CHIUSI, LA SCOMPARSA DELLA SINISTRA A SINISTRA DEL PD
CHIUSI – C’è stato un tempo in cui la sinistra a Chiusi alle elezioni prendeva l’80%. Il Pci da solo il 66. Erano altri tempi, si dirà. Ma c’è stato un tempo recente in cui una listarella di sinistra messa su in quattro e quattr’otto prese più voti dei 5 Stelle. Era il 2016. Elezioni comunali. La lista Possiamo-Sinistra per Chiusi ottenne 600 voti. Che in termini assoluti sono un bel tesoretto in un paese di 8.000 abitanti.
Alle ultime Europee invece (26 maggio) la lista “La sinistra”, la più vicina per caratteristiche e programmi ai Podemos chiusini, di voti ne ha presi poco più di 100. Una miseria. Appena oltre la soglia del nulla. Io che ho votato e sostenuto i Podemos nel 2016 e ho votato La Sinistra alle Europee mi sarei aspettato almeno un accenno di riflessione, un tentativo, anche minimo, di capire cosa è successo dal 2016 ad oggi. Cosa abbia spinto centinaia di elettori di sinistra (e non parlo solo di quelli del Pd) a votare direttamente la Lega. Non i 5 Stelle perché anche i grillini i voti li hanno persi e parecchi. Molti di più.
E invece neanche una parola, una iniziativa, un post sui social. Niente di niente.
E dire che al di là delle elezioni ci sono state anche altre occasioni per intervenire, per “dire qualcosa di sinistra”…
Ci sono stati ad esempio un paio di spettacoli teatrali, uno a Moiano e uno al Mascagni (“7 minuti” e “On the road. Again”) allestiti da gente di Chiusi, che hanno affrontato temi caldi, anzi roventi, del dibattito politico attuale: uno ha affrontato il tema del lavoro, dei rapporti tra maestranze e padrone, e tra maestranze del luogo e immigrati e l’altro il tema delle migrazioni epocali, dei muri al confine… Quest’ultimo parlava di America, ma con riferimenti validi anche per l’Europa… Insomma due piece teatrali che potevano apparire come musica per le orecchie di una sinistra minimamente attiva e attenta… Niente. Non è volata una mosca.
Poi c’è stata la festa della Costituzione, organizzata a Chiusi, dall’Anpi Valdichiana. Tre giorni di dibattiti e ragionamenti di altissimo livello, con alcuni giornalisti, giuristi, costituzionalisti e parlamentari che erano stati i front men della battaglia referendaria del 2016, fatta anche dai podemos locali. E anche in questo caso nada de nada. Scarse anche le presenze all’iniziativa.
Infine il congresso internazionale di Slow Food. Iniziativa interna all’associazione, non pubblica, per carità. Ma comunque evento capace di sollecitare riflessioni su temi ambientali, sulla biodiversità, sui rapporti di produzione nel mondo agricolo.. Roba serissima e di grande interesse. Ancora una volta nemmeno una riga di commento, nemmeno un intervento sui social…
Nel mezzo c’è scappata anche l’agognata fermata del Freccia rossa alla stazione di Chiusi, obiettivo che i Podemos chiusini avevano inserito nel loro programma elettorale, in contrasto (giustamente) alle idee bislacche sulla stazione volante propugnate da Scaramelli e altri sindaci del territorio… Ancora niente salvo qualche battuta acidula sulla festa con porchetta organizzata per salutare il treno Av dal sindaco Bettollini… In sostanza qualche mugugno sul metodo, ma nessuna valutazione su un risultato che sarebbe stato da sbandierare come proprio.
Vediamo se alle iniziative per il 75° anniversario della Liberazione della città ci sarà uno scatto di orgoglio o se la sinistra a sinistra del Pd lascerà ancora una volta la piazza e la scena alla sola Amministrazione Comunale e all’ANPI.
Strana questa sinistra chiusina silenziosa, al massimo lievemente astiosa sui metodi del sindaco, ma assente praticamente su tutta la linea. E su tutti i fronti. Poi a guardar bene ti accorgi che buona parte dei candidati dei Podemos del 2016 sono ormai lontani dal gruppo o persi nelle nebbie; che alcuni di loro hanno partecipato agli spettacoli citati e i Podemos non se ne sono neanche accorti (ed è un peccato).
Dopo le elezioni del 2016 scrivemmo su queste colonne che quelli di Possiamo avevano in tasca l’egemonia culturale della città ed esprimevano il meglio che c’era sulla piazza. Ed era vero, perché tra loro c’erano teatranti, musicisti, artisti, giornalisti, grafici, scrittori… Forse quell’ambiente ce l’ha ancora, l’egemonia culturale. E’ la parte più propriamente politica che fa acqua e si è squagliata come neve al sole. Poteva andare meglio, diciamocelo.
A questo punto per la sinistra chiusina (a sinistra del Pd) le strade sono due: o fare “quadrato” con Bettollini e i pochi superstiti del Pd, o fare comunella con ciò che resta dei 5 Stelle e con chi ormai vota direttamente Lega per mandare a casa Bettollini nel 2021. Vie di mezzo non ce ne sono. O sono come il limbo silenzioso e limaccioso attuale. Che è una palude mortifera, non una strada.
E credo che anche il Pd dovrà cominciare a porsi il problema e a ragionare di conseguenza…
m.l.
Intanto mancano quasi due anni alle elezioni amministrative e come le ultime vicende ci hanno insegnato tutto può cambiare nell’arco di mesi. In secondo luogo nel PD le candidature si dovrebbero discutere. Se poi ci sarà una coalizione, come l’articolo prospetta s chi candidare lo decide la coalizione. Che sia Bettollini non è detto. Il PD dovrà discuterne all’interno e poi con le forze della possibile coalizione. Che non si venga a sapere chi ha votato per chi (caso Quiriconi) solo dopo molto tempo.
Chi ha parlato di candidature alle comunali? L’articolo parla dell’oggi. Qui e ora, come si suol dire. Per arrivare a discutere le candidature in una coalizione o in un partito, credo sia necessario e propedeutico che ci sia una coalizione o un partito… Al momento non c’è nell’una, né l’altro. Ci sono dei soggetti in campo. Alcuni abbastanza attivi, su vari fronti, altri meno. Però se uno dovesse farsi un’idea o un giudizio sulla base del “movimento culturale”, anche la parte assente e silente sul piano politico pubblico, sembra comunque esprimere qualcosa sottotraccia. Un pensiero di sinistra c’è. L’intento dell’articolo è stimolare quella parte ad uscire allo scoperto, a uscire dal bosco (o dalla palude).
A uscire allo scoperto deve essere il PD, partito di maggioranza relativa che per alcuni deve supportare l’amministrazione acriticamente per altri militanti e simpatizzanti mantenere un’autonomia di giudizio. I Possiamo penso debbano fare altrettanto. Ad esempio oggi ci si sono cittadini che votano in maniera diversa che hanno dato la proria firma per un no al’impianto di carbonizzazione idrotermale di ACEA. C’è un rifiuto da parte dell’Amministrazione di discuterne, nonostentre questa massiccia pressante richiesta da parte di 2250 cittadini. Da questo coinvolgimento può nasvere un dialogo in rlazione alla politiche ambientali e chi si muove nel PD e dintorni può toccare con mano la necessità di costruire o rafforzare un’alternativa culturale. Il resto, a mio modestissimo parere, è fuffa propagandistica.
Con tutto il rispetto, Paolo, non credo che la vicenda “progetto Acea” possa essere l’unico paradigma della politica chiusina. Né l’unico su cui misurare la politica o la sensibilità ambientale dell’aministrazione o dei cittadini. E’ un argomento, peraltro abbastanza dibattuto, almeno sulla stampa e sui social, ma ce ne sono decine di altri… Di fuffa propagandistica, putrroppo, ne circola tanta, e non solo da una parte…
Caro Marco credo che il progetto ACEA sia un banco di prova per (ri)stabilire un rapporto attivo con la cittadinanza: ha ragione Paolo quando afferma, in sostanza, che determina una netta indicazione sulla vocazione del nostro territorio. È su queste queste cose che si può determinare un comune sentire all’interno della Sinistra e non solo: se non riusciamo a costruirlo in una piccola Comunità, come sperare di poterlo fare sul piano Nazionale?
Direi soprattutto fuffa da chi ha responsabilità di governo. Il progetto ACEA è fondamentale per capire il progetto strategico. Vai a fare turismo con un’economia basata sul trattamento dei rifiuti.
Ma quali rifiuti? Dai… sembra sia in arrivo una discarica o in inceneritore. E sappiamo benissimo che così non è… (Poi anche realtà molto virtuose e molto green e vocate al turismo come certe città del Nord Europa gli inceneritori ce li hanno e li fanno funzionare, così come hanno i depuratori e -immagino – impianti per trattare e smaltire i fanghi di risulta). L’impianto Acea dovrebbe occupare a regime una ventina di operatori. Non mi pare che siano numeri tali da cambiare il quadro e indicare la vocazione di un territorio… Se no staremmo freschi