CHIUSI, LA CRISI DI GOVERNO E’ FORMALMENTE APERTA. BETTOLLINI CHIEDE LA VERIFICA DI MAGGIORANZA

venerdì 29th, gennaio 2021 / 19:05
CHIUSI, LA CRISI DI GOVERNO E’ FORMALMENTE APERTA. BETTOLLINI CHIEDE LA VERIFICA DI MAGGIORANZA
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CHIUSI – E adesso, come a Roma, anche a Chiusi, la crisi di governo è formalmente aperta. Dopo aver ricevuto la comunicazione dell’esito della consultazione di sabato scorso, da parte del referente provinciale del Pd Alessio Pianigiani, che era presente, il sindaco Bettollini ha convocato oggi, per venerdì 5 febbraio il Consiglio Comunale con un unico punto all’ordine del giorno: “Verifica della governabilità del Comune fino alla fine del mandato amministrativo – Comunicazioni e discussione”.

Siccome il 52% degli iscritti che hanno partecipato alla consultazione promossa dalla segreteria Bettollimi si è espresso contro la sua ricandidatura (così gli ha riferito Pianigiani) vuole verificare in Consiglio, quindi sul campo, se ha ancora una maggioranza per portare a termine il mandato, pronto a prendere atto di non avere più la fiducia del partito di maggioranza.

In sostanza Bettollini ha fatto come il premier Conte che è andato davanti alle Camere a chiedere la fiducia. Mentre ad aprire la crisi – come abiamo già scritto in altri articoli precedenti – è stato di fatto il Pd che dopo mesi di silenzi, rinvii e atteggiamenti da guerra fredda, ha forzato il regolamento e invece di convocare l’assemblea dell’Unione Comunale, unico organo deputato a decidere della candidatura e delle alleanze, ha organizzato l’ennesima consultazione, tagliando però fiori buona parte dei sostenitori del sindaco, che per non avevano rinnovato la tessera 2020, ma che in forza di un rinvio del tresseramento deciso dai vertici nazionali del Pd, sono tutti ancora formalmente iscritti fino al 30 aprile.

Ma questo punto le schermagli procedurali contano poco. Il problema è tutto politico. Il Pd ha fatto sapere, tramite un dirigente senese, che non intende candidare Bettolini e Bettollini si sente virtualmente sfiduciato.

Certo, solo 10 giorni fa il Gruppo Consiliare ha rifiutato un incontro promosso dalla segreteria e ha chiesto l’avvio di un percorso per la ricandidatura del sindaco uscente. Sarà difficile per assessori e consiglieri Pd e Psi rimangiarsi quella richiesta pena una figuraccia dura da digerire.

A norma di statuto l’assemblea dell’Unione Comunale, convocata adesso per la prossima settimana, potrebbe ancora ribaltare la situazione e chiedere la che sia Bettollini il candidato a sindaco del centro sinistra, ma ormai il Pd la frittata l’ha fatta e gli è venuta anche male. Molto male.

I margini di manovra per una ricucitura sono irrisori, quasi nulli, non perché non sia possibile, ma perché l’impressione è che il sindaco si sentirebbe comunque “ingabbiato” e ostaggio di un partito che gli è in buona parte ostile. Che si sentirebbe insomma “più sopportato che supportato”, e questo solo perché con lui il Pd può ancora vincere e senza, al contrario è più facile che perda, perché la rottura porterebbe anche ad una “fronda” al momento del voto. Sia che Bettollini si presenti con una lista tutta sua o che decida di farsi da parte…

Senza o contro Bettollini quanti voti prenderebbe il Pd a Montallese, per dire? Non sarebbe la prima volta che si verifica una secessione nel segreto dell’urna: è successo nel 2019 a Città della Pieve (come abbiamo ricordato più volte), ma anche a Chiusi nel 1973, quando la sezione Pci di Chiusi Scalo votò in massa scheda bianca. Nel ’73 i numeri del Pci erano tali che il contraccolpo fu limitato, ma la “rivolta” dei militanti della “Alicata”, favorì l’elezione, per la prima volta di un consigliere del Msi (Salvatore Barattolo). Oggi i voti del Pd non sono un quarto di quelli del Pci e un terzo di quelli che prese lo stesso Bettollini nel 2016… una fronda anche più limitata potrebbe essere ugualmente determinante per la sconfitta elettorale. E la fronda c’è già, non è solo nell’aria.

Molti militanti si stanno rendendo conto del problema, in tanti non nascondono lo scoramento per quello che già adesso, allo stato delle cose in questi giorni, appare come un disastro politico, un suicidio. Una alleanza con le due forze di opposizione, i podemos e i 5 Stelle, sull’onda della coalizione nazionale, potrebbe forse far recuperare qualcosa in termini numerici (quanto non si sa), ma potrebbe anche acuire quel senso di smarrimento. Trovarsi alleati con gli avversari contro il proprio sindaco è una cosa che può oggettivamente disorientare.

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