GIMONDI E PETER FONDA, LA MIA GENERAZIONE HA PERSO DUE MITI

Ieri, in Sicilia, a Giardini Naxos, è morto Felice Gimondi, stroncato da un malore mentre faceva il bagno a mare… Per quelli della mia generazione che è la generazione di Gimondi e Merckx e non di Coppi e Bartali. la morte di Gimondi è pari a quella di Crujiff , di George Best, o di Jack Bruce dei Cream o David Bowie… E un mito giovanile che passa agli annali della storia.
Io, di Gimondi avevo il poster da capo al letto, al posto della madonna. Il prete che veniva a benedire la casa, per Pasqua, per due o tre anni ci rimase male. Lanciava due schizzi e girava i tacchi…
Per me, per molti di noi, tra la metà dei ’60 e la fine dei ’70, Gimondi era un’icona. L’eroe bravo, ma perdente, come gli indiani nei film western. Come Che Guevara, morto nella jungla boliviana nel tentativo romantico di esportare la revoluciòn… ma Gimondi non era un perdente. Tutt’altro. Era un campione. Anzi un campionissimo, che ebbe solo la sfortuna di incontrare e incrociare uno più campionissimo di lui: Eddy Merckx, detto “il cannibale” perché lui non lasciava mai nemmeno le briciole agli avversari e voleva vincere anche e corsette d’allenamento. Eppure nonostante Merckx Gimondi vinse tutto: tre volte il Giro, il Tour de France e la Vuelta, alcune “classiche” del nord e, ciliegina sulla torta, il Campionato dell Mondo del ’73, battendo in volata proprio Merckx, Maertens e Ocana… Sì, in volata. Perché Gimondi era un passista, che andava forte in salita, a cronometro e anche in volata s difendeva… Senza Merckx Gimond avrebbe vinto di tutto di più, per anni. Con Merckx diventò l’eterno secondo, che però come certi eroi minoritari (vedi i vietnamiti che in quegli anni cacciarono gli americani dall’Indocina), portò a casa vittorie importanti, memorabili. E non era solo un campione su pedali, Gimondi. Era anche un signore nella vita e nei rapporti con gli altri corridori. Quando Merckx, maglia rosa al Giro, fu squalificato ed estromesso dalla corsa, per un dubbio caso di doping, Gimondi fu il primo ad andare a consolarlo. Alla fine lo vinse lui quel Giro, ma la maglia rosa non la volle… Per rispetto all’amico-rivale. E signore è rimasto fino alla fine, nei commenti alle corse, nella gestione di squadre di corridori…
Gimondi era anche un tipo schivo, riservato. Ma sui pedali è stato uno dei più forti di sempre. Da ieri, anche lui è un ricordo, come Coppi e Bartali, come Nencini, come Pantani e come Crujiff, come Senna, come Best.
Noi ragazzi degli anni ’60-70 non solo cercavamo di emulare Gimondi e Merckx, ma anche Motta, Adorni, Zilioli, Bitossi, De Vlaeminck pedalando con le nostre bici sport con il manubrio dritto e il cambio a 4-5 rapporti sulle salite di Cetona, Città della Pieve, Sarteano…. Chi era Gimondi spesso vinceva…
Ma facevamo corse lunghissime e sfiancanti anche con le palline o i tappini a corona delle bibite, ognuno con il nome di un corridore… si gareggiava su piste scavate e modellate sulla creta della cava della fornace o sui marciapedi. Il problema era quello di avere da sorteggio Gimondi o Merckx, magari Adorni o Motta, se invece ti toccava Zandegù o Poggiali dovevi metterla persa in partenza. Con Balmamion te la potevi anche giocare…
Se n’è andato anche Gimondi. Adesso correrà lassù con Anquetil, Josè Manuel Fuentes, Altig, Taccone e tutti gli altri che sono andati in fuga prima di lui…
Lo sport italiano perde un grandissimo interprete. E sempre ieri, insieme alla notizia della morte improvvisa di Felice Gimondi, è arrivata anche quella della morte di Peter Fonda, attore statunitense, figlio d’arte e protagonista con Jack Nicholson e Dannis Hopper del film cult Easy Rider. Un film sulla libertà. Sull’antimilitarismo negli anni del Vietnam, con una colonna sonora in cui spicca Born to be wild degli Steppenwolf…
Ecco: due miti, due icone di una generazione, accomunate non solo dalla contemporaneità, ma anche dalle due ruote: Gimondi in bici sull’Izoard o sul Pordoi e Peter Fonda sulla moto chopper in viaggio sulla Route 66…
Oggi, per la mia generazione è un giorno triste. Ma le icone non muoiono mai. E gli eroi sono tutti giovani e belli anche quando se ne vanno alla soglia degli 80 anni.
Marco Lorenzoni
E’ la fine di due simboli, due icone storiche che non ritorneranno più,almeno nelle forme nelle quali si sono presentate al mondo.Questo lo hai detto e lo condivido.A proposito di Peter Fonda e della sua figura che impersonava il ribelle degli anni ’60, mi viene spontaneo risalire col pensiero anche all’etica ed alla carriera di sua sorella Jane.Faccio tale collegamento e ci tengo a scriverlo per il semplice motivo che nel mio archivio ancora posseggo un documento originale che risulta essere uno stick di plastica con la foto del viso di Jane Fonda. Vorrei che si sapesse e che si ricordasse che Jane Fonda dette un sostegno culturale e mediatico alla causa dei vietnamiti che erano in guerra contro gli americani e per tale motivo fu considerata dall’establishment a stelle e strisce una traditrice della causa degli Stati Uniti che avevano assunto il ruolo di difensori della libertà nel sud Est asiatico contro il comunismo, sostenendo Thieu,dittatore del Vietnam del Sud. Jane Fonda compì diversi viaggi nel Vietnam del Nord, incontrò Ho Chi Minh ed i dirigenti ed il popolo vietnamita e portò dentro l’America le ragioni di quella che veniva considerata in tutto il mondo ”la sporca guerra”. Bene,questi stick di plastica prodotti a milioni vennero attaccati dalle autorità americane in tutti i gabinetti pubblici ed i WC degli Stati Uniti in modo tale che gli uomini che si recavano ad urinare potessero innaffiare col loro getto di urina il viso di Jane Fonda che era stata attaccata all’interno del WC dentro un cerchio concentrico del tipo ” tirassegno”. La scritta su tale stick è quella che segue” Hanoi Jane Urinal Target” che tradotto si legge ”Hanoi Jane obbiettivo urinario”. Solo anche da questo fatto che mi ha ricordato l’articolo su suo fratello si può capire quale possa essere stato all’epoca il grado di civiltà che l’apparato mediatico avesse potuto produrre nella testa delle persone.La mia domanda che scaturisce da questo fatto,oltre alla diversità delle questioni, è anche questa: è cambiata la sostanza dentro la mente del popolo americano di come porsi culturalmente davanti a tali questioni ? E se è cambiata, di quanto è cambiata e come è cambiata ?”.Me lo chiedo tutt’ oggi a distanza di mezzo secolo( non uno scherzo),dopochè
le vicissitudini dell’alternanza politica hanno portato al potere Obama per due mandati,dopo Johnson, Nixon, Carter, Regan ed i Bush. E’ cambiato qualcosa culturalmente nel sistema americano ? Forse sì, ma credo che la sostanza rimanga- beninteso- in forme di espressioni diverse dentro la gente comune e non, anche quella di quel periodo in cui Jane Fonda e suo fratello Peter erano sulla cresta dei media.E’ sempre lo stesso limite come in altrettanti sistemi di qualsiasi genere che amministrano il mondo : cambia la forma ma non la sostanza.E la forma cambia perchè i più debbano credere che cambi sostanza.Quando c’è il rischio davvero che in qualche modo possa cambiare sostanza aspettiamoci la guerra.Così è in politica,nella conseguente economia e nei rapporti fra le persone.Ma il sistema che stà alla base di tutto questo si chiama in un solo modo che è contrario alla civiltà umana e che viene difeso direttamente od indirettamente oggi grazie soprattutto al complesso mediatico anche dalle classi subalterne.