PROGETTO ACEA, LA POSIZIONE DI PRIMAPAGINA: NE’ A FAVORE, NE’ CONTRO A PRESCINDERE, VALUTIAMO I DATI (SENZA EVOCARE FANTASMI E PAURE, POSSIBILMENTE).

sabato 09th, novembre 2019 / 19:20
PROGETTO ACEA, LA POSIZIONE DI PRIMAPAGINA: NE’ A FAVORE, NE’ CONTRO A PRESCINDERE, VALUTIAMO I DATI (SENZA EVOCARE FANTASMI E PAURE, POSSIBILMENTE).
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CHIUSI –  Personalmente non esitai, qualche anno fa, quando scoprimmo il problema dell’inquinamento da nichel della falda di Fondovalle, e in altri casi (i presunti interramenti di rifiuti tossici o lo sversamento di materiale tossico da un deposito del Ministero dell’Agricoltura nel capannone ex Nigi ad esempio) a fare paragoni con le vicende raccontate in film memorabili come Silkwood con Meryl Streep e Erin Brockovich con Julia Roberts… Due film sull’inquinamento causato da aziende insalubri e da un capitalismo senza scrupoli e sulle battaglie per il riconoscimento del danno ai lavoratori e ai cittadini che che abitano nei pressi..

In Italia cose del genere sono successe a Seveso alla metà degli anni ’70, a Casale Monferrato con l’Eternit e a Taranto con l’Ilva che è oggi sulle prime pagine di tutti i giornali.

Qualcuno in questi giorni, sui social ha evocato scenari del genere anche in relazione all’ormai famoso e molto discusso “Progetto Acea”, lamentando anche il fatto che questo giornale, in questo caso, non sia schierato, come altre volte, dalla parte di chi è contro.

La posizione del sottoscritto, ma anche di primapagina, mi pare invece abbastanza chiara e lineare. Ed emerge in decine di articoli (ne sono stati pubblicati con questo 44): non è né contro né a favore a prescindere.

Non è contro a prescindere perché il progetto viene presentato come un “passo avanti nella soluzione di un problema reale, quello dello smaltimento dei fanghi di depurazione e anche come un “investimento ecologico, in linea con la green economy e l’economia circolare”, cose che su queste colonne abbiamo sempre sostenuto. E anche perché potrebbe rappresentare una opportunità per migliorare la situazione attualmente presente nell’area ex Centro Carni, depuratore esistente, compreso.

Non  è a favore a prescindere, perché non è chiaro l’impatto ambientale che tale impianto potrebbe avere, non è chiaro se produrrà emissioni nocive o a rischio e di che tipo; perché la tecnologia che verrebbe utilizzata è ancora poco utilizzata, quindi è sperimentale, né è chiarissimo il rapporto che l’impianto proposto da Acea, avrà con il depuratore esistente (anche quello rilevato da Acea).

Quindi la posizione del sottoscritto e di Primapagina è questa: Il 12 comincia l’inchiesta pubblica sulla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, lì potranno essere messi sul tavolo i dati oggettivi e si potranno confrontare quelli presentati dall’azienda proponente, con quelli presentati da chi invece si oppone o ha dei seri dubbi. E nella stessa sede potranno anche essere verificate altre cose, come le procedure seguite e la compatibilità/fattibilità dell’impianto proposto con le norme e le prescrizioni contenute, per esempio nel Piano Regolatore del Comune. Quindi: seguiamo l’inchiesta pubblica e alla fine tiriamo le somme.

Che poi è, in soldoni, anche la posizione del Comune, sebbene il Comune può aver dato l’impressione di aver lavorato da due anni a questa parte per fare in modo che il progetto possa andare in porto. Anche il sindaco dice, andiamo a vedere tutte e carte, confrontiamo i pro e i contro e poi, sulla base del risultato, decideremo. Anzi il sindaco dice pure di più. Dice:”se il Comitato e chi si oppone dimostrerà che ha ragione, o che qualche dubbio sussiste, non autorizzerò l’impianto”. Non è un mistero che sindaco e Amministrazione siano tendenzialmente favorevoli al progetto Acea, ma i paletti fissati sono abbastanza stringenti.

E’ vero che l’Amministrazione avrebbe potuto fare una o più iniziative pubbliche per coinvolgere la popolazione e non le ha fatte, ma gli atti prodotti e dichiarazioni del genere sono lì, scritte nero su bianco. Non potranno essere disattese tanto facilmente. Il sottoscritto e questo giornale gliele ricorderanno, se Bettollini dovesse dimenticarsene.

Sulle procedure seguite si può discutere per giorni e giorni, si può non essere d’accordo. Si può criticare il sindaco e la giunta. Ma questo è un aspetto politico e – salvo la non correttezza degli atti, se dovesse emergere –  è da valutare politicamente. I cittadini potranno esprimere un proprio giudizio con il voto, alle regionali della prossima primavera e alle comunali del 2021, se non si andrà ancora una volta al voto anticipato, dato il caos che si è creato all’interno del Pd, con l’uscita di Scaramelli, di 5 segretari e di qualche consigliere comunale.

Però, al netto di tutto, dubbi compresi, il quadro di Chiusi, relativamente al Progetto Acea, non può essere paragonato, neanche lontanamente (o per scherzo) a scenari come quello dei film Silkwood o Erin Brockovich. Primo perché qui non siamo in presenza di una multinazionale che ha inquinato e avvelenato terra, acqua e aria per anni causando danni conclamati. Se mai qualcosa del genere è già successo, prima che Acea acquistasse quei terreni. E qui siamo stati i primi a denunciarlo.

Acea non è una multinazionale capitalistica senza scrupoli, è un colosso sì, ma a partecipazione pubblica, controllato dal Comune di Roma. E questo personalmente mi pare una minima garanzia in più rispetto a interventi esclusivamente privati. Forse è una deformazione culturale la mia, ma io, personalmente, preferisco il pubblico al privato, soprattutto quando si parla di questioni strategiche e delicate.

L’impianto non c’è ancora. Quello che vuol realizzare non è uno stabilimento che sfrutta un territorio o lo inquina per produrre componenti meccanici o chimici, ma viene presentato,  come già detto, come un intervento “ecologico” per migliorare la gestione dei depuratori e ridurre la quantità dei rifiuti (di risulta) da disperdere o mandare agli inceneritori, trasformandoli in materia seconda, riutilizzabile. Il processo produttivo di trasformazione non prevede combustione, ma solo uso di acqua calda a 200 gradi  in reattori a circuito chiuso e a camera stagna.  La materia prima trattata sarebbe fango derivante dalla depurazione di reflui fognari urbani, cioè materia di matrice biologica e solo biologica. Non si tratta di rifiuti di chissà che tipo. E se anche Acea dovesse aggiungere (come ha ventilato il sindaco in una intervista di luglio) anche il trattamento della frazione umida della raccolta differenziata, sarebbe anche in quel caso solo materiale biologico.

Tutto questo ovviamente non basta a fugare dubbi, preoccupazioni e paure. E anche in redazione c’è chi ne ha. Tutti ne abbiamo. Ma evocarle come si trattasse di Bophal, adombrando scenari apocalittici, conditi da accuse più o meno velate all’amministrazione, alla Regione e a chi “non è contro a prescindere”  di aver avallato e preconfezionato il pacco dono, non fa onore a chi sparge sui social questo tipo di informazioni. E alcune prese di posizione o commenti puzzano quanto i fanghi che Acea vorrebbe trattare a Chiusi.

Ricordo benissimo la battaglia fatta da vari comitati a Città della Pieve due anni fa contro la centrale a biomasse di San Donnino. Anche in quel caso si adombravano scenari apocalittici e inquinamento a go go. Si sosteneva che la centrale avrebbe penalizzato le aziende agricole e i molti agriturismi della zona facendone calare la clientela e il valore. Noi per esempio in quel caso eravamo dubbiosi  e preoccupati, ma soprattutto per il fatto che l’imprenditore proponente era finito sotto inchiesta per truffa nei confronti di un Comune, e quindi appariva soggetto poco affidabile. Per noi quella era la ragione per dire di no, più del presunto inquinamento.  Poi la proprietà è cambiata. Adesso la centrale è in funzione. E alimenta principalmente  – ma guarda te – un resort turistico con annesso centro benessere. Proprio una attività di quelle che avrebbe dovuto penalizzare. E nessuno oggi dice più nulla su quella centrale o sull’inquinamento che produce. Neanche coloro che fecero la battaglia contro… E ricordo anche bene, quando il sindaco di Chiusi Scaramelli e anche Bettollini e Sonnini minacciarono di occupare il Municipio di Castiglione del Lago per impedire la realizzazione di un’altra centrale a biomasse, tra Villastrada e Le Coste…

Questo per dire che la cautela è d’obbligo e non è mai troppa, da una parte e dall’altra, in un senso o nell’altro.

Chiaro che Bettollini & C. avrebbero potuto organizzare almeno una assemblea pubblica, preventiva, per presentare il progetto e ascoltare l’opinione dei cittadini e di qualche esperto. Non era semplice non avendo in mano dati certi, ma avrebbero potuto farlo lo stesso. Si sono limitati a parlarne in altre sedi, dal Consiglio Comunale alle assemblee di bilancio, dalle iniziative di partito, alle interviste.  Hanno promesso di farlo, ma solo dopo la fine dell’inchiesta pubblica. Un atteggiamento questo molto prudente, che li ha un po’ isolati rispetto ad una parte dell’opinione pubblica, quella che ha paura. Si sono esposti all’accusa di reticenza. Forse alla fine la scelta non è stata politicamente redditizia. Ma ormai, con l’inchiesta pubblica sulla VIA alle porte, è inutile e capzioso discutere di questo. Aspettiamo il confronto e valutiamo. Con cognizione di causa e su dati precisi.

Poi ognuno trarrà le proprie conclusioni, chi lo riterrà opportuno e necessario continuerà a battersi contro il progetto e, riguardo al giudizio su come si è mossa l’amministrazione, alle elezioni voterà di conseguenza. Gli attuali amministratori possono essere mandati a casa, come è successo a Città della Pieve e a livello regionale in Umbria a maggio e il 27 ottobre. Ma dovrebbe essere chiaro a tutti che l‘alternativa, anche qui sarebbe la Lega. Non altri. E la Lega è sì contro il progetto Acea, ma con il suo capitano Salvini sostiene che si dovrebbe costruire un inceneritore (non un carbonizzatore ad acqua calda) per ogni provincia. In Toscana ce ne sono 5,  la Provincia di Siena il suo ce lo ha già, a Poggibonsi  e i poggibonsesi si domanderanno perché proprio lì e non altrove.  Certo ci sarebbe da ridere se ne proponessero uno per la Provincia di Perugia e decidessero di farlo, che so, nella zona industriale delle Cardete. Davanti all’ex Centro Carni di Chiusi. Del resto lì è comune di Città della Pieve e il Comune di Città della Pieve è ormai in quota Lega.

Marco Lorenzoni

 

Nelle foto: una scena del film Silkwood e il manifesto di Erin Brockovich

 

 

 

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