PIETRAFITTA, PROBLEMI NELLA GESTIONE DEL MUSEO DEI MAMMUTH… CHE ADESSO DIVENTERA’ STATALE

martedì 21st, settembre 2021 / 17:37
PIETRAFITTA, PROBLEMI NELLA GESTIONE DEL MUSEO DEI MAMMUTH… CHE ADESSO DIVENTERA’ STATALE
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Pietrafitta, il suo bacino parte del lago Tiberino, trasformatosi nei millenni in una immensa tomba dove trovarono la morte milioni di animali tra cui appunto l’elefante, il rinoceronte, le scimmie e molte specie di  carnivori. E poi tutta quella vegetazione che marcendo e sovrapponendosi in strati in condizioni ambientali particolari, si trasformò in torba lignite.  Qui le origini di quella che poi l’uomo negli ultimi due secoli, chiamandola miniera, estrarrà la torba, una fonte di energia a buon mercato con la quale si sono mandate avanti le mattoniere e i forni delle centrali elettriche. Ma nel fare questa opera di estrazione, sono tornati alla luce  scheletri di animali, che raccontano  di un passato, come la foresta fossile di Dunarobba, nel ternano, assai diverso da quello attuale: una palude risalente al  Plio-Pleistocene, circa 2 milioni di anni fa, prima dell’ultima glaciazione. Uno scrigno di alcuni chilometri di valori geologici, geomorfologici, paleogeografici e paleontologici. Una area che racconta bene dell’evoluzione paleogeografica ed ambientale di quella che oggi vene chiamata la Val Nestore, inquadrata nel contesto morfotettonico ed evolutivo dell’Umbria.
Ecco, di tutta questa affascinante storia si è parlato in un convegno al Centro Franco Rasetti di Pozzuolo. L’occasione l’ha offerta la presentazione di un libro: “GLI ELEFANTI FOSSILI DELL’UMBRIA”, di Adria Faraone, Laura e Romano Guerra. Gli illustri studiosi hanno letteralmente appassionato i tanti presenti, con il loro racconto della nostra terra, le sue trasformazioni nel corso dei millenni, dei mari, dei fiumi, delle terre emerse e come in tutto questo cambiamento lento ma continuo, a tratti assai violento, devastante, la vita abbia trovato sempre la forza di adattarsi e proseguire nel suo variegato cammino evolutivo.
E non era scritto da nessuna parte che alla fine dovesse comparire pure la specie umana (insomma nessun disegno divino), l’unica in grado fino ad ora, di pensare e progettare. Solo che l’attività umana sta provocando all’ambiente danni seri,  da qui la necessità di ripensare modelli di sviluppo e di vita, che siano compatibili con l’ambiente che ci circonda. Particolare attenzione, nel convegno, è stata data al Museo Paleontologico di Pietrafitta. Un luogo che per la sua variegata e numerosissima quantità e qualità di fossili ritrovati, lo colloca tra i primi d’Europa e del mondo, nel suo genere.  Ovviamente non poteva mancare il ricordo di quell’operaio capoturno Enel, Luigi Boldrini, che con la sua opera volontaria, paziente, nel corso degli anni, ha raccolto salvandole dalla distruzione le tante testimonianze ossee degli animali. Non solo. Fu proprio lui a studiare un metodo ingegnoso, quello della ingessatura, per raccogliere senza smembrarle le carcasse fossili. Oggi tutta quella sua passione si è trasformata appunto in Museo. Di tutto questo ha parlato diffusamente la dottoressa Adria Faraone, che come lei stessa ha raccontato, ha avuto modo di conoscere e lavorare insieme a Boldrini, raccontando della sua passione per la raccolta dei fossili. Ma come in tutte le fiabe, c’è l’orco cattivo, che cerca sempre di rovinare tutto. E l’orco questa volta, stando a quanto ha denunciato ad un certo punto della sua illustrazione la Professoressa Faraone (che nelle ultime elezioni comunali era candidata non eletta, con la lista di Centro Destra capitanata dal dottor Peltristo), sta nello stato di abbandono del museo. Parole forti le sue, arrivando persino a dire che dal piano espositivo manca addirittura un intero scheletro di rinoceronte, da lei stesso ritrovato. Dove sia finito ancora non è dato sapere.
Una gestione del museo, secondo la Faraone, assai precaria, affidata a personale non propriamente all’altezza. Ad ascoltarla vi erano pure alcuni cittadini di Pietrafitta, che è sembrato a tutti condividessero quelle denunce. Interpellato immediatamente il Sindaco di Piegaro Ferricelli ha dato tutta un’altra versione dei fatti e delle difficoltà che non nega esserci, nella gestione di una struttura che i Municipi di Panicale e Piegaro da soli non possono più sostenere. “A Ottobre prossimo – ha affermato il Sindaco di Piegaro – verrà firmato l’atto d’acquisto da parte del Ministero dei Beni Culturali. Stiamo aspettando il Decreto, così poi il Museo diventerà statale con tutti i vantaggi che un atto del genere potrà generare”. Attualmente infatti, il Museo è gestito dalla società cooperativa “Sistema Museo”, che sta dentro al più vasto sistema musei del Trasimeno.
In quanto al rischio di sfarinamento delle ossa fossili, paventato dalla dott.ssa Faraone, il sindaco ha così commentat0: “Per quaranta anni sono state stipate all’interno di capannoni di lamiera. Ora l’ambiente all’interno del museo è controllato nella sua giusta dose di umidità, luce e ossigenazione. Comunque l’opera del restauro conservativo specifica, spetta alla sovrintendenza. Il Museo è certificato, quindi abilitato. Attualmente viene aperto il sabato e la domenica. La speranza – dice il Sindaco –  è che tutto questo finisca al più presto.  Non nega il primo cittadino che in quanto all’opera di promozione ci sono state delle inadeguatezze. Poi è arrivato il Covid, che ha fatto saltare tutte presenze studentesche che venivano da tutta Italia ed Europa. Appena sarà sistemata la questione Ministeriale, questo è l’impegno, si lavorerà ad un accordo per la valorizzazione. E i mammuth e i loro fratelli di Pietrafitta avranno una casa gestita in maniera più consona. Saranno sotto l’egida dello Stato, diventeranno insomma ministeriali pure loro…
Renato Casaioli
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