PROGETTO ACEA, I CETONESI NON VOGLIONO QUELL’IMPIANTO AL CONFINE
CETONA – E adesso è certificato: anche Cetona dice No al progetto Acea. L’assemblea pubblica, anche in questo caso autoconvocata da alcuni cittadini tra cui l’ex presidente della Pro Loco Massimo Mercanti che ha fatto gli onori di casa e ha letto la relazione introduttiva, ha registrato una partecipazione numerosa e ha sancito, senza ombra di dubbio, che i cetonesi di quell’impianto al confine con il loro territorio non ne vogliono sentir parlare. Ma questo si era intuito, e già il volantino di invito all’iniziativa di ieri sera, presso la sala S.S. Annunziata, riportava come titolo “NO AL CARBONIZZATORE! il che lasciava pochi dubbi e margini di manovra circa gli intenti della serata. Obiettivo raggiunto quindi da Mercanti e chi lo ha coadiuvato.
L’assemblea, come quella del Comitato Aria a Chiusi il 31 ottobre scorso, ha provato a fornire elementi tecnico-scientifici a sostegno della tesi del NO, ma anche di pura informazione, con l’ausilio degli ingegneri Augusto Bazzocchi e Luca Marrocchi, ma il sentimento generale che aleggiava in sala era quello di un NO a prescindere, senza se e senza ma e senza discutere più di tanto.
Tra gli argomenti principali portati dall’ing. Bazzocchi il fatto che l’impianto proposto da Acea sarebbe del tutto fuori contesto rispetto al territorio; sarebbe basato su una tecnologia non testata e anzi rifiutata da altri territori; non trova altri riscontri simili se non uno a Valencia e uno nella zona carbonifera di Nottingham-Sheffield in Inghilterra, ovviamente molto diversa dall’area Chiusi-Cetona; infine il transito di automezzi in entrata e uscita su strade già oggi molto provate e non adeguate e le maleodoranze che non saranno evitabili.
L’ing. Marrocchi invece ha fatto ragionamenti più tecnici e specifici riguardo la tipologia dell’impianto e il processo produttivo affermando quella che secondo lui è una verità inconfutabile: “Non esistono impianti a emissioni zero”. E a questo proposito ha spiegato molto dettagliatamente quali e quante sarebbero le emissioni dell’impianto Acea e anche i sistemi che verrebbero adottati per abbatterle, ha parlato delle caratteristiche dei due prodotti che ne uscirebbero fuori, la biolignite e la frazione liquida da utilizzare come base per fertilizzanti e anche di come avverrebbe il processo produttivo. Sotto questo aspetto l’esposizione è apparsa completa precisa.
Entrambi i tecnici hanno spiegato, anche in risposta ad alcuni interventi, che l’impianto dovrebbe trattare fanghi di risulta dalla depurazione di acque reflue urbane, di matrice biologica. E che “salvo azioni illegali non potrà trattare altre componenti come il percolato di discarica” che invece viene trattato dell’attiguo depuratore ex Bioecologia, anche quello rilevato da Acea. Questo significa che i fanghi prodotti dal depuratore esistente (che, ricordiamolo è più grande e autorizzato per una quantità maggiore dell’impianto che Acea vuol realizzare) non potranno essere trattati nel cosiddetto Carbonizzatore.
Sgombrato questo aspetto, l’ing. Marrocchi ha però sottolineato che l’impianto Acea per il trattamento fanghi produrrà emissioni in atmosfera per 118 Tonnellate/anno e 53.000 tonnellate di acqua trattata che in parte verrà riutilizzata nel ciclo produttivo e in parte finirà in una apposita vasca, con canali di sfioro che immettono su un fosso presente nell’area. Non solo: Marrochi ha anche puntato il dito sull’utilizzo nel processo produttivo di 5.300 tonnellate/anno di Acido Nitrico, sostanza piuttosto pericolosa, che dovrà essere trasportata con almeno un camion al giorno…
Secondo i due tecnici tutto sarà fatto stando nelle norme (ci mancherebbe altro!), ma vanno comunque messi nel conto e tra le possibilità, peraltro probabili, malfunzionamenti, guasti, errori, quindi sversamenti, perdite, fughe di materiale, incidenti, anche dei mezzi di trasporto, tutte cose che nell’industria non soltanto possono capitare, ma capitano con una certa frequenza e quasi assoluta certezza.
Se gli organizzatori dell’assemblea e i due tecnici hanno mostrato interesse e fiducia nell’Inchiesta Pubblica in corso a Chiusi (più Marrocchi che Bazzocchi) alla quale tutti parteciperanno, la platea è sembrata più scettica. Massimo Mercanti ha presentato una lettera indirizzata al Presidente della Regione Rossi e ai sindaci del territorio; il consigliere di opposizione Niccolucci ha proposto una azione congiunta di tutti i sindaci e i consigli comunali contro Bettollini. Il sindaco di Cetona Roberto Cottini che ha partecipato “perché quando c’è movimento e mobilitazione dei cittadini un sindaco deve ascoltare e farsi carico delle istanze di quel movimento” è sembrato anche lui scettico sull’utilità dell’impianto Acea e al contrario molto convinto che sarebbe una presenza estranea e un errore strategico rispetto alle caratteristiche e vocazioni del territorio.
E’ servito a poco l’intervento del presidente della Commissione Ambiente del Comune di Chiusi Simone Agostinelli, il quale ha provato a spiegare che nulla è deciso, che il Comune di Chiusi ha solo venduto un’area industriale con un bando, che se il progetto dovesse saltare non dovrà restituire i soldi pagati da Acea per l’acquisto del terreno; che il Comune ha sempre detto che “se ci sarà anche il minimo dubbio il progetto non verrà approvato”, che l’inchiesta pubblica dovrà chiarirli tutti i dubbi. E ha detto anche di più, adombrando pure una exit strategy, legata ad uno strumento determinante che ha in mano il Comune di Chiusi: l’approvazione o meno della variante al Piano Operativo per consentire o meno l’insediamento di industrie insalubri di classe 1, variante chiesta da Acea.
L’.ing Bazzocchi l’ha vista come una apertura importante. La platea invece ha fatto finta di non sentire, rumoreggiando, ferma nel NO a prescindere e senza discussioni.
Agostinelli è stato anche accusato da esponenti del Comitato Aria e dal consigliere chiusino Luca Scaramelli, di presentarsi adesso, dopo due anni, e di averlo fatto a Cetona e mai a Chiusi. Da apprezzare però il coraggio di presentarsi e parlare in una assemblea che in quel momento era una sorta di uno contro tutti.
A questo punto diventano fondamentali le sedute dell’inchiesta pubblica di sabato prossimo e di sabato 30. Lì Acea, coi suoi tecnici, dovrà rispondere alle domande e ai dubbi sull’impianto, dovrà spiegare bene la storia delle emissioni e tutto il resto. Perché se i dubbi non verranno fugati, se i dati forniti dai tecnici che si sono espressi per il NO (e le loro perplessità) non verranno confutati in maniera chiara e inequivocabile non ci sarà bisogno neanche di arrivare alla seduta finale dell’inchiesta. Il Comune, secondo quanto sempre dichiarato, non potrà dare l’ok.
La Variante al P.O richiesta da Acea è un altra possibilità per dire NO, considerando il fatto che a poche decine di metri c’è già un’altra Industria Insalubre di Prima Classe che è la Metalzinco. Oltre al depuratore ex Bioecologia.
Se invece dall’inchiesta pubblica emergesse un quadro diverso, e cioè l’assoluta sicurezza dell’impianto, l’assenza di emissioni nocive, il fatto che si tratti di un impianto ecologico, che davvero propone una soluzione green al problema (che va affrontato comunque) dello smaltimento dei fanghi di depurazione, allora a quel punto verrebbe sgombrato il macigno delle paure e resterebbe sul tappeto solo il nodo dell’opportunità di farlo se mai in quelle dimensioni. E anche il nodo del “sentire comune” cioè il peso di un’opinione pubblica che in larga misura (dire a larghissima maggioranza è forse improprio) a Chiusi e non solo a Chiusi si è espressa in modo contrario. Opportunità, dimensioni e “sentire comune”, tutte cose non secondarie che attengono alla politica e vanno oltre gli aspetti meramente tecnico-scientifici-industriali.
Non c’è molto da aspettare. Tra dieci giorni il quadro sarà chiaro. Il confronto in sede di inchiesta pubblica adesso è l’unico test veramente valido. Quello dirimente.
La mobilitazione di queste settimane – al di là delle posizioni espresse e del modo in cui sono espresse – resta una fatto importante, straordinario. La gente che ritrova il gusto e la passione di partecipare e di dire la sua è una ricchezza, un valore. Può diventare un boomerang, però, se la partecipazione è indotta da paure ancestrali e incontrollate e sfocia in crociate fondamentaliste.
Il clima da vandea e da guerra civile mediatica che si è creato intorno a questa vicenda non aiuta. Qualcuno può anche sperare che ciò condizioni l’inchiesta stessa e la orienti in una certa direzione. Il presidente designato dalla Regione, professor Alessandro Franchi, nella seduta di apertura e insediamento è sembrato arbitro imparziale e determinato, consapevole del ruolo, ma anche della materia del contendere. A noi è apparso come una garanzia. E come una figura poco condizionabile.
Cercare, come taluni fanno, di sminuire il valore dell’inchiesta, adombrando scenari precostituiti e giochi già fatti, descrivendo gli enti preposti a pareri e controlli come soggetti inaffidabili e soggiogati alle politica, la Regione e il Comune come enti venduti che hanno svenduto il territorio al colosso Acea non è il “sentire comune”, è una chiara linea politica, un attacco alla credibilità delle istituzioni, in sostanza una “picconata” al sistema democratico, un tentativo di forzare i processi decisionali a furor di popolo…
Così come con l’inchiesta pubblica verranno presto al pettine i nodi tecnici, verranno presto al pettine anche i nodi politici.
E alla fine dell’inchiesta pubblica si capirà anche chi si è mosso correttamente o meno, chi ha provato a fare ragionamenti, chi si è sottratto, chi ha posto dubbi legittimi e argomentati, chi invece ha alzato polveroni o ha fatto terrorismo psicologico a buon mercato.
E’ vero che la Regione Toscana è arrivata raramente a fare l’inchiesta pubblica. Questa di Chiusi – come abbiamo già scritto in altro articolo – è la terza. E’ vero che ci è arrivata anche per le pressioni dei consiglieri regionali di minoranza, per le Osservazioni dei Comitati, ma crediamo lo abbia fatto anche perché la norma prevede che si faccia qualora ci sia un clima di forte contrasto in loco e quando gli aspetti tenici del progetto proposto non sono del tutto chiari… A Chiusi, il caso Acea presentava aspetti poco chiari e un forte contrasto in loco. Non si poteva non convocare l’inchiesta pubblica
A nostro avviso è anche bene che si faccia adesso e non in avvio di procedimento, perché adesso sono disponibili più dati e più passaggi: il progetto del proponente è più definito, ci sono le osservazioni dei Comitati, ci sono gli atti approvati nel frattempo dal Comune, ci sono le varianti chieste o adottate e ci sono state anche numerose iniziative sul tema, dalle assemblee alle lenzuolate… Insomma ci sono tutti gli elementi per una valutazione oggettiva seria, che all’inizio non c’erano. Adesso l’onere della prova ce l’ha Acea. Adesso è Acea che deve dimostrare dati alla mano la bontà del progetto. E non è detto che basti.
m.l.
La lettera al presidente della regione e ai Sindaci della zona, contrariamente a quanto scritto nell’articolo, è stata letta, un’ora dopo che avevi lasciato l’incontro, evidentemente ne sai già abbastanza.
L’inchiesta pubblica è stata richiesta dai consiglieri regionali di Si Toscane e successivamente dei 5 stelle, è in atto solo per questo motivo, chi adesso si riempie la bocca con la grande partecipazione e la grande possibilità di confronto che offre, qualche mese fa, alla faccia della volontà di confronto, non ha neppure risposto ad una petizione di 2500 cittadini che chiedevano appunto un confronto pubblico.
Per altre circostanze ho fatto presente che non sono il Presidente della Pro Loco di Cetona (caso mai ex)…se proprio mi si vuole dare un titolo aldilà di essere il Presidente (pro-tempore) della Fondazione Lionello Balestrieri, preferisco essere citato come “cittadino attivo”. Inoltre l’Ing Bazzocchi si chiama Augusto e non Vincenzo. Per quanto riguarda la “lettera indirizzata al Presidente della Regione Rossi e ai sindaci del territorio” è stata distribuita al pubblico durante lo svolgimento dell’incontro i cui contenuti sono stati espressi nella mia relazione introduttiva e comunque della medesima è stata data lettura a conclusione dell’incontro…quando tu, insieme a qualcuno, avevi già anticipatamente guadagnato l’uscita.
penso che sia diritto e facoltà di ognuno di andarsene quando vuole. Ho citato la lettera perché Mercanti ne ha parlato nell’introduzione. Nell’articolo non si esprimono giudizi sulla lettera stessa. Correggerò il nome dell’ing Bazzocchi. E anche la qualifica di Mercanti, due imprecisioni involontarie che non mi pare siano elementi tali da cambiare il senso dell’articolo o della serata. Luca, al di là della richiesta dei consiglieri di minoranza in Regione, l’inchiesta pubblica, data la situazione che si è creata, sarebbe stata obbligatoria, perché, in certo casi (che ho cercato di spiegare) è prevista dalla legge. E qui il caso era uno di quelli…
Ha vinto Carlo Sacco.
L’inchiesta pubblica è stata fatta solo perché richiesta alla Regione dalle opposizioni e votata all’unanimità da tutto il Consiglio Regionale
Non mistificare la realtà e soprattutto non sottovalutare il ruolo che le forze di opposizione hanno avuto riguardo all’inchiesta
Mi pare di averlo pure sottolineato. Ma te non sottovalutare le normative regionali, che in certi casi l’inchiesta la prevedono in automatico. Certo se non ci fosse stata la mobilitazione ampia e il “forte contrasto” non l’avrebbero convocata. Ma anche questo c’è scritto…
Ma insomma mettiti d’accordo con te stesso, è automatica, o è stata indetta per la grande mobilitazione, questo è già un elemento che non è chiaro nel tuo ragionamento, in ogni caso l’inchiesta pubblica è partita perché sollecitata in consiglio regionale dai consiglieri di Si Toscana e dei 5 stelle, mozioni poi votate dall’unanimità del consiglio. Sulle opinioni dividiamoci quanto si vuole sui fatti no, sono oggettivamente quelli che sono.
Ti ricordo inoltre, a proposito di confronto,che la parte che sostieni non ha risposto neppure a 2500 firmatari.
No, Luciano, qui non ci sono vinti e vincitori, ci sono idee semplici e pulite,con magari anche discrasie al loro interno certamente,estremiz-zazioni certamente,modalità improvvisate di come si esternano le idee pulite,contrapposte alla politica fatta da gente che dice che amministra la cosa pubblica in nome e per il benessere della gente,e che nelle pieghe delle leggi create da quella stessa politica che è abituata a regnare sopra le teste della gente,prende posizioni sulle tematiche cercando in ogni modo di svicolare, di evitare di sottostare a questioni imbarazzanti che la stessa gente gli pone.Tutto questo apparato si avvale anche di galoppini che quando odorano che le cose debbano filare lisce nemmeno intervengono perchè non pensano al benessere della gente anche se lo dichiarano intrinsecamente ma se odorano che qualche ostacolo si frapponga si schierano subito dalla parte del più forte e del potere vero,magari anche confondendo ed offuscando ma predisponendosi a tirare la volata a quegli interessi dei quali ho parlato negli altri interventi. Quindi non è che abbia ragione io, la ragione è della gente che si indigna e che non vuole nemmeno vedere e concepire che si risolvano sulla propria pelle quelle direttive che provengono dalla politica che è fatta per accettare le cose che altri tramite la stessa vengono prospettate.Semmai ci sarebbe da dire a questi ”pasdaran” come li chiama Lorenzoni che avrebbero dovuto anche essere presenti ed attenti prima, partecipando e dicendo il loro parere…ma allora sarebbe tutto questo come essere in democrazia….e mica va tanto bene di fronte a coloro che di democrazia si sono pienati bocca, naso, orecchie ed altro…a coloro che con la retorica ed il potere mediatico non si pongono minimamente chi debba essere che glielo dica alle famiglie quando un membro della loro si ammala non perchè sia stato punto da un calabrone o da una vespa ? Oppure tutto questo è un processo ormai scontato e chi si oppone è un allarmista? Od ancor meglio,quando vediamo che ci sono gli ”equidistanti” sedicenti di sinistra come leggo a Città della Pieve ed anche a Chiusi che attendono i giudizi delle commissioni e che non si sbilanciano ? Io credo che non ci sia famiglia che nella propria storia non abbia avuto qualcuno che sia mancato proprio per la ”malattia dell’epoca”, e nel contempo ancora si crede che debba venir fatta chiarezza a cosa possa portare questo tipo di sviluppo dove tutti siamo immersi.Ma ci pensate a quali punti siamo oppure vi serve ancora altro per immaginare e sperare in una società corretta dove si possa vivere normalmente e decentemente ?E guarda caso che a lamentarsi di tale andazzo- capi a parte che dicono che sia tutto sotto controllo e si chiedono quasi sempre dove sia il problema- indovinate chi sia per primo ? Coloro che li votano, placidamente, tranquillamente,salvo poi anche per loro sfortuna ammalarsi.Oltre alla ignoranza politica e sociale qui si tratta anche di questione di rispetto per se stessi. Ed allora non è che Carlo Sacco ha ragione, Carlo Sacco è uno che esprime scrivendo- e non senza fatica- ciò che pensa, magari in maniera prolissa -questo senza meno- ma cercando di non sottostare a condizionamenti esterni e dico questo non per fare un panegirico su me stesso, ma guardandomi intorno credo che esprimere liberamente ciò che uno pensa non tenendo conto se possa destare sconcerto, risentimento o rabbia o sorrisi di sufficienza, tutto questo man mano che si va avanti in un mondo così,penso che possa essere merce sempre più rara.Poi nessuno è esente da sbagli, o da sposare posizioni che siano cazzate,questo è bene dirlo prima.Io per primo.
Rimandare all’infinito il confronto con i cittadini ha contribuito a creare una spaccatura che un piccolo paese come il nostro non può permettersi, serviranno anni per ristabilire un clima sereno, sarebbe bastato condividere maggiormente la scelta con i cittadini.
Ok, ma detto tutto questo e al di là dei meriti di chi l’ha sollecitata, l’inchiesta pubblica è stata avviata, e ciò supera ormai anche la polemica sulla mancata consultazione da parte del Comune (rimarrà come argomento politico). La vogliamo utilizzare al meglio, l’Inchiesta, per arrivare ad avere un quadro chiaro della questione? Secondo me è l’unica cosa da fare. Serve prima di tutto capire di che impianto di tratta e che impatto può avere. Perché se l’impatto comporterà dei rischi anche minimi, meglio fermarsi subito, senza aspettare nemmeno la seduta conclusiva. Il Comune stesso ha detto che se c’è un minimo rischio l’impianto non verrà autorizzato. Ogni valutazione diversa, sull’opportunità verrebbe spazzata via dalla questione rischio. Per questo dico che bisogna attendere e avere la certezza che verrà dal confronto (non solo dalle spiegazioni di Acea). Io credo che nulla sia deciso, che il progetto possa andare avanti, ma anche no. Il fatto che molta gente si sia espressa contro non potrà non pesare. Ma se l’essere contro troverà riscontri nei dati certi, sarà una posizione più forte di una posizione basata sulla paura e sui dubbi. Credo anche che il Comune e la Regione abbiano previsto una exit strategy, nel caso in cui i dati non fornissero certezze, e ritengo che certi segnali in tal senso siano già venuti, ma ho l’impressione che il Comitato e chi si oppone abbiano fatto finta di non vederli… E se oggi c’è un clima di spaccatura da vandea, questo è dovuto al confronto mancato, ma anche a chi soprattutto sui social, ma non solo sui social, ha alzato i toni e agitato fantasmi accusando altri di voler avvelenare la gente. Credo che ci sia il tempo e il modo per uscirne in maniera serena, se ciò che uscirà dall’inchiesta sarà utilizzato senza arroccamenti e senza tentare forzature. Se la questione è l’impianto Acea, se la questione è un’altra allora è tutto un altro paio di maniche…
No caro Marco, per me ma anche per diversi di coloro che hanno depositato le firme la questione Acea non è solo quella che è evidenziata dalle iniziative del comitato; la questione Acea ne fà derivare un altra che indubbiamente è politica e le cose -proprio perchè si tratta di politica- non bisogna vederle con la separatezza delle questioni sennò si corre il rischio di vedere i problemi in maniera frammentaria,mentre soprattutto per chi governa dovrebbe essere l’esatto contrario, perchè questo se così fosse inteso, corrisponderebbe al fatto di evitare di portare giudizi e chiedersi perchè si sia fatta incancrenire una situazione simile. E che sia politica risponde a diverse domande che possono essere poste da un cittadino normale che si chiede- senza fare nessun processo alle intenzioni bada bene – anche di quanto possa essere problematico per il Comune che ha intascato i soldi il fatto di doverli restituire se questo fosse il caso che si potesse presentare e quanto questo condizionerebbe non solo la maggioranza ma anche il Comune di Chiusi gestito da questa maggioranza che ha fatto la scelta di cedere il terreno.In fondo stà al Comune- e correggimi se sbaglio- l’ultima parola e siamo sicuri che certe decisioni non saranno condizionate dal fatto di dover restituire i soldi che si sono incassati? Non mi voglio addentrare in questo tema ma credo che una mente pensante qualsiasi, anche questo problema se lo debba porre e capire che sarebbe un problema anche di condizionamento delle scelte in qualche modo.Con i tempi che corrono c’è da credere sempre meno ai ragionamenti ed alle considerazioni impostate sui buoni propositi della salvaguardia della salute. Personalmente ci credo poco ai discorsi grondanti di buone intenzioni ed attenzioni, ma non perchè creda che il Sindaco possa preferire come disse qualche chimico francese ”l’empoisonnement de son territoire”, ma perchè certe logiche non solo da oggi ma da parecchio tempo a questa parte superano il potere e la volontà delle singole persone. Per adesso è fantasia ed il problema è in sospeso ma la fantasia può divenire realtà e mi chiedo nella mia ignoranza cosa potrebbe succedere se Acea richiedesse al Comune quanto stabilito dagli accordi.Sbaglio a vederci una attività di condizionamento delle scelte anche in tal caso ? Tu parli di una posizione che se fosse riconosciuta valida la prevalenza dei NO ed osservata come tale,” sarebbe una posizione più forte di quella basata sulla paura e sui dubbi”.Vedo a tal proposito che ancora ci si arrovella col continuare a sostenere le parti che si sono sposate, affibbiando a chi si è mobilitato l’etichetta di chi carica a testa bassa come fanno i tori nell’arena che si scagliano contro il mantello rosso del toreador. L’evocare dopo tutta questa acqua che è passata sotto i ponti il paravento dell’imparzialità a questo punto rende la luce sulla questione veramente risibile e sarebbe meglio non nominarla tale imparzialità. Non ho minimamente l’idea di contestare ciò che è stato detto in apertura dal Dr. Franchi -fra l’altro non ero nemmeno presente poichè a Firenze da diversi giorni perchè non ho la materia dentro e le conoscenze per farlo- ma se come dici tu il problema poi è politico come lo è in effetti, qui non saremmo di fronte ad uno scherzetto di Halloween ( non ti pare ?) ed allora tu ci ravviseresti-se ho ben capito – il fatto di preparare ”terreni minati” per l’amministrazione ! Permettimi qualche divagazione: povere gioie cosa riserberà loro il futuro….Ti faccio presente che Se i NO venissero avvalorati sarebbero stati avvalorati proprio perchè c’è stata l’iniziativa del comitato e non perchè il fatto è disceso dal cielo, perchè se si dice come è stato costantemente detto anche dal Sindaco in televisione che 2500 cittadini sono stati irretiti da pochi attivisti col dente avvelenato verso l’amministrazione che hanno instillato la paura è di per se stesso un pensiero di natura che io definisco propagandistica,non vera e mostrante che lo stesso Sindaco stia giuocando in difesa e senza argomenti.Argomenti che però verranno fuori e peseranno su un arbitrato dove non saranno all’ordine del giorno giustamente questioni di natura politica ma di natura tecnica dove però inevitabilmente si formerà un pensiero per il quale alla fine sembrerà difficile dall’esterno sembrerebbe difficile perchè così il Sindaco che è il primo cittadino rappresentante di tutti i cittadini ha fatto vedere in primo luogo che non si è minimamente curato di sentire la popolazione anzi non ha nemmeno risposto inizialmente alle sollecitazioni del Comitato ignorandolo, non pensando a ciò che avrebbe provocato quel comportamento.E così si è trovato fra i piedi gente ancora di più avvelenata .Quindi questa già politicamente è una azione che qualsiasi partito che sia rappresentato in giunta ma in primo luogo della sua maggioranza che avesse avuto una lucidità politica lo avrebbe dovuto avvisare che era una azione non proprio tanto corretta sotto il profilo della comprensione e dell’etica democratica.Quindi come vedi di passare sul terreno minato è stata una scelta portata dalla volontà di ignorare il problema.Ed allora certamente che la cosa è ”politica” ma sottintende parallelamente anche una incapacità progettuale che fà sì che le condizioni che s’incontrano nel percorso non vengano per nulla indirizzate, concepite e che davanti ai problemi grossi si navighi a vista.Ed a questo riferimento vada come vada la questione, la solidarietà da tifosi di coloro che hanno detto ”Juri nun ce lascià” non fa altro che far vedere che se c’è una cosa che non è gradita da parte di tutto l’entourage della maggioranza sia proprio quella dell’autocritica, cosa che invece servirebbe e potrebbe rappresentare anche un segnale di umiltà e di credibilità di intenti.Anche nel caso che i SI possano prevalere.Messagio troppo difficile per menti che dicono di saper ragionare di politica?
Se c’è qualcuno che si è arroccato finora è stata l’amministrazione comunale negando il confronto e ignorando 2500 firme. Certo che adesso manda “certi segnali”, è stata “stanata” da un’azione dei cittadini mai vista a Chiusi e anche dai segnali che giungono dalle amministrazioni di alcuni comuni vicini. Troppo facile adesso dire che non conta chi ha sollecitato l’inchiesta pubblica, troppo facile dire che ormai la polemica sulla mancata consultazione dei cittadini da parte del comune sia cosa superata, non si può dare un colpo di spugna e mettere sullo stesso piano chi in questi due anni si è comportato in maniera opposta. Ci sono responsabilità politiche che non si cancellano. Rimane poi a mio avviso un dato fondamentale, la tecnologia ha bisogno di sperimentazione sul campo, al di là di quali saranno le conclusioni dell’inchiesta pubblica nessuno può dire al momento quale sarà il reale impatto di una tale struttura, solo tra qualche anno avremo certezze in questo senso ma potrebbe essere troppo tardi.
Chi ha detto che non conta chi ha sollecitato l’inchiesta? tant’è che ho scritto “al di là dei meriti”.. (il che vuol dire che un merito c’è). Dico solo che adesso l’inchiesta è in corso, sabato ci sarà il primo round vero. Vediamo che cosa ne ne esce. Poi ne riparliamo. Comunque dire “non si sa e non si saprà nemmeno dopo l’inchiesta quale sarà l’impatto” è un discorso di precauzione, che ha una sua validità, così come ha validità far notare che Chiusi Scalo ha già tre industrie insalubri, di cui 2 proprio in quella zona. Che è comunque una zona industriale, non un vigneto. Meno accettabile è dire che si vuole avvelenare la gente, i bambini, perché anche questo ho letto in più di un commento. Parlare di “mostro”, di “tragedia” (come qualcuno ha detto a Cetona), mi pare francamente un tentativo solo di agitare fantasmi e indurre paure. Vedere lenzuoli con scritto NO Carbonizzatore su terrazzi davanti alla Lodovichi, francamente fa sorridere (anche se ora la Lodovichi è a norma, come sarà a norma il carbonizzatore, se lo faranno). Quanto alle responsabilità politiche, ognuno può pensarla come vuole e votare di conseguenza, già tra qualche mese alle regionali. Ma a me pare che – al di là del muro contro muro – il Comune non abbia mai detto di sì a prescindere, si sia lasciato aperta più di una possibilità per dire NO, con gli atti e non solo con le dichiarazioni, e non dovrà nemmeno restituire i soldi pagati da Acea per il terreno, perché Acea ha acquistato sapendo che il progetto sarebbe stato sottoposto a VIA e a varie autorizzazioni. Se non le otterrà dovrà farci qualche altra cosa su quel terreno. L’inchiesta pubblica non decide, ma descriverà un quadro sia tecnico che ambientale, e per ambientale intendo non solo l’impatto, ma anche il clima e l’opinione della popolazione. Non credo che la Regione stessa potrà ignorare tutto questo. Il presidente Franchi all’insediamento dell’inchiesta è stato abbastanza chiaro. Poi bisognerebbe anche capire un’altra cosa: se invece della tecnologia INGELIA, poco testata, Acea o chiunque altro avesse proposto un impianto della stessa portata, sempre per trattare fanghi di depurazione, ma con tecnologia diversa e testata, sarebbe stato diverso anche l’atteggiamento dei comitati e dei cittadini? oppure se l’impianto proposto fosse più piccolo, magari per trattare solo i fanghi dei depuratori della provincia? Infine, se tutti dicono “qui no” o “perché proprio qui?” (e molti lo dicono, succede ovunque, non solo a Chiusi), si troverà mai un posto dove piazzare impianti che comunque servono a risolvere dei problemi reali? Questo è un discorso che va oltre il caso specifico, ma la tendenza a pensare che sia sempre meglio farli a casa d’altri, mi sembra piuttosto presente e in voga anche qui. E non credo sia un approccio corretto, anzi mi pare piuttosto egoistico e alla fine anche non molto ecologico. Mi piacerebbe che si ragionasse in modo più pacato, con un’ottica più larga, e con dati precisi alla mano.
In modo pacatissimo. A Cetona come in altre sedi i dati sono stati portati e discussi.
Lunedì sera a Loreto Aprutino(Abruzzo) sono stata invitata ad una assemblea cittadina indetta dal Comitato Cittadino contrario alla realizzazione di un impianto a biomasse. Il Sindaco di quel piccolo paese non si è sottratto al confronto e prima di concedere il terreno ha dialogato con i suoi concittadini confrontandosi con gli esperti: ingegneri, medici, biologi, enologi, giornalisti dell’uno e dell’altro schieramento. Nessuno ha dato del bugiardo all’ altro e i toni sono rimasti quasi sempre pacati. Un esempio di civiltà e democrazia che a Chiusi è mancato perché il nostro Sindaco si è sempre sottratto al confronto diretto e, secondo me, si è comportato più da padrone del territorio che da amministatore
Con tutto il rispetto a Cetona sono stati portati, come in altre occasioni i dati elaborati da una parte. Così come Acea sta diffondendo i suoi. Credo che i dati vadano confrontati, cosa che spero avverrà nell’inchiesta pubblica. E il confronto tra le parti certificherà i dati finali. Finora ognuno ha detto la sua. Ma io, con tutto il rispetto, vorrei avere più “certezze” per poter dare un giudizio. Questo non significa che i dati portati non siano validi o che io non li ritenga validi. E’ solo che secondo me senza la “certificazione” del confronto sono interessanti, ma non sono sufficienti. Poi se il problema non è quello delle emissioni, dell’impatto, della scarsa sperimentazione, della presenza in loco di altre industrie insalubri, ma l’atteggiamento tenuto dal sindaco di Chiusi, allora parliamo di quello e non di rischi per la salute. Che sono due cose diverse. Tant’è che nonostante l’atteggiamento del sindaco, mi pare che il Comitato abbia fatto le sue iniziative, i cittadini si sono mobilitati, altri paesi pure e il confronto tecnico in sede di inchiesta pubblica ci sarà. Io aspetterei quello per chiarire una parte del problema (quella tecnico-ambientale); poi si parlerà della politica, ci sarà pure una campagna elettorale tra due mesi. Non mancheranno le occasioni.
Il confronto tra il Sindaco ei Cittadini andava fatto prima di assegnare il terreno ad ACEA. L’amministrazione avrebbe potuto portare i suoi esperti, prima di dire si avrà sentito vari pareri spero, è il Comitato avrebbe fatto altrettanto. Questo chiedevano le opposizioni ed i Cittadini. Ma il Sindaco, ripeto, ha preferito non accettare un confronto aperto per paura o incompetenza scegliete voi
Una volta fatto il bando di vendita, se la ditta acquirente ha rispettato i criteri del bando che potevi fare? Se mai poteva essere fatta una consultazione prima del bando per discutere la destinazione quell’area (noi nel 2016 avevamo proposto di destinarla a parco energetico fotovoltaico, per esempio). Ma dire che il confronto andava fatto, con i tecnici, sulla base delle 10 o 17 paginette che Acea allegò alla proposta di acquisto, mi sembra una cazzata. Su cosa si sarebbero confrontati i tecnici, su una relazioncina di massima? Meglio adesso, con molti più elementi a disposizione. Parlo dell’inchiesta pubblica. Che non è un’assemblea pubblica informativa. Quella il Comune avrebbe anche potuto farla. Ma avrebbe detto le cose che ha detto qua e là in altre iniziative e in consiglio comunale in questi mesi. Politicamente sarebbe stato una mossa diversa, ma nel merito del problema non avrebbe spostato una virgola. Credo. Io poi, starei attento a dare la patente di incompetente a questo e a quello. Le valutazioni politiche e le contestazioni di merito sono una cosa, la denigrazione personale un’altra e quest’ultima di solito denota solo scarsità di argomenti veri e altrettanta incapacità o disabitudine al confronto. Pensare che le idee e le posizioni buone siano solo le proprie o quelle più vicine alle proprie è un errore grave, così come è un errore iscrivere d’ufficio al fronte avverso chi non sta nel volgo e propone solo un metodo e un approccio differente. D’altronde però Chiusi si chiama Chiusi e non Aperti. E una ragione ci sarà…
Stavolta almeno su una cosa hai ragione. Incompetenti si può dire solo ai 5Stelle, mica a Bettollini e ai suoi compagni (con rispetto parlando).