CITTA’ DELLA PIEVE E CHIUSI: LE GIORNATE DEL “F.A.I.” E ALTRE OCCASIONI PER CONOSCERE TESORI NASCOSTI

giovedì 04th, ottobre 2018 / 19:45
CITTA’ DELLA PIEVE E CHIUSI: LE GIORNATE DEL “F.A.I.” E ALTRE OCCASIONI PER CONOSCERE TESORI NASCOSTI
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CITTA’ DELLA PIEVE – Il 13 e 14 ottobre tornano le “Giornate Fai d’autunno”, tradizionale appuntamento del Fondo per l’Ambiente Italiano, alla scoperta o riscoperta di luoghi e monumenti spesso poco noti e celebrati. Un modo intelligente per conoscere il Bel Paese, per assaporarne e apprezzarne le bellezze e anche – diciamolo – per lanciare, se necessario, qualche grido d’allarme sullo stato di conservazione o sulla scarsa fruibilità dei siti proposti. Tra i luoghi che il Fai propone quest’anno, nella due giorni d’autunno, troviamo due “perle” situate nel territorio del Comune di Città della Pieve, entrambe su un percorso che è interessante di per sé.

Quello proposto dal Fai sarà infatti un itinerario dedicato alla trasformazione del paesaggio in una “terra di confine” e, appunto, a due monumenti di assoluto rilievo storico e artistico.  Il percorso è un tratto dell’antica via Romea, o via del’Alpe di Serra, che da Roma portava nel nord della Germania, precisamente alla città di Stade, una delle città della Lega Anseatica che dal Medioevo al 1600 dominarono i commerci in Europa. La “Romea di Stade” passava per Città della Pieve e per le colline che dividono i laghi di Chiusi e Montepulciano dal Trasimeno. 

Sulla Romea, a 4 km circa a sud del centro storico, sul lato sud verso Orvieto, si trova uno dei due “gioielli” che il Fai ci accompagnerà a visitare: la chiesa di Santa Maria degli Angeli. Una chiesa di campagna poco nota, che è però il monumento più integro del periodo medievale che Città della Pieve conservi. Costruita in laterizio, con campanile centrale a vela, al’interno la chiesa conserva affreschi databili tra il XIII e il XV secolo realizzati da artisti di scuola perugina, orvietana e senese. Di particolare interesse l’Annunciazione con i santi Pietro e Antonio Abate di Jacopo di Mino del Pelliciaio, pittore trecentesco senese attivo anche a Pisa e Perugia, del quale si conoscono opere presso la Pinacoteca Nazionale di Siena e la pregevolissima Madonna con Bambino custodita nella Chiesa di San Martino a Sarteano.

L’altro gioiello proposto dalla giornate Fai, è  il “Callone Pontificio” detto anche “La Fabbrica” (foto in alto) ovvero l’elegante costruzione che ospitò la direzione dei lavori della Grande Bonifica della Valdichiana romana, eseguita sulla base del “Concordato idraulico” tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana nel 1780. L’edificio in questione non fu solo la sede della direzione dei lavori di quell’opera immensa, ma è anche uno splendido esempio di avanzata ingegneria idraulica, con alcuni richiami simbolici come il ponte sottostante costruito a forma di bocca che si beve le acque della Chiana finalmente regimate e domate. La “Fabbrica” si trova tra Chiusi Scalo e Ponticelli su un percorso pedonale e ciclabile.

Tutti i luoghi saranno aperti sabato tredici con orario 16:00, 18:30 e domenica 14 dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Sia alla Fabbrica che alla chiesa di Santa Maria degli Angeli saranno presenti volontari “ciceroni” che guideranno la visita fornendo informazioni e spiegazioni.  Nella giornata di domenica si svolgerà anche un trekking a cura di “Tavernelle cammina”, nei percorsi che uniscono i luoghi, a conclusione a cura di Rete Studi Storici pievesi si terrà un convegno storico, sulla Via Romea e sul Concordato Idraulico.

Doppio appuntamento importante anche a Chiusi, non nelle giornate Fai d’autunno, ma qualche giorno dopo, esattamente venerdì 19 e sabato 20 ottobre, quando sarà possibile visitare (dalle 9,00 alle 17,00 il venerdì e dalle 9,00 alle 13,00 il sabato) la Catacomba di Santa Mustiola e vedere da vicino i risultati degli “scavi” che vanno avanti dal 2016 a cura della Pontificia Commissione di Archeologia sacra e dall’Università di Roma3. 

La Catacombe di Santa Mustiola che i chiusini chiamano “camposanto vecchio”  si trova ad un chilometro circa dal centro storico sulla strada che porta al lago e in Umbria (Vaiano, Villastrada) e rappresenta una testimonianza straordinaria e ben conservata del cristianesimo dei primordi. Scoperta nel 1600 risale al III secolo dopo cristo ed è articolata una serie di gallerie con pareti segnate da iscrizioni, simboli e segni e da tombe ad arcosolio e loculi. Vi si trova la tomba originaria di Santa Mustiola martirizzata nel 274 (le spoglie sono nella Cattedrale di san Secondiano) su cui fu costruita una grande basilica, demolita nel XIX secolo. Rimane però la cripta, con  un interessante colonnato e arredi arcaici. Tra questi un altare e l’antica “cattedra”. Sulla destra una iscrizione segnala la tomba del primo vescovo di Chiusi, Lucio Petronio Destro, morto nel 322. Ma ce n’è una ancora più antica, di una certa Redenta morta del 290. Singolare la frase riportata sull’epigrafe del vescovo Lucio e fatta “incidere” dai suoi 5 figli. La Chiesa dei primordi  aveva, evidentemente, meno dogmi…  Tutto questo per dire che la catacomba val bene una visita. Fuori da Roma non ce ne sono molte, di queste dimensioni e con tante e tali epigrafi, in Italia. L’occasione è ghiotta, perché normalmente per visitarla occorre prenotare e rivolgersi al Museo della Cattedrale.

 

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