CHIUSI, CITTA’ DELLA PIEVE, MONTEPULCIANO, FABRO… QUANDO LA STORIA VA IN FRANTUMI

giovedì 09th, novembre 2023 / 16:01
CHIUSI, CITTA’ DELLA PIEVE, MONTEPULCIANO, FABRO… QUANDO LA STORIA VA IN FRANTUMI
0 Flares 0 Flares ×

Quando la storia cade letteralmente a pezzi. Sì, perché certi palazzi, certi edifici, sono tasselli di storia. A volte di storie importanti. Due mesi fa, a Chiusi Scalo venne giù una porzione dell’ala dell’aquila che sovrasta un palazzo razionalista in piazza Matteotti (il palazzo dove c’è la filiale dell’Unicredit). Un manufatto del 1920 – c’è scritto sotto – che era non un simbolo del regime fascista, come qualcuno pensa, ma semplicemente il “logo” di una officina meccanica, l’Officina Mori, una delle primissime aperte nella zona. Nel 1920 le automobili non erano numerosissime e quell’officina riparava soprattutto autobus e altri mezzi di trasporto. Rarissimi anche quelli. 

Il crollo abvvenne il 14 settembre. Adesso l’aquila mutilata è stata “incartata” e così messa in sicurezza. Per quasi due mesi il marciapiede sottostante, con acceso a una banca e fermata del bus, è rimasto transennato. Adesso le transenne sono state tolte.

Pochi metri più avanti, verso piazza Dante, all’angolo tra via Leonardo da Vinci e via Isonzo, sono caduti pezzi dei fregi che abbelliscono i sostegni di alcune terrazze, in un altro edificio storico, tra i più belli della stazione (intesa come Chiusi Scalo). Lì si è provveduto ad eliminare le parti ammalorate e pericolanti, ma il lavoro è rimasto a metà e sul marciapiede ci sono le transenne, che nel cuore dell’abitato e della via dello shopping, non sono un bel biglietto da visita. Come non lo sono le terrazze “scarnificate”.

Certi interventi andrebbero fatti forse con maggiore solerzia, per non lasciare incancrenire la situazione e fare l’abitudine al brutto. Parliamo, nei due casi citati, di edifici privati, anche se gli interventi di “primo soccorso”, diciamo così, sono stati effettuati dal pubblico. E c’è chi si chiede come andrà a finire e chi pagherà il ripristino, se i privati proprietari non lo faranno.

Ma la storia non cade a pezzi  solo a Chiusi. A Città della Pieve, nei giorni scorsi è caduta una una porzione di cornicione del Palazzo Fargna, quello dove ha sede il Comune. Lato via Garibaldi. Anche lì e sulla piazza antistante lo splendido edificio settecentesco in stile barocco, le solite transenne.

A Montepulciano, un anno e mezzo fa è venuta giù una grossa porzione delle mura di Collazzi, cioè della cinta muraria storica della città. Che non è una città qualunque , ma la “Perla del ‘500”. Esempio tra più rilevanti di città rinascimentale. Ne abbiamo scritto abbondantemente.

Del ponte a nove luci sull’Orcia crollato nel 2012 e di altri pericolanti, con conseguenti difficiltà per la circolazione in una delle zone più belle, celebrate e fotografate d’Italia, abbiamo scritto proprio ieri…

E’ annosa anche la questione dei cedimenti del castello di Fabro oggetto di numerise interrogazioni e richieste di intervento da parte dell’opposizione consiliare: il 27 ottobre scorso, proprio in seguito all’ultima di queste interrogazioni (del 17 ttobre) è stato effettuato un sopralluogo “con Ingegnere del Servizio Rischio sismico e programmazione interventi sul rischio idrogeologico e Geologo del Servizio Rischio idrogeologico, idraulico e sismico, Difesa del suolo della Regione”. Il castello di Fabro è più antico sia dei palazzi chiusini citati, sia dello stesso Palazzo Fargna di Città della Pieve. Fu costruito intorno all’anno Mille e profondamente ristrutturato alla metà del ‘500 dai Bandini di Città della Pieve su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane che tra il 1527 e il 1533 era impegnato in zona nella costruzione del Pozzo di San Patrizio ad Orvieto e in uno dei numerosi tentativi di bonifica della Val di Chiana. Grazie a questo intervento fu dotato del torrione e delle mura tutt’ora esistenti e che purtroppo mostrano le “ingiurie del tempo” e numerosi cenni di cedimentO. Ovviamente transenne anche a Fabro.

“Finché durano le transenne e il nastro bianco e rosso, non si trema”, scrivemmo tanti anni fa su Primapagima cartaceo, in occasione di altri crolli e cedimenti…

Il castello di Fabro e Palazzo Fargna sono due edifici di rilevanza storica notevole. Lo stesso dicasi per le mura di Collazzi a Montepulciano e anche per il Ponte sull’Orcia, tutti manufatti di proprietà pubblica.

I due edifici di Chiusi Scalo, sono invece, come dicevamo, privati e sono meno antichi e rilevanti, ma rappresentano una testimonianza degli anni d’oro della cittadina nata e cresciuta intorno alla stazione ferroviaria. Entrambi sono degli anni ’20-’30 del ‘900 ed entrambi evidenziano uno stile architettonico da città, non da paesello, perché Chiusi Scalo sia prima della guerra (la seconda guerra mondiale) che dopo ha avuto periodi di grande vitalità economica e sociale, e anche le costruzioni del centro – il primo nucleo abitativo e commerciale – ne sono in larga misura la fotografia. E’ un peccato che se ne vadano in malora anche alcuni manufatti di competenza FS, costruiti in stile razionalista tra gli anni ’30 e il dopoguerra, come la “torre di controllo” adiacente al vecchio passaggio a livello e all’ex dormitorio e la sua “gemella” che si trova davanti allo stadio.

E stendiamo un velo pietoso sulla ex fornace di via Oslavia, ormai quasi del tutto crollata e ridotta a rudere sommerso da rovi e vegetazione varia, regno incontrastato di cinghiali, volpi, topi grossi come i gatti e piccioni.

Quando la storia va in frantumi, dovunque ciò accada, è un colpo duro, durissimo, non solo alla memoria, ma anche all’immagine stessa dei luoghi in cui il fatto avviene. In tutti i casi, sia quelli afferenti a edifici pubblici, che quelli afferenti a edifici privati, crolli, cedimenti, sgretolamenti e crepe, rappresentano in primo luogo un problema di sicurezza per chi vi passa aaccanto, poi anche un problema di decoro urbano e quindi di immagine della città. In ultima analisi anche un problema di equità, tra i cittadini comuni che tengono in ordine il proprio patrimonio edilizio e chi invece non lo fa, mettendo pure a rischio l’incolumità delle persone.

E’ chiaro che quando si parla di edifici o manufatti storici, in qualche caso plurisecolari, può succedere che si verifichino dei problemi, dei cedimenti. E certe cose possono accadere anche ad edifici e manufatti più recenti, ma comunque ormai centenari o quasi. E’ nell’ordine delle cose. L’importante è che chi di dovere – sia pubblico o privato – intervenga tempestivamente e non si limiti a piazzare due transenne con il nastro bianco e rosso o un semaforo per regolare il transito. Questo purtroppo non sempre avviene e talvolta le transenne rimangono lì per mesi, anche anni, si arrugginiscono e il nastro scolorito dalle intemperie svolazza e al massimo tiene lontani passeri e piccioni.

M.L.

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Consorzio di bonifica
Mail YouTube