie d’acqua più importanti per rifornire Roma di merci, granaglie, vino e anche per spostare le truppe… Alcuni storici narrano che nel 64 d.C. quando dopo l’incendio della città, Nerone diede la colpa ai cristiani, considerati sovversivi, molti per sfuggire alle persecuzioni si rifugiarono proprio a Chiusi, arrivandoci attraverso il Clanis e fu così che Chiusi divenne una sorta di Lampedusa ante litteram, un porto di accoglienza per profughi, disperati e perseguitati…
Di Catacombe paleocristiane Chiusi ne ha due, una molto imponente dedicata a Santa Mustiola, sulla strada che porta al Lago dal centro storico e una, appunto a Chiusi Scalo, dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Due vergini e martiri…
La prima, quella di Santa Mustiola, i chiusini la chiamavano il “camposanto vecchio”, lì nei presi sorgeva una antica basilica, demolita all’inizo del XVIII secolo, i cui materiali, una volta distrutta furono usati per abbellimenti della cattedrale di San Secondiano, che è una delle più antiche della Toscana.
La catacomba si fa risalire al III secolo ed è articolata in una serie di gallerie che si affacciano su due arterie principali, con le pareti segnate da iscrizioni, simboli e segni. Ha una sorta di cripta con un bellissimo altare in pietra. Le iscrizioni che riportano nomi e storie dei defunti, molti martiri delle persecuzioni da parte dei Romani, sono di grandissimo interesse. E anche molto suggestive. Tra le tante c’è anche quella di uno dei primissimi vescovi chiusini, la cui lapide fu posta in opera dai suoi 5 figli… Il che significa che il celibato dei ministri della fede cristiana è un dogma che è venuto più tardi e che ai primordi i vescovi si sposavano e avevano figli…
Quell’iscrizione della catacomba chiusina ha ispirato libri e battaglie a favore della causa dei preti sposati…
L’altra, quella di Chiusi Scalo, situata in via Cassia Aurelia, una delle strade di accesso al centro cittadino, è forse lievemente più antica come datazione e presenta anch’essa un bell’altare posto tra due colonne con capitelli corinzi, dietro al quale si aprono le gallerie con le sepolture, corredate anche qui di molte iscrizioni… All’ingresso si può notare una bella urna in travertino ornata da fasci littori (il “ventennio” in questo caso non c’entra niente) e dalla figura di un personaggio togato. Questa catacomba ha una particolarità: all’interno – e le iscrizioni lo testimoniano inequivocabilmente – vi si trovano sepolture sia di cristiani che di pagani. Ma non perché i cristiani cominciarono a seppellire i loro morti laddove prima li seppellivano i pagani… ma perché per un certo periodo, la nuova religione era tollerata e non perseguitata e sia cristiani che pagani seppellivano i morti nello stesso posto. Un luogo insomma di condivisione, di inclusione, di tolleranza. E in un’epoca in cui le guerre di religione stanno riprendendo il sopravvento (vedi l’Afghanistan riconquistato dai telebani), una visita alla catacomba di Santa Caterina a Chiusi potrebbe aiutare a comprendere o quantomeno a farsi delle domande.
Questa catacomba è dedicata, abbiamo detto, a Santa Caterina d’Alessandria o “delle Ruote”. Non alla patrona d’Italia Santa Caterina da Siena, come qualcuno potrebbe pensare, essendo Chiusi in terra senese.
Santa Caterina d’Alesandria era – secondo la leggenda – una nobile egiziana, che nonostante le avances nei suoi confronti dell’Imperatore Romano, che l’aveva chiesta in sposa, si rifiutò di abiurare la nuova religione e nel 305 fu condannata a morte e martirizzata con il supplizio della ruota dentata e poi decapitata… A Chiusi poco sopra la catacomba, sulla collina c’era una cappella dedicata a lei… Ma non tutte le fonti e non tutti gli studiosi concordano sulla figura di questa eroina del cristianesimo dei primordi. E tra le tante ipotesi ce n’è una molto suggestiva, sostenuta da alcuni illuministi nel XVIII secolo e soprattutto dalla scrittrice femminista e storica dell’arte Anna Brownell Jameson (1794-1860) secondo la quale vi sarebbero analogie tra la storia e la vicenda di Santa Caterina d’Alessandria e Ipazia, la matematica e filosofa pagana, uccisa proprio ad Alessandria d’Egitto dai monaci parabolani, cioè dall’integralismo religioso dei cristiani… “C’è un fatto curioso legato alla storia di santa Caterina: che la vera martire, la sola di cui esistano dati certi, non era una cristiana, ma una pagana; e che i suoi oppressori non erano pagani tirannici, ma cristiani fanatici”, scrive la Brownell Jameson…Tuttavia l’asserzione della scrittrice inglese non ha trovato riscontri storici. E non vi è certezza alcuna né una qualche fonte documentale che possa comprovare che Santa Caterina e Ipazia siano la stessa persona e la storia sia stata rovesciata.
Recentemente però la studiosa di storia bizantina Silvia Ronchey, collaboratrice per anni de La Stampa e di Repubblica, oltre che della Rai, nel suo libro Ipazia, la vera storia, uscito per Rizzoli nel 2010, ritiene convincente l’ipotesi che la storia di Santa Caterina d’Alessandria sia stata mutuata da quella di Ipazia, riaprendo di fatto la querelle…
Ecco, anche questo “fuori onda” rispetto all’iconografia ufficiale e alle “vite dei santi” così come ci sono state raccontate dalla liturgia, rende a nostro avviso interessante e forse irrinunciabile una visita alla catacomba chiusina, che è pure facilmente raggiungibile (si trova in pieno centro abitato a 700 metri dalla stazione ferroviaria) e si può visitare prenotando presso il Museo della Cattedrale (info whatsapp (+39) 3772535485).
Chiusi in questo caso (e non è l’unico) val bene una gita e una visita a questi “tesori”. E l’invito è rivolto anche ai chiusini e ai cittadini dei dintorni. Quanti hanno mai visitato le catacombe paleocristiane? Quante scuole locali ci portano i loro alunni?
m.l.
Nelle foto: in copertina la catacomba di Santa Caterina delle Ruote. Dall’alto: i lavori in corso e una delle pitture della Tomba del Colle; una iscrizione e la cripta della Catacomba di Santa Mustiola.
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