SERVIZIO DI SIENA TV SULLA FORNACE DI CHIUSI: LE IMMAGINI IMPIETOSE DI UN DISASTRO

lunedì 05th, giugno 2023 / 18:57
SERVIZIO DI SIENA TV SULLA FORNACE DI CHIUSI: LE IMMAGINI IMPIETOSE DI UN DISASTRO
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CHIUSI – La trasmissione si chiama “L’incompiuta” ed è un “focus” su opere incompiute, siti industriali abbandonati o dismessi. Va in onda su Siena TV, a curarla è la giornalista Susanna Guarino. La puntata andata in onda il 31 maggio scorso aveva come oggetto proprio un sito industriale dismesso e ormai fagocitato dalla vegetazione. Ma nel cuore di un centro abitato: la ex fornace di Via Oslavia a Chiusi Scalo.

Susanna Guarino ha chiesto al sottoscritto di farle da guida durante le riprese, di raccontarle un po’ di storia della fornace e l’ho fatto volentieri. Ma al di là di ciò che si dice nel servizio, che dura 24 minuti, la forza – dirompente – del servizio stesso è tutta nelle immagini. Non per sminuire l’ottimo lavoro della collega senese, che ha approcciato il tema documentandosi molto prima di partire per Chiusi, ma perché le immagini parlano da sole. Dicono molte cose. Anzi urlano. Gridano vendetta, verrebbe da dire.  Gli operatori che hanno accompagnto Susanna Guarino hanno infatti adoperato non solo la telecamera a spalla, ma anche un drone per le riprese dall’alto. Ne emerge un quadro desolante. Un’area totalmente degradata, con il vecchio opificio in mattoni risalente aglianni ’20 del’900 completamente distrutto e ormai quasi inesistente. In piedi c’èrimasta solo la ciminiera. Tutto il resto è un ammasso di ruderi, immerso nella sterpaglia che si è mangiata muri, scale, finestre e si sta mangiando pure tutti gli edifici circostanti: la palazzina che ospitava gli uffici, le case dei dipendenti, la fontana nei pressi del cancello di ingresso ormai invisibile. Completamente abbandonati, cadenti e fagocitati dai rovi anche l’opificio più recente in metallo e le pertinenze adiacenti, la pesa dei camion, la seconda ciminiera, più  bassa, ferraglie varie, lamiere, fusti, travature cadute, piegate, tettoie crollate…

Il servizio racconta la storia della fornace, la  sua fine dopo la metà deglianni ’70, il tentativo non riuscito di spostare la produzione nella parte più nuova, i vari progetti di cui nel corso degli anni si è  parlato senza che nessuno trovasse attuazione, i lavori recenti effettuati per consentire un eventuale recupero (vedi la diga a monte per evitare le alluvioni), le promesse, le”sparate” e le boutade propagandistiche di alcuni politici (vedi Scaramelli che parlò addirittura di esproprio quando era sindaco), il senso di smarrimento della popolazione di fronte ad una situazione del genere, a quel pezzo di storia sociale di Chiusi che sta scomparendo mestamente come quei templi antichi crollati e fagocitati dalla jungla.

Ma mentre la conduttrice parla e fa parlare il sottoscritto, le immagini che scorrono sono impietose. E raccontano in maniera inequivocabile una ferita aperta, che sanguina, che fa male. Non solo a chi – come il sottoscritto – vicino alla fornace ci ha vissuto, ci ha giocato da ragazzo, ci ha abitato con la famiglia quando ancora c’erano centinaia di operai e le giornate erano scandite dal suono della sirena, alle 8, alle 12, all’una, alle 17, ma a tutta una città. A tutti coloro che hanno avuto un familiare che ha lavorato alla fornace. E sono tanti.

Per anni – e il servizio lo ricorda – il recupero della Fornace è entrato nei programmi elettorali di tutte le forze politiche, adesso se ne parla meno. Quasi non se ne parla più. Adesso da recuperare c’è rimasto davvero poco. Quasi niente. Forse solo quella ciminiera. Il resto è sterpaglia e macerie, roba da demolire del tutto e portare via con le ruspe. Roba che così come è adesso è anche pericolosa e ricettacolo di animali (e Susanna Guarino ricorda anche le due battute di caccia al cinghiale che vi furono fatte nel 2016-17).

Non c’è più niente neanche da salvare come elementi di “archeologia industriale”, purtroppo. Le riprese del drone somigliano a quelle che diffondono i siti russi e ucraini su Bakhmut…  Anche se a Chiusi Scalo non c’è stato nessun bombardamento. O meglio,uno c’è stato, violento, ma il 21 novembre del’43, ottanta anni fa. Sulla stazione ferroviaria, non sulla fornace che rimase in piedi e intatta.

Il servizio è di fatto un grido d’allarme. O d’aiuto. Una esortazione ad intervenire, perché una ferita del genere in mezzo ad un centro abitato non si può vedere. Perché è un biglietto da visita che invita a scappar via, non a venire a Chiusi.

Nel servizio si ricordano anche alcuni recuperi di fornaci simili in altre parti d’Italia, di cui si è scritto anche su Primapagina… Ma a Chiusi la questione sembra essere uscita dall’agenda sia della politica, che delle stesse forze economiche. E’ vero che la ex fornace e l’area di pertinenza sono di proprietà privata, ma la politica non può trincerarsi dietro questo fatto per non intervenire in qualche modo, almeno per eliminare l’immagine di degrado e di abbandono che fa stringere il cuore e chiudere gli occhi.

Personalmente non posso che ringraziare Siena Tv e Susanna Guarino, non per avermi coinvolto, ma per il servizio che hanno proposto, per aver scelto di parlare della ex fornace di Chiusi Scalo, per averla riportata in superficie e all’attenzione dell’opinione pubblica. Per aver aììcceso i riflettori su un disastro. La Tv e la stampa servono anche a questo.

Marco Lorenzoni

 

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