CHIUSI, L’ESTATE CULTURALE HA RACCONTATO COSE IMPORTANTI. ORA CI SI RIFLETTA SU
CHIUSI – L’estate è finita. Da 6 giorni è autunno. Si profila un lungo inverno. Il teatro Mascagni non è ancora tornato agibile, ma la stagione invernale ci sarà. E l’estate, dal punto di vista culturale è stata piuttosto vivace.
C’è stata una grande edizione del Lars Rock Festival, l’evento principale e più rilevante per qualità della proposta musicale e dell’organizzazione, per quantità di persone coinvolte e di spettatori, per l’audience mediatica che si è portato dietro; per i “prequel” che il gruppo GEC ha organizzato nei mesi e nelle settimane precedenti per preparare il terreno (incontri concerti, presentazioni di libri ecc.). Poi c’è stato il Festival Orizzonti che pur in versione “minimal” come allestimento ha proposto cose di qualità e per palati diversi, con un occhio particolare verso la sperimentazione e il teatro “emergente”, senza tralasciare l’aspetto costruttivo dei corsi teatrali e del lavoro di semina di Alessandro Manzini. C’è stata la festa per i 200 anni della Filarmonica Città di Chiusi; ci sono state serate musicali piacevoli; c’è stata la rappresentazione “Chiusi di una volta”, omaggio alla città com’era e soprattutto ai compianti Aldo Rettori e Fulvio Barni, che ha riportato sul palco 26 persone e altre 4-5 dietro le quinte, uno forzo corale di non poco conto; infine c’è stato anche il nostro “Tradire! La notte prima dell’assedio”, piece teatral-musicale rappresentata al Chiostro San Francesco, uno dei “luoghi del delitto” citati nella narrazione, e successivamente portato anche a Città della Pieve e Castiglione del Lago in casa del protagonista principale Ascanio Della Corgna. Nel mezzo gli appuntamenti tradizionali, dal Tria Turris, ai Ruzzi della Conca, alla Festa dell’Uva e del Vino, alcune mostre, serate dell’archeologia, presentazioni di libri…
Se il Lars e Orizzonti hanno portato a Chiusi artisti di livello nazionale e internazionale che non è facile incontrare a queste latitudini (pensiamo ai Brian Jonestown Massacre) la festa per la Filarmonica, “Chiusi di una volta” e “Tradire! La notte prima dell’assedio” sono stati tre eventi che in modo diverso hanno portato alla ribalta la produzione artigianale locale. Sono stati una sorta di rivincita della musica e del teatro “fatto in casa”, a basso costo, ma ad alta emotività. E pur essendo tre cose diverse, tutti e tre gli appuntamenti hanno riacceso i riflettori sull’humus e i giacimenti culturali della città: le decine, centinaia di persone che si sono avvicinate alla musica grazie alla Filarmonica; le decine di persone che coltivano la passione per il teatro e tengono molto alla memoria collettiva, ad una tradizione mai sopita (vedi i protagonisti di Chiusi di una volta) e, last but not least, quelli che con un lavoro teatrale su un fatto storico lontano 500 anni, si sono messi in gioco portando in scena un lavoro proprio: testo originale, musica originale creata ad hoc per l’occasione, interprete-mattatore alla prima esperienza su un palcoscenico, peraltro adattando il tutto di volta in volta alla location della rappresentazione, con una duttilità (lasciatecelo dire) rara anche nei professionisti. Ma tutto questo, tutti questi appuntamenti hanno rimesso in pista non solo attori e musicisti, ma anche professionalità ed esperienze che servono dietro le quinte e senza le quali le rappresentazioni e i concerti non si potrebbero fare: tecnici luci, fonici, e quant’altro.
L’estate 2023 ha insomma mostrato ciò che su queste colonne scriviamo da anni, e cioè che Chiusi, dal punto di vista culturale non è una realtà morta, tutt’altro. Che su questo terreno è più vivace di altri paesi che magari corrono più velocemente sul piano turistico; che la città ha giacimenti culturali importanti, per numero di “partecipanti” e anche per la qualità delle iniziative e degli stessi sodalizi.
Per quanto ci riguarda – avendo prodotto come primapagina lo spettacolo “Tradire! La notte prima dell’assedio” e avendo vissuto da vicino, anzi dal di dentro tutta la fase di costruzione, gestione e messa in scena – siamo felici di aver “scoperto” un talento assoluto come quello di Alessandro Lanzani, di aver avuto a fianco tecnici di primissimo ordine come Fabrizio Nenci e Daniele Cesaretti, di aver lavorato con 4 ragazzi molto più giovani come i Dudes e di averli visti creare la colonna sonora con brani di loro produzione e di aver trovato in loro tanta pazienza e una grande duttilità e capacità di adattarsi e adattare e musiche a situazioni diverse, portando il rock in pieno Rinascimento… Quella che poteva sembrare una scommessa ardita è riuscita bene. Ci auguriamo siano contenti anche loro.
Ora che l’estate è finita (“Settembre è il mese del ripensamento” cantava Guccini), oltre che tirare le fila e i bilanci della stagione, sarebbe bene, forse, mettersi davvero tutti intorno ad un tavolo a riflettere su questi aspetti che non sono secondari per la qualità della vita di una comunità. Ragionarci su, per valorizzare quello che di buono è stato prodotto, per mettere qualcosa in dispensa per l’inverno, per migliorare ciò che ha funzionato meno…
Undici anni fa, era il 2012, da queste colonne lanciammo l’idea degli “Stati generali della cultura”. Un happening, una riflessione collettiva ad alta voce, che vedesse impegnati tutti i soggetti interessati: i teatranti, i musicisti e le varie band, i pittori, gli scultori, i fotografi, gli scrittori, e con loro anche i soggetti preposti alla gestione degli spazi, delle strutture, all’organizzazione degli eventi.
Negli ultimi anni purtroppo si sono creati compartimenti stagni, dove ognuno ha agito per proprio conto, magari in contrapposizione o in polemica con altri. L’utilizzo di spazi e contenitori è risultato spesso problematico. Chiusi Scalo e le frazioni sono rimaste quasi sempre fuori circuito (a nostro avviso questo non va bene), alcuni si sono allontanati, si sono create gelosie e incomprensioni sui finanziamenti pubblici alle varie iniziative. A noi piacerebbe farla questa riflessione. Chi ci sta?
m.l.
Io non credo che si siano creati compartimenti stagni o siano emersi atteggiamenti polemici, il problema è uno e si chiama fondazione orizzonti, di fatto dal 2011 si è messa nelle mani della fondazione la quasi totalità degli eventi, con risultati a mio avviso molto scarsi rispetto a quanto si è speso e si spende, non solo, la fondazione ha in mano il teatro la cui fruizione ha costi proibitivi, cosa intollerabile se si pensa che il teatro è dei cittadini di Chiusi. Una riflessione generale su tutto quello che si muove da un punto di vista culturale è necessaria ma non può prescindere da queste considerazioni.
Certamente il ruolo e l’attività della Fondazione, in un confronto tipo Stati Generali della Cultura, sarebbe uno degli argomenti da affrontare, inevitabilmente. Purtroppo i compartimenti stagni, gli atteggiamenti di diffidenza, di gelosia, di ostracismo, si sono più volte verificati e continuano a verificarsi. Anche, soprattutto, ma non solo, verso eventi, spettacoli, iniziative promossi dalla Fondazione. Non so se ignorare o disertare certi eventi sua il modo giusto per marcare una critica. Credo di no. Siccome Chiusi una sua vitalità culturale c’è l’ha, più di altri paesi delle stesse dimensioni, a me piacerebbe vedere più unità, più “fratellanza” diciamo tra gli operatori: musicisti, teatranti, artisti, autori, fotografi… Se ognuno coltiva solo l’orticello suo e ignora tutto il resto, non si va molto lontano.
Non è per ritornare ancora ”sul vangato” ma ti ricordo molto sommessamente che in uno stato di limitatezza di risorse,il dedicare ad una sola rappresentazione della durata di tre giorni come il Concerto Rock e fra l’altro senza pretendere un biglietto d’ingresso come viene fatto anche in tanti altri luoghi, una cifra come quella che è stata spesa per poi appellarsi agli ”stati generali della cultura”che non si sà come e cosa vorrebbero certificare, mi sembra che tutto questi contrasti molto con ciò che è stato detto e sia quasi una cosa lanciata dentro la mischia una tantum così tanto per dire qualcosa, perchè sembra quasi una presa in giro, un concistoro dove più voci non possono chè certificare una visione asfittica e che non si adatta ai tempi odierni. E non è -come dici- per fatti di ostracismo, invidie o sentimenti simili di piccolo cabotaggio,di provincialismo fra l’altro sempre presene nella cultura chiusina, che si possa creare un circolo vizioso e chiuso, ma qui si stà scontando un problema di visione generale che è la mancanza di un faro che non riesce ad illuminare quel pezzo di mare dove potrebbero transitare mille navi ma che invece finisce di illuminare pochi laghetti dove transita qualche barcaiolo,anche bravo per la verità,anche capace,ma che per far uscire qualcosa di pregevole deve mettere in moto energie personali da sfinimento in un contesto sia della pubblica amministrazione sia anche del pubblico stesso che viaggiano su un piano di arretratezza finanziaria e culturale irricevibili e tali da scoraggiare anche i più dediti e passionali artisti, che quando richiamati dalla loro stessa passione si impegnano con caparbietà e determinazione meritando il plauso dei cittadini. Diciamolo francamente che il substrato culturale dei fruitori spesso non è che soffra di mal di montagna nel senso che sia alto,ma agli occhi dei più le manifestazioni diventano apprezzabili solo nel momento in cui si rendono conto che nonostante gli ingredienti impiegati il pane che ne esce non è di cattivo gusto.Secondo me quindi non vanno sostenuti i singoli spettacoli ma ci dovrebbe essere una compartecipazione a tanti altri generi di iniziative i cui costi chiaramente non essendo del medesimo livello di spesa di altri come le iniziative dette prima a cui mi riferivo , non riescono giocoforza ad imporsi all’attenzione della gente la quale è portata principalmente a non farsi domande ma ad accettare in maniera acritica ciò che passa il convento.Ma siccome si stà parlando del ”mondo reale” e non di quello irreale o lontano, cominciamo invece di fare i tali tavoli della cultura dove invece nulla si decide ma si parla e basta e poi anche per il possibile condizionamento delle iniziative non si riesce a mettersi al livello degli altri paesi circonvicini. E’ la visione generale che dipende dal livello di cultura politica delle amministrazioni quella che manca ma -intendiamoci- manca spesso anche alle giunte dei paesi corconvicini perchè non è che spesso tante di queste siano migliori di quella di Chiusi e spesso, spessissimo ognuna mostra la propria specialità ma allora per ” mischiare tutto” e da una ramaiuolata nella pentola estrarne il dato che riassommi in se volontà singole occorre per questo una guida diversa ed un diverso motore e più che altro fare chiarezza sulla quantità di energie economiche a disposizione,cosa questa che non è mai stata fatta lasciando così la manifestazione alla libera bravura dei singoli che non è mai mancata.Tutto questo non si cambia dall’oggi al domani beninteso ,ma è la politica che lo deve inquadrare e decidere ma mi sembrerebbe che finora si sia deciso di non decidere.E allora di quali tavoli delle cultura parliamo e chi deve essere coinvolto ? Perchè dire di pittori, scultori, musicanti e fotografi ecc ecc sono solo parole che rimangono quelle che sono.Difatti eccoci qua.
Carlo, il Lars Rock Fest è un grande evento, l’unico grande evento che c’è a Chiusi e trae la sua forza, oltre che dalla proposta musicale di livello alto, anche dal fatto che E’ GRATUITO. Ci sono state band americane o inglesi che sono venute al Lars proprio per questo. Non è un fatto secondario in un periodo in cui anche la musica è spesso ostaggio delle leggi del mercato… E non a caso il Lars ottiene riconoscimenti e sostegni finanziari più consistenti di altre manifestazioni locali. Ma detto questo la proposta contenuta nell’articolo è proprio quella di mettersi intorno ad un tavolo – tutti: artisti e operatori/organizzatori – per ragionare su cosa e come fare per migliorare l’offerta, la fruizione degli eventi. Una proposta che come primapagina facemmo già nel 2012 e che nessuno raccolse se non la giunta Bettollini, qualche anno dopo (2017) riuscendo però solo in parte nell’intento. Secondo me adesso è il caso di riprovarci. Chiusi di carne al fuoco sotto l’aspetto culturale ne ha abbastanza. Bisogna solo stare attenti a non farla bruciare e andare in fumo…
Tu probabilmente penserai che io mi sia intestardito con il Lars Rock ma ti assicuro che non è proprio così, però tengo che venga valutato ciò che ho già scritto ed anche la tua risposta su questo argomento. Purtroppo le condizioni per aprire anche a tutto il resto delle iniziative cozzano contro un solo fatto che per quanto riguarda Chiusi tutto questo fagociti una parte non poca delle risorse,che ti ricordo sempre -perchè nel tuo discorso sembra essere dimenticata tale condizione- e che per natura dello spettacolo che viene messo in piedi dura tre giorni ed allora c’è da chiedersi anche-dal momento che si sostiene che anche questo faccia parte della cultura-che venga valutato o un ridimensionamento di quanto viene sborsato per tale spettacolo dalle casse pubbliche quando ci sarebbero di certo altre priorità-del resto sempre pubbliche – e se vuoi te ne faccio un elenco quasi interminabile che il sottoscritto metterebbe come credo mettano la maggior parte dei cittadini anche se non si esprimono, ben prima del Rock e questo succede per la incredibile idea che porta a concepire ed a pienare dei vasi di soddisfazione di pochi,che seppur leciti, alimentano anche dissapori nella popolazione e siccome insisto su questo motivo di ETICITA’ pur non essendo il portavoce di nessuno di chi mugugni- e ti assicuro che ce ne sono-trovo che continuare a fare orecchi da mercante e poi sentire che si auspichino i tavoli della cultura quando si sono tolte risorse per far piacere a pochi ti ripeto che alla fine mi sembra una presa per i fondelli e basta, perchè tale condizione non partorisce altro che l’esistente e cioè quello che è stato detto. Punto.Fermo restando che non si possa provvedere a tutto ed a coinvolgere in maniera decente presentazioni di spettacoli,mostre ed incontri poichè oggi le iniziative costano bei soldini allora sarebbe cosa ben fatta iniziare a pensare alla sistemazione di locali come la Saletta del Teatro che è una delle cose che per prima vi salta in mente , acquistare teche espositive, strutture per appendere opere e personale adeguato che sappia individuare sia le fonti culturali sia le priorità, sia individuare dove sterzare i soldi.Credo che converrai che la musica Rock non sia tutto ma qui caro Marco sembra quasi che se si riparametrasse la spesa, il cespite Rock ridimensionato a favore di tanto altro spingerebbe Chiusi nella palude Stigia….ma che teste hanno chi decide tutto questo ? Perchè c’è chi decide tutto questo ed approva….Ed allora vedi che si tratta di cultura politica che manca e che non si è all’altezza della situazione ? Piace il Rock ? Bene , nessuno chiede di toglierlo dalla lista ma non può assolutamente assorbire tali risorse perchè chi dà il proprio assenso a tutto questo soffre di un vizio che và dallo strabismo culturale all’interessamento al proprio giubilo di piacere ricevendo una dedizione da parte delle istituzioni che è oltre ogni limite quando si decide di gestire risorse in base a tematiche di cultura, ritorni, arricchimento culturale della gente.Ma cosa li faccio a fare tali discorsi se poi un turista capiti a chiedere come si arrivi alle tombe sparse per la campagna e gli viene risposto che la visita sia talmente macchinosa da far passare la voglia anche agli Schliemann del XXI secolo che hanno deciso di venire a Chiusi per vedere le sue vestigia ? Sai a questi cosa gliene frega di gente che suona per tre giorni e prende migliaia di euro ? Ed allora non barattiamo il sacro col profano e prendiamo seriamente a pensare che se nei paesi circonvicini che diciamo sempre per tante volte che hanno tutti in misura minore di Chiusi vestigia storiche degne di essere visitate,come vedi la questione centrale sono le persone e la loro capacità di programmare interventi che possano ricollocare l’importanza al posto giusto che spetta alla nostra cittadina. Se fin’ora questo non è stato fatto e sono state spese (se si facesse la somma di tutto) cifre enormi senza raggiungere gli obiettivi questo è dovuto senza nessuna ombra di dubbio alla mancanza di cultura di governo di un paese.Ed allora ancora si insiste con visioni provincialistiche perchè forse è senz’altro più facile dare 25000 euro ad una banda musicale per tre giorni che pensare a come risollevare la cultura e l’economia. I discorsi alla fin fine sono questi e non stanno in altro luogo.Nessuno è perfetto beninteso,ma perseverare-perchè qui si tratta di anni- con i soliti discorsi fritti e rifritti mentre il mondo intorno si adegua e cambia fà anche abbastanza male allo spirito e non c’è più sordo di chi non voglia sentire. Il problema però è anche quello che quando la popolazione sente, ascolta, s’informa e poi tutto ritorna nel buglione come prima cosa vuoi che ne venga fuori se non quello che hai detto tu quando parlavi di invidie, di rosicamenti, di ostracismi, di demotivazioni. Quanto succede che potrebbe smentire tutto questo e che è positivo rispetto a tali problemi è che una piccola fetta di popolazione invece si impegna, crede e si mobilita ma se l’acqua del fiume per la maggior parte confluisce in un laghetto, come diceva un mio amico ora scomparso : ” l’acqua è poca, anzi scarseggia e la papera non galleggia”. Ed oggi la papera per farla galleggiare ci vuole l’acqua ed è finito il tempo delle nozze con i fichi secchi e soprattutto ritengo che si debba abbandonare il comportamento da parte dell’ente pubblico di fare promozione invogliando i giovani ed i potenziali portatori di cultura a fare le cose e le iniziative facendo loro frugare le tasche, magari con promesse future che involvono le persone e che non hanno nessun seguito. Gente che da una mano ed anche cento mani alle feste paesane facendosi anche ”il mazzo” magari anche disillusi da una politica culturale che rimane asfittica e che non cambia le persone dal di dentro.Il primo motore dopo l’individuo e le sue iniziative dovrebbe essere l’ente pubblico ma per una politica che serva davvero ai propri cittadini a crescere e diventare adulti e quindi se si spendono soldi e risorse queste devono risultare proficue nell’educazione e nel divertimento che hanno sempre un ritorno prettamente culturale.Se non si capisce questo che tavoli della cultura vuoi fare ?
I tavoli degli Stati Generali dovrebbero servirebbe discutere di tutto. Compresa la destinazione delle risorse. Secondo me, dati i risultati dell’evento il Lars meriterebbe ancora di più. Non perché è un festival rock. Ma perché è un evento fatto bene. Se ci fosse un evento simile sull’opera lirica, e ottenesse gli stessi risultati, io sarei per finanziare in egual misura anche quello. Ma ci sono altre cose su cui discutere. Noi come primapagina abbiamo allestito e presentato in tre comuni uno spettacolo teatrale, che ha riscosso apprezzamenti. Se ne fanno parecchi di spettacoli teatrali. Di vario tipo. Tutti meritano attenzione e sostegno. Ma… Una cosa è mettere un scena un classico, o un testo di autore noto, altra cosa è allestire uno spettacolo con testo originale, musica originale, creata ad hoc. Può piacere o non piacere, ma a mio avviso il fatto che in loco si creino spettacoli originali mettendo in vetrina talenti e creazioni locali, è un aspetto su cui ragionare… Non per dire bravo a chi lo fa, ma per capire che tipo di giacimenti culturali esistono, fin dove ci si può spingere, quanta creatività sommersa c’è e si può tirare fuori… Secondo me la cultura è la strada maestra per risollevare la città. Perché, insieme allo sport è l’unico settore che mostra vitalità.
Dal momento che il Lars Rock ” meriterebbe ancora di più” ti ricordo che i romani sostenevano il detto : ”mors tua vita mea’.Bene, allora se meriterebbe di più ancora, io-come dicevi spesso tu- mi arrendo e mi dichiaro prigioniero politico.
Carlo, se ci si limitasse a redistribuire le risorse e dunque la spesa tra le diverse iniziative, ciò porterebbe inevitabilmente a impoverire anche le iniziative migliori. Al contrario le risorse e la spesa per sostenere iniziative culturali dovrebbe crescere. Solo se si investe poi si raccoglie. E più si investe, più si raccoglie. Il Lars ne è la prova provata. Il Palio di Città della Pieve o il Bravio di Montepulciano raccolgono più dei Ruzzi della Conca. E ti assicuro non è solo una questione di “contesto”. Né tantomeno di storia, perché le due manifestazioni hanno solo 7 anni più dei Ruzzi…
La tua risposta ” che più si investa e più si raccolga” appunto sottintende ciò che hai sempre sostenuto e che evidentemente il Rock sia un attività culturale fra quelle che RENDONO di più ( cè da domandarsi a chi ?) – e scelta guida di tutte le altre, che se guarda caso rimangano indietro questo voglia dire che le risorse per queste ultime siano limitate e che ci sia bisogno-come dici- di aumentarle,cosa quest’ultima guarda caso che nella politica culturale di Chiusi è di fatto molto evanescente e rara.Bene, il mio discorso sulla mia risibile e dichiarata ”prigionia politica” è alla luce di tutto questo confermato.Vedi Marco, il tragico è che poi col tempo ci si lamenti se Chiusi non decolli.Non è il Rock in se stesso con il quale sembra che io me la prenda perchè abbia qualcosa contro la musica oppure altro che gli giri attorno, ma è la manifestazione di un costume invalso da tempo nella politca chiusina e nel suo sostenerla che si rivela deleterio per forme sclerotizzate di modi di pensare. Quando talvolta si dice” Chiusi di nome e di fatto” si pensa a tutto il lasso di tempo-almeno qualche decade- nel quale abbiamo assistito al degrado culturale della nostra cittadina ma nota che nello stesso momento si declamava che avrebbe avuto tante possibilità, anche superiori ai paesi circonvicini. Se il metodo è questo di affrontare le cose(attenzione dico io:” anche QUESTA E’ POLITICA !” ) allora siamo al degrado più completo nel modo di leggere la realtà. Ma chiaramente questo è solo un mio parere e non pretende di essere la verità oggettiva che sembra essere la tua visto che nonostante tutto se dipendesse da te- come tu stesso affermi- destineresti ancora più risorse al Lars Rock Festival. Poi glielo spieghi tu a coloro che si fanno il mazzo e che sicuramente nutrono delle aspettative sul piano dell’occupazione, sul piano della creatività e dell’accrescimento culturale di un paese che porterebbe quasi sicuramente al famoso ”moltplicatore” la ragione per la quale siano anni che non si veda la luce in fondo alla galleria nel settore chiamato della cultura ? Una battuta divertente se mi è concesso riportarla nei miei ricordi scolastici di Chiusi ai tempi dell’istituto Tecnico F.Redi: un compagno di classe fu beccato dall’insegnante di Matematica Finanziaria (un vecchio colonnello in pensione) mentre in classe durante la lezione suonava una fantomatica trombetta da lui fatta col cartone che faceva ” ta ra ta ta ta”.Il Prof. rivolgendosi accigliato verso di lui gli disse:” dimmi una cosa ma quando domani forse sarai al lavorare in banca ed un cliente ti dirà scontami questa cambiale, tu cosa gli risponderai ta ra ta ta ta ?? !! Questo amico è tutt’ora vivente e potrebbe confermare. Il senso che alla fine ne esce da questa battuta è quello della differenziazione di ciò che sia cultura e di ciò che possa essere un pseudonimo od un surrogato di questa,dove nel contesto attuale ormai siamo abituati ad interpretare ” la cultura” come contenitore dova possa bollire ogni cosa.Questo non credo che possa essere il metodo giusto riservato al futuro delle giovani generazioni e per confortare questo basta vedere ciò che venga fatto veicolare anche dai TG dei canali principali nei quali un buon 20% dello spazio dedicato agli eventi e notizie riportate riguarda le notizie sportive ed i concerti rock. Chiediti il perchè e cosa ci sia dietro se non quello che volgarmente si chiami il rimbecillimento tendenziale dei cervelli. Difatti siamo al punto che tutto questo la si chiami alla fin fine ”cultura” con la convinzione della maggioranza delle persone che così sia. La rinuncia a pensare anche in termini politici passa da questo varco obbligato, ma secondo te è casuale ? E allora codeste impostazioni di cui parli a cosa servono quando non c’è più distinzione nelle menti fra BISOGNI E DIVERTIMENTO E QUANDO IL DIVERTIMENTO DIVENTA UN BISOGNO IN MODO CHE VENGA PROFONDAMENTE SOSTENUTO DAL CONSESSO AMMINISTRATIVO E QUINDI PUBBLICO ED ANCHE PROFUMATAMENTE FINANZIATO RISPETTO A TUTTE LE ALTRE ATTIVITA POSSIBILI ? Questa è la realtà che abbiamo intorno, non il suo contrario.Ecco uno dei motivi principali per il quale il nostro sistema è alla frutta e la gente accetta silente le sue impostazioni, poi anche alla fine lamentandosi.Non c’è più nei cervelli la dimensione di ciò che possa essere il bene e l’apporto allo sviluppo ” del personale” che una volta si diceva che fosse ” politco ”. Ma a noi che ci reputiamo ”essere di sinistra” spesso ci viene rinfacciata tale visione perchè si tenta di trasportare il tutto nel tentativo di fargli assumere un contesto ”personale”, ”una intoccabile libera scelta” che sembra invece che alla base non ci sia. E questo il passaggio proprio del fare a meno della critica e quando se ne fà a meno si è fottuti, perchè ciò che vince è il sistema. Se non si è capito questo ” inganno culturale ” che usa il sistema nei confronti di principi che possano nuocergli si và solo all’accettazione acritica dell’esistente, anzi trovandogli delle motivazioni anche ”culturali” ed imponendole prima a livello mediatico poi quando le si siano assunte al nostro interno basta poco per passare al di là del muro.E questa è la forza del sistema che corrisponde alla nostra debolezza e di cui ci facciamo quasi sempre portatori salvo rimpiangere il passato,che come esempio da tener presente serve a poco, anzi a nulla. In tal modo siamo perdenti.Tutto questo che ho fatto ti sembra un ragionamento troppo contorto ed inefficace e più che altro fuori dal tempo ?
Carlo che il festival rock di Chiusi, non il rock in generale, “renda” e “raccolga” più di altre iniziative culturali lo dicono i numeri non io: basta vedere le presenze, il numero di pasti serviti, il numero di posti letto occupati, il numero di persone impegnate nell’organizzazione, poi lo dice anche il “ritorno mediatico”, cioè le citazioni e recensioni su riviste specializzate, giornali e siti web, passaggi in radio e Tv. Infine lo dicono anche i nomi degli artisti che vi partecipano, i quali se il festival fosse una cazzata come tante, non vi parteciperebbero. Lo dicono infine i contributi che il festival negli anni ha ottenuto da Regione, Ministero ecc. Poi, tutto il resto, come scritto nell’articolo, non è acqua e va/andrebbe sostenuto ugualmente. Quantomeno in proporzione, valutando non solo ciò che ogni iniziativa “sposta” o “muove”, ma anche il valore intrinseco che ha, sul piano della qualità, dell’originalità, del sedimento che lascia… Ed è esattamente di questo che mi piacerebbe discutere, in sede pubblica, tutti insieme. Gli Stati Generali a questo dovrebbero servire. Il problema è che li stiamo facendo, qui, tu ed io. E così serve a poco…
Presente