CHIUSI (MA NON SOLO): LA DITTATURA DELLE MOTOSEGHE, TABULA RASA E POTATURE DRASTICHE DI ALBERI ANCHE LADDOVE NON C’E’ MOTIVO

martedì 11th, aprile 2023 / 16:23
CHIUSI (MA NON SOLO): LA DITTATURA DELLE MOTOSEGHE, TABULA RASA E POTATURE DRASTICHE DI ALBERI ANCHE LADDOVE NON C’E’ MOTIVO
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Fin dalle scuole elementari ci insegnano  che le radici degli alberi trattengono il terreno impedendo di fatto le frane, gli smottamenti e l’erosione del suolo. Che gli alberi sono importanti per tenere integre le scarpate, i terrazzamenti e i terreni a monte di abitazioni, aree pubbliche e private frequentate da persone. E ci insegnano anche che gli alberi e le aree verdi anche all’intero o a ridosso dei centri abitati mitigano le condizioni di eccessiva calura e siccità durante la stagione estiva, prevenendo altresì il rischio incendio di sterpaglie. Ce lo insegnano, ma questa sull’importanza degli alberi sembra essere una lezione che proprio non vogliamo imparare. Anzi, al contrario, sembra che sia da parte delle amministrazioni pubbliche, che dei privati, si faccia il possibile per eliminarli gli alberi o renderli dei “cristi in croce”  senza fronde, muti, tristi, ingrigiti. Potature ad minchiam, o “ad capocchiam” (nel senso che le decapitano proprio queste  povere piante) e taglio indiscriminato con operazioni “tabula rasa”, stile Hiroshima anche laddove invece gli alberi sono fondamentali perché contribuiscono a tenere il terreno. Succede così ovunque e ovunque qualcuno protesta, predicando però nel deserto, senza trovare alcun ascolto. E’ successo di recente a Montepulciano, a Città della Pieve, a Cetona, a Chiusi, per rimanere nella nostra “area d’influenza”. Non si tagliano solo i pini che, si sa, dopo 50-60 anni, cominciano a diventare pericolosi, perché a rischio di collasso e crollo, si tagliano ed eliminano anche alberi diversi: lecci, cerri, querce, tipici del paesaggio umbro-toscano e che hanno apparati radicali diversi…

E’ di qualche giorno fa, per esempio, il disboscamento di una scarpata a monte di un posteggio pubblico a Chiusi Scalo. Il posteggio in questione è quello situato all’inizio di via Talamone, la strada che porta al Palasport e agli impianti sportivi (padel, calcio, tennis) di Poggio Gallina, all’incrocio con la strada che porta alla zona residenziale Santa Caterina. Più di una ventina di alberi ormai adulti sono stati rasi al suolo (foto a destra). Ora quella scarpata, piuttosto ripida, alla prima pioggia forte è senza dubbio più a rischio di smottamento. E il posteggio e i palazzi vicini in estate avranno meno ombra, meno ossigeno, meno frescura… L’area è recintata, quindi sarà privata. Ma chi autorizza operazione del genere?

Il pubblico, come dicevamo, non è che si comporti molto meglio: in piazza Dante (quella della stazione Fs) gli storici tigli sono stati “potati” in maniera talmente drastica che sembrano implorare pietà. La stessa sorte è toccata a decine di altri alberi lungo via Mazzini e in altre aree dello Scalo…

Qualcuno, anche in forma letteraria, si è lamentato della “dittatura sanitaria” durante l’emergenza covid, ci piacerebbe sentire o leggere, sui social, altrettante giaculatorie contro la dittatura delle motoseghe che sta facendo strame del verde pubblico e privato nel silenzio generale. Qualcuno risponderà che le amministrazioni pubbliche tagliano sì parecchi alberi, ma almeno provvedono a ripiantarne di nuovi… Solo che i nuovi sono… carote, non alberi. Arboscelli di due metri di altezza e 20 centimetri di diametro del tronco, piante che saranno alberi veri tra 30-40 anni, se va bene… Nel frattempo l’aria sarà sempre più irrespirabile e malsana, il caldo più asfissiante, il paesaggio sempre più grigio, color cemento.

Qui non è questione di destra o sinistra, di progressisti o conservatori. Un tempo, la generazione post sessantotto e poi quella del primo ambientalismo criticava la dittatura delle motoseghe e ne dava la colpa alla cultura contadina-mezzadrile che aveva permeato le amministrazioni locali dal dopoguerra in poi, secondo cui le piante servivano solo per i frutti e la legna, per il resto erano solo una rottura di scatole. Questo perché le piante sporcano, vanno tenute in ordine e potate, attirano i fulmini…  Adesso che la cultura contadina-mezzadrile è solo un retaggio del passato e sindaci e assessori sono tutti quarantenni laureati, come gran parte di chi ha ville e e giardini privati, non solo la sensibilità non è aumentata, ma le motoseghe sono più attive di prima. E gli alberi cadono come birilli, tagliati alla base, decapitati e mutilati peggio che sotto Robespierre…

Sarà che gli alberi piangono (questo è certo), ma non protestano, non urlano di dolore, non imprecano contro chi li maltratta e li uccide indiscriminatamente, anche laddove non c’è nessun motivo. Facile prendersela con prede immobili e silenziose, come sparare sui civili nei territori in guerra, come prendere a schiaffi uno che è seduto sulla tazza del water…

E oggi purtroppo non protestano più nemmeno le persone. Qualche anno fa qualcuno si sarebbe incatenato a un albero per evitarne la soppressione, oggi neanche una riga su facebook.

Non ci siamo… il mio amico Luciano Fiorani, che era di Foligno avrebbe detto, “nun jemo bene pe’ gnente”…

m.l.

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