LA TV DEI VESCOVI: “LE CATACOMBE DI CHIUSI LUOGO DI CULTO, MA ANCHE DI CONVIVENZA PACIFICA TRA GENTI DI FEDE DIVERSA”. UN BEL MESSAGGIO
CHIUSI – Ieri, giovedì 18, su Tv 2000 (canale 28 del Digitale Terrestre) nella rubrica “Di buon mattino” si è parlato di Chiusi. Precisamente delle Catacombe di Santa Mustìola – con l’accento sulla i – e di Santa Caterina d’Alessandria. A commentare il servizio girato in loco, mons. Pasquale Jacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che è in sostanza la proprietaria delle Catacombe chiusine. Quindi colui che probabilmente ne sa di più.
E al di là delle sottolineature sull’importanza di Chiusi in epoca etrusca e romana e anche come una delle più antiche diocesi della Toscana e come uno dei luoghi “culla” del Cristianesimo dei primordi, Mons. Jacobone, citando alcune epigrafi che si trovano nelle due catacombe, databili fra il III e il IV secolo d. C. , ha puntualizzato e sottolineato anche un’altra cosa, probablmente poco nota e di grande interesse e suggestione. Anche alla luce di quanto sta avvenendo oggi in Terra Santa e in altre parti del mondo dove sono in atto conflitti sanguinosi che traggono origine e motivazioni anche nel fanatismo religioso, nell’intolleranza tra fedi diverse. Le catacombe erano luogo di rifugio dei primi cristiani perseguitati dal potere di Roma, ancora pagàno, ma erano soprattutto luogi di sepoltura. Cimiteri. La catacomba di Santa Mustìola è stata per secvoli il primo vero cimitero cristiano di Chiusi (tant’è che a Chiusi il luogo è chiamato anche “camposanto vecchio”), ma al suo interno insieme ad uno dei primissimi vescovi Lucio Petronio Destro e a tanti cristiani, trovarono sepoltura, appnto, anche “stranieri senza nome” e pure persone di fede pagana. Come una persona – così si legge nell’iscrizione trovata accanto alla sua tomba, citata da Mons. Jacobone – che non credeva affatto nella vita eterna e nella resurrezione, ma al contrario era convinta che “dopo la morte non c’è niente e la morte segna la fine di tutto”. Il che significa che quella persona non era di fede cristiana.
Questo per dire – e Mons. Jacobone lo ha sottolineato – che le Catacombe erano “luoghi di pietà e di convivenza pacifica” anche tra persone di etnia e religione differenti. Un po’ come il Santuario Ritrovato del Bagno Grande a San Casciano Bagni dove etruschi e romani curavano insieme i malanni e facevano offerte votive nell’epoca di passaggio che non fu né breve, né indolore, tra una civiltà e l’altra. Luoghi insomma di pace anche tra religioni diverse e a distanza di quasi 1.700 anni sono ancora oggi un “messaggio” di pace contro le guerre di religione…
Chiusi ha dunque nella sua storia e inciso sulla pietra un destino di città accogliente, tollerante, pacifista. Non a caso pare che fu proprio Chiusi ad accogliere i cristiani e i perseguitati dopo l’incendio di Roma fatto appiccare da Nerone (64 d.C.), e forse fu proprio proprio in quel frangente, per dare asilo ai fuggiaschi, che nacquero le catacombe via via ingrandite.
Le prime comunità cristiane che seppellivano lì i loro morti erano costrette a riunirsi e a poregare in segreto, per evitare le persecuzioni, ma nelle iscrizioni funebri raccontavano la vita e le idee stesse dei defunti. L’epigrafe del vescovo Lucio Petronio Destro diede lo spunto a Lino Tonti, prete sposato di Rimini, per scrivere una lettera a Papa Woytyla proprio per perorare la causa dei preti sposati… Era il 1999 e Lino Tonti aveva appena visitato la Catacomba di Santa Mustìola a Chiusi e aveva notato che quella epigrafe era stata posta sulla tomba dell’antico vercovo dai suoi cinque figli… I primi cristiani dunque non avevano il dogma della castità e del celibato dei prelati…
Tornando alla trasmissione di Tv 2000 con Mons. Jacobone, è stata di sicuro un bello spot per Chiusi e le sue Catacombe che sono un patrimonio inestimabile rarissimo, se non unico a nord di Roma.
Non solo: Tv 2000 è un’emittente televisiva privata a diffusione nazionale, di proprietà della società Rete Blu S.p.A. controllata dalla Conferenza Episcopale Italiana. Praticamente è la Tv dei vescovi. E in un’ottica di turismo religioso (che rappresenta una bella fetta del turismo nazionale) quei 10 minuti con servizio filmato piuttosto suggestivo e le puntualizzazioni del Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra possono innescare meccanismi e circuiti virtuosi. Ci auguriamo che accada.
M.L.