QUEGLI APPLAUSI A CELESTINI AL MASCAGNI, GRAN BEL SEGNALE. STA’ A VEDERE CHE LA SINISTRA RIPARTE DAVVERO…
“Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia” cantava Guccini ne l’Avvelenata. Ed è chiaro che uno spettacolo teatrale è e resta uno spettacolo teatrale. Non gli si possono attribuire chissà quali virtù o chissà quali “indicazioni politiche”. Ma la “prima” di una stagione teatrale non è uno spettacolo qualunque. Di solito è il pezzo forte. E’ il… “manifesto” della stagione stessa. E una “prima” non si decide così, a cuor leggero. Presuppone una scelta. Chiara. E ieri sera la “prima” della stagione invernale del Mascagni di Chiusi ha fatto capire come la pensa il direttore artistico Gianni Poliziani, che non ha scelto per la “prima” uno a caso. Ha scelto Ascanio Celestini e una piece delle sue. Non nuovissima, ma attualissima. Un monologo che racconta storie di vita di persone invisibili. Figure marginali ed emarginate nella società dei consumi. Gente senza volto, senza voce, senza prospettiva. Con alla spalle storie di sofferenza, di solitudine, di povertà, di espedienti per sbarcare il lunario e mettere insieme il pranzo con la cena. O almeno uno dei due. Storie di periferia, di periferie senza volto, senza voce, senza prospettiva. Svuotate, marginalizzate, disumanizzate. Visibili solo quando ti ci trovi dentro.
Un ragionamento chiaro, senza fronzoli, quello di Ascanio Celestini, diametralmente opposto ai discorsi di chi i poveri, gli emarginati, gli ultimi della fila non li vuol vedere, li multa addirittura se chiedono l’elemosina o vanno a rovistare nei cassonetti, li sfratta dalle stazioni e dai porticati perché deturpano il decoro urbano, gli butta via le coperte, così almeno se ne vanno…
Ieri sera, per la “Prima” della stagione invernale firmata Poliziani il Mascagni era gremito, c’era gente perfino nel loggione. Cosa rara. E c’era gente di Montepulciano, di Sarteano, di Città della Pieve, di Castiglione del Lago, di Chianciano. Cosa rara anche questa a Chiusi. Insomma la stagione è cominciata bene, col botto diciamo. Perché un teatro pieno è buon segno. E una bella soddisfazione per il neo direttore artistico che in tre mesi ci ha nesso anima e corpo.
Ma, diciamolo: ieri sera il Mascagni ha respirato un’aria di sinistra. Aria buona. Celestini è personaggio noto anche al pubblico della Tv, era facile aspettarsi un buon successo di pubblico. Meno scontato l’applauso liberatorio, a scena aperta quando, nel mezzo del monologo, ha urlato la sua rabbia per “certi ministri de mmerda che c’abbiamo…”. Lì si è capito che la serata ha lanciato un segnale e la platea e pure i palchetti l’hanno raccolto.
Applausi, lunghi e convinti, anche alla fine, quando si sono accese le luci. E non c’erano imbarazzi, come altre volte è capitato in passato, con spettacoli del genere… La Fondazione Orizzonti e la stessa Amministrazione Comunale evidentemente hanno condiviso la scelta di Poliziani di partire con Celestini (e con un monologo dei suoi sugli ultimi, sui diseredati, sui morti di fame…). Forse il Bettollini dei primordi, ai tempi di Scaramelli e dell’onda lunga del renzismo, avrebbe storto il naso di fronte al tema e al linguaggio proposto da Celestini. Non avrebbe condiviso la scelta di affidargli la “prima” preferendo magari uno spettacolo meno impegnativo, mento schierato. Il Bettollini di oggi lo abbiamo visto applaudire convinto e soddisfatto. Soddisfatto del risultato al botteghino (è presidente pro-tempore della Fondazione) e anche del risultato politico. Lo ha ammesso, uscendo dalla sala.
Ieri sera al Mascagni si è capito che rimanere umani è possibile, che una ripartenza a sinistra è possibile. Che certe idee e posizioni tipiche della sinistra non sono scomparse del tutta dalla scena, intendendo per scena sia il palcoscenico che la platea. Che c’è una parte di società che non si piega alla strategia della paura e dell’egoismo.
Complimenti dunque ad Ascanio Celestini per la sua bravura e per il testo; complimenti a Gianni Poliziani che l’ha riportato al Mascagni; complimenti a chi ha applaudito, senza timore di essere etichettato come un ferrovecchio, ormai fuori dalla storia. Complimenti al pianista Giacomo Margheriti che prima della ‘prima’ ha allietato il foyer con le sue note, facendo capire a tutti che la bellezza a volte è dietro l’angolo e la puoi trovare anche dove non te l’aspetti, mentre sorseggi un caffè nell’attesa di entrare in un teatro…
Peccato, anzi pazienza, per chi non c’era. Per chi snobba altezzosamente certi appuntamenti per non confondersi col potere e per chi li evita perché quelli come Celestini proprio non li digerisce (o non li capisce. A volte il confine è labile). Il fascioleghismo dilagante ieri sera al Mascagni non c’era. Non si è fatto vedere. Ma il Mascagni era gremito come non mai. Buonissimo segnale.
m.l.
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Praticamente,in quello che affermi in questo articolo è stata campagna elettorale per la sinistra a spese di tutti !
No, è stato un bello spettacolo non asettico. Nessuna propaganda, ma spunti di riflessione molto seri e a mio avviso (e dal mio punto di vista) utili. Nel pieno rispetto dell’autonomia del teatro, dell’arte, della cultura. E anche dell’autonomia della direzione artistica del Mascagni.
Spero che la sinistra, invece che ripartire da Celestini e dagli applausi a Celestini – un grandissimo, ma sinceramente un po’ anacronistico -, si guardi, una mattina, allo specchio e capisca veramente la sua identità attuale.
Mi dispiace vedere una città, la mia città, che oltre che morta si deve aggrappare ad inutili celebrazioni per dimostrare di esser viva.
X Locumone. No, non sono proprio d’accordo con codesta visione, perchè sembrerebbe di voler degradare ad ogni costo tutto e tutti.Non è così e non deve essere così. Io non ho partecipato alla rappresentazione ma da quanto ho letto come Lorenzoni dice non è stata asettica.Semmai sorgerebbe qui il problema che evoca Niccolò Martinozzi, ma detto fra noi nella problematica democratica odierna quella sarebbe anche una quisquiglia, e ci sarebbe ben dell’altro semmai. La risposta di Lorenzoni sull’entità e l’anima valoriale non deve essere secondo me considerata antiquata come lei ha detto , per il semplice motivo che si parla di miseria e di disperazione portata dall’emarginazione.Tutte condizioni e sentimenti che sono attuali, anzi attualissimi. A questo deve essere data una risposta che secondo me non si dà seguendo ciò che Lorenzoni tenta di seguire e cioè la re-investitura con altri costumi degli stessi fantini che hanno corso per un altra contrada.I fantini del palio sono pagati dalle contrade del palio o comunque prendono proventi credo, i politici non lo dovrebbero fare,ma non perchè prendano proventi, ma non lo dovrebbero fare perchè si tratta di attendibilità a dei principi politici e ”moralmente politici” la cui oggettività e verità sono ben definite, indipendentemente da quello che abbiano prodotto sia nel bene che nel male.Se hanno precedentemente sbagliato facciano profonda autocritica davanti al proprio elettorato, si tirino da una parte e lascino il posto a forze nuove e non scalpitino per salire sui nuovi cavalli che passano. Troppo comodo perchè sono i primi facendo così ad inficiare della credibilità il partito per cui corrono. Lo si capisce questo oppure no? Non è che ci vorrebbe una intelligenza superiore a capirlo ma lo si vede che nonostante questo ancora si insista.Il problema caro Locumone lo sai qual’è? E’ quello che ho sempre sostenuto: l’essere subordinati a dei concetti per i quali tutto sia possibile, anche quello di cui dicevamo.Una volta non lo sarebbe stato. Il fatto che si dica ” meglio in quel modo che renziani” – è sintomo detto papale papale che non ci si ragiona, oppure ci si ragiona perchè lo si sà cosa voglia significare- ma lo si dice ugualmente. Ed allora si finisce per essere corresponsabili del degrado politico prima di tutto in accoppiata ad una fazione che non ha dato i risultati che diceva di dare e che ha generato corresponsabilmente con altro anche la frantumazione della sinistra. Se quello la claque non lo capisce è bene che la claque rimanga subalterna dove è, e forse quando paga e pagherà dei prezzi crescenti in termini economici ed umani-perchè quelli arrivano- si renderà conto di quanto è stata fatta confondere,di quanto si sia lavorato per tirare fuori il fumo per coprire le finalità con le quali con testardaggine si è lavorato per validare il principio caro a chi detenga il potere, che è quello gattopardesco- ma non solo quello- di cambiare tutto o quasi perchè nulla cambi.Ed il potere lo detengono quei vertici che queste cose le sanno bene che funzionano così.Difatti, da qualche anno in buone condizioni come prima non versano più e si terrorizzano correndo ai ripari, progettando altre alleanze per allargare la base che gli dia sostegno, perchè dicono che dall’altra parte ci sia solo distruzione. E’ strano che da parte di chi il paese l’ha distrutto si gridi al pericolo della distruzione.Non sò che età lei abbia caro Locumone, ma nel 1948 l’italia era tappezzata di manifesti che dicevano facendo vedere la faccia del cosacco con un pugnale in bocca e guarnito con un cappello con la stella rossa” Vota o sarà il tuo padrone ” mentre nell’autonomia di ogni partito i patti di Yalta era chiaro che sarebbero stati rispettati,ed anche perchè l’intelligenza politica diciamolo pure di De Gasperi( che voglio annoverare perchè si celebra il centenario di Don Sturzo) e di Togliatti fece sì che prevalesse la non belligeranza anche se il fuoco covava sotto le ceneri. Ecco,secondo quel manifesto quella base di coloro che seguivano i cosacchi sarebbero stati coloro che avrebbero dato l’assalto al palazzo d’inverno ma si rivelò poi la base che aveva dato impuslo al cambiamento vero dell’italia, con l’emigrazione da sud a nord, con la richiesta di nuovi diritti, con la battaglia per l’estensione di un relativo benessere con le piattaforme sindacali dalle quali tante altre categorie sono partite nella loro ascesa e conquista di nuovi livelli di vita.Oggi quelle battaglie le considerano superate proprio coloro dal quale seno sono scaturite e questi sono-se si vanno ad esaminare uno per uno- proprio coloro che più sono inferociti verso chi ha tentato di cambiare le cose,vista l’immobilità ed il regresso di più di venti anni di politica.E sono questi quelli delle classi subalterne,di quelle classi che sopportano la crisi più di tutti e che avrebbero mille ragioni per fare ”casamicciola” di coloro che in questa battaglia rovinosa li hanno condotti, e non se accorgono ma gridano al ladro tutti i giorni ! Chi hanno nel loro seno? Il tanto evitato ”esame del sangue” se fatto come si dovesse fare darebbe una risposta terribile e dolorosa che sarebbe quella che ”il popolo è marcio”, purtroppo così è, e dico questo anche se quel popolo ha dato nelle ultime elezioni segni di volontà di cambiamento ma che questo purtroppo sia avvenuto secondo un metro di una legge iniqua alla quale quasi tutti hanno dato il loro consenso. E la governabilità,ricercata col lanternino, si è avuta solo al prezzo politco di una alleanza che ha visto il rispetto di un contratto scritto fra le parti, e le basi etiche di tale contratto sono divergenti.Ecco, anche chi il potere l’aveva e che sapeva che gli sarebbe stato tolto dai voti, ha scritto su pietra ”muoia Sansone con tutti i filistei” approvando una legge elettorale che recitava questo : ”io morirò ma anche gli altri moriranno perchè respireranno le esalazioni venefiche del mio corpo”.Ed oggi vediamo che sono proprio i cadaveri ad incazzarsi perchè il loro veleno per adesso ritarda. E ritarda in mille modi, soprattutto a prendere coscenza che è finita una stagione e che un altra forse potrà arrivare, fra fatica, sbagli, incongruenze ma anche di forti trazioni in avanti.Hanno detto di tutto, perfino hanno dichiarato che il reddito di cittadinanza è un voto di scambio,pensando a loro forse come l’avrebbero concepito, di ben gaviana memoria, hanno tentato di equiparare gli 80 euro di Renzi a questo, davanti un pubblico di milioni di italiani.Qualcuno gli ha creduto ma sono sempre di meno e spero che ancor di meno siano in futuro.Il loro destino se vogliono sopravvivere è quello di fare la santa alleanza per liberare il santo sepolcro dagli infedeli.In questa battaglia forse pensano anche a Salvini il quale romperà forse l’alleanza quando sarà sicuro di poter formare un altro governo sostenuto da un solo partito alla Macron, una alleanza di ferro che vedrà probabilmente gli esclusi raccogliere la sfida e ripartire sotto altre bandiere, non sotto le loro certamente.Il sistema pur di regnare e spazzare via ciò che gli si oppone tenta di tutto e non guarda per nulla al sottile. Le differenze fra i partiti di un solo asse diventano quisquiglie e quei nuovi cavalieri-anzi quelli vecchi con la veste nuova – cavalcheranno i nuovi cavalli per le solite politiche.Non fatevi illusioni, in tuitta la storia moderna il sistema è cambiato profondamente solo due volte.Le date? 1789 e 1917. La cosa che accomuna queste due date è la forza purtroppo e la violenza.Non crediate che a questo giro se ci fosse il pericolo che la cosa sia diversa per il fatto che oggi si creda che ci sia una diversa umanità ed una diversa consapevolezza dell’umana specie.Vi sbagliereste.La vanificazione di tale possibilità che forse era in embrione fino a 30 anni or sono oggi segna il fatto che non è più tale.Ormai sono giusto 30 anni che è cambiata e di imperi ne è rimasto solo uno, quello che c’è sempre stato.E se il mondo si trova in queste peste lo si deve a questo che c’è stato e che nelle sue strutture principali di sistema non è mai cambiato e che continua a funzionare come vediamo. I cavalieri vecchi che scelgono il cavallo nuovo fanno ridere e fanno ridere anche gli imbonitori dei quali il mondo abbonda e quando si parla del nostro piccolo io credo che bisognerebbe far si che venga dato un segnale,che è proprio il contrraio come partenza a quello che si cerca in ogni modo e larvatamente di produrre.ecco perchjè l’appello che direi di fronte a queste cose è quello di ragionare col vostro, perchè diceva un mio vecchio collega di lavoro che ” chi lo fa con quello degli altri il proprio se lo può vendere.”
Celestini anacronistico?
Sì Luca, Celestini può essere anacronistico per chi pensa che destra e sinistra non esistano più, per chi fa la guerra ai poveri invece che alla povertà, per chi i migranti li affogherebbe tutti in mare… Mi è sembrato però – come ho scritto – che la platea e i palchi del Mascagni non fossero dello stesso avviso. E questo mi conforta.
Dopo questa risposta, Marco, mi passa la voglia di condividere qualsiasi pensiero su questa pagina.
Questa tua continua ricerca – forzata, e a tratti becera – di una catalogazione sinceramente mi fa ricordare periodi di sicuro più tristi di questo.
Come fai a paragonare chi definisce “anacronistico” Celestini (un po’ – non del tutto, per rispondere anche a Luca) a chi afferma di voler affogare i migranti in mare?
Allora diciamo che è anacronistico (e neanche tanto corretto) nascondersi dietro uno pseudonimo, quello sì anacronistico e anche un tantino pretenzioso. O no? Lo spettacolo di Celestini può essere condivisibile o meno, può piacere o meno, ma di anacronistico non ha davvero nulla. A me è sembrato attualissimo. Come pochi.
Come fai a paragonare chi definisce “anacronistico” Celestini a chi afferma di voler affogare i migranti in mare?
Di sicuro a quelli Celestini non piace. Per loro forse è anacronistico, perché parla di temi, che essi pensano siano ormai superati dai fatti e messi in mora dal vento che spira in tutta Europa e pure negli Usa. Il tempo dei muri, dei respingimenti, del “prima gli italiani” o “prima gli ungheresi” e “prima gli americani”, i temo di chi multa i cloachard, di chi li sfratta dalle stazioni e li fa morire al freddo…
Il sillogismo non regge, ma va comunque bene, nessun problema.
La continua catalogazione di tutto – e tutti – fa si che ci si discosti dal problema reale e ci si perda come al solito dietro troppe etichette.
Pur trovandomi d’accordo con le tematiche del Celestini, credo che nel 2019 ci siano e ci possano essere molti altri modi, altri momenti ed occasioni per far ripartire la sinistra, ma ho capito che questo non è il posto giusto per parlarne.
Buona giornata.
Ho la vaga impressione che non abbia capito neanche cosa c’è scritto nell’articolo Perché nessuno ha detto che sarà celestini afar ripartire la sinistra. Se mai è incoraggiante in tal senso il clima che si respirava al Mascagni. Questo c’è scritto. Stop