LA VIA DELLA SETA AL CONTRARIO: I RUSSI CHE VENNERO A PRODURRE SETA IN LOMBARDIA
UNA STRANA MIGRAZIONE DI META’ ‘800. LA RICOSTRUZIONE DI UN DISCENDENTE CHE ADESSO ABITA A CHIUSI
La via della seta è quel reticolo di vie carovaniere che fin dall’antichità collegavano il bacino del Mediterraneo con l’Asia minore e l’India e la Cina… In sostanza il percorso dei viaggi che Marco Polo fece nel 1200 e che descrive ne Il Milione, il libro scritto in realtà da Rustichello da Pisa che sotto dettatura mise in forma letteraria in lingua franco-veneta le memorie del viaggiatore veneziano che per 17 anni fu al servizio di Kublai Khan
Il termine Seidenstraße, via della seta, è stato coniato però solo nell’800 da un geografo tedesco. Per la precisione nel 1877. Solo che venticinque anni prima, nel 1852 era nata un’altra via della seta, in senso contrario. Non dal Mediterraneo verso l’Oriente, ma dalla Russia zarista alla Lombardia austriaca. Più precisamente verso Milano che era all’epoca una sorta di capitale della lavorazione e del commercio della seta. “E’ un affare eterno commerciare con la seta”! La Lombardia è il cuore dell’industria della seta. La capitale Milano oggi è il più grande centro del suo commercio. Andrai all’Ufficio del mercante Vedenisov a studiare la produzione della seta”. Così scriveva nel 1863 Ivan Fedorovic Mamontov al figlio Savva. Il mercante Alessandro Petrovic Vedenisov era a Milano dal 1852 e lì aveva messo su una sua impresa…
Sergio Wedenissow invece è un sessantenne, alto, dal fisico asciutto e giovanile, che dal 2019 è tornato a vivere a Chiusi con la moglie Carla che è chiusina e che ha sposato alla fine degli anni ’70. All’epoca Sergio Wedenissow lavorava come geometra nei cantieri della Direttissima in costruzione. E’ milanese. Anzi di Abbiategrasso. Hinterland… E’ un amico di lunga data ed è un discendente del mercante Vedenisov arrivato a Milano nel 1852. Il cognome è leggermente cambiato, ma ciò dipende solo dalla traslitterazione dal cirillico all’alfabeto latino che le autorità austriache fecero al momento dell’iscrizione alla Camera di Commercio.
Sergio Wedenissow, una volta in pensione, si è messo sulle tracce dei suoi antenati, cioè di quella colonia russa che si stabilì in Lombardia intorno alla metà dell’800 per produrre e commerciare con la seta e ha ricostruito con documenti, testimonianze, diari, lettere commerciali, quella strana “migrazione” dalla Russia all’Italia, non di poveracci in cerca di fortuna, ma di geniali e anche facoltosi mercanti che avevano individuato nella Lombardia e nella seta un bel business e anche una ragione di vita…
E con il suo lavoro di ricerca, che ha raccolto in un testo ricco di appendici, Sergio Wedenissow ha contribuito anche a far capire meglio la genesi di quello che è a tutti gli effetti un distretto industriale e un prodotto considerati ancora oggi tra le eccellenze italiane. Un made in Italy che ha in qualche modo ascendenze russe. Sì perché i commercianti russi che avevano tra i loro clienti la Corte Imperiale, il clero e molte famiglie agiate, scelsero Milano e il know how dei setaioli lombardi per accrescere e migliorare il proprio e poter così far fronte alle richieste sempre più sofisticate del mercato.
Il testo di Sergio Wedenissow ha soprattutto valore documentario, e nel suo caso, anche di ricerca delle proprie radici. Ma è anche a suo modo un “romanzo” perché racconta anche i viaggi non certo facili e piuttosto avventurosi di quei “mercanti”, le loro saghe familiari che ricordano quelle dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij o la Famiglia Karnowsky di Israel Joshua Singer… Alcuni dei personaggi che si incontrano nella “ricostruzione” di Wedenissov, come i mercanti Alekseev che da servi-contadini diventarono commercianti di primissimo piano, tanto da essere considerati tra i “padri fondatori del capitalismo russo”, hanno storie incredibili.
E’ appassionante per esempio il racconto del viaggio in carrozza da Mosca a… Crescenzago lungo le “strade postali” attraverso la Russia, la Polonia, l’Austria, le Alpi e la pianura padana: campi e steppe e nient’altro, nebbia, freddo, fango e stazioni di posta, cavalli che sbuffano, il sudiciume , i postiglioni, le riparazioni, i fabbri e i farabutti da strada… Interessanti i passaggi della vita dei vari personaggi: i matrimoni, i battesimi, le feste, i malintesi con la Polizia asburgica, il tutto nel clima del Risorgimento italiano e delle “guerre d’indipendenza” contro l’occupante austriaco…
Ha fatto un lavoro certosino l’amico Sergio che si è rimesso anche a studiare il russo, per decifrare meglio i documenti, ha ricostruito linee genealogiche, ha cercato e contattato altri parenti a Mosca, a San Pietroburgo, ha “indagato” sui sistemi di lavorazione della seta e su quella tradizione che è diventata un’industria. Si sarà certamente appassionato, perché il suo è stato un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo e nella storia. Perché la storia è fatta di tante storie e quella della via della seta al contrario, dalla Russia alla Lombardia, è un tassello non secondario nello sviluppo industriale del nord Italia.
Sergio Wedenissow la sua ricerca l’ha fatta pervenire ad alcune biblioteche e istituzioni lombarde che ne stanno valutando la possibilità di pubblicazione. Ma già così il suo è un grande lavoro. Siccome adesso Sergio Wedenissow vive a Chiusi ci sembra giusto fargli i complimenti e ringraziarlo anche da qui… Non solo perché è un amico. Tutto ciò che contribuisce a comprendere meglio il passato e i processi di crescita o di declino di un paese, le dinamiche di un settore economico, o certi passaggi epocali e storici, anche attraverso le saghe familiari, è materiale utile e prezioso.
Marco Lorenzoni
Quando occasionalmente si nomina la via della seta, personalmente ”alzo subito le orecchie”,nel senso che quella parte di mondo merita una attenzione particolare perchè una parte cospiqua del nostro sviluppo e della nostra storia è stata condizionata sia nell’alto che nel basso medio evo da quella inestricabile rete di relazioni con l’Oriente a cominciare ben molto prima sia dai greci con Alessandro Magno chè dai romani con l’impero romano d’oriente,sia poi dalla storia delle Repubbliche marinare-soprattutto con Venezia-per poi arrivare ai giorni nostri della civiltà industriale.Ma una cosa che probabilmente è stata sottovalutata e lo è anche tutt’oogi è appunto quella del credere da parte nostra che imperi immemnsi di cui sappiamo ben poco come è stata la russia pre-zarista e zarista,hanno relazionato con la via della seta. Noi abbiamo l’immagine dell’impero zarista come di un gigante dormiente, immobile dentro ai suoi sperduti confini,fatto di relazioni fra popolazioni diverse, magari anche feroci e che nel passato hanno subito compressioni e sangue nel sovrapporsi l’una sulle altre,come i mongoli di Gengis Khan o le orde di Tamerlano,arrivati a lambire le stesse nostre terre(Albania ed attuale est Europa compreso) ma abbiamo mantenuto dentro di noi una idea sbagliata o comunque poco precisa di come funzionasse l’immenso impero russo.Nel secolo scorso sotto il governo dei Romanoff un grande esploratore proveniente dalle istituzioni militari alle quali una delle corti più sanguinarie d’europa prestava grande attenzione con le proprie scuole militari fu Nocolaj Michajlovic Przhevalsky che precedentemente a nomi come quelli di Sven Hedin e di Sir Aurel Stein, percorsero distanze grandissime, rilevando, cartografando e studiando sia i suoli sia la storia delle vie che riguardavano appunto la cosiddetta Via della Seta le vie adiacenti ad essa e non bisogna stupirci se appunto persone come questo indomito esploratore Russo relazionarono con il proprio governo finoa che questo arrivò a promuovere la produzione della seta che poi vedrà commerciare centri industriali come Milano ma soprattutto ed anche ai giorni nostri centri come Como che contribuiranno ad attività ricchissime e richiestissime dal commercio internazionale dei tessuti. Storie personali come quella che è stata scritta nel post oggi ci meravigliano ma c’è stato un tempo che prende soprattutto l’800 ed il 900 che l’industria manifatturiera della lavorazione della seta aveva come riferimento nazioni come la Russia, e nella sua storia economica questo ha lasciato il segno come del resto lo ha lasciato da noi.Il secolo dell’800 ha visto innumerevoli esploratori percorrere la via della seta e scoprire le città sepolte nel deserto del Sinkiang e nel Takla Makan come Lou Lan e tante altre. Mi piace parlare di questo perchè fra le mie passioni rientrano anche le storie dell’esplorazione di questi luoghi e le vicissitudini impensabili di questa gente determinata con grande consapevolezza e grande conoscenza di ciò che avrebbero incontrato e degli sforzi veramente sovrumani che hanno affrontato. Una gran parte della scoperta e dei percorsi della via della seta è contenuta nel fondo librario originale dedicato a Sven Hedin del quale il mio archivio possiede anche le buste originali da lui stesso scritte della corrispondenza inviata a Stoccolma ed all’Università di Pekino e di Tien Sin, le sue cartine dell’esplorazione del Lop Nor e del deserto del Singkiang come anche quelle delle 92 carte(beninteso riprodotte ma rarissime)riprodotte dalle Università Cinesi di Sir Aurel Stein che è cosa veramente strabiliante osservarle perchè le porzioni di territorio preso in considerazione sono inimmaginabili e non ci si capacita come avessero fatto con i mezzi di allora a conoscere e coprire la descrizione topografica di quei territori dove si sono sovrapposte popolazioni diversissime nei secoli precedenti.Per la seta basterebbe visitare le case gentilizie di Venezia ed i suoi musei per capire cosa abbia rappresentato nei secoli il grande flusso di questa materia che ha coinvolto le vite di centinaia di migliaia di persone di ogni ceto. Da lì anche la grande ricchezza che ha mosso questa parte di mondo e che veniva immagazzinata e riassunta anche nella possibilità di quelli che oggi sono fra i reperti numismatici più anelati al mondo che sono presenti nelle collezioni auree del Museo del Palazzo Ducale.Indipendentemente dalle simpatie di Sven Hedin per il nazismo occorrerebbe leggere uno dei sui innumerevoli racconti di esplorazione dal titolo ”The Silk Road” o ”Transhimalaja” dove emerge lo spirito di solidarietà estrema verso gli uomini che hanno coadiuvato questi sforzi immani,fino al punto di rischiare la vita per aiutarli nelle loro difficoltà, e questo indipendentemente dalle idee politiche di ognuno, mette in mostra il grande senso di solidarietà ed umiltà che nutrivano questi grandi uomini verso le popolazioni oggetto dei loro studi.Lo stesso Sven Hedin narra che lui e la sua guida rimasti soli stavano per morire di sete nel Takla Makan e se la guida fosse morta la stessa sorte per lui sarebbe stata di sicuro quella.A due giorni di cammino da dove avevano trovato rifugio nel terreno arso dalla calura e senza nessuna copertura dai raggi del sole, a seconda delle stime di Sven Hedin(grande cartografo fra l’altro a cui si deve ancora oggi una gran parte della cartografia attuale del Tibet) e della guida, doveva esserci una sorgente,ma la guida non era più in grado di camminare.L’esploratore si fece coraggio e partì e dopo due giorni trovò la sorgente,mise l’acqua nei propri stivali che si era portato dietro come recipiente e la dette alla fidata guida.Si salvarono tutti e due.Al bordo di queste storie che ruotano intorno alla mitica via della seta le vicissitudini umane sono state incredibili ed oggi grazie a queste persone possiamo conoscere le loro grandi volontà che hanno dato un contributo enorme al nostro sviluppo ed anche la stessa Russia che al tempo era nell’elenco di tutto questo ed anche i suoi regnanti- c’è da dirlo-non risparmiavano nulla alla pressione del loro tallone di ferro verso le popolazioni che aministravano con grande ferocia.E’ anche questo il fascino dal quale promana la storia incredibile che ha visto questa parte di mondo assurgere ad importanza basilare nelle relazioni fra Oriente ed Occidente.oggi, qualche mano maldestra a Firenze ha scritto sui muri a caratteri cubitali ”NO alla via della seta” intendendo il pericolo della dipendenza della nostra economia da quella orientale e soprattutto cinese, ma ogni volta che passa davanti a tale scritta mi chiedo se quella mano abbia valutato ciò che abbiamo rappresentato noi occidentali nella compressione della vita di intere popolazioni di tutta quell’area.Nell’era della modernità è la collaborazione ed i commerci e della relazione fra nazioni che segnano lo sviluppo delle attività umane ed anche del benessere perchè è nel benessere e nell’espansione integrata delle culture che ha sede il vero sviluppo e non nella chiusura autarchica delle economie, retaggio di un passato gravato dai bisogni delle persone, percvhè è nel bisogno che si sviluppano le coercizioni e la sottocultura.E di quest’ultima oggi purtroppo se ne può vendere a chili anche nella sedicente progredita Europa.Questo ci dice la storia.
Ma bravo il Lorenzoni. Ottimo il soggetto, il taglio documentario e la struttura narrativa con la giusta partecipazione emotiva e la tensione giornalistica. Bravo Marco e, soprattutto, Sergio Wedenissow.
Sono discendente Wedenissow, mia nonna era la nipote del console imperiale dello zar a Milano e figlia di Valentino Wedwnissov, medico riparato a n Val di Scalve.
Gentile Vittorio, mi fa molto piacere la sua nota.
Può trovare un breve riassunto della vita di Aleksandr Petrovič Vedenisov e dei suoi figli al seguente indirizzo: http://www.russinitalia.it/dizionario.php – Il progetto “Russi in Italia” è nato per iniziativa di un gruppo di docenti di Slavistica di quattro Università italiane che hanno condiviso la finalità di tracciare un quadro generale della presenza russa in Italia.
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