LA “BANDIERA BIANCA” DI PAPA FRANCESCO E “L’INUTILE STRAGE” DI BENEDETTO XV: LA GUERRA E’ MORTE, MEGLIO SMETTERLA

mercoledì 13th, marzo 2024 / 16:38
LA “BANDIERA BIANCA” DI PAPA FRANCESCO E “L’INUTILE STRAGE” DI BENEDETTO XV: LA GUERRA E’ MORTE, MEGLIO SMETTERLA
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Hanno suscitato discussioni e polemiche le parole di Papa Francesco sul conflitto in Ucraina e sulla strada che può portare alla pace. Parole che possono valere anche per altre situazioni di guerra. Come a Gaza.

Si tratta di un’intervista alla Radiotelevisione svizzera che andrà in onda il 20 marzo, della quale sono però già uscite alcune anticipazioni. Ogni puntata della trasmissione è dedicata a un tema e parte da una parola chiave: per il 20 marzo la parola prescelta è bianco. E così Papa Francesco ha fatto riferimento alla “bandiera bianca”: «È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare».

Qualcuno ha subito interpretato tale frase come un invito alla resa dell’Ucraina. In realtà è un disperato appello per trovare una soluzione diplomatica al conflitto, per aprire un negoziato e far tacere le armi. Un invito non alla resa , ma ad andare a negoziati prima possibile. D’altra parte la bandiera bianca non è solo “sinonimo e simbolo di resa”. Può significare arrendersi, certo, ma anche chiedere una tregua. Una manifestazione della volontà di negoziare.

Si usa la bandiera bianca per fare lo scambio di prigionieri, per esempio. O per chiedere di parlamentare.

Santaccio da Pistoia uscì da Chiusi circondata dai mercenari di Ascanio Della Corgna e Ridolfo Baglioni, con una bandiera bianca, per andare a “parlamentare” con i due condottieri perugini assedianti e per proporre loro un patto, che avrebbe evitato a tutti guai peggiori, non una resa. Poi quel patto non lo rispettò, ma questa è un’altra storia.

La stampa mainstream italiana non lo ha preso bene l’appello del Papa. E ha mitragliato il pontefice come fosse il peggiore dei filoputiniani.

Il Ministro degli esteri ucraino ha risposto sui social in maniera sprezzante: «La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non alzeremo mai altre bandiere». Il presodente Usa Joe Biden e il canceliere tedesclo Scholz hanno lasciato interdere che non condividono l’appello del pontefice.

Intanto però in Ucraina l’esercito russo continua a conquistare territorio e non sembra sul punto di crollare. Gran parte delle armi inviate da Usa e Europa all’Ucraina stanno finendo in mani russe.

E’ l’Ucraina che fa sempre più fatica a resistere nonostante gli aiuti militari dell’Occidente. Sta finendo armi, munizioni e uomini. Lo dicono tutti gli analisti, anche quelli occidentali.

Che anche il papa venga iscritto d’ufficio al partito dei “pacifinti” e dei “putiniani” non fa onore alla stampa e ai commentatori italiani (e non solo italiani). Ma questo è accaduto e sta accadendo in questi giorni.

E anche sulla questione del conflitto israelo-palestinese in corso a Gaza, l’affermazione di papa Francesco secondo cui Hamas e Netanyahu sono “due irresponsabili” da molti è stata letta come una presa di posizione anti Israele. E anche questo non fa onore alla stampa e ai commentatori. Ovvio che per ottenere una tregua da Israele Hamas debba rilasciare gli ostaggi. Ma basterà?

La politica e la stampa che per decenni (verrebbe da dire secoli) sono state non solo attente, ma “ligie e piegate” alle direttive del Vaticano, stavolta su due questioni cruciali come due guerre, una in mezzo all’Europa e una sulle rive del Mediterraneo, con decine di migliaia di morti anche tra i civili, deportazioni, blocco degli aiuti umanitari, un mercato delle armi che detta le condizioni e la linea ai governi e ai partiti, prendono le distanze dal Papa e lo fanno perché il papa prende le distanze dalla guerra e dai genocidi. Da non credere.

L’appello di papa Francesco, quel richiamo alla bandiera bianca e al “coraggio di negoziare”, riporta alla memoria ciò che disse un altro Papa, nel 1917, in piena Prima Guerra Mondiale “per affrettare la fine di questa calamità, inducendo i popoli e i loro Capi a più miti consigli, alle serene deliberazioni della pace, di una “pace giusta e duratura”.

Quel papa era Benedetto XV e in una lettera ai capi degli stati belligeranti prospettò – come Franceco oggi – una via d’uscita, una serie di proposte “negoziali”, con la “cara e soave speranza di vederle accettate e di giungere così quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage“. Riconoscendo “d’altra parte, che è salvo, nell’uno e nell’altro campo, l’onore delle armi”.

Suggerisco a tutti una lettura: L’arte della resa, di Holger Afflerbach. E anche una rilettura della lettera dell’agosto 1917 di Benedetto XV. E lo dico da persona non credente, laica e anche un tantino anticlericale. E da persona di sinistra apprezzo le parole di Papa Francesco, che mi pare ormai uno dei pochissimi, se non l’unico, a dire cose sensate sia sulle guerre in atto che sui guasti del capitalismo e del turboliberismo. Mi pare un’assurdità, però, che certe cose si debbano sentir dire dal papa o dal cardinale Zuppi e non dai leaders della cosiddetta o sedicente sinistra laica e cattolica italiana o dai leaders socialdemocratici europei. In vista delle elezioni europee del prossimo mese di giugno, queste cose diventano uno spartiacque, anche perché non è che nelle liste troveremo il papa o il cardinale Zuppi.

Marco Lorenzoni

 

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