GIMONDI E PETER FONDA, LA MIA GENERAZIONE HA PERSO DUE MITI

sabato 17th, agosto 2019 / 16:26
GIMONDI E PETER FONDA, LA MIA GENERAZIONE HA PERSO DUE MITI
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Ieri, in Sicilia, a Giardini Naxos, è morto Felice Gimondi, stroncato da un malore mentre faceva il bagno a mare… Per quelli della mia generazione che è la generazione di Gimondi e Merckx e non di Coppi e Bartali. la morte di Gimondi è pari a quella di Crujiff , di George Best, o di Jack Bruce dei Cream o David Bowie…  E un mito giovanile che passa agli annali della storia.

Io, di Gimondi avevo il poster da capo al letto, al posto della madonna. Il prete che veniva a benedire la casa, per Pasqua, per due o tre anni ci rimase male. Lanciava due schizzi e girava i tacchi…

Per me, per molti di noi, tra la metà dei ’60 e la fine dei ’70, Gimondi era un’icona. L’eroe bravo, ma perdente, come gli indiani nei film western. Come Che Guevara, morto nella jungla boliviana nel tentativo romantico di esportare la revoluciòn…  ma Gimondi non era un perdente. Tutt’altro. Era un campione. Anzi un campionissimo, che ebbe solo la sfortuna di incontrare e incrociare uno più campionissimo di lui: Eddy Merckx, detto “il cannibale” perché lui non lasciava mai nemmeno le briciole agli avversari e voleva vincere anche e corsette d’allenamento. Eppure nonostante Merckx Gimondi vinse tutto: tre volte il Giro, il Tour de France e la Vuelta, alcune “classiche” del nord e, ciliegina sulla torta, il Campionato dell Mondo del ’73, battendo in volata proprio Merckx, Maertens e Ocana… Sì, in volata. Perché Gimondi era un passista, che andava forte in salita, a cronometro e anche in volata s difendeva…  Senza Merckx Gimond avrebbe vinto di tutto di più, per anni. Con Merckx diventò l’eterno secondo, che però come certi eroi minoritari (vedi i vietnamiti che in quegli anni cacciarono gli americani dall’Indocina), portò a casa vittorie importanti, memorabili. E non era solo un campione su pedali, Gimondi. Era anche un signore nella vita e nei rapporti con gli altri corridori. Quando Merckx, maglia rosa al Giro,  fu squalificato ed estromesso dalla corsa, per un dubbio caso di doping, Gimondi fu il primo ad andare a consolarlo. Alla fine lo vinse lui quel Giro, ma la maglia rosa non la volle… Per rispetto all’amico-rivale. E signore è rimasto fino alla fine, nei commenti alle corse, nella gestione di squadre di corridori…

Gimondi era anche un tipo schivo, riservato. Ma sui pedali è stato uno dei più forti di sempre. Da ieri, anche lui è un ricordo, come Coppi e Bartali, come Nencini, come Pantani e come Crujiff, come Senna, come Best.

Noi ragazzi degli anni ’60-70 non solo cercavamo di emulare Gimondi e Merckx, ma anche Motta, Adorni, Zilioli, Bitossi, De Vlaeminck pedalando con le nostre bici sport con il manubrio dritto e il cambio a 4-5 rapporti sulle salite di Cetona, Città della Pieve, Sarteano….  Chi era Gimondi spesso vinceva…

Ma facevamo corse lunghissime e sfiancanti anche con le palline o i tappini a corona delle bibite, ognuno con il nome di un corridore… si gareggiava su piste scavate e modellate sulla creta della cava della fornace o sui marciapedi. Il problema era quello di avere da sorteggio Gimondi o Merckx, magari Adorni o Motta, se invece ti toccava Zandegù o Poggiali dovevi metterla persa in partenza. Con Balmamion te la potevi anche giocare…

Se n’è andato anche Gimondi. Adesso correrà lassù con Anquetil, Josè Manuel Fuentes, Altig, Taccone e tutti gli altri che sono andati in fuga prima di lui…

Lo sport italiano perde un grandissimo interprete. E sempre ieri, insieme alla notizia della morte improvvisa di Felice Gimondi, è arrivata anche quella della morte di Peter Fonda, attore statunitense, figlio d’arte e protagonista con Jack Nicholson e Dannis Hopper del film cult Easy Rider. Un film sulla libertà. Sull’antimilitarismo negli anni del Vietnam, con una colonna sonora in cui spicca Born to be wild degli Steppenwolf…

Ecco:  due miti, due icone di una generazione, accomunate non solo dalla contemporaneità, ma anche dalle due ruote: Gimondi in bici sull’Izoard o sul Pordoi e Peter Fonda sulla moto chopper in viaggio sulla Route 66…

Oggi, per la mia generazione è un giorno triste. Ma le icone non muoiono mai. E gli eroi sono tutti giovani e belli anche quando se ne vanno alla soglia degli 80 anni.

Marco Lorenzoni

 

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