LIBERI E UGUALI, TORNA IN CAMPO LA SINISTRA? GRASSO NON E’ CORBYN, MA…

giovedì 14th, dicembre 2017 / 19:15
LIBERI E UGUALI, TORNA IN CAMPO LA SINISTRA? GRASSO NON E’ CORBYN, MA…
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Il bello (e il brutto) della stampa locale è che i lettori ti fermano per strada. Questa mattina un amico mi chiama dal marciapiede e mi fa: “Non ho visto ancora un tuo articolo sulla rinascita della sinistra e sulla lista Grasso. Sono anni che predichi sulla necessità che ci sia qualcosa di sinistra sulla scheda e adesso che finalmente c’è, non dici niente?”. L’amico è un ex Pd che aveva creduto nella rottamazione renziana, ma visto come è andata, ora è tornato sui suoi passi e spera in un successo di “Liberi e Uguali”, che poi è la lista dei “rottamati”.

Non ho scritto niente finora perché volevo capire meglio, metabolizzare l’evento. Ho lasciato che su queste colonne ne scrivessero altri: lo ha fatto Marco Nasorri presentando proprio il lavoro intorno a Liberi e Uguali e anche Albero Baessato che invece ha raccontato la sua esperienza dentro al “Campo Progressista” di Pisapia, spiegandone il fallimento.  Nasorri e Baessato sono entrambi esponenti dei “podemos” di Chiusi, ma sulla questione esprimono posizioni diverse. Una alternativa e concorrenziale rispetto al Pd (Nasorri), l’altra invece di grande rammarico per il fatto che l’obiettivo di Campo Progressista di trovare  un accordo con il Pd sia miseramente fallito (Baessato). Due obiettivi distanti. Opposti. La cosa in sé non è uno scandalo. Denota una certa eterogeneità e diversità di opinioni all’interno dei podemos chiusini, in un movimento è quasi normale. Ma si tratta di un elemento di ricchezza o di debolezza della lista di sinistra che ha due consiglieri in Comune nella cittadina di Porsenna? Chi sono in realtà i podemos, quelli che hanno accolto Renzi con uno striscione che dava del salame a lui, al sindaco Bettollini e al consigliere regionale Scaramelli oppure quelli che “hanno lavorato fino all’ultimo minuto per trovare un accordo con il Pd” come ha fatto sapere Baessato? E quanto apprezzano e condividono i militanti di Possiamo di ciò che ha scritto Marco Nasorri? Sono pronti a dare una mano alla campagna elettorale di Liberi e Uguali o avvertono prurito simile all’orticaria al solo pensiero di trovarsi a lavorare non solo per Fratoianni e Civati, ma anche per D’Alema, Bersani, Speranza, Cofferati e compagnia?

Francamente, da elettore di Possiamo, mi piacerebbe saperlo. 

Intanto dico la mia. E’ vero, ho predicato per anni, anche in tempi recenti, sulla necessità non solo e non tanto di una lista elettorale, quanto di un partito o movimento a sinistra del Pd. Perché mi sembra che ce ne sia bisogno. I 5 Stelle possono rappresentare un grimaldello per dare una spallata, per aprire una breccia nel sistema ingessato, ma per come la penso io, non sono un’alternativa reale. Non hanno un pensiero politico di fondo (almeno io non lo vedo); sono contraddittori su molte questioni a partire da quella dell’antifascismo come elemento dirimente. Hanno una organizzazione piramidale con al vertice una Srl commerciale e modalità di decisione e di selezione del corpo dirigente che a confronto l’organizzazione e i metodi del Pd sono oro colato. Hanno un capo che dice di non essere il capo, ma poi comanda e decide tutto da solo. Al massimo insieme ad un altro socio.

Detto questo, però, non riesco ad entusiasmarmi per la nascita di Liberi e Uguali, né per la leadership di Pietro Grasso. Secondo me – l’ho già scritto più volte – a sinistra ci sarebbe bisogno di una figura tipo Jeremy Corbyn e di un partito o movimento che si riappropriasse di posizioni e parole d’ordine come quelle di Corbyn, che le lezioni in Inghilterra potrebbe anche vincerle… “Ho la gioventù per farlo” ha detto qualche giorno fa. Non so se si riferisse alla sua gioventù, cioè all’entusiasmo di un quasi 70enne che ha sempre viaggiato contromano e controvento, o alla gioventù inglese che potrebbe tornare a votare dopo anni e anni di astensionismo e a votare per il Labour. Fatto sta che Corbyn ce l’ha fatta a recuperare buona parte di quella prateria sconfinata di elettori delusi, amareggiati, scoglionati che si era rifugiata nel “non voto”…

Pietro Grasso non è Corbyn. Non ne ha le physique du role, né il passato di militante. E’una figura istituzionale, certamente seria e rispettabile, con alle spalle il lavoro di magistrato antimafia prima  di diventare presidente del Senato. Ma non è una figura che può scaldare i cuori dell’elettorato disperso della sinistra. E anche il modo in cui è nata la sua “candidatura” a leader, la scelta del simbolo e del nome, mi è sembrata più la solita operazione fatta a tavolino dai soliti capataz (molti dei quali piuttosto compromessi anche con il Pd renziano) alla ricerca di un modo per mantenere il culo in Parlamento e una certa visibilità, più che una scelta ideale e politica di rottura e di discontinuità.

Sempre meglio del tentativo fatto “fino all’ultimo minuto” da Pisapia. Ma francamente, per quanto mi riguarda, una operazione ancora poco convincente. Pare che il simbolo stesso sia stato copiato pari pari da una campagna di Emergency. Anche in questo caso meglio da Emergency che da Mediaset… però insomma un po’ di fantasia…

Più che la presenza, certo piuttosto ingombrante e poco allettante di D’Alema, Bersani & C. a lasciarmi perplesso sono più le assenze: quelle di Anna Falcone e Tomaso Montanari, che erano partiti per primi, per esempio. E che potevano rappresentare davvero due facce nuove e un’idea nuova di sinistra, con la cultura e non il politicismo di palazzo sullo sfondo. Mi lascia perplesso (ma ne comprendo le ragioni) anche l’assenza di Rifondazione  che si presenterà per proprio conto, come faranno, se raggiungeranno le firme necessarie, altre formazioni con la falce e il martello nel simbolo e nomi che evocano suggestioni antiche come il Partito Comunista, Potere al Popolo…. Sembra di essere tornati agli anni ’60-’70 quando a sinistra del Pci e del Psi c’era una galassia di gruppi e gruppetti che all’epoca venivano definiti exraparlamentari, perché senza rappresentanza alla Camera e al Senato…  La sinistra, da sempre molto attenta alla storia, sembra non aver imparato nulla dalla storia, neanche dalla propria… 

La formazione di Grasso sembra più vocata a fare concorrenza al Pd sullo stesso terreno. E viene da ridere a sentire certi commentatori Tv, anche autorevoli, parlare di Liberi e Uguali come della lista della “sinistra radicale”  (Grasso, D’Alema, Bersani, Speranza sarebbero la sinistra radicale? non scherziamo via…). E’ comunque qualcosa di sinistra. Ancora un po’ nebuloso come soggetto,  ma molti guardano all’operazione con un certo interesse…  Può darsi – e c’è da augurarselo – che da qui all’inizio della campagna elettorale, qualche spigolo venga smussato, qualche frattura venga ricomposta e che il soggetto si allarghi e prenda una forma più compiuta, riconoscibile e identificabile.

Per fare questo più che le comparsate in tv di Grasso o chi per lui, credo che saranno decisive le iniziative nei territori. Va detto che dove si sono svolte (anche nel senese e nel perugino) le assemblee e gli incontri prima di Mdp e adesso di Liberi e Uguali hanno riscosso ovunque successo e registrato un entusiasmo che non si vedeva dai tempi del primo Renzi…

E oltre alle iniziative, saranno decisive anche il programma e le candidature: se saranno solo le solite (come avvenne con l’Arcobaleno nel 2008) il rischio flop è alto. Se la nuova formazione saprà trovare, collegio per collegio, figure rappresentative della sinistra, delle battaglie per il lavoro, per l’ambiente, per la legalità, per i diritti civili e le libertà di espressione, di stampa, di dissenso, allora l’operazione potrebbe anche andare oltre le aspettative. La “prateria” del non voto non è tutta di sinistra. Ma in buona parte sì. Ed è lì che una nuova formazione di sinistra dovrebbe andare a pescare. Se invece il risultato sarà solo quello di togliere un po’ di voti al Pd, sarebbe poca cosa. Anche perché c’è già chi mette le mani avanti e dice che le elezioni di marzo saranno una specie di “primo turno” dal quale usciranno tre forze quasi paritarie e qualche cespuglio. E nessuna in grado di governare, per cui si dovrebbe tornare al voto nel giro di pochi mesi (il secondo turno) e lì si giocherebbe la partita vera…

L’amico di cui sopra mi ha fatto anche un’altra domanda. Ma almeno il voto glielo dai a Liberi e Uguali?  Non gli ho risposto. Gli rispondo adesso:  nel 2016 in riferimento ai Podemos chiusini dissi: “non è la lista che avrei fatto io, e il metodo usato per farla non è quello che avrei usato io, però… è il voto più utile”. Quanto alla lista Grasso, voglio vedere come si muoverà. E se potrò e ne avrò l’occasione darò anche un contributo alla discussione. Di più al momento non mi sento di dire.  Ascolto. Osservo. Con attenzione. E speranza (minuscolo).

Marco Lorenzoni

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