IL VOTO DI SABATO E DOMENICA, IL FASCISMO E LA COSTITUZIONE, I DICIOTTENNI: SEGNALI NON BUONI
CETONA – E’ stata senza dubbio una due giorni significativa quella della Festa della Costituzione, svoltasi a Cetona il 1 e 2 giugno. Purtroppo non molto partecipata, in rapporto alla qualità dei dibattiti, ai temi proposti e anche al livello degli oratori. Si è parlato di guerra, di lavoro, di nuove povertà, di welfare e diritti civili e sociali. E anche di nuovi fascismi e anfifascismo. Non poteva essere altrimenti, essendo la Festa organizzata dall’Anpi Valdichiana.
Per esempio è stato di livello molto alto l’incontro sul tema dei temi, ovvero quello della pace e della guerra condotto dal giornalista del Corriere della Sera Paolo Franchi (che a Cetona è di casa), con Rosy Bindi, il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, Filippo Miraglia dell’Arci e un rappresentante nazionale di Acli venuto in sostituzione del presidente Manfredonia. Parole chiare, chiarissime sulla guerra in Ucraina e anche sul genocidio di Gaza, sull’invio di armi e sulla escalation militare imposta anche dalla Nato, non solo dalla Russia; sull’assenza di inizativa politico-diplomatica da parte dell’Unione Europa e dell’Italia, sulla necessità di arrivare quanto prima al cessate il fuoco e a negoziati di pace. Tutti hanno concordato sul fatto che Natanyahu va fermato, che Israele non solo sta portando avanti una vera e properia pulizia etnica con l’obiettivo della eliminazione del popolo palestinese, ma si è anche “mangiata” i territori palestinesi che dovrebbero, secondo le stesse risoluzioni dell’Onu, costituire il territorio dello Stato di Palestina. Senza territorio non può esserci uno stato, quindi parlare oggi di due popoloi due stati è alla luce dei fatti e della situazione data, un modo per non risolvere il problema, perché uno dei due Stati non ha lo spazio vitale. Così sulla guerra Russo-Ucraina tutti hanno ribadito che il conflitto non è cominciato il 22 febbraio del 2022, ma almeno nel 2014, che una escalation con allargamento del conflitto e il coinvolgimento di truppe Nato è una aberrazione e che la Nato non può decidere al posto degli stati sovrani. L’Italia nella sua Costituzione ripudia la guerra e non è in guerra con nessuno. Rosy Bindi ha ricordato di essere stata favorevole all’invio di armi all’Ucraina dopo l’invasione russa, per consentire la difesa, ma che adesso non lo è più, perché più armi si inviano e più morti si fanno, senza possibilità di una inversione dell’andamento del conflitto. Tutte le guerre finiscono con un armistizio. Quindi con un compromesso. Si trovi la via di un compromesso che ponga fine al massacro dei giovani ucraini reclutati a forza e mandati al fronte a fare la carne da cannone…
Evocativo il fatto che il palco dei dibattiti fosse piazzato proprio sotto la grande lapide che ricorda i caduti di Cetona nella Seconda Guerra Mondiale: militari, partigiani e civili morti in combattimento, sotto le bombe o per le mine, per malattie contratte in seguito a ferite e infezioni o per fucilazione o strage… Quei nomi stessi sembravano dire: ce lo avevate promesso, 80 anni fa, mai più guerre, e invece siete ancora lì, a riempire gli arsenali, a inviare missili, carri armati e truppe, ad assistere a massacri senza fine di soldati e di civili, incapaci di trattare… Non era questo che volevamo nel ’44…
Peccato che la politica intesa anche come dirigenti di partito (tutti i partiti) e come ammministratori locali si sia fatta vedere a Cetona col contagocce… Pochi i sindaci presenti per esempio. Anche all’incontro con TUTTI I candidati antifascisti, dei sindaci candidati o in carica ce n’erano solo tre: Agnese Carletti di San Casciano Bagni, Roberto Cottini di Cetona e quindi padrone di casa e Andrea Francini di Trequanda. Il sindaco di Montepulciano, ricandidato anche lui, è intervenuto in video.
In contemporanea all’iniziativa cetonese, a Chiusi il 2 giugno il sindaco Sonnini ha consegnato, in piazza Garibaldi, la Costituzione della Repubblica ai neo 18enni. Una tradizione che stavolta ha segnato un po’ il passo. Numerosi, un buon terzo, le ragazze e i ragazzi che non si sono presentati. Non è buon segno. E’ vero che molti, se non la metà poco ci manca, sono di origine straniera e quindi è comprensibile che in casa non abbiano mai parlato della Costituzione, della Resistenza, di come è nata la Repubblica Italiana. Ma forse qualche “falla” c’è anche in altri ambiti. Nella scuola per esempio. C’è stato un minimo di preparazione di tale appuntamento nelle aule delle superiori? Sarebbe stato necessario, no?
Poi c’è la politica che non parla più, da tempo, alle nuove generazioni. Non solo non parla, ma proprio non le vede e non le sente. I neo 18enni sabato e domenica prossima voteranno. Lì in piazza sembravano spaesati nel ricevere in mano una copia della Costituzione, avevano l’espressione di chi riceve uno spartito musicale, ma non ha mai preso in mano uno strumento.
Che effetto farà a quei ragazzi la prima scheda elettorale? Qualche giorno fa un noto rapper italiano diceva in Tv che quelli che conosce e frequenta lui non vanno né a votare né a messa… Questo è il quadro.
Il sindaco Sonnini ha fatto un discorso appassionato e condivisibile sulla pace, sull’Europa che vorremmo (e che servirebbe), sulle fondamenta della nostra Carta Costituzionale, sulla rappresentatività parlamentare… Condivisibile da parte di chi la pensa in un certo modo e di elezioni ne ha già vissute parecchie. Dalla platea che era fatta per lo più da pensionati o comunque da cittadini adulti.
Quei ragazzi e quelle ragazze con i jeans strappati, l’ombelico al vento e tatuaggi in bella vista parlano altri linguaggi, forse addirittura un’altra lingua (non quella d’origine nel caso degli stranieri), certe cose fanno fatica anche solo ad ascoltarle. Le sentono lontane, quasi incomprensibili, come se fossero raccontate in una lingua antica. Morta.
Per i 18 enni di oggi, che a guardarli sembrano i 15enni di 20-30 anni fa, noi tutti parliamo in etrusco… Chi aveva 18 anni nel 1975 (quando fu istituito il voto ai 18enni) vedeva nella possibilità di votare una specie di patente di persona adulta, un passaggio epocale per entrare nel mondo dei grandi. Per dire la propria. Per pesare politicamente nella società. Oggi è ancora così? L’impressione è che per i 18 enni la tessera elettorale valga meno della ricarica del cellulare.
Ma la colpa non è dei 18enni. E’ di una società di plastica che ha cambiato l’ordine delle priorità. Il fatto che siano diventate rarissime, quasi inesistenti, le possibilità e le occasioni di confronto tra generazioni diverse ha fatto il resto. Il confronto generazionale non è mai stato facile. Né indolore. Spesso è stato motivo di conflitto, di rivolta addirittura (si pensi al ’68 o al movimento del ’77). Si litigava in casa tra genitori e figli, nelle sezioni di partito tra vecchia guardia e nouvelle vague; a scuola tra studenti e professori; ma litigando si cresceva, ci si formava, si costruiva la “scorza” necessaria ad affrontare la vita, il lavoro, gli ostacoli… Oggi il conflitto è scomparso dalla scena. E si cresce più piano, si vota anche molto meno. E tra quelli che votano meno, i giovani e i giovanissimi sono una buona percentuale. Bisognerebbe rifletterci: e quando si parla di nuovi fascismi e di antifascismo forse è da qui che bisognerebbe partire, dalla disaffezione o disabitudine a partecipare, a dire la propria. Dall’assuefazione alla plastica, al nulla, alla banalità.
m.l.
Sono sostanzialmente daccordo con quanto dici ma se ci chiedessimo che cosa è che abbia procurato l’allontanamento di una parte della popolazione italiana e soprattutto dei giovani dalla politica e procurato la sfiducia verso quest’ultima come mezzo di risoluzione della convivenza civile, mi sembrerebbe di essere oltremodo ripetitivo quanto ho sottolineato da quando scrivo le mie interminabili solfe sull’essenza di tali ragioni.Complesso mediatico,erosione costante dei livelli economici della vita delle persone, scuola ed ostracismo ai processi ideali con la compartecipazione tramite il complesso mediatico anche delle classi meno abbienti a tale processo deideologizzante,sono in ordine di importanza i pesi che hanno portato il piatto della bilancia ad essere squilibrato in favore di chi più possegga e che abbia reso difficile la vita a chi possegga di meno.E’ il processo tipico ed anche classico di un sistema socio-economico-culturale che ha le sue radici fondate sullo sfruttamento irrazionale delle risorse sia naturali chè umane, mentre prepara contrasti anche globali per continuare a mantenersi in sella.Tale sistema si chiama in un solo modo e lo sappiamo quale sia il valore soprattutto etico che esprima la parola capitalismo. Ancor oggi, dopo secoli,- perchè di secoli parliamo- c’è chi dice e lotta per riformarlo credendo di addomesticare le sue pulsioni uniformandole piano piano alla convenienza di una società globale che ci raccontano sia tendente alla progressione e che sollevi dalla miseria la popolazione mondiale. Mi sembra che stia avvenendo il contrario perchè quando il contrasto viene posto in essere scoppiano le guerre che producono morte, miseria e disperazione e rappresentano l’ultima chanche di coloro che essendo potenti e che amministrano il potere decidono per altri che vanno in guerra.Fin’ora questa è la fotografia del mondo. Di fronte a tale spettacolo cosa dovrebbero fare le giovani generazioni, quelle soprattutto provenienti dagli strati più bassi economicamente della popolazione che sono le più tartassate in ogni senso e con nessuna speraza nel futuro ? Lottare ? Con quali strumenti se i governi non compredono strutture come la scuola che possa spiegar loro le cose, la storia, immettere dentro i loro cervelli pensanti gli strumenti per affrancarsi dal sottosviluppo presente e futuro e le famiglie che sono costrette a lavori precari per mantenere livelli di vita semprepiù erosi ?Dovrebbero capire che la prima cosa per cambiare il loro status dovrebbe essere la partecipazione organizzata della politica e che invece esiste una forza intorno a loro che ha interesse a farli deviare da tale volontà chè è l’unica volontà che possa far paura ed impensierire quello che si chiama ”establishment”cioè oil sistema che abbiamo creato noi stessi con le lotte per migliorare e le lotte per chi voglia mantenere. Ma prenderne atto quando le cose sono già precipitate serve a poco, serve solo a scrivere un bel epitaffio nel caos del ”si salvi chi può”.E allora in poche parole il messaggio che credo dovrebbe uscire da tali giovani è quello di ribellarsi all’ignoranza che il sistema ha programmato per loro, unirsi e formare una forza di protesta che possa opporsi con intelligenza politica al loro futuro nero che hanno di fronte. Cioè fare un altra politica, un apolitica intelligente, non scalfibile e il più possibile non condizionabile, indirizzata al cambiamento.I periodi storici sono lunghi e nel secolo scorso spirava un aria diversa che avrebbe potuto anche sfociare in un processo reale di cambiamento ed il contrasto fra le due istanze era arrivato in certi momenti al culmine del processo di scontro ed il vecchio sistema con tutte le sue dannose concezioni rischiava di soccombere perchè il mondo nella sua interezza si stava sollevando ed i giovai odoravano l’aria di nuove idee, nuove forme di relazioni, orizzonti più ampi di fronte a loro.Il sistema dove vivevano e dove vivevamo è riuscito a produrre le condizioni per le quali soprattutto a livello ideale, psicologico ed anche politico si siano riaffermate tutte quelle tendenze che hanno ostacolato scientemente tale processo che vorrei chiamare di liberazione ed anche liberatorio delle coscenze. Ecco perchè dovrebbero oggi ritornare a pensare che il sistema non regali nulla a loro, tantomeno i diritti, perchè soprattutto quelli che hanno anche oggi non sono mai stati concessi ma sono stati conquistati ed anche solo da questo dovrebbero capire che se non lotteranno per cambiare loro stessi e cambiare il sistema che stà intorno a loro sarano sicuramente ” i nuovi schiavi”. C’era qualcuno molto tempo fa che diceva soprattutto ai giovani:”studiate, studiate, studiate perchè siamo le parole che conosciamo,perchè il sapere rende liberi ”. Ed è l’unico modo per liberarsi dalla gabbia che vi stà intorno e che vi racchiude.altro non ce n’è, e mentre chi vuole mantenere spesso mostra proditoriamente il viso di chi vorrebbe confondervi per spingervi ad ammansirvi che è il primo stadio per farvi assuefatti, ribellatevi a tutto questo ma con la cognizione che lo potrete fare solo ad una condizione che è quella di crescere culturalmente.In un casello ferroviario fra Chiusi e Castiglione del Lago negli anni ’50 e 60 si poteva leggere una scritta sul muro delle parole di Benito Mussolini, capo del fascismo per venti lunghi anni, che scritte nel 1938 quando Hitler venne in Italia suonavano così: ”rimanendo rurali sarete più vicini al mio cuore”. Questa era la pastoia del regime e che era cibo per i poveri, quegli stessi poveri che a maggioranza gli avevano dato fiducia. Ecco perchè occorre che dobbiate studiare e con spirito critico che si ha solo con la conoscenza affrontare la vita che è solo vostra. Questo io direi a questi giovani caro Marco.
Tra i temi trattati dall’ articolo, a parer mio il più importante è la mancata partecipazione al voto (e in genere alla vita politica e civile) dei 18 enni e non solo. Sul perchè ciò avvenga, non ho risposte certe perchè non faccio il sociologo o il politologo. Ricordo che quando avevo 18 anni non seguivo molto la politica, ma ero perfettamente in grado di capire che esprimendo il mio voto avevo la possibilità di “contare”, e soprattutto che in quei palazzi dove si insediano gli eletti vengono prese decisioni che CI RIGUARDANO. E’ proprio questo l’ aspetto dirimente che molti non riescono ad afferrare, e quindi non si esprimono pensando che tanto poi comunque vada non accade nulla di rilevante (Es. il Ghali, seguitissimo dai giovani ma ormai più che 30enne, che canta “cambiano i ministri ma non la minestra”) . Quando si dice che, per via del tasso di astensione in crescita, la democrazia è a rischio, non si tratta di una boutade : si pensi al caso in cui, per assurdo ma non troppo, tra 50 anni si recasse al voto solo il 30% degli aventi diritto, e la coalizione vincente, con un misero 15%, si prendesse la maggioranza parlamentare, di fatto non rappresentando quasi nessuno : sullo sfondo potrebbe teoricamente affacciarsi qualche altro soggetto e prendere il potere senza essere legittimato dal voto popolare (es. una giunta militare o i servizi segreti).
Io credo che un gravissimo errore sia stato, nei decenni scorsi, l’ aver soppresso l’ insegnamento dell’ educazione civica nelle scuole : mi ricordo che ai tempi delle medie è vero che era solo un’ oretta a settimana, però era utile a far entrare noi ragazzi in certi meccanismi, in particolare capire l’ origine e il significato della Costituzione. Poi sì, è indubbio che la maturazione dei ragazzi , per varie ragioni, è sempre più lenta e lunga, e il passaggio all’ età adulta viene sempre più posticipato, con la conseguenza che sempre più giovani hanno come attività principale il fancazzismo. Da un lato perchè quelli provenienti da famiglie di condizione agiata o comunque decente non hanno motivazione a sbattersi, nè per sè nè per la società, dall’ altro lato perchè quelli, all’ opposto, di estrazione più modesta, sono sfiduciati dalle scarse prospettive al loro orizzonte. Per quelli di origine straniera, ormai in percentuale significativa, il discorso è decisamente diverso, semplicemente non si sentono parte della nostra società. Io lo vedo dalla mia compagna, che ormai non è più una ragazza, e non arriva nemmeno da molto lontano : di quello che accade nel suo paese di origine non le importa nulla perchè da decenni non ci vive più, e al contempo non le importa nulla nemmeno di ciò che accade qui perchè, pur vivendoci (non potendo comunque votare), non si sente parte della società ma la vive con lo spirito del cliente d’ albergo. Per i ragazzi di seconda generazione è ancora peggio, perchè verosimilmente nelle loro case nemmeno si parla in italiano, figuriamoci se nei discorsi entra la Costituzione . Magari si potrà vedere qualcosa di diverso nella generazione successiva, nata da genitori di origine straniera ma a loro volta nati e cresciuti qui. La verità è che l’ integrazione è estremamente difficile, non basta affatto che un cittadino straniero abbia una casa e un lavoro, e mandi i figli a scuola, per dire che sia integrato. Giusto per fare un esempio vicino a noi, prendiamo il caso dei rumeni, che a Chiusi sono diverse centinaia, sono presenti da molto tempo e non c’è neppure un abisso dal punto di vista etnico e culturale, essendo come noi discendenti dell’ impero romano : eppure, sono totalmente assenti dalla vita civile e politica, e mi pare che proprio su queste colonne anni addietro di questo tema si parlò.
Abbiamo attraversato un periodo contraddistinto da forti passioni: se stavi da una parte, eri schierato per la pax americana e il tranquillo vivere senza scosse;se stavi dall’altra parte, sognavi e ti applicavi per una società diversa, senza disuguaglianze. Oggi, ci troviamo di fronte a una democrazia in cui lo straniero è osteggiato per quattro conti di bassa bottega e in un sistema in cui gli incapaci si distribuiscono equamente in ogni schieramento. Come diceva Chandler: “la politica è come la polizia: ha un bisogno enorme degli uomini migliori, ma non ha niente per attirarli.” Intanto, vediamo i partiti che fanno sempre più fatica a fare liste e trovare nomi disponibili. Sarà un caso?
No Enzo Sorbera, non è un caso. E’ il risultato preciso che comprende ciò che è già previsto dai testi basilari della nostra cultura sia della nostra filosofia occidentale quando si cerca di spiegare sia l’origine, i mezzi e le finalità dall’inizio dell’800 ad oggi, ma soprattutto del secolo scorso.Non dimentichiamo che l’interpretazione di tutto questo consegue all’azione del nostro dominio del mondo. Detto questo ed anche per rispondere a Giangiacmo Rossi ma anche a te Enzo, vorrei dire che a parer mio non credo che ci sia bisogno di essere politologi o sociologi per interpretare ciò che abbiamo sotto i nostri occhi quando noi tre mi sembra che convergiamo sugli stessi argomenti valoriali riconoscendo le discrasie del sistema, ma forse ci potremmo dividere sui modi di interpretazione delle cause di certe discrasie(i nostri antenati Greci ci potrebbero ricordare che sostenevano il pensiero di ”conoscere per cause”) e allora se questo è vero come mi appare, il tutto mi fà ricordare una celebre nota di Massimo Fini, che se anche un po’ lunga mi sembra che calzi abbastanza sul tema che stiano esaminando e la riporto qui di seguito fra virgolette: ” In realtà la Dempcrazia almeno così come si è storicamente determinata,non è chè l’involucro legittimante del modello di sviluppo basato sul mercato.E il mercato,che è uno scambio di oggetti inerti,non può produrre valori,nè laici nè di qualsiasi altro tipo. L’unica divinità veramente condivisa è il Dio Quattrino.E’ la vera debolezza dell’Occidente Democratico, lo vediamo in rapporto con le altre culture, Islam in testa, proprio in questo vuoto di valori. Bisogna aggiungere che la Democrazia, perlomeno quella rappresentativa,non solo non aiuta a costruire valori condivisi,ma sembra il sistema perfetto per demolirli. La liberal-democrazia si è infatti venuta strutturando,contro le intenzioni dei suoi padri (Stuart Mill, John Locke,Alexis de Tocqueville), come un sistema di partiti in competizione fra di loro.I partiti per conquistare consensi hanno bisogno di apparati (il voto di opinione,secondo lo stesso Norberto Bobbio,gran studioso e difensore della Democrazia,”è solo quello di coloro che non votano”). Per mantenere gli apparati hanno bisogno di soldi,per procurarseloi li drenano illegalmente dal settore pubblico, di cui si sono impossessati, o da quello privato tenendo l’imprenditoria sotto ricatto ( o mi dai ragione o non vincerai mai un appalto ).Essendo abituati a corrompere od a farsi corrompere per superiori esigenze di partito, i dirigenti politici diventano, quasi sempre dei corrotti in nome proprio.Questa corruzione pubblica trascina fatalmente con se i cittadini ( e se rubano loro perchè non dovrei farlo anch’io ?) spazzando via tutta una serie di valori, onestà, lealtà, dignità,che tengono insieme una comunità.A ciò si aggiunge che i partiti per non scontentarei loro elettori perdono completamente di vista l’intreresse nazionale.E questo non è un vizio solamente italiano,se in America,paese che deve le sue passate fortune ad un fortissimo senso di appartenenza nazionale,repubblicani e democratici si stanno scannando da mesi ed anche da anni mentre il loro impero rischia di crollargli sotto i piedi. Per cui sento di poter dire che l’attuale crisi economica non è SOLO IL SEGNO DEL FALLIMENTO DI UN MODELLO DI SVILUPPO MA ANCHE DEL SUO INVOLUCRO LEGITTIMANTE : L A D E M O C R A Z I A !!
Ecco, Massimo Fini non poteva spiegare meglio i perchè che pone questo Post ed anche le risposte date dai tre interlocutori fra i quali il sottoscritto.E non c’è bisogno di essere sociologi o politiologi perchè nemmeno il sottoscritto lo è ma le considerazioni che vengono fuori da tale discorso involvono proprio quel concetto di democrazia con il quale siamo campati decenni e decenni,anche imponendola agli altri la nostra ”democrazia”, ed allora se la fine del ragionamento è questa, credo che ne dovremmo rivedere e criticare le finalità, i risultati e non solo,ma anche il sistema entro il quale le regole sono state applicate e chiederci inevitabilmente a cosa sono servite le regole se la fotografia del mondo è questa che vediamo.