ADDIO A MIRO VALDARCHI, CAPITANO DEL MITICO CHIUSI DEGLI ANNI ’50
CHIUSI – Fedi, Storri, Toninelli, Bianchi, Cortopassi, Valdarchi, Merlin, Forliti, Gori, Misticoni, Gentini. A Chiusi, chi oggi ha tra i 70 e i 90 anni questa formazione l’ha tenuta a mente per anni, ripetuta come un mantra o una poesia. Come quella della grande Inter Sarti, Burgnich, Facchetti… o come quella della Fiorentina del primo scudetto: Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini… La prima era la formazione del Chiusi dei miracolo della seconda metà degli ani ’50. Quella che sfiorò la Quarta Serie. Ieri se ne è andato Wladimiro Waldarchi, alla soglia dei 90… Fu proprio lui a segnare il gol della vittoria chiusina contro il Montevarchi, in una partita epica, finita in rissa e… per mancanza di numero legale. L’arbitro aveva infatti espulso 4 giocatori del Montevarchi e uno del Chiusi, ma quando un altro giocatore valdarnese fu costretto a uscire per infortunio, l’arbitro dovette sospendere la gara: non erano previste sostitituzioni e non si poteva giovare con meno di 7 giocatori. Chiusa lì: 1-0 Chiusi agli spareggi per salire di categoria.
Valdarchi era il capitano e una delle “colonne” di quel Chiusi fortissimo, che fu anche una delle primissime squadre “sponsorizzate” d’Italia, come la Cuoiopelli di Santa Croce sull’Arno o il Lanerossi Vicenza… Il Chiusi della staghione 1958-59, quella dello spareggio per la Quarta serie, era sponsorizzato dalla Dulcis Special Brodo di San Marino. Non solo una delle prime squadre sponsorizzata, ma quasi sicuramente la prima in assoluto in Italia ad essere sponsorizzata da una ditta straniera…
In Quarta serie quel Chiusi non ci andò. Ma per scelta societaria, non per demeriti sul campo. Dopo la vittoria con il Montevarchi, infatti i biancorossi vinsero anche la prima in casa dello spareggio con il Senigallia, 2-1 con doppietta di Gori al 2° minuto e al 90°. Ma al ritorno in terra marchigiana il Chiusi si accontentò di una succulenta mangiata di pesce fresco dell’Adriatico.
In campo i biancorossi si presentarono solo per onor di firma. Vinse il Senigallia con un punteggio più largo del 2-1 dell’andata. La società chiusina preferì rimanere dov’era. Ma quei giocatori, quella formazione è rimasta nella memoria collettiva e la partita epica con il Montevarchi negli annali tanto da sembrare la copia esatta della partita raccontata da Osvaldo Soriano nell’episodio “il rigore più lungo del mondo” del suo memorabile “Futbòl“.
Wladimiro Wandarchi, dicevo, fu uno di quegli eroi, e uno di quelli che sbarcarono a Chiusi da altri lidi, alcuni dalla capitale. Lui era il numero 6, aveva giocato nelle giovanili della Roma, la mezzala Forliti aveva invece militato nella Lazio. Misticoni, il 10, somigliava per movenze e capigliatura a Miguel Montuori uno degli artefici dello scudetto viola del ’56 e veniva dalle Marche.
Successivamente Wladimiro Valdarchi, detto Miro, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, è rimasto sempre vicino al Chiusi. Ha seguito e allenato generazioni di ragazzini. Gli piaceva avere a che fare coi ragazzini, vederli crescere con il pallone tra i piedi. Un maestro di calcio, di quelli di altri tempi. Mai una parola fuori posto, mai un gesto plateale. Una persona per bene, un signore, in campo, in panchina e anche fuori dal campo. Era stato comunista. Anche quando lavorava come poligrafico nella tipografia prima del Corriere della Sera poi di Paese Sera a Roma. Comunista come il deus ex machina di quel Chiusi miracoloso e fortissimo del ’58-59, quel Mario Barzanti che trovò anche la sponsorizzazione della Dulcis Special Brodo di San Marino. Intuizione quasi visionaria, per l’epoca.
Quando, alla fine degli anni ’90, come Primapagina organizzammo per un paio di stagioni, un torneino calcistico per ragazzi uder 14, Miro Valdarchi si mise a disposizione anche per quell’esperienza, insieme a Francesco Crezzini, che aveva vent’anni di meno, ma se ne è già andato pure lui, nel 2023. Ora si ritroveranno da qualche parte. E magari si metteranno a discutere sull’esonero di Mourinho o sul modulo che adotta Italiano nella viola. Ma di sicuro poi si metteranno anche a rievocare quelle maglie del Chiusi, di lana pesante, con cui sono scesi in campo entrambi in anni in cui anche il calcio era tutta un’altra storia.
Sempre come Primapagina, siamo qui, oggi a ricordare Wladimiro Valdarchi nel giorno dei suoi funerali. Ma l’epopea di quel Chiusi di cui fu capitano ne abbiamo parlato in un spettacolo teatrale del 2006 (“La palla è rotonda”) e in un libro uscito nel 2021 (“Voce del verbo tradire”) in cui si mettono in fila una serie di “spareggi tarlati” della squadra biancorossa. Con Valdarchi ne parlammo quando il libro uscì e fu presentato in piazza. Ricordo che sorrise…
Ciao mister, ti sia lieve la terra.
m.l.
L’immagine della Fiat 500 giardinetta con sopra lo stemma della Dulcis è diventa una icona per gli storici del calci chiusino. Ricordo che la Dulcis era una azienda che aveva sede a Serravalle nella Rep.ca di S.Marino in località ”Ponte Melini” ed era una bella azienda che funzionava bene per i prodottii dolciari. Anche un giovane chiusino all’epoca ci lavorava facendo l’autotrasportatore ed era Paolo Paolucci oggi titolare dell ‘Hotel Longobardi posto in Via Leonardo da Vinci a Chiusi Scalo imparentato appunto anche con Mario Barzanti,mente fervida quest’ultimo e che non si lasciava sfuggire nulla pur di pubblicizzare le attività produttive sia in conto proprio sia per la socialità di Città della Pieve. Mario Barzanti per diversi anni fu anche titolare dell’Hotel ”Al Piccolo Jolly” di Città della Pieve da lui stesso fatto costruire nei favolosi anni’ 60 quando quel luogo si aggiunse a quello ancora più celebre dell’ Hotel Vannucci di Maria Nives Manetti Capasso come uno dei luoghi della socializzazione e del ritrovo che esprimeva Città della Pieve.Io stesso ho abitato per 2 anni a Serravalle dove ho frequentato la prima e seconda media nella Rep.ca d S.Marino che era equiparata a quelle dell’Italia e qualche volta proprio tramite Paolo Paolucci mia zia da Chiusi faceva portare pasta e zucchero alla mia famiglia (erano tempi un po’ grami quelli della fine degli anni ’50 e tutto serviva per risparmiare affinchè la magrezza degli stipendi di chi lavorava risultasse meno gravosa per la conduzione della famiglia ).Nella foto in alto si riconoscono diversi e c’è anche nell’ultima fila di destra il prof. Del Toro come pure Bebbe Bianchi,Storri, Gori ,Casarelli, Sergio Fedi(Portiere) scomparso non molto tempo fa, mentre nella foto più piccola appunto accanto alla mitica Fiat 500 giardinetta c’è Mario Barzani e Misticoni.A quei tempi la rivalità sportiva con Chianciano per esempio era al massimo grado e spesso volavano schiaffi e pugni da ambedue le parti senza remissione alcuna, ma nessuno mai da ambo le parti sporgeva denuncia per questo. Ricordo anche che spesso gli organizzatori chiamavano Ninetto Chiacchella padre di Mario e di Vico ad essere presente durante le partite, poichè rappresentava una sicurezza contro le sommosse in campo e quando interveniva nelle baruffe, dalla sua mole spuntavano due mano alle quali nessuno si avvicinava con intenti violenti e quelle mano dissuadevano chiunque dall’usare violenza e se puta caso avessero insistito non facendosi dissuadere allora ”stavano bene e spendevano poco…..” Qualcuno al di là della rete gridava a squaciagola :”Ninetto pensaci tu !! ” e tutto ritornava come prima. Bei tempi per Chiusi quelli !!
Se ne va un mito del calcio di Chiusi, nonché un personaggio di primo piano tra quelli che hanno contrassegnato la storia di Chiusi quando era Chiusi.