CHIUSI, RESTAURATO IL MONUMENTO AI CADUTI. LA GIUSTA COLTIVAZIONE DELLA MEMORIA

lunedì 15th, maggio 2023 / 15:41
CHIUSI, RESTAURATO IL MONUMENTO AI CADUTI. LA GIUSTA COLTIVAZIONE DELLA MEMORIA
0 Flares 0 Flares ×

CHIUSI – Ieri, domenica 14 maggio, a Chiusi si è tenuta una cerimonia per i 100 anni del monumento ai caduti di Piazza Vittorio Veneto, da tutti conosciuta come “Il Prato”. L’opera realizzata dall’artista chiusino Luigi Betti fu infatti inaugurata il 13 maggio del 1923, anno I dell’era fascista.

La stele era dedicata ai morti nella Prima Guerra Guerra Mondiale. Successivamente sono stati aggiunti anche i caduti anche nella Guerra d’Etiopia e della Guerra Civile in Spagna del 1935-36 e quelli della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza. . Il monumento è un po’ diverso dai tanti dello stesso periodo e – ha ricordato l’assessore Mattia Bischeri – “rifuggendo una certa retorica trionfalista nella celebrazione della guerra, tipica di molti monumenti ai caduti dell’epoca, sceglie un messaggio di pace raffigurando una madre velata piangente e, nello specifico, la ‘Madre Etruria che piange i suoi figli. E la scelta della madre Etruria si allinea all’idea dominante dell’ideologia politica postunitaria, che vedeva negli etruschi i primi unificatori d’Italia…”.

Il monumento è stato ripulito e restaurato e ieri, nella cerimonia prima citata, ne sono state spiegate le tecniche e i passaggi.

La stele chiusina segnala anche la “damnatio memoriae” del regime fascista, con la “scalpellatura” dei fasci littori eseguita in concomitanza con l’aggiunta dei nomi dei partigiani del ’43-45. Così come segnala il fatto che la “morte in guerra” è una livella – per dirla con Totò – che mette sullo stesso piano nobili, borghesi, artigiani e contadini, soldati semplici e ufficiali, richiamati e volontari. Una livella che azzera le differenze sociali e di “casta”.

Insomma un monumento a suo modo particolare, meno retorico e bellicista di altri voluti a suo tempo dal Regime che si stava imponendo.  E in un momento come questo, in cui la propaganda bellicista viene sparsa a piene mani a reti unificate, anche un monito ad andarci cauti, con la guerra, perché la guerra fa male. La guerra è una  montagna di merda. La guerra fa piangere le madri che perdono i loro figli.

E ci ricorda, anche, il Monumento ai caduti di Chiusi, che anche pure noi italiani abbiamo fatto guerre giuste e guerre di aggressione, coloniali e di occupazione. L’esercito italiano in Etiopia era un esercito di occupazione, lo stesso in Grecia, in Albania, in Montenegro, in Russia.  In Spagna nel ’36 stava dalla parte sbagliata, come nella seconda guerra mondiale, fino all’8 settembre del ’43. Nel monumento di Piazza Vittorio Veneto a Chiusi c’è scritto anche tutto questo. Ed è scritto con il nome dei caduti. Alcuni caduti per una causa giusta, altri per scelte e idee sbagliate. Poi è anche vero che nobili e borghesi magari sceglievano da che parte stare, i contadini, gli operai, gli artigiani no. Loro venivano richiamati e mandati a morire come carne da macello. E queste cose è bene sempre tenerle a mente.

Al di là di tutto, comunque, ricordare il centenario di un monumento, restaurarlo e renderlo fruibile e più chiaro, fare cioè un’operazione di salvaguardia della memoria collettiva della città, è un atto meritorio, che merita approvazione.

Ora, dopo aver messo le mani al Monumento ai caduti, ci piacerebbe – come scrivemmo in un articolo di qualche mese fa – che venissero restaurate anche le epigrafi che si trovano sulla facciata del Palazzo Comunale e che il tempo ha “scolorito” e reso ormai illeggibili. A ognuna di quelle lapidi corrisponde un atto dell’amministrazione comunale dell’epoca. Ognuna ricorda una figura o un fatto storico, ognuna è un “tassello” della memoria condivisa della città. Non possono essere lasciate nello stato pietoso in cui s trovano adesso.

E ci piacerebbe, che dopo aver inaugurato un anno fa la stele dedicata a garibaldini e partigiani, presso il cimitero comunale (così come proposto a suo tempo da questo giornale), il Comune riprendesse anche la tradizione dell’omaggio, nel giorno della liberazione della città, il 26 giugno, ai cimiteri di guerra del Commonwealth, ovvero ai giovani sudafricani, britannici, canadesi, indiani che liberarono questo territorio dalla barbarie nazifascista.

Dal 2014 sono stati visitati a rotazione i cimiteri di Orvieto, Petrignano di Assisi, Foiano della Chiana, Bolsena dove sono sepolti anche i “liberators” caduti nella battaglia di Chiusi, ma anche a Città della Pieve, Castiglione del Lago, Montepulciano nel giugno del ’44.

La memoria va giustamente restaurata quando si scolorisce, ma va anche coltivata, sempre, ogni anno, con metodo come fanno gli agricoltori bravi, non una tantum quando c’è una ricorrenza.

m.l.

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Consorzio di bonifica
Mail YouTube