GIOVANE ENTRENEUSE RUMENA INVESTITA E UCCISA A POGGIBONSI, ARTIGIANO DI MONTERONI IN STATO DI FERMO…
SIENA – Ancora un caso di femminicidio. Una morte assurda, probabilmente per motivi di gelosia. E’ accaduto a Poggibonsi, in provincia di Siena, non in una periferia senza nome e senza storia. La vittima è una ragazza di 21 anni di origini rumene, ma residente da tempo nella cittadina. Lavorava come entreneuse in un night club e all’alba di sabato è stata investita e uccisa da un furgone nel piazzale del locale. Alla guida c’era un artigiano di 41 anni, di origini siciliane, residente a Monteroni d’Arbia, cliente abituale del night club e forse legato alla ragazza. Secondo alcuni testimoni i due avrebbero litigato violentemente, prima del fattaccio. L’uomo subito “fermato” e trattenuto presso la caserma dei carabinieri di Poggibonsi si chiama Andrea Di Marco, la ragazza si chiamava Raluca Sandu. Tutta la città è sconvolta da questo ennesimo fatto di violenza su una donna. Non è ancora chiara la dinamica del fatto, se si sia trattato cioè di un investimento volontario o se invece l’uomo ha perso il controllo del furgone per errore o magari perché poco lucido per aver bevuto un po’ troppo. I primi rilievi avrebbero infatti rilevato un tasso alcolemico elevato sia nella vittima che nell’investitore. Al vaglio degli inquirenti anche la circostanza del tentato pestaggio dell’uomo da parte dello staff del locale, appena dopo la tragedia… Sono in corso verifiche, riscontri e interrogatori…
E’ uno dei motivi perche’ il femminicidio non viene compreso e non cambia la situazione culturale che lo nutre e lo sostiene: il rendiconto mediatico che trasmette, nell’abbinamento con l’immagine, il contrario del contenuto dell’articolo e del fatto avvenuto: dimostra invece la solita donna a disposizione, sexy, comprabile, merce a gestione arbitraria per chi sostiene di averne diritto e cioe’: gli uomini, tutti.
Quale immagine si avrebbe scelto se si fosse trattato di un uomo – di un escort pronto all’atto?
Qualche pensiero critico su come si contribuisce a veicolare informazioni associati fra di loro mi sembrerebbe di primissimo dovere per un qualsiasi strumento mediatico, per essere sicuri che non si smentiscono le informazioni con un’immagine che trasmette la limitazione dell’essere donna a un puro oggetto a disposizione della volonta’ maschile.
Sono d’accordo con lei sul fatto che un’immagine può risultare veicolo di percezioni sbagliate e fuorvianti. Ma l’immagine allegata all’articolo rimanda all’ambiente i cui è maturato il fatto, è un’immagine “di repertorio”, anonima, senza volti. Abbiamo preferito quella alla foto della ragazza uccisa, che forse avrebbe scatenato ancora più curiosità morbose e commenti impropri. In ogni caso, riteniamo che anche il lavoro che faceva la ragazza sia un lavoro come un altro, non una attività illecita ed abbia piena dignità, anche se svolto talvolta in abiti succinti e tacchi a spillo…Grazie comunque per la riflessione