UMBRIA, DOPO GLI ARRESTI, ZINGARETTI COMMISSARIA IL PD. I PARTICOLARI DELL’INCHIESTA E QUEL DNA DEMOCRISTIANO CHE HA GENETICAMENTE MODIFICATO IL PARTITO

sabato 13th, aprile 2019 / 12:01
in Cronaca
UMBRIA, DOPO GLI ARRESTI, ZINGARETTI COMMISSARIA IL PD. I PARTICOLARI DELL’INCHIESTA E QUEL DNA DEMOCRISTIANO CHE HA GENETICAMENTE MODIFICATO IL PARTITO
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PERUGIA – Dopo gli arresti di ieri del segretario regionale Bocci , dell’assessore regionale Barberini e del direttore della Asl Duca e all’iscrizione nel registro degli indagati di 35 persone tra le quali anche la governatrice Catiuscia Marini il Pd, scosso ai massimi livelli in Umbria, sta cercando di tappare la falla che si è aperta: Boccie Barberini si sono subito autosospesi, Barberini ha anche annunciato le dimissioni da assessore regionale alla sanità. Ma è intervenuto anche il segretario nazionale Zingaretti che ha immediatamente “commissariato” la Federazione regionale del partito in Umbria, affidandolo a Walter Verini, presidente del partito e sconfitto al congresso proprio da Bocci. Una sorta di rivincita che probabilmente anche lo stesso Verini avrebbe preferito evitare.  Intanto la Lega gioca il carico da 11 e con il ministro Salvini scrive: «Senza entrare nel merito degli ultimi arresti, i cittadini dell’Umbria sono malgovernati da troppo tempo: elezioni regionali subito». E “elezioni subito!” è anche il grido dei leghisti umbri. Il deputato 5 Stele Gallinella si domanda se Zingaretti espellerà dal partito Bocci e Barberini. Certo, per il Pd, una bomba di questo genere, ad un mese e mezzo dal voto per le europee e le comunali può essere devastante. Anche se i più “incazzati” sono adesso i militanti di base, impegnati nella campagna elettorale, nella composizione delle liste, i quali non ci stano proprio a passare per “ingranaggi di un sistema clientelare diffuso”.

Per esempio, ieri sera a Po’ Bandino, frazione di Città della Pieve, l’incontro con la candidata del centro sinistra Simona Fabbrizzi su alcuni temi programmatici, ha registrato una partecipazione che non si vedeva da decenni e il clima che s respirava era proprio non di scoramento, ma di rabbia verso dirigenti “infedeli” beccati con le mani nella marmellata.

Dall’indagine tra l’altro emergono i primi particolari. E sono particolari che denotano come il sistema fosse effettivamente radicato e finalizzato al potere e al consenso personale dei personaggi coinvolti. Per esempio sembra che il direttore della Asl Duca, abbia compiuto “atti contrari al proprio dovere di ufficio in cambio di favori sessuali da una delle candidate al concorso” (anche se i due si conoscevano da tempo ed erano in rapporti di amicizia anche prima); dalla carte risulta che una candidata raccomandata da Bocci, ex potentissimo sottosegretario nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, non abbia superato la prova, neanche con la raccomandazione pesante e avendo avuto le tracce in anticipo. Cosa questa che significa una cosa sola: che a Bocci interessava far assumere quella persona, cioè una “capra” (come direbbe Sgarbi), non una candidata brava e meritevole. E fosse al Ministero sarebbe solo una malversazione, ma nella sanità assumere una “capra” può risultare un… attentato alla salute dei cittadini. E se a questo si aggiunge – sempre secondo l’indagine – che non solo si tentava di far assumere persone poco qualificate, ma si allontanavano quelle brave, ma scomode come la direttrice di pediatria, Susanna Esposito, sospesa dal servizio a fine anno, solo perché si era messa in contrasto con la Direzione dell’Azienda Sanitaria. .

Non solo, sempre dale indagini, è emerso, che Bocci e Barberini avevano saputo dell’inchiesta e si sono attivati con tutti i mezzi per avere informazioni in merito, Barberini, dopo la soffiata di Bocci,  fece anche bonificare i suoi uffici dalle microspie fatte installare dai magistrati inquirenti, facendo fatturare l’intervento a carico dell’Azienda Sanitaria.

Bocci avrebbe aiutato Barberini, Duca e Valorosi (gli altri arrestati) ad eludere le investigazioni usando le proprie conoscenze ed entrature ministeriali.

Proprio questa loro capacità e possibilità di interferire con le indagini ha portato alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

La sanità pubblica umbra è e resta una delle migliori d’Italia. Ma la gestione – è evidente – è stata per molto tempo in mano a personaggi che all’ombra di un potere consolidato e inamovibile, hanno fatto il buono e il cattivo tempo, con grande attenzione alle loro carriere, ai loro orticelli, ai loro vizi, più che alle necessità reali dei territori, degli ospedali, delle strutture sanitarie. Ed è una fortuna, che nonostante questo, ospedali e strutture sanitarie abbiano comunque funzionato meglio che altrove. Segno che era marcio il sistema, la gestione, non la struttura stessa.

Quanto alle due figure politiche finite ai domiciliari, ovvero Giampiero Bocci e Luca Barberini, diciamolo: entrambi vengono dall’area ex Dc, non da quella Pci-Pds-Ds. Non che gli ex o post comunisti siano stati e siano immuni da certi scivoloni, ma il “sistema clientelare” e l’uso del potere in modo clientelare sono aspetti che fanno parte del Dna della cultura democristiana, soprattutto della cultura democristiana di governo. Era così ai tempi di Fanfani, Andreotti, Rumor, Bisaglia e Gaspari. Lo è stato con Forlani. Ed evidentemente è rimasto in circolo anche tra chi è venuto dopo.

Il Pd, imbarcando la componente ed Dc, ne ha assunto anche i vizi e difetti di fabbrica. Non solo in Umbria, ovviamente. Ma il Pd dell’Umbria, ovvero il maggior partito della sinistra in una delle tre storiche regioni rosse, poteva avere come segretario regionale un  superdemocristiano come Giampiero Bocci?

m.l.

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