BEIRUT COME HIROSHIMA: CENTINAIA DI MORTI, ARIA TOSSICA E 300 MILA SFOLLATI

mercoledì 05th, agosto 2020 / 15:22
BEIRUT COME HIROSHIMA: CENTINAIA DI MORTI, ARIA TOSSICA E 300 MILA SFOLLATI
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Ci risiamo. Una volta è Ustica, una volta Bologna, una volta New York … Una volta è Beirut che non è nuova a situazioni di questo genere, ma se si fa l’abitudine alla guerra è difficile fare l’abitudine alle esplosioni che fanno centinaia di morti e dispersi senza sapere perché.

eri a Beirut, Libano, Mediterraneo, non lontano da casa nostra per intendersi, una serie di esplosioni ha causato centinaia di morti, migliaia di feriti, oltre 300 mila sfollati e “senza tetto”. Non solo, ma adesso l’aria, a causa di quelle esplosioni, è tossica e potrebbe avere conseguenze letali per anni, come l’atomica a Hiroshima: 6 agosto 1945. La coincidenza delle date fa venire i brividi.

A Beirut ieri una nuvola a fungo come quella di Hiroshima e Nagasaki, appunto, ha sconvolto la zona del porto, distruggendo palazzi, negozi, automobili, strade, piazze, attrezzature e capannoni industriali, ospedali.

Il governatore della città parla di 3,5 miliardi di dollari di danni… ma la stima sembra addirittura sottodimensionata: 300 mila e passa senza casa vuol dire una città come Firenze rimasta senza futuro… Il Ministro della sanità libanese consiglia a chiunque possa di lasciare la città, a causa di materiali pericolosi sprigionatisi nell’aria dopo le deflagrazioni che potrebbero avere effetti a lungo termine mortali.

Ad esplodere sarebbe stato infatti un deposito di alcune tonnellate di nitrato di ammonio sequestrate nel 2014 e “stoccate” nel porto. Il nitrato di ammonio è un “fertilizzante” altamente infiammabile che viene usato per la fabbricazione di esplosivi. E’ uno dei materiali che i terroristi di tutto il mondo, ma anche gli eserciti regolari o irregolari (e ce ne sono parecchi) cercano di accaparrarsi.

Quello che è successo ieri a Beirut (e sta ancora succedendo, perché la vicenda è tutt’altro che finita e tutt’altro che chiara) ha tutta l’aria di essere un atto di guerra.

Il premier libanese dice che “i responsabili pagheranno”, lasciando intendere che ci siano dei responsabili e che non si sia trattato di un incidente. Se non è un incidente è un chiaro atto di guerra. Non è chiaro di chi e contro chi. Di certo contro la popolazione inerme di una città che faticosamente cercava di rialzarsi da decenni di bombardamenti, macerie, attentati e da una crisi economica e sanitaria devastante.

Per le proporzioni se non del numero dei morti, ma delle conseguenze, il fatto di Beirut sembra qualcosa di ancora più drammatico dell’attentato dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York. Qualcuno potrà anche pensare che i libanesi non sono i newyorkesi, che lì siano abituati alle esplosioni… ma questa non è una autobomba in un mercato. L’esplosione di ieri somiglia più alla atomica di Horoshima che all’attacco al Bataclan di Parigi…

L’esplosione avviene a tre giorni dal verdetto del tribunale speciale incaricato dall’Onu di condurre le indagini sul micidiale attentato in cui quindici anni fa, sul lungomare di Beirut, venne assassinato l’ex premier Rafik Hariri, e altre 21 persone. Sotto processo, in contumacia, ci sono quattro membri di Hezbollah, il potente movimento sciita filo-iraniano alleato di Damasco, e il 7 agosto la Corte, con sede all’Aja, annuncerà se sono innocenti o colpevoli. Si tratta di un verdetto, a lungo atteso, ma anche temuto perché potenzialmente potrebbe scuotere di nuovo alle fondamenta il Libano, già alle prese con la peggiore crisi economica degli ultimi decenni, che ha lasciato quasi la metà della popolazione in povertà, aggravata inoltre dall’epidemia di Covid-19. Un segnale insomma per far capire chi comanda in quell’area martoriata del medioriente.

Adesso è partita la corsa a dare una mano: russi, olandesi, francesi,americani, tutti hanno già dato disponibilità o inviato forze e aiuti, Italia compresa.

Non è una cosa che non ci riguarda. Anzi, ci riguarda e anche parecchio da vicino…

m.l.

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