“LA BOMBA” SCOPPIA E RIMBOMBA ANCHE A CHIUSI: CHE ANNI QUEGLI ANNI! GRANDE SERATA NEL RIDOTTO DEL MASCAGNI

domenica 26th, gennaio 2025 / 10:20
“LA BOMBA” SCOPPIA E RIMBOMBA ANCHE A CHIUSI: CHE ANNI QUEGLI ANNI! GRANDE SERATA NEL RIDOTTO DEL MASCAGNI
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Tempi strani quelli odierni; indefiniti, inconsistenti, farlocchi e esageratamente scintillanti. Glamour a tratti e fintamente evoluti tanto da far sembrare che sia passata un’era dagli anni de La Bomba, il reading firmato Marco Lorenzoni, andato in scena venerdì sera 24 gennaio presso la saletta del teatro Mascagni di Chiusi.
Lorenzoni ha affidato ancora una volta la sua creazione all’iconica figura dell’amico fraterno Alessandro Lanzani, coadiuvato stavolta dalle graffianti note della chitarra elettrica di Igor Abbas che con le sue musiche ci ha travolti e trascinati nei lontani anni ’70, un periodo storico piuttosto caldo animato da scontri, attentati, stragi, alcune fortunatamente non riuscite, avvenute negli spazi pubblici di molte città. Il terrorismo nero.
Poi le P38, il terrorismo brigatista, la scoperta che c’erano anche degli amici tra di loro, i tentativi di colpo di stato, le rivolte studentesche a servizio delle masse popolari, fanno da sfondo a quella vicenda che vide protagonista la casa del popolo di Moiano il 23 aprile del 1974, quando una bomba fu fatta esplodere al suo interno.
Una strage mancata che contrassegnò la vita del piccolo paese e di tutti quelli intorno, un evento che scaraventò i ventenni di allora (e tutto il popolo di provincia) nel bel mezzo di quei maledetti anni di piombo fatti di terrorismo e buona musica, di pistole e riforme.
Questo è lo scenario nel quale Lorenzoni proietta il suo racconto, un periodo terrificante, nel quale destra e sinistra cercavano di contendersi la piazza a suon di spranghe e pallottole. Un reading forte, a tratti terrificante, che scuote le coscienze di chi lo ascolta anche grazie alla forza incredibile della musica che fa da cassa di risonanza agli eventi di quegli anni.
Igor Abbas utilizza le corde del suo strumento per suonare accordi esasperati con l’obiettivo di riecheggiare non soltanto la rivoluzione in atto ma anche lo sconvolgimento delle coscienze degli uomini e delle donne che osservavano attoniti quei fatti davanti alla TV.
Nonostante tutto ciò, va comunque detto che quel decennio e mezzo che va dalla fine degli anni ‘60 alla metà degli ’80 fu un periodo sotto certi aspetti positivo, vennero messe in atto grandi riforme come quelle sul divorzio e sul’aborto, il diritto di famiglia, la riforma sanitaria, la scuola media unica e i decreti delegati, lo Statuto dei lavoratori, di cui ancora oggi godiamo i vantaggi.
Per arrivare a tutto questo ci fu una partecipazione di massa incredibile, le donne si attivarono su temi come l’interruzione volontaria della gravidanza e la parità tra i coniugi. Gli studenti erano tutti i giorni in piazza, molto spesso insieme agli operai.
Lotte, conquiste, possibilità. Si cominciava a guardare la realtà da prospettive diverse, c’era la spinta verso un’aperta emancipazione, si ambiva ad un futuro inedito che doveva essere migliore a tutti i costi per tutti e il terrore fu utilizzato per fermare quel vento, fu il prezzo da pagare.
Ecco, La Bomba racchiude tutto questo.
La rivoluzione, la paura, lo stravolgimento incredibile che animò quegli anni sottesi da una musica straordinaria.
Led Zeppelin, Pink Floyd, Hendrix, Lynayrd Skynayrd, Creedence, una scia di note ed accordi indelebili che fungevano da cometa al cambiamento in atto.
Accadeva soltanto 50 anni fa scrive Lorenzoni utilizzando un mood velatamente fiero e nostalgico, lui che in quegli anni viveva i suoi gloriosi twenties sempre in prima linea con i suoi compagni di lotta, organizzando assemblee, dibattiti, strategie di scontro e fughe notturne semi armate sul Cetona.
Nelle case si respirava un’aria nuova, intrisa di intraprendenza e sogni.
Una rinnovata forza spingeva i giovani verso il domani.
Si era attenuato lo spirito di obbedienza che aveva tenuto incatenate per secoli intere generazioni di figli al volere patriarcale.
Nelle famiglie dove si guardava con apertura alla spinta rivoluzionaria di quegli anni si parlava di tutto, si discuteva su ogni cosa e per ogni cosa: minigonne, pallone, politica, movimenti studenteschi; arbitro di tutto: il pensiero berlingueriano orientato verso una nuova rivoluzione “copernicana”, che pure a molti appariva un po’… troppo titubante, remissivo… Anni scottanti, sconcertanti, dove lo scontro tra rossi e neri sacrificava anime giovani, vittime di una lotta che era il conto da saldare per ciò che oggi chiamiamo libertà.
Un periodo di ira e speranza, fantasia e tragedia, perfettamente incastonato tra le righe di questo reading pregiato e perfetto.
Prezioso per chi quegli anni se li è tatuati addosso e se li porta tutt’oggi impressi nella pelle e nel ricordo, per chi li ha affrontati sui testi e per chi ne sentirà parlare.
La voce trascinante di Alessandro Lanzani, animata costantemente da una forte tensione emotiva, ha scaraventato per un’ora e mezzo il parterre dentro l’apologia della fine di un’epoca dove sono stati in parte gettati i semi per un tempo nuovo, il nostro.
Ottimo lavoro quello di Marco Lorenzoni che mantiene viva la memoria storica e riporta quegli anni a vivere ancora attraverso le parole di chi c’era e di chi oggi le ascolta. Bel momento. Molta emozione.
“As we wind on down the road
Our shadows taller than our soul
There walks a lady we all know (…)
And if we listen very hard
The tune will come to you at last
When all are one, and one is all
To be a rock an
not to roll”
“E mentre procediamo lungo la strada le nostre ombre si ingigantiscono più della nostra anima. Là cammina una signora che tutti conosciamo. (…) E se si ascolta con molta attenzione, la melodia alla fine ti raggiungerà. Quando tutti sono uno e uno è tutti, per essere saldi come roccia e non rotolare via.”
Led Zeppelin Stairway to Heaven (1971)

Paola Margheriti

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