CHIUSI, UN “BARBIERE” METROPOLITANO APRE ORIZZONTI. STASERA EUGENIO BENNATO, CAMPIONE DELLA CANZONE POPOLARE
CHIUSI – E’ cominciato ieri sera il Festival Orizzonti, che andrà avanti fino al 12 agosto. Anzi fino al 13, quando ci sarà una sorta di benfinita. E’ cominciato un po’ in sordina, senza troppe fanfare e non poteva essere altrimenti. Quella scritta “Ciao Roberto!” proiettata sulla facciata del palazzo vescovile diceva tutto ed esprimeva tutta la tristezza per la morte prematura del direttore artistico del festival Roberto Carloncelli, avvenuta solo 10 giorni fa.
Ma è cominciato bene, comunque Orizzonti 2018, con un uno spettacolo godibile e senz’altro ben fatto. Un omaggio danzato a Gioacchino Rossini, al suo Barbiere di Siviglia che, per certi versi non avrebbe sfigurato neanche al Lars Rock Fest. Non solo per la performance straordinaria di Live painting di Giuliano Del Sorbo che sulle note dell’overture ha disegnato a tempo di musica con una velocità e una mano impressionante tutti i personaggi dell’opera, ma anche perché insieme ad alcuni brani notissimi del “Barbiere” la coreografa Monica Casadei ha utilizzato in vari passaggi brani di musica elettronica, ritmata, ossessiva… Un po’ come quella che è una delle colonne portanti del Lars, appunto.
Richiamo all’opera, dunque, come nella tradizione del Festival Orizzonti, almeno dalla prima edizione diretta da Andrea Cigni in poi, però con qualche coraggiosa, inusuale e provocatoria contaminazione modernista. Nella musica e anche nei costumi, alcuni originali prestati dal Comunale di Bologna e dal Rossini Opera Festival di Pesaro e altri, attuali, realizzati appositamente.
Il sottotitolo dello spettacolo dice “Balletto d’azione” e così è stato, un balletto sul Barbiere di Siviglia e in particolare sulla figura di Figaro, che non ha nulla di ottocentesco e sembra (anzi è) una trasposizione dell’opera rossiniana, certamente moderna per i suoi tempi (ma anche in assoluto), nella società caotica e frenetica di oggi. Le composizioni elettroniche di Luca Vianini inseguono e si confrontano alla pari con Rossini e trasportano Figaro e gli altri personaggi in una atmosfera metropolitana. Diciamo pure da… metropolitana. Cioè dalla piazzetta della città, coi i balconi e le botteghe dei tempi di Rossini, alle stazioni sotterranee, piene di gente che corre ed è perennemente in affanno…
Buona la prima, insomma, una “prima” che avrebbe meritato certamente un po’ più di pubblico.
Stasera, seconda serata del festival, con un grande nome della musica popolare. Sul palco di Orizzonti salirà infatti Eugenio Bennato, fratello di Edoardo e esponente tutt’altro che secondario di quella “covata” – sarebbe forse corretto dire scuola – di musicisti e cantautori napoletani che annovera appunto Edoardo Bennato, Pino Daniele, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, Enzo Gragnaniello, Alan Sorrenti…
Eugenio Bennato, classe 1948, è stato tra i fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare alla fine degli ani ’60, poi di Musicanova. E’ anche il fondatore del movimento “Taranta Power” che ha rilanciato il genere della Taranta, come la musica dell’anima del Sud… E’ uno studioso delle tradizioni popolari, soprattutto del Meridione, non solo un cantante e musicista.
Eugenio Bennato ripropone in musica e attraverso la musica temi forti, come quello delle migrazioni, del brigantaggio come risposta antagonista alla marginalità, alla depredazione dei territori, in sostanza ripropone la storica “questione meridionale”. Di questi tempi, con ministri che chiudono i porti e vorrebbero chiudere pure le frontiere, con la gente che cerca e individua il nemico nei disperati che arrivano coi barconi, ascoltare Eugenio Bennato è più che una medicina salutare. E la presenza di Bennato ad Orizzonti è anche – crediamo – un messaggio che Chiusi vuole in qualche modo lanciare. Un messaggio che Roberto Carloncelli ha voluto lasciare a chi è rimasto al pezzo e alla cittadinanza, al pubblico.
Questa sera, alle 21,45, in piazza Duomo a Chiusi, sul palco di Orizzonti Eugenio Bennato, canta le sue “canzoni di contrabbando”.
Andare ad ascoltarlo è un buon modo, di sicuro, per passare la serata.
m.l.
Nelle feste de l’Unità degli anni ’70, quelle dell’impegno a tutti i costi, anche nella musica, Eugenio Bennato, sarebbe stato un must. Per la sua ricerca sociologica e antropologica, per il recupero delle tradizioni popolari che all’epoca andava di moda, per la carica “antagonista”, meridionalista, mediterranea delle sue canzoni… E’ passato molto tempo da allora, ma Eugenio Bennato canta ancora di tragedie, di migrazioni, di miseria e speranza… Oggi, la situazione è peggiore da questo punto di vista rispetto agli anni ’70, il Mediterraneo è diventato un cimitero, il Sud è sempre il solito sud derelitto e con meno speranze e al governo c’è un ministro che urlava “Vesuvio, lavali col fuoco!”… Non fosse altro che per questo, credo che stasera dovremmo essere tutti ad ascoltare Eugenio Bennato a Chiusi, alle 21,45… Se c’è ancora una sinistra, anche solo di pensiero, ecco, quella non dovrebbe mancare…
…a coloro che vengono con i barconi in Italia hanno pensato i francesi prima del Vesuvio a lavarli col fuoco, a bombardarli ed ancor prima ad assassinare il loro leader ed a dividere spaccando la loro nazione ma guarda caso ai nostri cugini di oltralpe nessuno lo ha ricordato, nè i governi precedenti all’attuale tantomeno l’Europa di Schengen e tanto ancor meno i cantautori che fanno denaro interpretando i guai dei poveri..Ti sei mai chiesto il perchè di tutto questo e soprattutto perchè non se ne parli o comunque se ne parli in maniera veramente minimale? Come hai detto Bennato sarà anche un ”must” della ricerca sociologica ed antropologica e tutto questo è un settore suo di intervento che dà materia alla sua musica e che non metto minimamente in discussione, ma forse sarebbe meglio risalire agli anni ’70 quando Gianni Morandi cantava ”C’era un ragazzo che come me amava i Beatles ed i Rolling Stones…” per far capire alla gente che quelle guerre erano contro i poveri del mondo.Ed allora la gente capiva e ne teneva conto ed il risultato di tutto questo esisteva e segnava i comportamenti anche della politica.Oggi, alle porte di casa nostra, quando succedono i drammi provocati con gli stessi intenti e guarda caso sempre dagli stessi e dalle stesse politiche di potenza(poichè gli autori di tutto questo sempre loro sono), è la stessa opinione pubblica e le persone che sono portate ad accettare come cose normali i risultati di quelle politiche. Ed allora se anche e soprattutto non è più dai poveri che si leva la condanna, le cose non sono tante ma una: quella che ai cosiddetti poveri in tutti questi anni gli è stato fatto il lavaggio del cervello e non basta davvero un Bennato qualsiasi che suoni, a far loro ritornare il cosiddetto ”gnegnero”. In tutti i casi la gente che c’è in giro è sempre più manovrabile, anche quella che fa riferimento alle opposizioni e che le cose che dice Bennato le sà da un pezzo.
Le cose che canta Bennato, purtroppo, si sentono sempre più raramente e invece sono cose che fanno bene al cuore e all’anima. Se un ce l’ha ancora un’anima… https://www.primapaginachiusi.it/2018/08/eugenio-bennato-chiusi-canzoni-che-ci-hanno-ricordato-sacco-di-cose/