INTRECCIO POLITICA-AFFARI E LE MANI DELLE MAFIE SUL BUSINESS RIFIUTI. LA TOSCANA COI PIEDI NEL FANGO: IL SILENZIO DELLA POLITICA
FIRENZE. S’ode a sinistra uno squillo… E’ Tommaso Fattori, leader di Sì Toscana a sinistra che, pur essendo rimasto fuori a settembre dal Consiglio regionale, torna sulla vicenda dell’inchiesta sullo smaltimento dei fanghi delle concerie nella zona del cuoio con infiltrazioni mafiose, inchiesta che vede tra gli indagati oltre alla sindaca di Santa Croce sul’Arno anche un consigliere regionale Pd e due funzionari della Regione. Interviene Fattori per rimarcare il silenzio assordante di Rossi (presidente all’epoca dei fatti contestati) e di Giani, presidente attuale, ma anche di tanti altri esponenti politici della maggioranza che governa la Toscana. Non ha tutti i torti Fattori a parlare di “elemento sistemico dei rapporti tra potere politico e potentati economici”, con l’aggravante delle pressioni e delle connessioni co la ‘Ndrangheta che da tempo ha messo le mani sul business dei rifiuti (di tutti i tipi) molto redditizio e meno pericoloso della droga. Ecco cosa scrive Tommaso Fattori:
Tace Enrico Rossi, solitamente così loquace su Facebook. Tace Eugenio Giani, che per sua irrefrenabile natura farebbe conferenze stampa anche sulla sagra del brigidino. Tace chi si è fatto eleggere nel PD con posizioni ‘cerchiobottiste’, dichiarando di voler portare acqua a quel mulino ma da una collocazione sedicente eretica, in modo da ottenere un posto sicuro salvandosi allo stesso tempo la coscienza. Tacciono tante persone oneste e stimabili che hanno dato vita alla lista SinistraCivicaEcologista promossa da Ledo Gori, oggi principale indagato in Regione.
E’ grave il silenzio su quanto sta accadendo in Toscana. All’inizio ho pensato che occorressero un po’ di ore per riflettere, ma ormai sono passati 6 giorni dalla notizia dell’indagine sulle commistioni fra potere politico e imprenditoria, con tanto di longa manus della ’Ndrangheta e spargimento di immense quantità di fanghi velenosi e rifiuti tossici. L’aspetto delle responsabilità penali individuali riguarda la magistratura, e mi auguro che le persone coinvolte possano dimostrare la loro innocenza, ma l’elemento “sistemico” dei rapporti fra potere politico e potentati economici è un fatto politico enorme, non (o non soltanto) un fatto giudiziario. Se poi questo rapporto diventa una cinghia di trasmissione per i desiderata della ‘Ndrangheta, il salto all’inferno è definitivo.
Ciò che è emerso con l’indagine e le intercettazioni è politicamente gravissimo ed è un perfetto spaccato del sistema di potere toscano, una sorta di carotaggio che arriva fino al centro del palazzo della presidenza della Regione e che mostra anni e anni di stratificazioni, dato che nulla del genere si forma in breve tempo. Per noi era cosa nota, altri facevano finta di non sapere o minimizzavano. Adesso continuare a far finta di nulla è inaccettabile.
Questo modello lo abbiamo politicamente denunciato per molti anni. Questo modello è una delle ragioni profonde che ci hanno spinto a costruire un’alternativa sia al PD-ItaliaViva sia alla destra. Abbiamo fallito, ma mai come in questi giorni vado fiero di averci riprovato, assieme a tante e tanti compagni di strada”.
Che certi intrecci fossero un fatto “sistemico” conclamato da tempo, non lo scopriamo oggi. Così non scopriamo oggi, con quest’ultima inchiesta, che certi rifiuti sono stati “imboscati” nei rilevati stradali. Già nel 2013, ad esempio su queste colonne scrivevamo di “una certa quantità di rifiuti speciali e pericolosi …rinvenuta durante i lavori di raddoppio, sotto la massicciata stradale della Siena-Bettolle”. E nello stesso articolo si parlava di una relazione del Procuratore Antimafia in cui di affermava che i rifiuti gestiti dalla Camorra in Campania finivano in altre regioni, compresa la Toscana e del caso sollevato qualche anno prima da Primapagina su presunti interramenti illegali di rifiuti in una cava di inerti di Chiusi Scalo, con citazione delle dichiarazioni di Arpat e Noe (Nucleo Operativo dei Carabinieri) che interpellati in proposito ammettevano il fatto che “in Italia moltissime cave erano sistematicamente usate per occultarvi rifiuti speciali e tossici. E che la Toscana non faceva certo eccezione”.
Quello che sta emergendo con l’inchiesta in corso e che vede indagati il consigliere Pd e due funzionari per corruzione e abuso di ufficio (non per associazione a delinquere o connessioni con la malavita) è un quadro inquietante e politicamente disarmante. Offre un’immagine della Toscana non dissimile da quella di altre regioni infiltrate dalle mafie e governate però dalla parte avversa. Di una Toscana permeabile alle infiltrazioni e alle pressioni.
E se – come dice Fattori – stupisce il silenzio di Giani, Rossi e di altri esponenti politici regionali, a noi che operiamo nell’estremo sud della Toscana e che abbiamo ancora nelle orecchie l’eco della bagarre di un anno fa sul progetto Acea, stupisce anche il silenzio del Pd e delle forze politiche locali che peraltro si apprestano alla campagna elettorale amministrativa di Chiusi del prossimo autunno.
Il Pd di Siena, della Valdichiana e di Chiusi ha dato il suo contributo alla vittoria di Giani alle regionali di settembre, ha eletto due consiglieri, uno è diventato pure assessore alla salute (e anche lo smaltimento dei fanghi è un problema che riguarda la salute, non c’è solo il covid), l’elettorato senese ha eletto anche Stefano Scaramelli, nelle file di Italia Viva, sempre nella coalizione di Giani. Anche lui in questi giorni ha parlato di tutto: della campagna di vaccinazione, delle scuole e dei ristoranti da riaprire, di Malika Shaly, della Superlega di calcio… ma sull’inchiesta e sugli indagati nemmeno una parola.
Lo abbiamo già scritto: la presunzione di innocenza è un baluardo della giustizia italiana e va concessa a tutti, ma politicamente questa storia non può passare sotto silenzio. Pena la morte della politica e la figuraccia in mondovisione dei suoi attori.
m.l.
La “politica” non parla perché non ha conoscenza della materia. Quando si parla di “…. certi rifiuti sono stati “imboscati” nei rilevati stradali….” si parla di rifiuti che per le legge vengono riciclati come materiale idoneo alla formazione di rilevati stradali. Se poi questi rifiuti non vengono trattati per renderli idonei a quello che devono servire, è un altro discorso sul quale la “politica” non ha consapevolezza. La materia è delicata e scorre sul filo di rasoio su quello che è lecito e non lecito. La “politica” ha responsabilità se permette di stabilire il sito idoneo per lo smaltimento o la messa insicurezza delle scorie pericolose…dopo di che quello che può avvenire è responsabilità di chi gestisce il sito. Compresi luoghi dove vengono smaltiti “per legge” i rifiuti NON PERICOLOSI. Ma anche nello stabilire se i rifiuti sono pericolosi o meno la “politica” c’entra relativamente. Quelli sono aspetti tecnici che curano altre persone…ci sono altre responsabilità!
le ceneri della centrale Enel di La Spezia che arrivarono negli anni ’80-90 in molti comuni della zona, il cui smaltimento fu pagato a peso d’oro da Enel, erano “materiale idoneo” per i rilevati stradali, per esempio; i fanghi delle concerie no. Poi che in mezzo ai rifiuti “idonei” spesso ci finiscano anche altri non idonei è altro discorso… E in ogni caso, al di là delle ipotetiche connessioni con le mafie, anche l’intreccio politica-affari, con le istituzioni che si mettono al servizio di aziende e categorie è argomento che, secondo me, la politica – anche quella locale – dovrebbe dibattere.