CHIUSI, IL FILM “IO CAPITANO” DI GARRONE, PER PARLARE DI MIGRANTI E ACCOGLIENZA
CHIUSI – Si parla molto in questi giorni dei migranti, dell’hot spot di Lampedusa, degli sbarchi che avvengono a decine e decine al giorno, dei CPR, i Centri per il rimpatrio, che sono in sostanza campi di concentramento e centri di detenzione. Della trovata inventata dal Governo Meloni di far pagare una “cauzione” di cinquemila euro per non finire in un Cpr…
Se ne parla molto anche a Chiusi perché da qualche settimana è attivo il Centro di Accoglienza ricavato in un edificio sequestrato alla criminalità organizzata e gestito dalla Misericordia e sono una trentina i giovani africani che vi alloggiano. Una trentina in aggiunta alle molte decine che già sono alloggiate presso altre strutture della Misericordia dislocate qua e là nel territorio, da Chiusi Scalo alla zona del Lago a quella delle Tombe Etrusche: africani dell’area sub sahariana, ma anche del nord Africa, poi ci sono i pakistani. Parecchi anche loro…
Mercoledì prossimo, 27 settembre, presso la Multisala CLEV Village alle ore 20,40 si terrà un’iniziativa sul tema: una proiezione speciale del film “IO CAPITANO”, di Matteo Garrone, premiato al Festival di Venezia con il Leone d’argento per la regia e il premio Marcello Mastroianni come attore esordiente a Seydou Sarr ed è anche candidato all’Academy Awards come miglior film internazionale. Interverranno alla proiezione il sindaco di Chiusi Gianluca Sonnini, Aldo Ciani della Ong Mediterranea e il presidente della Misericordia Roberto Fè.
Un evento voluto dal Comune per sensibilizzare i cittadini sul tema dell’immigrazione e delle migrazioni epocali cui stiamo assistendo.
L’Ong Mediterranea è impegnata dal 2018 nel soccorso via mare e via terra ai migranti in fuga da paesi in guerra, teatro di colpi di stato e violenze, da paesi colpiti da carestie, siccità, desertificazione e depredati delle loro risorse dai governo de mondo ricco e dalle multinazionali
“Con il film ‘Io Capitano’ – afferma il Sindaco Sonnini – il regista italiano affronta il tema dei migranti, un argomento sensibile che fa sempre discutere e che in queste settimane sta raccogliendo particolare interesse anche nella nostra comunità ed è anche per questo che abbiamo sentito la necessità di promuoverne la visione.
Io Capitano è un film che si preannuncia bellissimo ed intenso, la presenza alla proiezione del dott. Ciani attivista di Mediterranea e di Roberto Fé, presidente della Misericordia di Chiusi che si occupa da tempo della gestione dei migranti che raggiungono il nostro comune. Sarà una occasione importante per molti di noi per approfondire e capire ancora meglio il tema”.
Per partecipare alla proiezione è sufficiente acquistare il biglietto (ingresso unico € 4,00).
Il tema, come dicevamo, è caldo. E anche a Chiusi e in tutti i paesi della zona la presenza di molti giovani arrivati in Italia coi barconi o dopo viaggi estenuanti e durissimi, spesso attraverso il deserto è piuttosto evidente. Amministrazioni locali e associazioni volontaristiche (come la Misericordia, ma ce ne sono anche altre), fanno il possibile per rispondere ad una esigenza di accoglienza, sollecitata anche da organi superiori come la Prefettura. Ma il fatto che i “rifugiati” ospiti delle varie strutture di accoglienza, siano in pratica “posteggiati”, lasciati lì in attesa non si sa di cosa, senza alcuna occupazione, anche di quelle “socialmente utili”, fa storcere la bocca alla gente del posto, che non comprende e mugugna, creando barriere psicologiche e anche – diciamolo – sentimenti di diffidenza quando non apertamente ostili verso quei ragazzi più meridionali di noi…
E’ successo in questo inizio di anno scolastico, per esempio, che alcune scuole elementari si siano viste “scaricare” addosso un numero consistente di ragazzini (nordafricani, eritrei, somali, sub sahariani) alloggiati insieme alla madre, a qualche fratello o parente nei vari centri di accoglienza. Ragazzini che ovviamente – e non è certo una colpa – non sanno una parola di italiano, non capiscono l’italiano, molti non sono andati mai a scuola e non sanno neanche tenere una matita in mano, fanno fatica, per motivi più che ovvii, a integrarsi con gli altri compagni. Per i docenti, lasciati soli a gestire questa nuova “emergenza” un problema immane che si ripercuote pesantemente sull’attività didattica.
Lo Stato che accoglie e organizza in qualche modo le strutture di accoglienza, insieme ad associazioni umanitarie, non può limitarsi a “incarcerare” tutti quelli che dovrebbero essere rimpatriati e non può scaricare sulle comunità locali (Comuni, scuole primarie ecc.) la patata bollente come se quei bambini fossero pacchetti postali da mettere in un magazzino non persone che hanno bisogno di aiuto. E a nostro avviso anche “delegare” tutta la partita dell’accoglienza e della “gestione” dei rifugiati a soggetti privati (anche le associazione umanitarie sono soggetti privati) è una soluzione discutibile. Il rischio è che si crei un business (per i privati) a fronte di un servizio e di condizioni non sempre dignitosi per i rifugiati, quanto a posti letto, vitto, acqua calda ecc.
Ma la cosa peggiore e che crea incomprensioni e malumori tra la cittadinanza è vedere quei giovani ospiti lasciati soli a girovagare. Possible che non si riesca a trovare un modo per impegnarli? Cos’è che lo impedisce? Se ci sono norme farraginose che non consentono un impiego dei rifugiati si cambino quelle norme, i Comuni alzino la voce, si facciano sentire. L’onda migratoria non si ferma con le mani…. ma anche la diffidenza, il malcontento, le derive razziste non si fermano dicendo “noi siamo per l’accoglienza”. L’accoglienza è giusta e sacrosanta e va garantita. Ma va gestita e indirizzata verso l’integrazione. Il semplice buonismo caritatevole non basta.
…ma sarebbe lecito anche pensare che l’associazionismo che impiega le proprie strutture e riceve i soldi dallo stato alla sovvenzione di 35-38 euro a migrante si debba mettere a confronto con una realtà variegata di altri stati dell’ Europa che di euro a migrante ne percepiscono 25 come credo sia la Germania ? Perchè tali differenze ? Qualcuno ha pensato che l’assistenza ai migranti possa essere un business come tutte le cose che trattate in italia trovano soluzione e si mantengono con soldi pubblici perchè vale il concetto che i soldi pubblici sono di nessuno mentre i soldi privati sono del privato.E’ una bella storia codesta…..
La questione è malposta all’ origine. Quando si parla di “centri di accoglienza”, che sono in buona sostanza strutture spesso fatiscenti in cui quelle persone sono lasciate senza uno scopo, né una prospettiva, totalmente avulse dalla società circostante, che accoglienza è? Si dirà: sempre meglio che lasciarli morire in mare o di stenti nei paesi da cui provengono. E qui arriviamo al vero nocciolo del problema: occorrerebbe creare le condizioni affinché tutte queste persone non abbiano la motivazione a venire via. Un gigantesco “piano Marshall” per l’ Africa, che promuova sviluppo e benessere, di cui si faccia carico l’ intero resto del mondo, o quantomeno l’ intero occidente (dato che Cina e Russia hanno tutto l’ interesse a che le cose restino come sono). Impossibile? Se lo si vuol fare no: ricordiamo che giusto l’altro ieri c’ erano paesi molto più vicini a noi che di fatto erano quasi nelle stesse condizioni. Accogliere in tutta Europa qualche centinaio di migliaia di persone, che già sono troppe, è come pensare di asciugare il lago di Garda con un cucchiaio da minestra.
X Il Sig. Giangiacomo Rossi. Teoricamente il suo discorso non fà una grinza e credo che nessuna persona dotata di normale intelligenza potrebbe contestare.Il fatto reale è che il piano Marshall che conosciamo noi e che su di noi europei è stato applicato dopo la fine della guerra abbia risolto solo in parte le nostre discrepanze sebbene nell’areae dell’Europa si partiva già allora da una intensa industrializzazione e le società tutte erano ad un certo livello di sviluppo, pur contenendo anch’esse sacche di sottosviluppo(come il sud Italia, la Spagna, la Grecia e diversi altri paesi ).Ancora oggi nell’Europa del post-industriale la situazione che impera non è rosea dovuta a molti fattori e non solo alla diversità culturali, industriali delle nazioni, ma anche al modo di produzione ed alle diversità fra ordinamenti statali. Paragonare tutto questo per l’effettuazione di un Piano Marshall per l’Africa, affinchè quel mondo e quelle popolazioni rimangano a casa loro e fruiscano di un benessere dato dalla applicazione di uno sviluppo del lavoro industriale credo che sarebbe un idea balzana il cui esperimento in attesa di un traguardo di sviluppo possa superare almeno i 150-200 anni anche ai ritmi odierni.Tutto è possibile-mi dirà lei- e se non si incomincia non si và da nessuna parte, ma oggi un sistema occidentale come il nostro che è in piena crisi su tanti settori e che richiede risorse finanziarie immense basate sulla solidità dell’economia,una economia-pensi bene- senza risorse energetiche importanti su cui poggiare,potrebbe permettersi un Piano Marshall di creazione di strutture ed infrastrutture per poco meno che 1 miliardo di uomini nei prossimi anni ? Eppure qualcosa occorrerebbe fare, ma non vorrei che tale necessità a breve e medio termine possa oscurare ed invalidare quella che più conta e che è quella a lungo termine se non altro per i frutti che possa dare.Quest’ultima purtroppo non fà parte della nostra cultura poichè il nostro sistema è impostato con una teoria che il capitale investito deve ed è obbligato a fornire una resa subito o comunque in un ciclo economico molto breve,cosa questa che i tempi lunghi di resa di questo fantomatico piano Marshall non consentirebbero per ovvie ragioni poichè fra l’altro si tratterebbe di amalgamare lingue, culture,aree deseriche con decisioni economiche ancor oggi ritenute impossibili ad effettuarsi. Veda per esempio l’intervento della Cina in Africa: non sò se la Cina espleti una attività prettamente ”predatoria” nei confronti dell’Africa,sostanzialmente per adesso non credo, ma di certo stà programmando a lunga scadenza, come quasi tutti i suoi interventi fuori del proprio territorio, e questo-se mi consente- è una peculiarità tutta cinese che non è affatto simile alla cultura occidentale che esige tutto e subito e che determina il rinnovamento del capitale al massimo per pochi cicli produttivi.Quando alle spalle esiste una struttura che può ”attendere” che si verifichino i fatti, credo si parta da una posizione di forza, che l’Occidente non possa attualmente permettersi proprio per come è concepita la sua struttura produttiva ed i cicli di rinnovamento del suo capitale.Un sistema autoritario come quello della Cina indubbiamente esce favorito in un tale confronto di forze se si guarda al futuro. Ed è qui la chiave. Mi sembra che proprio per tali motivi che si riassommano fra loro e dai quali ne esce la considerazione che l’Africa non è che esploderà ma che sia già esplosa e che tale esplosione inizi a dare i suoi frutti che le nostre politiche che noi crediamo possano essere vincenti se applicate all’area del Mediterraneo sono e saranno qualsiasi cosa noi si faccia, nettamente insufficienti.Il risultato ? L’impossibilità del sistema produttivo a capitalismo avanzato di poter provvedere le evenienze future per cui tali evenienze verranno represse con la forza,con le guerre, con le malattie.In pratica il sottosviluppo di coloro che assediano il fortino e che produrranno anche la deflagrazione degli abitanti del fortino : cioè crisi sempre più violente fino al depauperamento anche di quello che la scienza economica moderna individua come facoltà dello sviluppo, quando il risparmio non produce più investimento ed il motore si ferma perchè consuma la base di se stesso.
Il fatto che non sia né facile né veloce è pacifico, ma da qualche parte si deve pur iniziare. Magari concentrando sulle zone dove sono le maggiori emergenze. Giustamente, il primo ostacolo è l’ enorme “tempo di rientro dell’ investimento”: la famosa massima di Keynes, in proposito, recita “nel lungo periodo siamo tutti morti”. Di certo, se la situazione resta questa, anzi, peggiora, perché il tappo è saltato solo adesso, a qualcuno di quelli che, come dice Lei, comandano il fortino prima o poi verrà in mente l’ utilizzo delle armi nucleari. Immagini cosa accadrebbe se si mettessero in fila per partite 100 milioni di persone, motivate a entrare PER FORZA. È evidente che la possibilità di accoglierle tutte non ci sarebbe, e che non potrebbe essere la sola Europa a farsi carico del problema.
Si può accogliere ed integrare qualcuno soltanto se si hanno unità soddisfacenti per garantire un servizio adeguato. Il primo step è assumere più personale volto a tale scopo nelle strutture di accoglienza, educative e sanitarie. Che si aprano posizione lavorative idonee, l’ Italia ha ottime risorse umane da impiegare, che il governo abbia il coraggio e la lungimiranza di svolgere una vera politica dell’integrazione fornendo un servizio idoneo e all’ altezza di questa grande emergenza sociale.
Non voglio ritornare a discutere di massimi sistemi ma quello che dice lei è esatto ma la considerazione non si ferma lì ma investe un proseguo di domande che pur essendo ineludibili, oggi non hanno risposte e forse non le avranno nemmeno un domani.Il fatto che da qualche parte si debba pur iniziare lo condivido ma questo-secondo me- dovrebbe far parte di un complesso di regole che sono all’interno di un sistema economico e questo per il momento non esiste in quanto il sistema è uno solo ed è mondiale e funziona solo se ricava un profitto mobilitando i fattori della produzione.Tutto ha un limite quindi, sia la limitatezza di risorse sia quella realtà di cui parlavo le altre volte precedenti che è la caduta tendenziale del saggio di profitto.La vedo dura ed è per questo che sono pessimista sul futuro sia immediato sia a medio termine per il semplice fatto che complessivamente la carica di violenza nel mondo credo che sia destinata ad aumentare proprio per la natura di questo sistema mentre un altro nuovo non è ancora nato perchè le alternative sono state già consumate e resta solo la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie fra i popoli.Ma a questo giro la guerra rischia di essere totalmente distruttiva per l’uso delle armi che sarebbero impiegate se una delle due parti (mondo sviluppato e mondo sottosviluppato) continuano a funzionarecome hanno funzionato fino ad oggi.Altre alternative non le vedo se non quella che il mondo ricco trovi il mezzo per cedere parte della propria richezza agli altri e trovi esso stesso le modalità per farlo, ma la vedo dura, anzi impossibile se non venga obbligato a farlo con la forza.Se così non sarà, il contrappeso a questo sarà l’ecatombe umana perchè una cosa mediata in qualche modo in tale situazione la ritengo pura fantasia e quando il Papa dice che la terza guerra mondiale è già cominciata credo che tutti i torti non li abbia.Ciò che succede oggi in Ucraina è parte di tale conflitto,anche se localizzato oggi, perchè i problemi dai quali sono scaturite quelle difficoltà sono parte di un conflitto più grande e della lotta per la conquista di nuove energie per il controllo e per l’acquisizione di nuove fonti energetiche delle quali oggi beneficiano solo certe nazioni mentre la razionalità umana e la scienza ci direbbero che le ricchezze della terra sottoforma di riserve energetiche dovrebbero essere di tutti anche degli stati dove nel sottosuolo per esempio non esistono,quindi è l’uomo che con la rapina fin’ora ha fatto sì’ che si siano trovate ed evocate le condizioni per le quali ci si possa appropriare del capitale di tutti facendolo certificare anche dalle sue leggi.Fin’ora siamo a questi punti , ma sono punti nei quali la curva dell’evoluzione comincia ad invertire la propria rotta e quando il sinusoide punta verso il basso vuol dire che per parecchi è un casino.
X La Sig.ra Paola. Io credo che le risorse umane non manchino ma credo che finora in una amministrazione dello Stato e soprattutto della politica che viene da anni di disastri e che ha dato spazio decisionale ed economico durante il CONTINUO MARASMA a tutte quelle che io chiamerei ”entità profittatorie” delle situazioni che costruiscono fortune sull’amministrazione dei migranti attraverso la cessione di soldi pubblici come sicuramente è una certa parte dell’associazionismo che fa leva su concetti di solidarietà indistruttibili e giuste che trovano posto nella cultura delle persone ma che allo stesso tempo lucra ed ammassa profitti sulle rette giornaliere ad ogni migrante(si veda la differenza con i 25 Euro a migrante della Germania per esempio ed i 38 Euro dell’Italia),ritengo che questo sia un costume tutto italiano per il quale i problemi continuano ad incancrenirsi. Uno stato che si rispetti finanzia,costruisce e mette a disposizione le proprie strutture senza ricorrere a privati od a terzi e dà lavoro a moltissime persone e cosi automaticamente si rende scevro da condizionamenti soprattutto di natura politica. Se guardiamo in Italia tutto il più corposo associazionismo è prosperato su questa onda e concezione dello Stato che sia impotente a fronteggiare le problematiche e che ”per fortuna esiste l’associazionismo”. In tal caso è proprio quest’ultimo che risulta un ostacolo al cambiamento delle situazioni ed a farle incanalare verso condizioni più normali e più giuste.Abbiamo assistito negi anni al formarsi di due entità quasi contrapposte istituite indirettamente dalla politica e colorate dei due maggiri colori del panorama politico che avevamo davanti: il Rosso ed il Bianco e la maggior parte della gente è portata a ragionare vedendo la realtà e ritiene che ”meno male ci sono loro diversamente come faremmo”….questo è il discorso che si sente fare comunemente. Intendiamoci bene, io ritengo che non è che l’associazionismo non debba essere espletato ma lo Stato e le sue protuberanze di Comuni e Regioni devono fissare dei limiti a questa attività e non delegare alla politica ma in effetti non solo oggi ma da anni avviene il contrario con l depauperamento delle strutture statali che non vengono rinnovate per mancanza di risorse e di contempo con l’affidamento dei problemi alle strutture private che lucrano sul servizio che rendono.Lo Stato quindi, che è la massima espressione della volontà e dell’interesse popolare viene meno di fronte al depauperamento delle risorse e di contempo di fronte all’invasione nel proprio campo da parte diell’associazionismo cooperativistico e di quello anche religioso.Tutti i discorsi credo che come si dice” stiano a monte” e tutto questo panorama di tali problematiche segni anch’esso l’invadenza del ” singolo sul collettivo”.Sarebe lo Stato stesso che dovrebbe controllare e sorvegliare ma lo Stato in decenni e decenni di malgoverno è stato penetrato da forze che hanno fatto girare i propri molini con ” l’acqua di tutti” nella disattenzione generale della gente e soprattutto dei ceti popolari che oggi vedono assottigliarsi le possibilità di reddito e che reclamano quando i buoi sono usciti dalla stalla,non accorgendosi che così facendo fanno l’interesse di quelle stesse forze che hanno prodotto tutto questo e che ci vanno a nozze.Questa secondo me è la realtà.