PROGETTO ACEA, ECCO LA VERSIONE DI ACEA: “INNOVAZIONE E RICERCA, ECONOMIA CIRCOLARE E EMISSIONI ZERO. SARA’ IL PRIMO IMPIANTO IN ITALIA E IL PIU’ GRANDE D’EUROPA”
INTERVISTA AD UNO DEI PROGETTISTI. IL PROGETTO CHIUSI PRESENTATO ALLA FIERA INTERNAZIONALE DELLA GREEN ECONOMY ECOMONDO A RIMINI
CHIUSI – In questi giorni a Rimini è in corso Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa per l’ innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare. Una sorta di Stati generali della green economy. E ad Ecomondo due giorni fa il gruppo Acea ha presentato il progetto che intende realizzare a Chiusi, nell’area dell’ex Centro Carni. E lo ha presentato come un progetto che rientra a pieno titolo, anzi è un passo avanti sul terreno delle soluzioni ecologiche, della green economy e della economia circolare, cose molto care al pensiero ambientalista e progressista in tutto il mondo.
In un comunicato, relativo alla presenza di Acea ad Ecomondo, la Multiutility partecipata dal Comune di Roma parla dello “sludge mining” ovvero della estrazione dei fanghi e della trasformazione di essi in materie seconde, riutilizzabili. Quindi del progetto Chiusi. E ne parla così:
“Lo Sludge Mining (ovvero estrazione di fanghi) è un progetto di ricerca e sviluppo – finalizzato alla realizzazione a Chiusi in provincia di Siena di un impianto di recupero innovativo – per il quale l’azienda ha previsto un investimento di 7,4 milioni di euro, cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Regione Toscana per circa 2,3 milioni. Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di sviluppare un laboratorio stabile sui prodotti di recupero dai processi di carbonizzazione per la produzione di biopolimeri, biometano e estrazione del fosforo da fanghi, oltre alla realizzazione di una serra idropinica. Oltre ad ACEA Ambiente partecipano al progetto la società Ingelia e le Università di Firenze, Pisa, Siena, Parma e il Politecnico di Milano. Alla base del progetto di ricerca c’è proprio la nuova tecnologia di carbonizzazione idrotermica (HTC) brevettata da Ingelia”.
Il comunicato Acea, entra anche più nel dettaglio di ciò che dovrebbe essere l’impianto che si vuol realizzare a Chiusi:
“ACEA ha già avviato l’iter autorizzativo presso la Regione Toscana per la realizzazione di un impianto di recupero con una capacità di trattamento pari a 80.000 tonnellate annue di fanghi di depurazione nel proprio sito di Chiusi (SI). Sarà il primo impianto in Italia e il più grande d’Europa, quindi molto più grande rispetto a quelli già esistenti in Spagna, Belgio e Inghilterra. Il processo di carbonizzazione idrotermica, che avviene in reattori chiusi, e l’uso di tecnologie innovative garantiranno, inoltre, la totale assenza di odori ed emissioni. L’impianto produrrà circa 8 mila tonnellate annue di biolignite, un combustibile con un ridotto contenuto di zolfo, di origine biologica e rinnovabile, che consente di evitare l’emissione di 16.280 tonnellate annue di CO2 e che permetterebbe di riscaldare in modo sostenibile 4.000 famiglie. Lo stesso impianto produrrà circa 6 mila tonnellate annue di fertilizzante organico, una quantità che consentirebbe di fertilizzare circa 20.000 ettari di terreno, pari a circa 25.000 campi di calcio. Con questo sito e con quello di Monterotondo Marittimo, situato in provincia di Grosseto e abilitato al trattamento di 25.000 tonnellate annue, ACEA tratterà un totale di 105mila tonnellate di fanghi, pari quasi all’intera quantità prodotta dalla Regione Toscana”.
Sulle dimensioni, piuttosto importanti dell’impianto, non vi sono dunque dubbi. Il Comunicato è chiaro: sarà “il primo impianto in Italia e il più grande d’Europa” nel suo genere. Ma ci sono alcuni aspetti meno chiari. E quindi da chiarire. Il primo riguarda il citato cofinanziamento del Ministero e della Regione Toscana per circa 2,3 milioni di euro. La Regione Toscana che deve dare le autorizzazioni e i pareri e il 12 novembre avvierà l’inchiesta pubblica per mettere a confronto i pro e i contro rispetto al progetto lo sta finanziando? Recita più parti in commedia?
Questa domanda e altre le abbiamo rivolte dunque all’ing. Massimo Aiello, uno dei progettisti di Acea che stanno lavorando al progetto Chiusi.
Ovvio che anche nel caso di Aiello, così come è stato per i tre esperti intervenuti all’iniziativa pubblica del Comitato Aria il 31 ottobre scorso, si tratta di una “opinione di parte”. Cioè della parte che sostiene la validità del progetto e lo vuole realizzare, in quanto impresa proponente. Diciamo che si tratta della controparte vera del Comitato e di quanti sono contrari all’impianto. Perché la controparte è Acea, non il Comune. Il Comune di fatto è l’arbitro della partita, ha il fischietto in bocca e può dare il fischio d’inizio oppure decidere che la gara non si può giocare, perché le condizioni ambientali, i cori razzisti, o qualche incongruenza nella lista dei giocatori non lo consentono. Il progetto non è stato ancora realizzato, né autorizzato.
Ecco l’intervista all’ing. Massimo Aiello.
No, il cofinanziamento del Mise e della Regione Toscana si riferisce esclusivamente al progetto di ricerca, con alcune Università. In sostanza l’impianto che vorremmo realizzare dovrebbe essere affiancato da un laboratorio stabile, in Chiusi, nel quale si fa ricerca scientifica sui prodotti di recupero del processo produttivo in questione e sul loro riuso: biopolimeri, biometano fosforo, oltre alla citata serra idroponica. Quindi una cosa è il procedimento di autorizzazione dell’impianto e una cosa sono i progetti di ricerca-sviluppo dove si fa appunto attività di ricerca e innovazione coinvolgendo i centri di ricerca universitari. Dire che è tutto preordinato e già deciso è pretestuoso, tutti parlano dell’importanza della ricerca e qui, invece di plaudere alla ricerca si va a cercare sempre di vedere il male nelle cose…
Veniamo all’impianto di trasformazione fanghi che Acea Ambiente intende realizzare. Anche il comunicato parla di “totale assenza di odori e emissioni” e di “reattori chiusi”. Ma siccome il processo avviene con uso d acqua a 200° ci saranno quantomeno dei vapori, e i vapori di risulta dove finiscono? Poi anche Acea, nelle schede del progetto presentate in regione indica emissioni di anidride solforosa, acido solfidrico, Pm10, e non esclude diossine…
I vapori rimangono tutti all’interno del processo in quanto il ciclo è a tenuta stagna che è il punto di forza della tecnologia. La caldaia che alimenta l’impianto è a gas naturale, metano, è allacciata alla rete ed è equivalente ad una decina di caldaie da condominio… Le emissioni citate sono quelle relative ai mezzi di trasporto… e a questo proposito le dico che è previsto anche un apposito sistema per evitare la fuoriuscita dei gas di scarico dei mezzi e degli odori dei fanghi nelle fasi operative…
Che tipo di sistema?
I mezzi scaricano all’interno delle due aeree di conferimento e scarico dove il sistema di depressione e successivo trattamento dell’aria consente di trattare sia le emissioni odorose che i gas di scarico del camion…
I camion, appunto… Ecco un altro problema. L’impianto tratterà 80 mila tonn/anno di fanghi, una piccola parte dei quali derivanti dal depuratore in loco (2.000 della sezione biologica ) quindi circa 78.000 t/anno arriveranno con i camion. Di solito gli scarrabili per il trasporto fango palabili portano circa 30 tonnellate. Quindi saranno 2.500 camion l’’anno. Diviso 300 giorni lavorativi: 8 camion al giorno. Più altrettanti circa per alimentare il depuratore esistente. Totale 15-16 cisterne al giorno. Che calcolando l’andata e il ritorno diventano 30-32. Giusto? Non sono pochi. E potrebbero essere anche di più perché alcuni mezzi possono avere una portata minore… E’ così? Consideriamo che la strada provinciale di Fondovalle, nel tratto su cui insisterebbe l’impianto, registra già oggi un transito di circa 300 veicoli ogni ora.
Da quando sopra detto mi pare di capire che in un giorno lavorativo passa lo stesso numero di veicoli di quanti ne passerebbero per per alimentare l’impianto in un anno (300 mezzi l’ora x 8 ore = 2.400).
L’impianto prevede anche una fase di pellettizzazione della biolignite. Quella fase produce emissioni?
La pellettezzatrice riduce l’umidità della biolignite per cui le emissioni sono vapore acqueo.
Scusi ingegnere, ma questa biolignitie(o byochar) e la frazione liquida che usciranno dal processo di trasformazione dei fanghi sono considerabili “non più rifiuti”?
Sì. A questo proposito è uscita una legge da pochissimi giorni, la n.128 del 2 novembre che modifica la normativa precedente…
Acea ha acquistato e rilevato oltre l’area ex Centro carni, anche il depuratore esistente di Bioecologia, che a quanto afferma l’Amministrazione Comunale sarà demolito e poi ricostruito più efficiente e ammodernato… Ma continuerà a trattare ciò che tratta adesso, cioè acque reflue fognarie (comprese quelle di una parte di Chiusi Scalo); liquami industriali e percolato di discarica. L’autorizzazione scade nel 2021 e il comune dice che poi autorizzerà solo trattamento di materiale di matrice biologica. Quindi verranno eliminati i rifiuti pericolosi. E’ così?
Nella fase di rinnovo dell’autorizzazione dell’impianto di Bioecologia saranno valutate tutte le migliori tecnologie al fine di ammodernare l’impiantistica anche in relazione a possibili sinergie tra i due impianti limitrofi per il trattamento dei fanghi biologici di Bioecologia. Precisiamo che l’impianto di Bioecologia non tratta rifiuti pericolosi ma solo rifiuti liquidi non pericolosi e prevalentemente a base organica come i pozzi neri, acque reflue urbane e percolati delle discariche di area, in ogni caso con l’amministrazione e con il sindaco in primis saranno congiuntamente presentate e valutate le migliorie impiantistiche al fine di garantire le perfomance e il rispetto dei limiti di autorizzazione per ottenere un maggiore grado di sicurezza che ribadiamo già ad oggi è assicurato.
Ingegnere, il Comune ha fissato dei “paletti” circa la tipologia di impianti autorizzabili, l’assenza di rischi per la salute e l’ambiente e chiesto (o imposto) interventi collaterali senza i quali, dice, non darà l’ok… Nel comune di Chiusi, in base alla delibera n.74 del 28.12.2018 “non si possono costruire inceneritori di rifiuti, carbonizzatori, termovalorizzatori, discariche di rifiuti, nuove aziende insalubri che abbiano emissioni nocive, ad eccezione delle attività per le quali venga dimostrato riguardo ai processi produttivi, di utilizzare le migliori tecnologie possibile per abbattere emissioni, finanche alla loro eliminazione”
Sì, è vero. Infatti noi stiamo cercando tutte le soluzioni migliori, anche oltre quello che è previsto dalle norme, per evitare qualsiasi criticità e qualsiasi dubbio…
L’intervista finisce qui. Questa è “la versione di Acea“. Come la versione di chi è contrario, anche questa non è vangelo né va presa per oro colato. E’ semplicemente la versione di chi propone la realizzazione dell’impianto. E’ comunque, riteniamo, un contributo alla discussione sul tema.
Il problema del depuratore attuale esistente resta in piedi. Dopo il 2021 la situazione potrebbe migliorare con la nuova autorizzazione, più limitata, ma per il momento il depuratore è lì e qualche criticità la presenta, anche se “la sicurezza è già oggi assicurata” come dice l’ing Aiello. Anche quello del traffico è un problema: 30 camion al giorno non sono uno scherzo, sia per l’inquinamento che per la sicurezza e la manutenzione stradale, ma alla Vetreria Piegarese ne arrivano parecchi di più, per dire. Il Comune dice che potrebbe autorizzare l’uso solo di mezzi alimentati con energie alternative… Vedremo.
Detto questo è evidente che l’impianto proposto da Acea non sia un inceneritore (perché non vi si brucia niente), ma non sia nemmeno una stufetta a gas… E’ una cosa grossa e rilevante. Anche come investimento. Ed è una cosa sì innovativa, ma sperimentale. In Italia sarebbe il primo. Chiaro quindi che il parere degli esperti, ma soprattutto degli enti preposti a fornire quelli decisivi, e delle università diventa fondamentale. Il fatto che il progetto sia stato presentato ad Ecomondo comunque è un indizio non negativo..
Le cose che qui dice l’ing. Aiello saranno oggetto di confronto, con le tesi contrarie, nel corso dell’Inchiesta pubblica regionale che comincia, come già detto il 12 novembre, alle 15,30 presso la sala San Francesco a Chiusi Città. La prima seduta sarà di insediamento e nomina dei tecnici di parte… Il primo confronto vero avverrà il 19. L’orario sarà stabilito nella prima seduta. Chiunque può partecipare, ma per partecipare è necessario inviare una mail a protocollo.chiusi@legalmail.it o un fax al n. 0578 227864. L’inchiesta pubblica è promossa e gestita dalla Regione Toscana, non dal Comune, che sarà uno degli “attori” e verrà ascoltato, così come verranno ascoltati i tecnici di Acea e quelli dei Comitati e delle associazioni che avranno chiesto di intervenire e di essere ascoltati.
Alla fine si tireranno le somme e sarà più chiaro se il “progetto Acea” sarà solo l’ennesima industria insalubre che renderà l’aria meno respirabile e il cielo sopra Chiusi meno sereno, oppure sarà un passo avanti sul terreno della sostenibilità ambientale, della green economy e anche nella soluzione di problemi reali e stringenti, come quello del trattamento e smaltimento dei fanghi dei depuratori, compreso quello di Chiusi. Che non si possono tenere nel frigorifero di casa o spargere nei campi…
m.l.
Nella foto: l’ex centro carni di Chiusi, che dovrebbe essere demolito, per far posto all’impianto Acea.
“Lo SmartComp, ovvero il compostaggio a chilometro zero
Finalizzato allo sviluppo del compostaggio diffuso, lo SmartComp è un progetto, realizzato in collaborazione con ENEA e Università della Tuscia, rivolto alle grandi utenze (centri commerciali, mense, aeroporti e stazioni) che hanno necessità di gestire grandi quantità di rifiuti organici. Grazie all’utilizzo di mini-impianti di compostaggio, forniti da ACEA e dotati di una rivoluzionaria tecnologia sensoristica, sarà possibile trasformare direttamente in loco i rifiuti umidi in compost tramite un processo aerobico che in circa 90 giorni produce fertilizzante di qualità pronto per l’utilizzo. L’obiettivo dell’Azienda è l’installazione di 250 SmartComp entro il 2022 per realizzare in maniera diffusa un sistema dalla capacità di 25mila tonnellate l’anno – pari a quella di un impianto localizzato che gestisce rifiuti organici prodotti da una città di 250mila abitanti -, con un risparmio del 30% circa sui costi di gestione e una rilevante riduzione delle emissioni di gas serra dovuta all’eliminazione del trasporto rifiuti su gomma. ACEA con questo progetto si propone come protagonista della waste transition, un nuovo modello di gestione dei rifiuti diffusa e partecipata.”
Questo è un altra parte del comunicato stampa di ACEA a cui fa riferimento l’articolo di Lorenzoni. Nella Tuscia diminuiranno le emissioni di gas serra dovuti all’eliminazione del trasporto rifiuti. In Tuscia la cosa è rilevante a Chiusi sembra di no a sentire l’ing. Aiello
Alessandro, qui avcevano bisogno di una popolazione per “capire l’effetto che fa”.
È evidente che le Inchiesta Pubblica è una presa per i fondelli. La Regione Toscana da una parte finanzia il progetto e dall’altra a giochi fatti promuove l’inchiesta pubblica. Si spiegano tante cose. La prima fra tutte quella di promuovere la partecipazione, mentre Regione e Governo concordavano un progetto comune. Che pena!!!
Senza entrare nella diatriba che si trascina da ormai mesi e mesi ,vorrei sapere che metodo sia quello del giudicare le cose comparando la presenza dell’inquinamento dei camions sulle nostre strade con quella della Vetrieria del Piegaro. . ” Tanto al Piegaro ne arrivano di più di quanti ne possono arrivare a Chiusi.. ”. Siccome quelli al Piegaro sono tanti cosa vuoi che sia qualche decina di camion sulle nostre strade…
Ma vi pagano anche per dire certe cose e più che altro riportare certi mezzi di misura delle cose? Quasi fosse una forma di sacrificio che viene richiesta alla popolazione a cui si potrebbe facilmente e logicamente passar sopra….anche perchè- sempre non entrando nella precipua discussione carbonizzatore si-carbonizzatore no- quello dei camions non è un inquinamento ? Certo, quello non si misura e quello non rende, cosa volete che siano qualche decina di camion al giorno che si aggiungono al traffico che già esiste…. Ma tutta questa storia io mi domando se abbia una utilità sociale o se non sia un modo- a causa di un processo di sviluppo-sottosviluppo già iniziato da anni sui territori ed anche sul nostro- per cercare di riparare alle enormi produzioni di scorie civili ed industriali del processo globale iniziato da anni. Si tenta di riparare agli errori concettuali di chi è sottostato a tutto questo, con procedure affibbiandogli la caratteristica di ”ormai non più eludibili” e necessarie. Necessario sarebbe stato che la gente molto tempo addietro,parlo di diversi anni a ritroso, avesse fatto pulizia ed i partiti espressione della gente e dei modi di pensare anche diversi, avessero ospitato al loro interno gente che avesse saputo guidarli e non farli ritrovare a questi punti.Questo sarebbe stato necessario, ed allora chiediamocelo quando ritornano in essere le discussioni sul riformismo, sullo sviluppo, sui posti di lavoro, suul consumo del territorio e dell’aria ecc ecc che la memoria è fallace, ma il tragico è il fatto che la lezione anche se si subisce, sembra non bastare.Ed allora avanti, anche col coro mediatico e della società politica che permette ed organizza tutto questo, con i suoi vassalli, valvassini e valvassori che tengono a far vedere di far parte di schieramenti liberi, di libera critica, perchè improntati al reggere, mantenere, essere oggetto di consenso da parte delle popolazioni e della gente comune.Purtroppo sono cavoli di tutti, sia di coloro che vogliono che succeda tutto questo e che diranno di si ed anche a coloro che diranno di no, perchè tutti non si sà se per loro sfortuna o fortuna debbono respirare, mangiare e vivere su questo territorio ed assorbire quello che c’è….ma cosa volete che sia, al Piegaro ne arrivano molti di più, quindi contenti, perchè può darsi che nella crisi dove tutti ci ritroviamo, l’energia alternativa che alimenterà i camions non consentirà l’inquinamento…ma a guardar bene va bene così, perchè tutto questo è cosa di sinistra,che concilia sviluppo, posti di lavoro, imprenditoria e vita migliore per la gente ….Contenti voi……un volta si diceva a Chiusi ”avanti col tronco”…
Carlo, anche stavolta mi sa che non hai capito… nell’articolo c’è scritto che 30 camion al giorno sono tanti. Che già oggi ne arrivano una quindicina. Che su quella strada passano 300 veicoli l’ora… e che alla Vetreria Piegarese arrivano molti più camion dei 30 che arriverebbero a Chiusi. E’ solo un termine di paragone, per far capire meglio l’entità del traffico. Quanti ne vanno e vengono dalla Lodovichi, per esempio (in mezzo al paese)? Quello del traffico è senza dubbio un problema. Ma non mi sembra il maggiore, visti i dati… Tutto qui. Quanto alle cose che dice Paolo Scattoni sull’inchiesta pubblica, devo arguire che il Comitato Aria non partecperà, perché è una farsa e tutto preordinato e deciso? Perché se è tutto preordinato e deciso che cazzo partecipa a fare? Io se fossi convinto di una cosa del genere farei le barricate, non starei a perdere tempo in confronti inutili e fasulli…
Cosa deciderà il Comitato non lo so. So soltanto che per un paio di anni almeno sono state fatte trattative sulla testa dei cittadini.
Non sono uno contrario a prescindere ma uno a cui farebbe piacere essere informato correttamente e quindi, per curiosità, ho scaricato dal sito del comune il “famoso” atto di governo, di cui tutti parlate come garanzia della salvaguardia verso impianti pericolosi.
Questo è il testo copiato pari pari:
“Non è consentita la realizzazione di inceneritori;
non è consentita la realizzazione di termovalorizzatori;
non è consentita la realizzazione di discariche di rifiuti;
non è consentita la realizzazione di nuove aziende insalubri che abbiano emissioni nocive”
Come vedete non si parla di “carbonizzatori”, nonostante continuiate ad affermarlo da mesi, e non si parla di aziende insalubri di prima classe ma solo di aziende insalubri che abbiano emissioni nocive.
Ma le emissioni delle aziende, anche quelle insalubri, non possono essere nocive perché per essere nocive dovrebbero superare i valori limite, e in questo caso non sarebbero autorizzabili per natura e non per l’atto di governo.
Ma veramente pensate che prenderci in giro sia produttivo per fare chiarezza?
Io penso che più i cittadini vengono irritati, con la mancanza di giusta informazione, e più diventano sospettosi.
Oltretutto, nella premessa dell’atto di governo, si dice che il processo tecnologico si chiama “di decarbonizzazione idotermale” e quindi che l’azienda sarà un “carbonizzatore”, anzi un “decarbonizzatore”, lo dice la stessa amministrazione comunale che poi pubblicamente lo nega.
Ma in che paese viviamo?
Ma di cosa ti meravigli Giorgio. Su un progetto di ricerca che presuppone la realizzazione dell’impianto Regione e Governo contribuiranno con 2.3 milioni di euro. Non credo che un accordo di questo tipo abbia richiesto un bel po’ di tempo per essere definito. Mentre noi chiedevamo informazione e partecipazione questi discutevano come accordarsi. Sulla necessità di accordi con le università non deve essere stato difficile. Conoscendo l’ambiente so che quando ci sono i dindini di mezzo non ci vuole molto tempo per convincere.
Giorgio, nella delibera 74 del 28.12.2018 del c.c. successiva all’atto di governo si fa riferimento, testualmente e come riportato in una delle domande all’ing. Aiello, anche ai carbonizzatori e alla industrie insalubri, con l’aggiunta, rispetto all’atto di governo di una eccezione. Così si legge: “non si possono costruire inceneritori di rifiuti, carbonizzatori, termovalorizzatori, discariche di rifiuti, nuove aziende insalubri che abbiano emissioni nocive, ad eccezione delle attività per le quali venga dimostrato riguardo ai processi produttivi, di utilizzare le migliori tecnologie possibile per abbattere emissioni, finanche alla loro eliminazione”. Se mai è quella eccezione che può lasciare una porta aperta ad impianti come quello proposto da Acea.
Scusa, Marco, ma questa nota te l’hanno suggerita o l’hai constatata direttamente perché io ho letto attentamente la delibera a cui ti riferisci e non ho trovato nessun accenno ai carbonizzatori, se non nell’intervento del sindaco, che, in quanto tale, non fa parte del deliberato.
Nelle premesse, infatti, che fanno parte integrale della delibera, si dice:
“Tenuto conto che con l’atto consiliare n. 33 del 15.06.2018 (quello a cui mi sono riferito e in cui non si parla di carbonizzatori), recante “Area industriale dell’ex Centro Carni: atto di Governo del Territorio – Approvazione”, il Consiglio comunale ha individuato specifici indirizzi per il governo del territorio.”
Ed inoltre:
“Visto il seguente parere favorevole con prescrizioni della commissione urbanistica espresso nella seduta del 14.12.2018:
“La commissione esprime parere favorevole, ma ritiene opportuno, al fine di rendere operativo l’indirizzo dato dal Consiglio Comunale con la Deliberazione n. 33 del 15.06.2018, di precisare, all’art. 80, comma 5, nonché all’art. 112, comma 35, delle Norme Tecniche di Attuazione, quanto segue, aggiungendo dopo la frase “…nuove aziende insalubri che abbiano emissioni nocive” la frase “Ad eccezione delle attività per le quali venga dimostrato, riguardo ai processi produttivi, di utilizzare la migliore tecnologia possibile per abbattere emissioni, finanche alla loro totale eliminazione.” Si ritiene opportuno inserire la norma anche all’art. 110, delle disposizioni generali della disciplina delle trasformazioni.”
Mi puoi quindi dire, per favore e per corretta informazione, quale è il punto preciso della delibera in cui si parla di carbonizzatori, nel caso in cui mi fosse sfuggito?
Devo dire, infine, che la precisazione della commissione urbanistica mi sembra un chiaro favore fatto ad Acea per aggirare il divieto di insediamento per le aziende insalubri.
E’ un’opinione di parte e come tale va presa, ma alla base c’è la grande presa in giro dell’inchiesta pubblica svolta dalla regione, che è vero non finanzia l’insediamento, ma se ha creduto nella tecnologia che verrà applicata nell’insediamento stesso, tanto da finanziarne la ricerca, non credo che possa poi bloccare l’impianto. Da cittadino pensante mi ritengo profondamente offeso da questo modo di agire, e dato che Chiusi sarà comunque un luogo dove la tecnologia verrà sperimentata realmente in mezzo alle persone da oggi ogni cittadino può essere definito a tutti gli effetti una cavia, senza nessun tema di smentita. Per questo motivo indipendentemente dalle conclusioni degli esperti, per anni non sapremo se e a quali rischi siamo sottoposti. Si pensi ai casi che la storia ci racconta, due per tutti, il DDT e l’amianto, vennero definite dagli esperti, ognuna per le proprie funzioni, la soluzione di tanti problemi, sappiamo come è finita.
Allora, ricapitolando: mi pare di capire che il problema non sia più a questo punto se l’impianto proposto produce emissioni oppure no. E quindi si debba sottoporre al giudizio di esperti e tecnici qualificati, per capirlo, come è stato detto da due anni a questa parte. Ma il problema è che il tutto è preordinato e deciso a tavolino, a monte; che l’inchiesta pubblica è una farsa; che non ci si può fidare non solo di un colosso come Acea, ma nemmeno di Arpat, Asl, Università ecc. perché anche tali enti o sono sottomessi alla politica o appena sentono odore di soldi, si allineano pure loro… Perché è questo che adesso state dicendo. Non solo, ma i cittadini saranno esposti a rischi sconosciuti e dovranno fare le cavie sperimentando sul campo e sulla propria pelle una tecnologia ancora non testata. Ma allora tutti questi mesi che si è discusso a fare? che sono stati chiamati a fare gli esperti di parte? a che serve partecipare all’inchiesta pubblica se tanto si è già convinti e sicuri che è tutto già scritto? Io ad esempio confidavo molto nell’inchiesta pubblica e nel confronto tra le tesi pro e contro, tra esperti di una parte e dell’altra… Adesso mi dite che è una presa in giro… Ma allora perché all’assemblea del 31 ottobre i tre esperti hanno parlato di emissioni, dei reattori, dei camion, dei corsi d’acqua… di impatto ambientale, delle ricadute sul valore degli immobili, e non è stato detto subito che approfondire questi aspetti non serve a niente, è del tutto inutile, perché è già tutto deciso? Adesso voi che fate? partecipate o no all’inchiesta pubblica? Altra domanda, ma non siamo sempre stati noi di sinistra a chiedere che lo stato, le regioni investissero di più nella ricerca? E soprattutto in quella legata alla green economy, alle buone pratiche per il riciclo dei rifiuti, per la gestione dei beni comuni, la salvaguardia ambientale. Non so se il progetto Acea è un buon progetto o una fregatura. Vorrei sentire i famosi pareri.. ma diciamocelo, non può essere che la green economy va benissimo ed è un modello da perseguire se la fanno a Capannori, ma a Chiusi puzza sempre tutto di bruciato… anche se non si brucia niente… Ah… Capannori e Piombino sono in Toscana, come Chiusi, lì hanno detto no ad impianti simili, . La regione è la stessa, ed anche l’Arpat è la stessa…
Te Lorenzoni col tuo modo di informare e di schierarti definirti di sinistra mica ti ci vedo tanto. È inutile che fai gli articoli su Balotelli è i fascisti è poi non ti schieri contro i metodi adottati nella vicenda acea
Ogni volta ti arrampicato sugli specchi e giochi con le parole per difendere ciò che è oggettivamente indifendibile.
In effetti nella tua intervista all’Ing Aiello di apprezzabile c’è solo la notizia che la Regione finanzia la ricerca ma la domanda e la risposta successiva: ” Scusi ingegnere, ma questa biolignitie(o byochar) e la frazione liquida che usciranno dal processo di trasformazione dei fanghi sono considerabili “non più rifiuti”?
Sì. A questo proposito è uscita una legge da pochissimi giorni, la n.128 del 2 novembre che modifica la normativa precedente… ” DICE TUTTO!
” Ma elementare Watson”… io sono sempre quello che non capisco o che capisce sempre a rovescio,ormai è quasi consuetudine…. allora come volevo dire siccome 30 camion sono tanti e che senz’altro è un problema per l’inquinamento non facciamo altro che aggiungercene altri e vedrai che le cose migliorano di certo….questa è la sostanza! Se lo guardiamo dall’alto il discorso di Paolo Scattoni, mi sento di sottoscriverlo per il semplice fatto che la cosa vuoi che non sia stata già decisa? ” A casa mia” funziona che se io vendo qualcosa ci vuole che mi entri un corrispettivo sennò la partita doppia non chiude e resta zoppa e questo non è contestabile.Ed il corrispettivo è entrato dalla vendita del terreno che potrebbe anche essere scisso da tutto quanto andiamo dicendo…ma stai a vedere che è stato venduto per metterci una vasca di pesci rossi, e veramente qui pensiamo che sia stato il comune di Chiusi che abbia deciso tutto questo movimento anzichè i vertici della politica? Quella politica che adesso guarda dall’esterno la gara perchè i pesci rossi si confrontino con i lucci e la politica ed i loro organismi si erigano a giudici imparziali dopo le informative portate da ambedue gli schieramenti? Ma veramente pensano che beviamo il Campari alle 7 di mattina ? Il discorso di Scattoni vedi che fila, poi la ragione per il quale lo faccia,appartenendo allo stesso partito,uno la può elaborare come vuole,ma senz’altro la sua insistenza parte da un fatto di correttezza che avrebbe dovuto esserci da parte delle istituzioni, se non altro quella di voler ascoltare i cittadini su un tema così importante non solo per il nostro Comune ma anche per i Comuni vicini all’impianto ( Città della Pieve, Certona, Fabro) .E’ stato fatto questo in maniera limpida ?Dico una cazzata se dico che l’inquinamento(ormai è d’uso tale parola) non si misuri solo in una direzione che è quella delle emissioni ma anche nella direzione del traffico, delle risorse economiche spese in più per i rifacimenti dei manti stradali scassati dal passaggio di decine di camions? Ma nemmeno solo in questo ma anche in altre direzioni. Attenzione,Inquinamento che c’è già da parte delle aziende insalubri del territorio e che a detta delle istituzioni è contenuto entro i livelli di guardia, ma questo ipotetico che se verrà in essere,sarà un inquinamento che si aggiungerà anche a quelli pre-esistenti sia chiaro e non bisogna presentare il problema da solo come se si trattasse solo
delle emissioni dell’ipotetico carbonizzatore che nella mia ignoranza tecnica credo che comunque emissioni ne abbia….E’ stato detto che i tecnici che porranno in essere la discussione sono tecnici di parte e credo anch’io che lo siano, sia quelli che spiegheranno le ragioni del NO sia quelli schierati per il SI.E nel mezzo le istituzioni che hanno procurato tutta l’iniziativa e tutte le decisioni riguardanti il fatto che tale impianto debba sorgere a Chiusi. Secondo voi da quale parte ha più speranza di pendere la bilancia? Si accettano scommesse….un caffè me lo posso permettere di perderlo, ma più di un caffè no senz’altro.Questo per dire che la politica ha raggiunto livelli di totale assenza dalla vicinanza ai cittadini e che pretende ancora di segnare la vita e la storia futura dei cittadini. La politica è una necessità e non possiamo farne a meno, perchè è vero il detto che si faccia politica anche quando si sceglie il pane da comperare e che la stessa politica o la fai o la subisci, ma le distinzioni devono essere fatte: secondo il mio giudizio di questa politica è un imperativo il doverne fare a meno e se guardate bene, questa è l’unica cosa che gli scateni terrore, credendo però di lenirlo con l’apparato mediatico.Fatevela qualche volta questa domanda e vediamo cosa vi rispondete.
Magari non ho capito. A me il discorso pare molto semplice. La richiesta di in formazione è stata chiesta da subito, appena conosciuta e resa pubblica la nota di ACEA che accompagnava l’offerta. Il comitato si è preoccupato con le sole proprie forze ad approfondire. Le prime considerazioni ci sono arrivate da Capannoiri . Lì c’è un centro di ricerca che di approfondimenti e ricerche ne fa. Poi gli studi del Comitato che sono contenuti in diversi documenti. Quello del Comitato al progetto insieme a quello dell’associazione Il Riccio. Poi le osservazioni alla seconda stesura. Ci sono state anche le osservazioni alla variante. La richiesta è stata continua. Non ha mai avuto risposta e ci si chiedeva il perché. Le informazioni che emergono dal comunicato ACEA ci aiuta a capire. Mentre in due anni non si è mai accettato il confronto si scoère che la Regione e il Governo su questo impianto si accordano con ACEA, e qui nessuno lo sapeva (o chi lo sapeva non diceva). Forse qualche cosa vorrà dire.
Che la Regione Toscana e anche il Comune di Chiusi abbiano un interesse contingente rispetto alla realizzazione del progetto Acea mi pare abbastanza evidente e scontato. La Regione deve trovare una soluzione per smaltire i fanghi di depurazione non più spalmabili sui campi; il Comune aveva/ha la necessità di riconvertire, bonificare, rimettere in produzione l’area ex centro carni e anche quella di ammodernare un depuratore esistente che produce fanghi e problemi. Ma, a quanto dice uno dei progettisti di Acea, in questa intervista, il finanziamento regionale e quello del MISE non riguarda la costruzione dell’impianto, ma SOLO un progetto di ricerca-sviluppo sul riuso dei materiali estratti dai fanghi con il processo di trasformazione. Quindi la Regione ha finanziato la ricerca in un settore come quello della green economy/economia circolare, cosa che che tutti abbiamo sempre considerato importante e strategica… Non so se questo possa configurarsi come conflitto di interessi. Se mai è indiretto. E comunque da verificare. Il Comune ha un interesse ed è favorevole (questo si è capito), ma ha anche fissato dei paletti nelle norme di Prg, il sindaco ha fatto dichiarazioni pubbliche e in sedi ufficiali, non solo nelle interviste, sulle garanzie e condizioni necessarie perché il progetto venga approvato, non potrà smentirsi, o far finta di niente a cuor leggero. Alla fine l’arbitro della partita, quello che ha il fischietto in mano, è il Comune, non la Regione…Tra 4 giorni comincia l’inchiesta pubblica, lì, in quella sede potranno essere poste sul tavolo tutte le incongruenze, tutti i dubbi sia sulle emissioni che sulle procedure, sui presunti conflitti di interesse e sulla tipologia di prodotto che uscirà fuori dall’impianto, sul depuratore esistente e sui trasporti. Anche se l’inchiesta è condotta dalla Regione, chiunque abbia chiesto di partecipare potrà portare tutti i dati in suo possesso e chiedere spiegazioni sulle cose che non gli quadrano. Se questa possibilità dovesse rivelarsi fasulla allora sarà una farsa. Altrimenti sarà l’occasione giusta per mettere le cose in chiaro. La Regione stessa non potrà evitare che le vengano poste domande e chieste delle risposte. Al punto in cui siamo mi sembra la cosa più semplice e lineare da fare. Personalmente non ho mai detto, né scritto che il progetto Acea vada approvato e realizzato per forza. Ho sempre detto che secondo me va valutato, perché potrebbe essere un’opportunità e non solo una fregatura. Valutato sotto tutti gli aspetti. Per me la green economy e l’economa circolare (se fatte con criterio) vanno bene sempre, non solo a Capannori…
Mi pare un confronto con un sordo quello che avviene qui. Il progetto di ricerca si fa soltanto se viene realizzato l’imianto. Questo hanno concordato senza dirci niente, mentre più e più volte si chiedeva informazione e un confronto. L’inchiesta pubblica andava fatta all’inizio e non alla fine. Ci saremmo accontentati anche di iniziative pubbliche per uno straccio di informazione. Niente di niente.
Quindi? Ammesso che sia come dici, adesso che si fa? Si accantona la battaglia/ confronto sulle caratteristiche dell’impianto (è buono, è cattivo, produce emissioni, non le produce..) e si apre un fronte tutto politico per contestare gli accordi segreti a monte tra Acea, Regione e Comune e per invalidare l’inchiesta pubblica o dichiararla ufficialmente inutile e fasulla e a esito scontato? Chiedo per capire, perché francamente non ho capito. Che il progetto di ricerca sia finalizzato all’impianto,di Chiusi, lo scrive Acea. E potrebbe voler dire che se l’impianto non si dovesse fare, salterebbe anche il progetto di ricerca e quindi il finanziamento. Quindi sono soldi sospesi…Sul tappeto i nodi sono due: quello tecnico-scientifico relativo all’impatto ambientale dell’impianto e quello politico delle procedure seguite. Resto dell’idea che l’inchiesta pubblica – se condotta e partecipata seriamente – possa chiarirli tutti e due. Per il primo, che riguarda la salute dei cittadini, servono pareri scientifici e dati oggettivi; per il secondo invece ognuno farà le sue valutazioni e le sue battaglie e alle prossime elezioni voterà di conseguenza. Per la Regione si vota a primavera, per il Comune nel 2021, se non prima (visto il caos interno al Pd). Rispondo a Giorgio Cioncoloni, scirca il divieto di costruire carbonizzatori, Ho citato la delibera 74, perché quella che ha modificato l’atto di governo del giugno 2018. La norma testuale l’ho ricavata dalla risposta che il sindaco fornì ad una interrogazione dei 5 Stelle (articolo del 28.03.2019): “(…) l’atto di governo del giugno 2018 è diventato una norma di carattere generale inserita nel Piano Operativo in fase di adozione della variante e inviata alla Regione Toscana e alla Provincia di Siena in data 18/02/2019 con nota di protocollo 1565 e pubblicato sul BURT del 27 febbraio scorso. Norma, a scanso di ogni equivoco, che recita:
“Nella parte destinata ad attività produttive, in recepimento della Delibera n.33 del 15/06/2018, non è consentita la realizzazione di nuovi:
-inceneritori di rifiuti; carbonizzatori; termovalorizzatori; discariche di rifiuti; nuove aziende insalubri che abbiano emissioni nocive, ad eccezione delle attività per le quali venga dimostrato, riguardo ai processi produttivi, di utilizzare la migliore tecnologia possibile per abbattere emissioni, finanche alla loro totale eliminazione.
Sono invece consentite, secondo criteri e modalità esplicitate nei successivi capoversi del presente comma, le attività industriali e produttive in genere che non producano alcuna emissione nociva in atmosfera, anche rientranti nei principi dell’economia circolare e dalla green economy”. Gli ultimi due paragrafi, aggiunti al testo dell’atto di governo successivamente sembrano prefigurare una apertura ad aziende tipo Acea, indubbiamente. Ma alla condizione che abbiano emissioni zero e che utilizzino le migliori tecnologie possibili per eliminarle. Un impianto “sperimentale” può dimostrare questo? Non credo. Quindi serve la certezza dello zero…
Il punto è proprio questo, la ricerca deve essere condotta sul campo, e senza un impianto la ricerca non si fa. A questo punto il problema non è se l’impianto inquina o produce fiori perché nessuno potrà dirlo prima di qualche anno, quindi per anni i cittadini di Chiusi, e non solo, saranno vere e proprie cavie. Su una tecnologia che non si conosce a livello pratico nessuno al momento può giurare, ripeto per l’ennesima volta fior di esperti avevano messo la mano sul fuoco sulla “bontà” del DDT e dell’amianto fino a che, trascorsi anni, si sono viste le conseguenze.
Come può la regione, nell’inchiesta pubblica, andare contro un progetto dove si attua la tecnologia che ha finanziato?
Chi sapeva a Chiusi di quel finanziamento e ha taciuto?
Luca, nell’inchiesta pubblica, tu o chiunque altro può rivolgere codesta domanda alla Regione. Anche se la Regione ha finanziato un progetto di ricerca scientifica sul riuso dei componenti estratti dai fanghi, non la tecnologia impiegata (secondo quanto dice il progettista Acea). Resta il fatto che quel finanziamento dimostra un interesse della Regione stessa al progetto complessivo. Sentiamo cosa risponde. Idem per il Comune. A 4 giorni dall’avvio delle audizioni mi sembra abbastanza capzioso star qui a discuterne tra noi (che tra parentesi, sull’iter della progetto, non contiamo una mazza e non spostiamo niente).
In seguito alla risposta di Marco, ho fatto alcune ricerche e ho trovato la norma che esclude la realizzazione di carbonizzatori che, quindi, nel Comune di Chiusi non possono essere realizzati.
Devo dire che il sindaco su questo punto ha pienamente ragione.
Leggendo però la parte finale del comma, che sembra scritta appositamente per il caso Acea, mi viene da pensare che, come sospettavo, tutto sia stato preventivamente concordato in quanto si parla di centri di ricerca in collaborazione con le università, di cui ancora nessuno aveva parlato.
Si tratta adesso solo di aspettare per sapere quale nome sarà dato all’impianto che non si può chiamare carbonizzatore.
VARIANTE GENERALE N. 3 AL PIANO OPERATIVO
NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
TITOLO LXXIX – DISCIPLINA DEL TERRITORIO URBANIZZATO
ART 80 – Il sistema insediativo
Comma 5.
Nel territorio comunale di Chiusi, in recepimento della Delibera n.33 del 15/06/2018, non è consentita la realizzazione di nuovi:
– inceneritori di rifiuti;
– carbonizzatori;
– termovalorizzatori;
– discariche di rifiuti;
– nuove aziende insalubri che abbiano emissioni nocive, ad eccezione delle attività per le quali venga dimostrato, riguardo ai processi produttivi, di utilizzare la migliore tecnologia possibile per abbattere emissioni, finanche alla loro totale eliminazione.
Sono invece consentite, nelle aree ad esse deputate ed individuate dal presente Piano Operativo, le attività industriali e produttive in genere che non producano alcuna emissione nociva in atmosfera, anche rientranti nei principi dell’economia circolare e dalla green economy e la realizzazione di centri di ricerca in collaborazione con le università con l’obiettivo di determinare un polo aggregativo di studio sullo sviluppo delle nuove tecnologie in campo industriale e scientifico e attività ad alta tecnologia che possano chiudere la filiera di valorizzazione del prodotto finale.
Quando si dice l’ignoranza anche questi lo chiamavano carbonizzatore https://www.luccaindiretta.it/cronaca-m/itemlist/tag/impianto%20di%20carbonizzazione.html
Comunque quando si cita quella dizione frutto di una variante si dimentica di dire che il Comitato su quella norma ha presentato osservazioni che come tutti sanno debbono essere controdedotte e portate in Consiglio.
Ma l’amministrazione comunale (sindaco in primis) su questo aspetto ha sempre dichiarato che la norma è comunque già valida e Acea è tenuta a rispettarla, quindi il progetto dovrà essere conforme a quella indicazione. Concordo – e l’o scritto – sul fatto che il paragrafo finale, aggiusto in sede di delibera all”originario “atto di governo”, possa di fatto aprire le porte al progetto Acea e che sembra scritto apposta. Ma l’indicazione resta. E mi pare abbastanza stringente in fatto di emissioni e tipologia delle aziende insediabili. L’inchiesta pubblica è convocata per verificare l’impatto ambientale, infatti è sulla procedura di VIA, lì si capirà se l’impianto Acea può rientrare tra quelli consentiti a Chiusi oppure no. Questo anche se fosse “preordinata”, perché i dati dovranno essere valutati oggettivamente, così come le prescrizioni e le normative, e da questo non si scappa…
È possibile sapere il perché a distanza di molti mesi le osservazioni del Comitato non vengono controdedotte?
Io non lo so. Chiedilo agli amministratori e alle opposizioni. In ogni caso se la norma citata vale già così, mi sembra già un punto fermo, mica da poco…
Valgono le cosiddette norme di salvaguardi e cioè fra le due versioni quella precedente e quella adottata vale quella più restrittiva. Rimane però il quesito. Le osservazioni del Comitati sono più chiare e più restrittive ancora. Se quelle osservazioni non sono accettabili, lo si motivi secondo la procedura di legge. Questo ritardo sta a confermare che quanto deliberato contiene forti elementi di propaganda.
Errata: misure di salvaguardia. Chiedo scusa.