PARTITA LA RACCOLTA DI FIRME CONTRO IL CARBONIZZATORE ACEA. MA A CHIUSI I CARBONIZZATORI NON SI POSSONO FARE

martedì 09th, aprile 2019 / 19:21
PARTITA LA RACCOLTA DI FIRME CONTRO IL CARBONIZZATORE ACEA. MA A CHIUSI I CARBONIZZATORI NON SI POSSONO FARE
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CHIUSI – Il Comitato Aria che si batte contro la realizzazione del progetto Acea nell’area del centro carni ha lanciato nei giorni scorsi una raccolta di firme. E fa sapere che hanno già firmato centinaia di cittadini. “Questa mattina al mercato di Chiusi Scalo – si legge in un post di lunedì 8 aprile – sono state raccolte un centinaio di firme contro il carbonizzatore; l’impianto di trattamento di 80.000 tonnellate di fanghi di depurazione delle acque che Acea intende costruire…  La raccolta continuerà e settimanalmente verrà dato conto delle adesioni.
Che l’interesse sulla questione del carbonizzatore abbia subito un’improvvisa impennata è confermato anche dal fatto che il numero delle persone che ha dato la sua adesione alla pagina facebook del Comitato Aria ha superato, in questi giorni, le 800 unità. Anche nei paesi confinanti con Chiusi stanno crescendo attenzione e mobilitazione”, scrive il Comitato affermando che “
i cittadini di ogni orientamento e di diversi comuni (oltre a Chiusi) cominciano a farsi delle domande su questo nuovo insediamento che impatterà nella zona per decenni.
E tutti sono sbigottiti dal comportamento tenuto dal sindaco di Chiusi che con protervia ha voluto procedere nella vendita dei terreni ad Acea senza prima ascoltare il parere dei cittadini e di esperti nel trattamento dei rifiuti come invece hanno fatto altri sindaci del suo stesso partito in altri comuni della Toscana; a Capannori prima e Piombino poi”.

La battaglia naturalmente è legittima, ma c’è un punto che non torna. Si tratta di una parola: “Carbonizzatore”. Il Comitato continua ad usare questo termine per indicare l’impianto che Acea vuol realizzare a Chiusi Scalo. Ma nell’ultima seduta del Consiglio Comunale il sindaco rispondendo ad una interrogazione dei 5 Stelle, ha messo per scritto, nero su bianco, che a Chiusi i carbonizzatori non si possono fare. Ed ha spiegato che questa non è una sua “indicazione”, ma una precisa norma di Piano Regolatore, che risponde ad un atto di governo approvato nel giugno 2018.

Quindi secondo il Piano urbanistico se l’impianto sarà un Carbonizzatore, Acea non lo potrà realizzare. E se lo realizzerà, allora non sarà un carbonizzatore.

Bettollini si dice convinto di questo e fiero di aver approvato “la normativa più ecologista che sia mai stata approvata a Chiusi e fissa paletti molto precisi”.

Mentre il dibattito va avanti a distanza, con l’amministrazione da una parte e  il Comitato dall’altra, sarebbe utile intanto chiarire l’accezione di carbonizzatore. Altrimenti c’è il rischio che si parli del nulla, cioè di una cosa che è esclusa dalle possibilità in partenza.

Così come sarebbe utile a nostro avviso, ma questo lo scriviamo fin da quando è uscita la notizia del progetto Acea, ricordare sempre ai cittadini che l’impianto Acea che tratterà 80 mila tonnellate di fanghi di depurazione (come scrive il Comitato), verrebbe realizzato laddove esiste già un depuratore che tratta, dal 2011, 80 mila tonnellate/anno di fanghi di depurazione, più reflui di origine industriale, più percolato di discarica (almeno 17 mila tonnellate/anno) che non è certo acqua di colonia… 

Perché se non si fa questo si rischia di fornire alla popolazione un’informazione parziale e non corretta. Giusto, anzi giustissimo e sacrosanto, affrontare la cosa con il massimo della cautela, chiedere spiegazioni e tutele per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Però bisogna intendersi. Almeno sulle parole e sul loro significato. Far leva sulle paure (e magari sulla scarsa informazione della gente, sulla scarsa abitudine ad approfondire e sull’abitudine di commentare senza leggere, che invece è piuttosto in voga) può essere utile per azioni di propaganda, ma non porta lontano e non serve a fare chiarezza.

Nel frattempo va avanti l’iter autorizzativo del progetto che Acea Ambiente ha presentato alla Regione Toscana. Il Comune di Chiusi attende i pareri di Arpat e Asl prima di dare il proprio. Che sarà decisivo e vincolante. E pensiamo che attenda quei pareri anche per andare al confronto pubblico con la popolazione. In modo da avere in mano tutte le carte necessarie.

Il sindaco che sull’argomento è intervenuto più volte in varie circostanze, poteva aver indetto almeno un’assemblea pubblica? Certo che sì. Avrebbe anche evitato di essere additato come un “monarca” poco incline al dibattito. Ha preferito aspettare  Si può essere d’accordo o no, ma anche questa è una posizione legittima, esattamente quanto quella del Comitato, anche perché in Consiglio Comunale e in altre occasioni, le informazioni in possesso dell’Amministrazione le ha sempre fornite e non si è sottratto a interrogazioni e domande.

Su questioni di questo genere non ci sarà mai, il 100% di consenso. Ci sarà sempre chi ci vede un’opportunità e chi invece teme ricadute negative e rischi ambientali o per la salute, perché l’Italia è piena di situazioni a rischio. Ma anche su questo bisogna intendersi: il problema è l’impianto Acea e ciò che ne uscirà o l’atteggiamento di Bettollini? e l’obiettivo di certe battaglie è evitare rischi ambientali o cercare un pretesto per prendere in castagna l’amministrazione comunale? E infine, il Comitato fa sapere che l’attenzione sul progetto Acea sta salendo anche nei comuni limitrofi (da Fabro a Città della Pieve, da Montegabbione a Montepulciano…). Segno che la sensibilità ambientale è crescente e diffusa oppure che è diffusa la famosa sindrome NINBY (not in my back yard, non nel mio giardino) insieme alla tendenza a unire le forze solo quando c’è da dire NO a qualcosa? Ci piacerebbe insomma una discussione più distesa e meno pre-impostata, su questo, come su altri argomenti.

 

 

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