E’ MORTA JANE BIRKIN: CON UNA CANZONE CI INSEGNO’ TUTTO QUELLO CHE POTEVAMO SAPERE SUL SESSO. E FECE LA RIVOLUZIONE
Ieri è morta Jane Birkin. aveva 76 anni. E quando ne aveva 23 era bellissima. Di una bellezza struggente, molto francese, anche se in realtà lei era britannica. Ho parlato dei suoi 23 anni, perché quando aveva quell’età sconvolse tutti insieme al marito Serge Gainsbourg con una canzone. In francese. Una canzone sussurrata più che cantata, che fece scandalo, non solo epoca. Era il ’69 (niente battute please) e quel brano fu più dirompente dello sbarco sulla luna di Armostrong, Aldrin e Collins… La canzone, un rock lento, quasi Strascicato, sulle note di un Hammond, era in sostanza la traduzione in musica di una scopata. Per nulla dissimulata. Solo la voce un po’ strozzata della Birkin apriva scenari che nessun fumetto erotico poteva evocare. Immaginate lo scompiglio. Tutto ciò che a quell’età potevamo sapere o imparare sul sesso, lo scoprimmo da quella canzone.
A Chiusi, non a Parigi e nemmeno a Liverpool, nel ’69 una giovane professoressa di inglese e francese alle Medie, insegnava le due lingue facendo ascoltare dei dischi agli studenti. Era di sinistra, molto di sinistra, e le piaceva rompere gli schemi. Il metodo di insegnamento però funzionava alla grande, non era solo di rottura. Noi ragazzi imparavamo senza dubbio di più ascoltando i Beatles e i Cream che non facendo traduzioni astruse.
Solo che tra i vari dischi, la prof ci propose anche Je t’aime… moi non plus di Jane Birkin e Serge Gainsbourg e Sympathy for the davil dei Rolling Stones, questi ultimi probabilmente le piacevano più dei Beatles. Apriti cielo. Qualche mamma timorata di Dio andò dal preside a protestare, il preside che era socialista, ma non proprio d’avanguardia, almeno quanto a gusti musicali, la redarguì pesantemente. Ci mancò un pelo che non la sospendesse dall’insegnamento. Cominciammo allora ad ascoltarli a casa quei dischi. A casa di chi aveva un giradischi, un mangiadischi di quelli arancioni, con il manico. Il mangianastri venne un po’ dopo. All’epoca avevamo 13-14 anni… Dopo, alle superiori, tale pratica continuò, per anni. Ci riunivamo per ascoltare in religioso silenzio i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Deep Purple… La prof che alle medie ci fece ascoltare Jane Birkin, la ritrovammo, io e qualcun altro, al liceo di Montepulciano. Era sempre di sinistra. Sempre molto brava, sempre molto innovativa nei metodi. E l’inglese lo imparammo abbastanza bene. Riuscivamo perfino a capire cosa dicevano le canzoni che ascoltavamo.
Questo per dire che c’è stato un tempo in cui la musica faceva scandalo, squarciava veli di ipocrisia e la scuola pubblica non si vergognava a cercare la rottura degli schemi facendo ascoltare anche quella musica, pur di insegnare bene ciò che doveva insegnare. Madonna che nostalgia…
m.l.
E molto vero ciò che dici perchè quella canzone fu una vera rivoluzione, ,una dissacrazione di ciò che era rimasto celato sotto i veli dell’ipocrisia clerico-sociale degli anni ’60,che ormai si erano aperti al mondo in maniera dirompente ed irrefrenabile sui rapporti sociali uomo-donna. Chi non ha vissuto quei momenti di apertura è difficile che comprenda l’atmosfera che vigeva, un residuo culturale e politico di ciò che proveniva dalle lotte degli anni ’50 ma sopite da una attento timore anche a sinistra di ciò che era inteso potesse essere una marea devastante ed incontrollabile che poteva pervadere le nuove generazioni. Ho una immagine nel mio archivio di Jane Birkin fotografata a Cannes nel 1975 durante il Festival del Cinema scattata da un fotografo sconosciuto che per me all’epoca diventò una icona,non tanto per ciò che la dissacrante e provocande attrice potesse rappresentare con la sua figura fisica molto femminile ma perchè indossa a tracolla due macchine fotografiche che per me erano divenute emblematiche di un percorso professionale bramato da anni: due corpi neri di Nikon F con pentaprisma all’epoca costosissimi dotati di due teleobiettivi Nikkor 300 mm.f/5,6 a fuoco fisso ed oggi forse verrebbe da sorridere come l’attenzione degli appassionati di fotografia come lo ero io all’epoca non fosse stata captata tanto da quella bellissima figura femminile bensì da due macchine fotografiche che la Birkin aveva indosso,due oggetti iconici di ”quanto” ne stava dietro e sui risultati tecnici che il loro impiego poteva consentire.La foto naturalmente non è la mia ma è entrata a far parte del mio archivio proprio perchè emblematica del ”life style” di quegli anni e credo anche pubblicizzata dalla stessa Nikon che si avvalse della notorietà della cantante.I motori Nikon Motor drive che consentivano scatti in successione completavano il quadro.Spesso durante le corse di automobilismo sportivo quando riuscivo ad entrare nei box degli autodromi oltre alle auto da corsa ed i piloti fotografavo le attrezzature dei fotografi sportivi che per me all’epoca diventavano vere e proprie icone. La foto di cui si parla può essere visualizzata su google cliccando
” Jane Birkin and Nikon” ma la disattenzione di chi l’ha inserita nel web ha fatto si che sia stata messa al contrario, cosa questa evidenziata dalla scritta Nikon sulle fotocamere.
E’ con dispiacere che ho appreso il decesso di una donna meravigliosacon quella voce suadente. Jane Birkin. E’ stata un’icona di tempi dellamia gioventù. Anhc’io no sono più giovane però le persone uniche come Jane non esistono più.
Per Giuseppe Valle. Il segno inequivocabile di ciò che lei dice è il fatto che ogni uomo o donna è figlio dei propri tempi.Questo vuol dire che le persone e ciò che esprimono venga plasmato ed è figlio dei rapporti umani e quindi sociali che i tempi riescono a caratterizzare in ognuno di noi.Ciò significa principalmente una cosa che mi preme far riflettere ai lettori e cioè quella che il modo di pensare riesce e si espleta a seconda del modo in cui ci si procuri da vivere.Questo si identifica in una sola parola: ”materialismo storico”. Ed è stata una legge vecchia quanto l’uomo e che lo caratterizza nel suo essere.