CHIUSI, IL PD SECONDO MATTEO. IL SINDACO DI PESARO RICCI DEMOLISCE IL PARTITO E LO RIDISEGNA PIU’ VICINO ALLA GENTE E ALLA SINISTRA
CHIUSI – Scherzandoci un po’ su, ieri sera ho scritto sul mio profilo fb “Per non guardare Sanremo sono andato ad una iniziativa del Pd”. Come dire, piuttosto che il trash canoro-mediatico e pure delle mise sfoggiate dai cantanti, meglio una serata anche con il Pd. Partito per il quale ho una simpatia prossima allo zero. Meglio quattro chiacchiere in compagnia che ua tv che fa il verso agli anni ’80.
Nella saletta Cgil a Chiusi Scalo non c’era un gran folla. Pochi intimi, come sempre, ormai da un bel po’. Però c’era Matteo Ricci, sindaco di Pesaro (Capitale italiana della Cultura 2024) e figura emergente del Pd a livello nazionale, uno di quelli che è spesso in Tv e probabilmente a giugno, finendo il suo mandato da sindaco, sarà tra i candidati al Parlamento europeo.
Ricci presentava il suo libro “Pane e politica” che è un omaggio a chi come lui è cresciuto appunto a pane e politica ed è anche un racconto di viaggio. Un viaggio che ha fatto prima a Pesaro, poi in tutta Italia per parlare con la gente e capire non solo le ragioni della sconfitta elettorale del 2022, ma anche come poter risalire la china.
Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna. E lui ha messo in pratica il proverbio, facendosi invitare a cena da decine di famiglie e rilanciando sui social ogni cena, dal Veneto, all’Abruzzo, alla Sicilia, dando voce alle perplessità, ai dubbi, alle delusioni della gente comune, anche quella che votava Pd e nel 2018 ha votato Lega e nel 2022 la Meloni, facendo emergere i problemi reali, quotidiani, della gente: la sanità pubblica sempre più privatizzata, il costo dell’Università e degli affitti per gli studenti, il precariato nel lavoro, la carenza di servizi sociali, la dicotomia tra produttività e difesa dell’ambiente sia nel comparto industriale che in agricoltura. Un’operazione intelligente quella che ha fatto Matteo Ricci. Il quale però, ieri sera a Chiusi Scalo ha parlato parecchio anche del Pd. E – non so se i dirigenti locali se ne sono accorti – lo ha demolito pezzo a pezzo, mettendo in evidenza egli stesso i limiti, le titubanze, le omissioni della linea del Pd a livello nazionale e spesso anche nei territori. Ovviamente lo ha fatto “a fin di bene”, cioè per cercare di superare gli errori e trovare una strada più efficace.
Ha ammesso senza mezzi termini che il Pd ha perso la propria identità di partito di sinistra che sta dalla parte di chi ha più bisogno, per diventare il partito delle Ztl (intese come quartieri bene delle città). Ha ammesso che il Pd è percepito da molti elettori come il partito della casta, dell’establishment… Questo soprattutto nelle regioni in cui ha sempre governato, ma anche a livello nazionale. Alla domanda “ma un partito come il Pd può osanare e santificare Draghi?” ha risposto di NO e che quindi l‘ubriacatura tecnocratica è stata un errore.
Sull’dentità politica e la “riconoscibilità” come partito di sinistra si è augurato che la strada intrapresa da Elly Schlein (che lui non votò alle primarie) e che va in tale direzione prosegua, senza però chiudersi in un recinto e lasciare alla destra la rappresentanza del “mondo produttivo”, delle imprese che creano lavoro e sviluppo…
Anche sulle guerre in atto, Matteo Ricci ha fatto le bucce al suo partito (oltre che al governo e all’Europa). Ha difeso la linea del sostegno all’Ucraina e anche l’invio di armi, “perché quando c’è un esercito che invade e una nazione che si difende un Paese come l’Italia che è nato dalla Resistenza ad una occupazione straniera non può che stare con chi si difende”, ma ha lamentato la totale assenza di iniziative per il cessate il fuoco e per una trattativa e nello stesso tempo l’assenza di una iniziatva per un ruolo più autonomo e più decisivo dell’Europa che non può fare solo la colonia degli Usa… Ha anche ammesso Ricci che in Ucraina la vittoria sul campo di Zelensky appare al momento e allo stato dei fatti un’ipotesi non solo improbabile, ma anche irrealistica e anche per questo sarebbe necessario accelerare sulla trattativa cercando una pace, la più giusta possibile, per gli ucraini… Su Gaza e il conflitto Israele-palestinesi ha ammesso che “Israele in questi 4 mesi ha scambiato il giusto diritto alla difesa, per il diritto alla vendetta e al genocidio dell’avversario“, ha detto che la reazione militare israeliana è “totalmente sproporzionata e indifendibile”. Ed ha ammesso che sia sull’Ucrana che sul conflitto in Palestina, il Pd non ha avuto una linea del tutto chiara e comprensibile ed è apparso ancora una volta il partito del “ma anche”…
Stessa cosa, per quanto riguarda la protesta degli agricoltori in Italia e in tutta Europa. Anche su questo tema di stringente attualità, Matteo Ricci non ha potuto fare a meno di notare come il Pd si sia messo in una posizione di attesa, senza prendere apertamente le difese del movimento (che ha alcune contraddizioni), ma anche senza demonizzarlo… La solita prudenza che diventa nebbia, irriconoscibilità.
Essendo il sindaco della capitale italiana della cultura 2024, ha dato qualche dritta agli amministratori della Valdichiana senese che come Unione dei Comuni è in lizza per il 2026, esempio: 1)”puntare non solo sulle bellezze presenti, ma anche sul futuro, con progetti mirati e innovativi”; 2) coraggio nelle decisioni, come togliere le auto dai centri storici, dalle piazze delle cattedrali, dei musei, dei teatri; 3) capacità di fare squadra e remare in un’unica direzione.
Insomma una chiacchierata piacevole, peraltro con diversi interventi del pubblico, non numeroso (troppo poco numeroso per una iniziativa di zona), ma evidentemente attento e interessato. Come ha onestamente ammeso e notato Matteo Ricci questo Pd non scalda certo i cuori. Ma con tutte le magagne, i difetti di fabbrica e una condotta spesso ambigua, titubante, poco riconoscibile e talvolta anche troppo speculare a quella del nemico, a sinistra è l’unica cosa che c’è. Fuori del Pd e a sinistra del Pd c’è rimasto poco o niente e quel poco non sempre è meglio del Pd. Purtroppo. Se fossero più frequenti iniziative come quella di ieri sera, e si recuperasse un minimo di abitudine alla discussione, al confronto vis a vis, senza demonizzare i social, ci mancherebbe (Ricci ha sottolineato che lui farebbe dei corsi di militanza digitale… per dire), le cose potrebbero migliorare. Sotto molti punti di vista.
Dal mio punto di vista, una serata sicuramente meglio della seconda puntata di Sanremo. Peccato che il popolo Pd abbia invece preferito Sanremo.
Marco Lorenzoni
Si, ma com’è sto’ fatto che prima si fanno le politiche poi quando non raggiungono i risultati sperati si dice che ”l’ubriacatura tecnocratica è stato un errore” ? Il PD è stato uno dei paletti su cui si è appoggiato il Governo Draghi.Il PD è quello che ha deciso anche con la Schlein di mandare le armi ad una nazione fallita come l’Ucraina, è stato quello che ha votato in Europa l’invio dei 50 miliardi sotto il Governo Meloni, accodandosi pedissequamente a quanto stabilito dalla Nato senza nessuna perplessità e nemmeno facendo trasparire il timore di essere giudicato. Con le voci che poi sono emerse si è tentata una debole riabilitazione sul fatto dell’invio di armi, accompagnata dalla puntuale dichiarazione che ”noi saremo sempre a fianco dell’Ucraina” quando ancor prima dello scatenamento della guerra si è votato per le sanzioni economiche alla Russia seguendo le direttive americane ed europee. Per la difesa dell’Italia sul tema della RESISTENZA paragonato al fatto dell’Ucraina vedo che hai scritto che l’Europa e quindi anche l’Italia
” non possa fare la colonia degli USA”.Bene ,ricorderei a Matteo Ricci ed a chi legge che quando si scrive ” che una nazione invasa non si possa chè difendere” come è stato detto che questa guerra non sia iniziata due anni fà ma ben prima nel 2014 e le zone russofone sono state messe a ferro e fuoco dall’esercito Ucraino che ha prodotto ben 14.000 morti ben prima dell’Invasione russa e che nell’esercito Ucraino sono state fatte convogliare ed assorbite da questo le squadre nazifasciste dell’Azov e quindi quando si parla di resistenza antifascista occorre avere davanti ai propri occhi il panorama completo e non quello generato dalle TV d Stato, sennò si finisce di fare come la banda dell’esercito ucraino che una volta assorbiti i nazisti della Azov nei primi giorni dell’invasione russa suonava in piazza a Khiev ” Bella Ciao” per accattivarsi le simpatie degli Italiani della resistenza.Capito a quale punto si formano i paradossi quando viene raccontata la storia parziale? Quando mancano i riferimenti basilari valoriali succede questo.Che lo sappiano parecchi dentro al PD tutto questo ma i suoi dirigenti lo sanno ugualmente perchè sono informati ma parecchi fanno da gnorri ma è il suo popolo bue che non lo sà, sennò si fanno le riunioni, si fanno le conferenze, ma si apre bocca e le si dà fiato. Poi sono fra quelli che reclamano l’imparzialità mediatica della TV di stato. Inizino a togliere di mezzo loro i dirigenti della RAI che ci hanno infilato in questi anni senza lamentarsi poi che il ”lavoro sporco” lo faccia la Meloni. In questi ultimi giorni si stà acuendo il confronto Nardella-Montanari in previsione delle elezioni e Nardella mi sembra di aver capito inviterebbe il Prof. Montanari a lasciare l’incarico Universitario se si presentasse alle elezioni. E’ proprio bello osservare il fatto che da quale parte venga la predica…..Siamo al punto che le brutte copie della DC dei periodi più foschi emergano in tutta la loro pochezza, purtuttavia quest’ultime erano di gran lunga più apprezzabili ed intelligenti di quelle odierne.
Signori venghino,venghino !! È in arrivo un altro fenomeno !
Una volta venne a Chiusi un certo ” Alessio Cattuna ” che si professava mago ! Aveva pozioni che facevano cadere i calli e curavano tutti i mali !
Come lui, anche questo, ” ingolla et espelle, rane ,rospi vivi e mezzadore ” ! Quando gli domandavano cosa fossero le ” m3zzadore ” lui rispondeva : studia, ignorante !